Buon Anno da RPFashion & GlamourNews

A cura di Roberta Pelizer e Jacopo Scafaro 

Tutta la redazione di RPFashion & GlamourNews augura un buon Anno nuovo ai nostri lettori, con la speranza che il 2023 sia veramente un anno migliore.

Non so se anche voi provate la stessa sensazione, ma a me il Capodanno fa sempre un po’ impressione, perché è allo stesso tempo la fine e l’inizio di un ciclo. È difficile lasciarsi qualcosa alle spalle: è un’azione che prevede un salto nel buio, un tuffo a occhi chiusi verso nuove esperienze, che potranno rivelarsi positive o negative. È un’occasione per ricominciare da zero o per continuare quel che abbiamo iniziato e vale la pena portare avanti. È un modo – scrive il Caporedattore Jacopo Scafaro – per stabilire nuovi obiettivi o per rivalutare quelli vecchi, cercando di capire se ci stanno portando proprio dove vogliamo arrivare. È anche una sfida con noi stessi, il momento giusto per metterci in discussione e capire cosa ci piace di noi e cosa vogliamo cambiare. A tutti auguri per un anno spettacolare”.

Roberta Pelizer, Direttore Editoriale del nostro giornale ci dice: “Eccoci qui, alla fine di questo lungo e complicato 2022, come sempre accade il 31 dicembre tiriamo sempre le somme di quello che è successo nei 365 giorni appena trascorsi, alla famiglia, il lavoro, i soldi, gli amici, alle occasioni perse e a quelle colte. Per ognuno di noi c’è qualcosa che non vorremmo più ritrovare mentre per altri la speranza è che resti tutto così com’è, siamo tanti e tutti diversi ma l’augurio che ci accomuna tutti e’ quello che sia più bello per tutti sotto tutti i punti di vista. Abbiamo lottato contro una pandemia che ci ha colpiti tutti per vari motivi, ad alcuni ha causato danni ingenti ad altri un po’ meno ma questo non ci deve abbattere, ma rafforzare. Il mio augurio è quello di poterci affacciare al 2023 con la forza e la speranza, la grinta e la giusta cattiveria per realizzare i nostri desideri e sogni.”

La vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza” diceva Papa Benedetto XVI. Buona vita e buon anno e tutti.

RP Calcio e Route66: binomio vincente!

di Jacopo Scafaro 
La RP Calcio (che participa al campionato ad 8 XFive al 100Grigio di Alessandria) e il Route66 Alessandria (Bar e Hamburgeria) continuano la loro partnership vincente.

Il legame sempre più intenso e felice fra la RP Calcio, realtà sportiva di Alessandria che milita nel campionato XFive a 8 al 100Grigio e Route66 Alessandria (Bar e Hamburgeria che potete trovare in via Bellini, 34 ad Alessandria) fa sì che sport e imprese cittadine creino qualcosa di unico.

Il design unico delle divise sportive, l’eccellenza calcistica ed umana dei ragazzi che compongono la squadra unito alla generosità sia umana, che economica del Route66, portano la RP Route Calcio a fare incetta di apprezzamenti e like sia sui social, che nel mondo sportivo e di risultati sul campo.

La squadra di calcio, come un’attività commerciale è una grande famiglia dove si piange per gli insuccessi e si gioisce per i traguardi importanti e tutto è meno difficile e tutto è più bello se i problemi si affrontano insieme e se la felicità si condivide.
Ogni famiglia è come una squadra, più è unita e più riesce ad affrontare le difficoltà della vita e ad uscirne “vincente”, soprattutto nel senso della relazione e dell’affettività.

Questa prima parte di stagione ha visto da una parte la RP Calcio, dominare sui campi del 100grigio, dall’altra il Route 66 elevarsi per la qualità dei prodotti e professionalità del personale.

Ma siamo solo a metà dell’opera e in occasione dell’Aperitivo di Natale è stato ribadito l’obbiettivo di non mollare per poter raggiungere le Finali Nazionali di Calcio a 8.

Vincere è importante ma non è l’unica cosa che conta, vogliamo che le due realtà cittadine crescano sempre di più, eccellendo ad Alessandria.

RP Calcio e Route 66: un binomio vincente.

Auguri di Buon Natale.

Route66 Alessandria : https://instagram.com/route66.alessandria?igshid=YmMyMTA2M2Y=

RP Calcio: https://instagram.com/rp_calcio?igshid=YmMyMTA2M2Y=

Foto ufficiali di Vanessa Gasperini

Wimbledon, esclusi gli atleti Russi e Bielorussi: contrari o favorevoli?

di Alessandro Tasso 
Il nostro redattore ci propone una sua personale pensiero sull'esclusione da Wimbledon degli atleti Russi e Bielorussi 

Da grande appassionato di sport, fin da piccolo, ho sempre atteso con trepidazione e speranza il periodo primaverile, ricco di tornei, ma soprattutto dello slam per eccellenza nella vita di un fanatico di tennis, Wimbledon.

Per anni ho ammirato attaccato al televisore questo grande spettacolo, in gioventù osservando i dvd di Sampras, McEnroe, Agassi, fino ad arrivare alla piena maturità con Djokovic in primo piano, ma anche i vari Federer, Nadal, Tsonga e Monfils.

Ricordo con particolare emozione la cavalcata fino alla finale nello storico campo centrale di Marin Cilic,  in quel periodo settimo nel ranking Atp, con un inusuale crollo emotivo da parte del croato sul 4 a 0 per l’avversario, con già due set di vantaggio, durante il terzo. L’opponemte di giornata tale Roger Federer, pluridecorato campione che quel giorno andava alla ricerca del decimo titolo su terreno inglese, che lo avrebbe reso ancor di più solo sull’isola delle leggende. Nel momento di maggior emotività l’elvetico si avvicina a Marin, cercando per quanto possibile di consolarlo, lasciandoci un’immagine secolare di quello che per me è la vera essenza di questo glorioso ed elegante sport. Per ricordare al mondo che siamo tutti esseri umani e la sana competizione deve essere parte integrante del processo di crescita di ogni esperienza umana nello sport e non.

Ho sentito il bisogno di premettere tutto ciò per far capire l’unicità che ha sempre rappresentato e deve continuare a rappresentare il torneo di Wimbledon, un’icona solidale, per tutto e per tutti, sempre.

Le anticipazioni degli scorsi giorni sono diventate realtà: con un comunicato diramato nel pomeriggio del 20 aprile, a una settimana di distanza dalla conferenza stampa di presentazione del torneo, Wimbledon ha confermato ufficialmente la decisione di escludere dal torneo ogni tennista proveniente da Russia e Bielorussia a causa della guerra in Ucraina. Una decisione senza precedenti che farà sicuramente discutere molto: l’edizione 2022 dei Championships non vedrà protagonisti atleti di fama mondiale come Daniil Medvedev, Andrey Rublev, Aryna Sabalenka, Viktoria Azarenka, Aslan Karatsev, Karen Khachanov, Anastasia Pavlyuchenkova, Daria Kasatkina e Ilya Ivashka. 

Escludere i tennisti e le tenniste russe deve risultare una punizione, l’ennesima, una sanzione “economica” alla nazione russa e al suo presidente violento e spietato. Poiché i tennisti russi sono tra i più forti al mondo (Medvedev  il numero 2) la cosa potrebbe anche avere senso. E però… ci sono un sacco di però. Il primo: tutti i giocatori russi hanno condannato la guerra. Rublev lo ha persino scritto sulle telecamere del torneo di Dubai, dopo la vittoria, con 60 paesi collegati, audience ben superiore alle Nazioni Unite: “Stop the war now, please”. Medvedev  si è schierato fin dal primo giorno per la pace. In una delle ultime conferenza stampa (torneo di Miami) ha ripetuto: “Io ho sempre chiesto la pace poi è difficile parlare in pubblico di queste cose. Si rischia sempre di non essere capiti. Quindi ripeto ciò che ho detto fin dal primo giorno: pace”. Poi s’è fatto male e a Wimbledon comunque non sarebbe potuto andare.

Il tutto purtroppo perfettamente architettato per evitare una storica quanto complicata premiazione di un atleta russo da parte del governo inglese, fin da subito attiva componente nella mondiale condanna alla guerra.

Questa situazione così denigratoria ha da subito sollevato cocenti polemiche da parte di tutto il mondo sportivo e non solo. 

Immediata la risposta del circuito ATP che ha fermamente condannato la decisione estremamente razzista e denigratoria da parte dell’organizzazione inglese:

“Condanniamo fermamente la riprovevole invasione dell’Ucraina da parte della Russia e siamo dalla parte dei milioni di persone coinvolte nella guerra tuttora in corso.

Il nostro sport è orgoglioso di operare sulla base dei principi di meritocrazia ed equità, e ogni giocatore compete individualmente prendendo parte ai tornei sulla base del suo ranking. Crediamo che la decisione unilaterale presa oggi da Wimbledon e dalla LTA di escludere giocatori da Russia e Bielorussia per tutto lo swing sui tornei in erba sia ingiusto e sia un potenziale precedente pericoloso per il nostro sport. La discriminazione basata sulla nazionalità costituisce inoltre una violazione del nostro accordo con Wimbledon, che statuisce che ogni giocatore entra nel torneo sulla base esclusiva del ranking.”

Insomma una bella presa di posizione nei confronti di una vera e propria “ghettizzazione” sportiva da parte di un governo che, per quanto possa essere attivo nella condanna alla guerra, ha verosimilmente avuto una vertiginosa caduta di stile, in perfetta linea con il pensiero finto perbenista europeo. 

In un mondo che sta lentamente procedendo verso un’uguaglianza (se non nell’intimo, per lo meno come facciata)di genere, l’esclusione a priori di questi atleti è un passo indietro troppo grande, a maggior ragione se promossa dal governo inglese, il quale è sempre stato per i più simbolo di rigore e decoro. 

Tutto ciò ha messo comunque in luce l’ipocrisia della decisione: se si devono condannare gli atleti di tutte le nazioni che hanno ingaggiato combattimenti nei confronti di altri paesi, allora a far compagnia agli atleti Russi e Bielorussi ci dovrebbero essere anche gli Americani. Lo sport ho sempre pensato debba essere un veicolo di pace, una via di fuga per coloro che hanno lavorato tutta la propria vita per mettersi in gioco,ma ora purtroppo per colpa di decisioni scriteriate di altri, accantoneranno ancora una volta il loro sogno nel cassetto per sorbirsi la proverbiale macchina del fango.

Un errore a mio parere grossolano ed inspiegabile, che non deve assolutamente commettere il premier Draghi vietando ai sopracitati la partecipazione agli Internazionali d’Italia in programma dal 2 maggio. 

Dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che gli atleti Russi e Bielorussi siano iscritti regolarmente alla manifestazione, senza però poter partecipare per la propria bandiera, unico compromesso con il quale mi sento di essere d’accordo poiché il discorso per gli atleti di tennis deve assolutamente essere più largo; per alcuni effettivamente va piu per convenienza che per effettivo legame con la nazione rappresentata.

La maggior parte di questi giocatori, soprattuto i top, non risiedono in Russia ma a Montecarlo, in Spagna, Francia, Itralia, località europee dove si possono allenare in pace e in condizioni di comodità e funzionalità di impianti e qualità della vita.

Pensare al caso di Liudmila Sansonova atleta di 25 anni , russa ma cresciuta in Val d’Aosta e allenata nel Lazio. 

Per juniores ha giocato con i colori azzurri. Poi, siccome abbiamo una legge per avere la cittadinanza che grida vendetta, Liudmila è “diventata” russa. Che senso avrebbe escludere una così da Wimbledon? Il mondo del tennis è come un circo: una comunità in continuo movimento, per undici mesi all’anno. La nazionalità spesso è un caso.

Proprio per questo è da condannare la finta mossa umana di Wimbledon poiché nella realtà dei fatti è velata di falso e becero perbenismo.

Le vite dei tennisti sono viaggi continui e continue ricerche del posto dove credono di potersi allenare meglio. Sono al tempo stesso apolidi e cittadini del mondo. Che senso ha punirli per qualcosa di cui non hanno alcuna responsabilità?

Lazio – Milan: il goal di Tonali, per tenere vivo il sogno.

di Fosco Riccorutti
“Forza Milan” torna a descriverci con la solita accuratezza il big match vinto dai rossoneri. 

COMUNQUE VADA, ABBIAMO DIMOSTRATO CHI AVREBBE MERITATO DI VINCERE QUESTO SCUDETTO!

LazioMilan di ieri sera è stata la prova inconfutabile di quanto la famosa frase “Dovevamo fare il nostro”, da parte dei tanti tifosi del Milan poco osservatori, sia stata ed è una frase con pochissimo senso. Ieri sera, coloro che hanno avanzato o avanzano l’ipotesi che il Milan non vincerà questo Campionato per i suoi demeriti e perchè non è all’altezza dell’Inter, hanno avuto davanti ai propri occhi la testimonianza palese e chiarissima di cosa significa dover sistematicamente giocare non solo contro un avversario noto, visibile, battibile… ma anche contro un avversario più astratto, deciso e decisivo… un avversario che dall’inizio di questa stagione sta giocando a carte scoperte e che sta ottenendo, purtroppo, le sue volontà.

E si, perchè se in ogni partita, in ogni situazione, in ogni episodio dubbio… si fischia soltanto contro il Milan, non esiste nessun “Dovevamo fare il nostro” perchè nel momento in cui provi a farlo, ti viene impedito di riuscirci. Ieri sera il Milan, con il cuore, la volontà, la forza della disperazione ha vinto, ha vinto al termine di una partita infinita, nella quale ha dovuto rincorrere sempre e con difficoltà enormi… e sapete perchè? Perchè ancora una volta gli si voleva impedire di vincere, di ottenere attraverso la superiorità sul campo di battere l’avversario di turno.

Il Calcio poi ha le sue dinamiche incontrollabili e spesso le ingiustizie vengono cancellate dalla forza mentale, dallo strapotere fisico e tecnico, dalla netta superiorità e perchè no dalla fortuna. Il Milan alla fine ha vinto perchè non solo ha creduto di potercela fare fino alla fine, ma ha voluto essere più forte di tutto e tutti, tuttavia è innegabile che se sei costretto ogni volta a dover partire con l’handicap, a doverti battere contro due avversari, a dover subire prepotentemente torti arbitrali imbarazzanti, poi diventa impossibile vincere sempre e comunque, diventa impossibile essere sempre più forti di tutto e tutti sempre!
Il Milan di ieri, ci riempie di orgoglio e di passione, non a caso è stato SandroTonali, colui che rappresenta oggi la Curva Sud e tutto il tifo rossonero a segnare la rete che non ha permesso ai “Ratti” di sentirsi lo Scudetto “del malaffare” cucito sul petto.

Non molleremo fino all’ultimo secondo, dell’ultimo minuto, dell’ultima partita disponibile per provare a vincerlo… probabilmente non basterà, ed il perchè lo abbiamo visto tutti anche ieri sera, ma quello che ci riempie il cuore è vedere questi ragazzi, questo Allenatore, questa Squadra giocare contro qualsiasi avversità e rimanere sempre aggrappati al sogno. Ci rimarremo comunque male quando consegneranno questo Scudetto a chi non lo merita? Pazienza… si può fare tanto per crescere ancora, per migliorarsi, per essere talmente forti da battere anche il sistema, ma non si può certo rimproverare i nostri calciatori, il nostro Allenatore e quello che è stato fatto in questa stagione. Avessimo avuto non tanto i vantaggi concessi ad altri, ma esclusivamente quello che ci spettava oggi saremmo già Campioni d’Italia.


A questo punto e al di là di come andrà, sarà stata una stagione che ricorderemo per un motivo o per un altro, ma non sarà mai la stagione nella quale un tifoso del Milan potrà dire “Non abbiamo vinto per colpa nostra”. Ogni tifoso rossonero deve capire che aver perso 13 Punti contro Spezia, Bologna, Torino, Udinese, Salernitana non è il motivo del perchè può accadere che non vinceremo il titolo, i motivi sono altri e prima di tutto vengono da un sistema che ci considera una Società che non ha bisogno di vincere. In Italia infatti vince chi “ha bisogno” non chi è il più forte.

Torino – Spezia: granitici e consapevoli

di Alessandro Tasso
Il nostro redattore ci racconta l’ultimo match di campionato vinto dai granata. 

Siamo ormai giunti alla 34esima giornata della nostra serie A, il quale si è aperto con una solida vittoria da parte del Torino sullo Spezia avversario di questo turno.


Una partita piena di spunti per la stagione a venire, un vero e proprio banco di prova per chi quest’anno per ovvie ragioni anagrafiche e non solo ha giocato meno. Tra le note più liete si distingue Demba Seck, voglioso di dimostrare e centro gravitazionale di moltissime azioni pericolose dalla sponda granata. Un talento ancora grezzo, ma al quale va dato tempo di sbagliare e di plasmarsi poiché alla prima vera e propria avventura da professionista lontano dalla casa base Ferrara.
Sugli scudi anche Sanabria, di riento dopo il periodo vissuto alle spalle di Belotti e soprattutto Sasa Lukic, autore di una grandiosa doppietta che porta il Torino a rimpolpare ulteriormente una classifica già abbastanza buona.


Una boccata di ossigeno il ritorno di Praet dopo l’infortunio, alla caccia di una riconferma che per quanto si dica sembra purtroppo abbastanza lontana. La problematica che lo ha sempre perseguitato nella sua carriera, ovvero gli infortuni, non l’ha lasciato integro nemmeno quest’anno ed il ds Vagnati sta facendo i conti per cercare di abbassare i costi dell’operazione. Molto difficile al momento. In piena linea con la politica aziendale di questi anni che difficilmente cambierà nonostante il calciatore abbia dimostrato con ampio margine di valere i soldi del riscatto. A mio parere è lui il vero giocatore imprescindibile per la manovra offensiva del Torino del futuro.


In attesa di nuovi aggiornamenti ci troviamo in trepidante attesa per assistere al recupero di mercoledì con l’Atalanta, partita che potrebbe essere un esame importante per testare gli incerti del prossimo anno.


Un plauso a Mister Juric, che è finalmente riuscito a ridare dignità ad un popolo che da troppi anni prende solo delle grandi cantonate. Sempre e comunque Forza Toro.

PIOLI COME EMERY MA NESSUNO SE NE ACCORGE…

di Fosco Riccorutti
“Forza Milan” ci propone un’interessante riflessione sul grande lavoro che mister Pioli, tra lo “scetticismo” generale, sta facendo al Milan. 

E c’è ancora chi crede che l’Allenatore non sia decisivo… ad oggi Emery sta al Villarreal come Pioli sta al Milan (ovviamente con le dovute proporzioni) ma è così e non fraintendete, è così perché i miracoli che sta facendo Emery con il Villarreal, una Squadra sulla carta non certo irresistibile, Pioli nel suo piccolo li sta facendo con il Milan .

Stefano Pioli come Unay Emery andrebbe osannato ogni giorno per quello che è riuscito a fare fino ad oggi… ed invece leggiamo commenti nei quali in tanti scrivete che Emery ha vinto Coppe ecc. e Pioli non ha vinto niente! È sempre più complicato capire che non puoi essere vincente se le tue Squadre non te lo permettono, e che davanti ai limiti si devono valutare le prestazioni e le potenzialità espresse, nel calcio come nella vita! È per questo che un Allenatore deve essere considerato, per ciò che dimostra, anche avendo giocatori inferiori a quelli degli altri! Sacchi che ha vinto con il Milan, con il Parma era decimo in Serie B ma Berlusconi ebbe il coraggio di dare ad uno che faceva un buon calcio e niente più, uno che era considerato come Pioli, un signor nessuno, nemmeno capace di lottare per andare in Serie A… una Squadra di Campioni… e Sacchi cosa fece? Riscrisse semplicemente la storia del calcio!

Gli Allenatori sono una cosa a parte, non sono la Squadra e non sono i Calciatori! Allegri è un forse vincente perché ha vinto solo alla Juve? Facendo un calcio inguardabile? Ma per favore!!! Pioli, appena ha avuto la possibilità di costruire un minimo e appena ha avuto una Squadra più forte di quella Lazio che era stato capace di portare in Champions battendo il Napoli di Higuain, ha saputo fare meglio, lottando per due anni consecutivi per vincere lo Scudetto! Noi di Forza Milan criticammo violentemente il suo ingaggio al posto di Giampaolo, sostenemmo addirittura il #PioliOut e ci vergognammo dei 5 Goal presi a Bergamo… attaccando sonoramente il NOSTRO MISTER! Ma era un momento particolare, un momento di delusione totale, l’ennesimo anno che dopo poche giornate eravamo fuori da tutto e non vedevamo la luce. Lo consideravamo un ripiego e un Allenatore mediocre come tanti ancora fanno… sbagliammo di grosso!

Stefano Pioli assieme a Paolo Maldini e Zlatan Ibrahimovic quella luce l’ha riaccesa e ha riportato il Milan ad essere una Squadra degna del nome che porta, degna della sua storia e degna dei suoi tifosi… prima di ringraziare Elliott che fino ad oggi ha fatto poco e niente per ambire davvero a vincere, occorre ringraziare ogni giorno questo Allenatore, che è stato capace di dimostrare come migliorare la Squadra dal punto di vista del gioco e lo stesso Maldini (che assieme a Boban) ha avuto ragione dapprima a sceglierlo e poi a fare di tutto per riconfermarlo.

Oggi non è un caso che Arrigo Sacchi dica che il Milan è la Squadra italiana più europea e che il Milan non avendo le rose di Inter e Napoli, vincendo farebbe un miracolo sportivo legato al collettivo e alle capacità del suo Allenatore. È esattamente così, se il Milan vincerà lo Scudetto bisognerà fare un monumento a Pioli, perché raggiungerebbe qualcosa di clamoroso, ma se non lo vincerà avrà comunque fatto il massimo della sua carriera che sarà tantissimo per questo Milan. Fa sorridere leggere ogni giorno insulti a #Leao, Saelemaekers, Messias, Brahim Diaz, Kessiè ecc. ecc. e poi puntualmente leggere, gli stessi, prendersela anche con il nostro Allenatore! È un controsenso imbarazzante! Se tanti giocatori (e lo pensiamo anche noi) sono mediocri, dove sono le colpe dell’Allenatore!?

Appena terminato il mercato di Gennaio lo scrivemmo apertamente ed oggi lo ribadiamo con forza: “Non aver alzato il livello tecnico della Squadra e non averla rinforzata” avrebbe scagionato Pioli e Maldini da ogni colpa! Non sarà mai colpa loro se Kjaer non è stato sostituito, non sarà mai colpa loro se in un momento di flessione e dopo la Coppa d’Africa ci si è ritrovati con il centrocampo a pezzi, non è colpa loro se hanno dovuto forzatamente rinunciare al giocatore che il tecnico comunque non voleva fosse lasciato andare via e non è colpa di Pioli se non glielo hanno mai sostituito, anzi gli hanno detto che non c’erano i soldi per prendere altro e che ci si doveva accontentare di uno che potesse fare l’esterno e all’occorrenza anche il trequartista. Un giocatore mezzo sconosciuto del Crotone, semi infortunato e completamente fuori forma. Non è colpa sua insomma se la Squadra invece di rinforzagliela gliel’hanno peggiorata e per di più “spuntata”… con un Ibra purtroppo definitivamente finito, non più in grado di essere utile alla causa rossonera! Pioli ha fatto un miracolo a giocarsi lo Scudetto in queste condizioni, con un Bakayoko totalmente inutile (Meitè fece mille volte meglio!) e un Rebic che questo Campionato non lo ha mai disputato! Però c’è ancora chi non sa ammirare e ha il coraggio di dire che se ne deve andare e che non ha vinto nulla!

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Mondiale addio: la depressione sovietica sportiva dell’Italia calcistica

di Alessandro Tasso
Il nostro redattore ci racconta le emozioni e ci illustra con razionalità e lucidità una della più brutte pagine dell'Italia calcistica. 

Non so bene da dove cominciare.
In una serata così amara è difficile poter trovare qualche spiraglio in un progetto che,  alla conclusione dei fatti, ha palesato l’inadeguatezza di fondo del sistema calcio italiano.
La sconfitta con Macedonia è la quella di tutti noi italiani, di un popolo che si è sempre identificato con il carattere che la propria nazionale calcistica ha sempre contraddistinto. La quale purtroppo anche questa volta ha deluso le aspettative.


La mia analisi, nonostante la forte pressione emotiva dettata dal momento, cerca di volgere ai motivi di tale catastrofe sportiva senza dover necessariamente puntare il dito su qualcuno, sarebbe troppo facile..
Andando con ordine penso che il sistema progettato dalle giovanili sia completamente incoerente e poco redditizio, poiché l’onta esotica decisamente rilevante negli ultimi anni ha portato i dirigenti italiani a cercare talenti al di fuori dei nostri confini, poiché ritenuti più pronti, più competitivi.


Tutto ciò dettato da un’indifferenza generale da parte di un paese arretrato a 360° che non ha ancora capito, facendo un enorme sforzo mentale, che purtroppo la programmazione e la coesione sportiva partono dal basso, dalle piccole cose e non da obbiettivi raggiunti che fanno da facciata ai tanti danni, costruzioni lasciate a metà o non al passo con i tempi che defirei con un termine prettamente architettonico di “stampo sovietico”, accomunati da quelle “depressione” a dir estenuante.
Gli americani privi di epica, hanno sfoderato l’arma segreta chiamata Sport, che ha formato umanamente uomini e donne rivoluzionarie nel loro piccolo, il vero motore dell’orgoglio nazionale che viene schiacciato da tutte quelle cose a dir poco oppressive ed inutili che albergano nella nostra misera quotidianità.


Quindi il sistema sarebbe da ricostruire dalle ceneri di questo disastro, continuando però su alcune particolarità della falsa riga che ha caratterizzato il nostro percorso con il CT Mancini dal giorno del suo incarico, ossia dare lo spazio a quella meritocrazia di fondo che rendere il tutto molto più semplice e coeso.  Quell’impostazione mentale che ha portato la nostra nazionale a stravolgere l’Europa con un gioco a tratti spumeggiante, la quale purtroppo si è persa in queste qualificazioni. Ma si sa con il senno di poi è facile parlare, soprattutto per chi come noi fa questo di mestiere.


In un articolo buttato giù in un particolare momento di difficoltà della mia giovane vita,  scrissi prendendo in uso il sapere di persone più intelligenti ed esperte di me:
“Ricordate non preoccupatevi se non si premia un percorso che ha ottenuto meno di ciò che meritava, l’ingiustizia è molto comune. Ma quando viene premiato come bravo chi non lo è, questo è molto dannoso per tutti”.
Di impressionante attualità, ci pensi chi di dovere.

Genoa – Torino: alla ricerca del bel gioco perduto

di Alessandro Tasso
Il nostro arredatore torno a raccontarci la partita del Torino che la visto sconfitto sul campo del Genoa. 

Sono poche le parole che mi vengono in mente per definire la prestazione di oggi, insufficiente sotto ogni punto di vista da parte di tutti.


In un’annata partita male, che può concludersi peggio, pensavo sarebbe stato riduttivo ed ingiusto criticare una squadra spremuta fino al midollo dal nostro Mister, ma dopo venerdì sera è quasi doveroso.


La partita contro il Genoa è il sunto perfetto della gestione Torino F.c dal 2006 ad oggi: un agglomerato di “giocatori” scesi in campo senza un minimo di orgoglio, incapaci di tirare, anche solo per una volta verso la porta dell’ex di giornata Sirigu.

Varie personalità stipendiate per dare contributo zero se non negativo ad una squadra che si barcamenava a fatica già prima del loro ingresso in squadra.

Una società nella quale siamo ancora aggrappati alla speranza che il Gallo Belotti, capitano e simbolo indiscusso della Cairese, possa accettare di buon grado le proposte faraoniche del Prez, nonostante batta la fiacca da più di due anni, trattando i tifosi che lo hanno idolatrato e mai criticato come stracci, forse meritatamente.

Questo perché il Toro post fallimento è questo, una manica di tifosi nostalgici sempre pronti a criticare chi merita anche se limitato, per dare spazio a gente che con la nostra gloriosa maglia addosso non dovrebbe nemmeno fare la passerella al negozio della Joma.
A forza di critiche siamo riusciti a far rientrare nei titolari gente come Izzo, Zaza,Belotti, Pjaca, lontani parenti dei giocatori che erano, personalità negative a dismisura per le prestazioni della squadra (vi invito a guardare i dati da quando Bellotti ed Izzo hanno preso immeritamente il posto di Sanabria e Djidji).


Infine il capitolo portiere: dopo una prima parte di stagione straordinaria per aspettative Milinkovic-Savic dopo vari errori e pesanti critiche sembra essere stato accantonato in favore del più esperto Berisha. Critiche ingenerose perché arrivano da persone che senza nessun tipo di attenuante, sparano a zero verso un ragazzo che per la prima volta in carriera rivestiva i panni del titolare. Ha commesso alcuni errori, è vero, però essi fanno parte della logistica del gioco, senza di loro il calcio sarebbe uno sport molto più noioso e le partite finirebbero quasi tutte 0 a 0.

Tutti sbagliano, la differenza la fa la gestione dell’errore ed il tempo per ritornare ai propri livelli a Vanja è stato sottratto a furor di popolo in favore di un “portierone” come Berisha secondo la critica piemontese. E come tutte le belle favole, eccoci serviti, frittata di Berisha su cross innocuo e gol (il primo in serie A) del giovane juventino Portanova. A dimostrazione che nessuno è perfetto e tutti i portieri, nessuno escluso, combinano papere ogni stagione, l’importante è sostenerlo affinché migliori per dargli stabilità mentale, non buttarlo ingenerosamente nel baratro delle critiche. Con buona pace dei super esperti che “con un portiere normale saremmo in Europa”…
Finché sarà tempo di campionato ci sara’ sostegno incontrastato, i ragionamenti li faranno tutti a fine stagione dove avremo forse un pollo in meno, ma qualche gallone di dignità e compattezza in più.

Cagliari – Milan: e se allora fosse maturità?

di Fosco Riccorutti
La redazione di “Forza Milan” ci racconta l’importante vittoria ottenuta dai rossoneri a Cagliari. 

E se allora fosse maturità? Il Milan stavolta non sarà stato perfetto, non sarà stato cinico e nemmeno troppo concreto… ma ancora una volta, di “corto muso” si porta a casa tre punti fondamentali! Il peso di questa vittoria, almeno al momento è enorme, visto che il Napoli ha vinto ma l’Inter è stata bloccata dalla Fiorentina a San Siro. Alla fine è bastato un goal di Ismael Bennacer al 59′ per decidere un match delicatissimo e che ai fini della Classifica pesa tanto!

“Benna” segna una rete meravigliosa, con un sinistro al volo che si spegne direttamente sul fondo della rete dopo la sponda di Olivier Giroud. Poi tante le occasioni per raddoppiare, così come nel primo tempo c’erano state diverse palle goal per passare in vantaggio… ma anche dopo l’1-0 troppi errori, finchè a tempo scaduto il Cagliari ha colpito una traversa che poteva costarci caro.

Però come scritto… questa Squadra vince ancora di misura, vince ancora da Squadra matura, vince ancora sapendo soffrire nel momento in cui serve farlo… e allora, anche se non abbiamo ancora una risposta definitiva… gli indizi cominciano ad essere diversi, forse si sta raggiungendo quel tasso di maturità essenziale per poter arrivare al traguardo più importante. Adesso torniamo davanti e anche se tutto resta ampiamente in bilico, le sensazioni di essere forti aumentano…

Questo successo non può non significare che adesso questi ragazzi hanno capito che si deve vincere producendo gioco e soprattutto partendo dal fatto che producendolo ci si può anche difendere. Diciamocelo, siamo stati un pò “molli” sotto porta, ma il Cagliari ha avuto una sola palla goal in tutta la partita e la nostra difesa anche oggi ha offerto una prestazione eccezionale (quarta partita senza prendere goal), con un Kalulu imponente, un Tomori sontuoso, un Theo Hernandez a tratti straripante, un Calabria impreciso ma inesauribile. Menzione d’onore a Bennacer che oltre al goal fa una partita incredibile… e a Giroud che seppure sbaglia un goal clamoroso in avvio di gara poi si sacrifica a
per 88′ minuti e regala ad Ismael una sponda decisiva. Avevamo auspicato un Ibra al più presto decisivo, non è stato così, per ora va comunque bene, chissà magari lo sarà nelle prossime sempre più decisive sfide!

Milan – Empoli: nel segno di Kalulu!

di Fosco Riccorutti
“Forza Milan” torna a raccontarti il match che ha permesso ai rossoneri di tornare in vetta solitaria al campionato di serie A. 

Un Milan sornione e convinto, stavolta si mette al livello della partita che deve disputare, evita quelle superficialità e quella sottovalutazione dell’avversario che spesso erano costate punti pesantissimi e dopo aver chiuso meritatamente in vantaggio il primo tempo (1-0) grazie al goal di Pierre Kalulu, vince questo importante confronto contro l’Empoli e vola “davvero” in testa al Campionato. Davvero perché adesso come si suol dire, il destino è nelle nostre mani. Il pareggio dell’Inter a Torino, peraltro macchiato da un clamoroso rigore non concesso ai granata, ci permette infatti di fare un balzo che va oltre il recupero della loro partita contro il Bologna e ci consegna al momento, le chiavi del Campionato.

Il Milan senza strafare in termini di produzione offensiva ma mantenedo con convinzione e supremazia territoriale il campo, vince grazie a un fantastico francesino, questo Kalulu che non smette mai di stupire e rappresenta una scoperta incredibile di questi ultimi anni di calciomercato. Il suo goal, di sinistro e da lontano, realizzato con freddezza e precisione è un goal d’oro, non solo per i tre punti che porta, ma anche e soprattutto perché evidenzia come Kalulu sia uno di quei difensori destinati a segnare il futuro rossonero come i grandi difensori del passato.

Dopo i primi 45′, la Squadra ha provato a trovare il goal del raddoppio ma non è riuscita a chiudere la partita e si è quindi dovuta accontentare di un successo di “corto muso”… ma era importante vincere e stavolta a quello si è pensato. È stato un successo figlio più che altro dell’attenzione e del “peso” specifico dato dai ragazzi e dal Mister a questo delicatissimo match.

Come detto una menzione d’onore va all’uomo del match, ma è un po’ tutta la Squadra ad aver dimostrato una certa maturità nell’approccio e nella capacità di mantenere alta la concentrazione per tutta la gara. I rischi per Maignan sono stati davvero pochi, mentre l’essenza di questa vittoria, ottenuta in modo pragmatico, non può non essere ricondotta ad un intento preciso… quello di arrivare al successo in qualunque modo, anche quello dettato dalle cose più basilari ma che in certe occasioni diventano decisive, al di là della qualità tecnica e tattica. Corsa, sacrificio da parte di tutti e voglia generale di lottare su ogni pallone sono stati gli ingredienti essenziali di questo successo.

Anche stavolta molto bene Bennacer, Florenzi e Giroud (che non era al meglio). Va invece sottolineata una prova non ottimale di Kessiè (sempre più lontano da questo Milan) e una prestazione appena sufficiente di Leao (gara sottotono la sua rispetto alle ultime uscite). Adesso si va a Cagliari e sarà un’altra battaglia, con i sardi che si stanno giocando la salvezza e si trovano in una posizione difficilissima in Classifica, ci vorrà un Milan perfetto, probabilmente ancora più tosto di quello visto Sabato sera.

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