Buon Anno da RPFashion & GlamourNews

A cura di Roberta Pelizer e Jacopo Scafaro 

Tutta la redazione di RPFashion & GlamourNews augura un buon Anno nuovo ai nostri lettori, con la speranza che il 2023 sia veramente un anno migliore.

Non so se anche voi provate la stessa sensazione, ma a me il Capodanno fa sempre un po’ impressione, perché è allo stesso tempo la fine e l’inizio di un ciclo. È difficile lasciarsi qualcosa alle spalle: è un’azione che prevede un salto nel buio, un tuffo a occhi chiusi verso nuove esperienze, che potranno rivelarsi positive o negative. È un’occasione per ricominciare da zero o per continuare quel che abbiamo iniziato e vale la pena portare avanti. È un modo – scrive il Caporedattore Jacopo Scafaro – per stabilire nuovi obiettivi o per rivalutare quelli vecchi, cercando di capire se ci stanno portando proprio dove vogliamo arrivare. È anche una sfida con noi stessi, il momento giusto per metterci in discussione e capire cosa ci piace di noi e cosa vogliamo cambiare. A tutti auguri per un anno spettacolare”.

Roberta Pelizer, Direttore Editoriale del nostro giornale ci dice: “Eccoci qui, alla fine di questo lungo e complicato 2022, come sempre accade il 31 dicembre tiriamo sempre le somme di quello che è successo nei 365 giorni appena trascorsi, alla famiglia, il lavoro, i soldi, gli amici, alle occasioni perse e a quelle colte. Per ognuno di noi c’è qualcosa che non vorremmo più ritrovare mentre per altri la speranza è che resti tutto così com’è, siamo tanti e tutti diversi ma l’augurio che ci accomuna tutti e’ quello che sia più bello per tutti sotto tutti i punti di vista. Abbiamo lottato contro una pandemia che ci ha colpiti tutti per vari motivi, ad alcuni ha causato danni ingenti ad altri un po’ meno ma questo non ci deve abbattere, ma rafforzare. Il mio augurio è quello di poterci affacciare al 2023 con la forza e la speranza, la grinta e la giusta cattiveria per realizzare i nostri desideri e sogni.”

La vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza” diceva Papa Benedetto XVI. Buona vita e buon anno e tutti.

Wimbledon, esclusi gli atleti Russi e Bielorussi: contrari o favorevoli?

di Alessandro Tasso 
Il nostro redattore ci propone una sua personale pensiero sull'esclusione da Wimbledon degli atleti Russi e Bielorussi 

Da grande appassionato di sport, fin da piccolo, ho sempre atteso con trepidazione e speranza il periodo primaverile, ricco di tornei, ma soprattutto dello slam per eccellenza nella vita di un fanatico di tennis, Wimbledon.

Per anni ho ammirato attaccato al televisore questo grande spettacolo, in gioventù osservando i dvd di Sampras, McEnroe, Agassi, fino ad arrivare alla piena maturità con Djokovic in primo piano, ma anche i vari Federer, Nadal, Tsonga e Monfils.

Ricordo con particolare emozione la cavalcata fino alla finale nello storico campo centrale di Marin Cilic,  in quel periodo settimo nel ranking Atp, con un inusuale crollo emotivo da parte del croato sul 4 a 0 per l’avversario, con già due set di vantaggio, durante il terzo. L’opponemte di giornata tale Roger Federer, pluridecorato campione che quel giorno andava alla ricerca del decimo titolo su terreno inglese, che lo avrebbe reso ancor di più solo sull’isola delle leggende. Nel momento di maggior emotività l’elvetico si avvicina a Marin, cercando per quanto possibile di consolarlo, lasciandoci un’immagine secolare di quello che per me è la vera essenza di questo glorioso ed elegante sport. Per ricordare al mondo che siamo tutti esseri umani e la sana competizione deve essere parte integrante del processo di crescita di ogni esperienza umana nello sport e non.

Ho sentito il bisogno di premettere tutto ciò per far capire l’unicità che ha sempre rappresentato e deve continuare a rappresentare il torneo di Wimbledon, un’icona solidale, per tutto e per tutti, sempre.

Le anticipazioni degli scorsi giorni sono diventate realtà: con un comunicato diramato nel pomeriggio del 20 aprile, a una settimana di distanza dalla conferenza stampa di presentazione del torneo, Wimbledon ha confermato ufficialmente la decisione di escludere dal torneo ogni tennista proveniente da Russia e Bielorussia a causa della guerra in Ucraina. Una decisione senza precedenti che farà sicuramente discutere molto: l’edizione 2022 dei Championships non vedrà protagonisti atleti di fama mondiale come Daniil Medvedev, Andrey Rublev, Aryna Sabalenka, Viktoria Azarenka, Aslan Karatsev, Karen Khachanov, Anastasia Pavlyuchenkova, Daria Kasatkina e Ilya Ivashka. 

Escludere i tennisti e le tenniste russe deve risultare una punizione, l’ennesima, una sanzione “economica” alla nazione russa e al suo presidente violento e spietato. Poiché i tennisti russi sono tra i più forti al mondo (Medvedev  il numero 2) la cosa potrebbe anche avere senso. E però… ci sono un sacco di però. Il primo: tutti i giocatori russi hanno condannato la guerra. Rublev lo ha persino scritto sulle telecamere del torneo di Dubai, dopo la vittoria, con 60 paesi collegati, audience ben superiore alle Nazioni Unite: “Stop the war now, please”. Medvedev  si è schierato fin dal primo giorno per la pace. In una delle ultime conferenza stampa (torneo di Miami) ha ripetuto: “Io ho sempre chiesto la pace poi è difficile parlare in pubblico di queste cose. Si rischia sempre di non essere capiti. Quindi ripeto ciò che ho detto fin dal primo giorno: pace”. Poi s’è fatto male e a Wimbledon comunque non sarebbe potuto andare.

Il tutto purtroppo perfettamente architettato per evitare una storica quanto complicata premiazione di un atleta russo da parte del governo inglese, fin da subito attiva componente nella mondiale condanna alla guerra.

Questa situazione così denigratoria ha da subito sollevato cocenti polemiche da parte di tutto il mondo sportivo e non solo. 

Immediata la risposta del circuito ATP che ha fermamente condannato la decisione estremamente razzista e denigratoria da parte dell’organizzazione inglese:

“Condanniamo fermamente la riprovevole invasione dell’Ucraina da parte della Russia e siamo dalla parte dei milioni di persone coinvolte nella guerra tuttora in corso.

Il nostro sport è orgoglioso di operare sulla base dei principi di meritocrazia ed equità, e ogni giocatore compete individualmente prendendo parte ai tornei sulla base del suo ranking. Crediamo che la decisione unilaterale presa oggi da Wimbledon e dalla LTA di escludere giocatori da Russia e Bielorussia per tutto lo swing sui tornei in erba sia ingiusto e sia un potenziale precedente pericoloso per il nostro sport. La discriminazione basata sulla nazionalità costituisce inoltre una violazione del nostro accordo con Wimbledon, che statuisce che ogni giocatore entra nel torneo sulla base esclusiva del ranking.”

Insomma una bella presa di posizione nei confronti di una vera e propria “ghettizzazione” sportiva da parte di un governo che, per quanto possa essere attivo nella condanna alla guerra, ha verosimilmente avuto una vertiginosa caduta di stile, in perfetta linea con il pensiero finto perbenista europeo. 

In un mondo che sta lentamente procedendo verso un’uguaglianza (se non nell’intimo, per lo meno come facciata)di genere, l’esclusione a priori di questi atleti è un passo indietro troppo grande, a maggior ragione se promossa dal governo inglese, il quale è sempre stato per i più simbolo di rigore e decoro. 

Tutto ciò ha messo comunque in luce l’ipocrisia della decisione: se si devono condannare gli atleti di tutte le nazioni che hanno ingaggiato combattimenti nei confronti di altri paesi, allora a far compagnia agli atleti Russi e Bielorussi ci dovrebbero essere anche gli Americani. Lo sport ho sempre pensato debba essere un veicolo di pace, una via di fuga per coloro che hanno lavorato tutta la propria vita per mettersi in gioco,ma ora purtroppo per colpa di decisioni scriteriate di altri, accantoneranno ancora una volta il loro sogno nel cassetto per sorbirsi la proverbiale macchina del fango.

Un errore a mio parere grossolano ed inspiegabile, che non deve assolutamente commettere il premier Draghi vietando ai sopracitati la partecipazione agli Internazionali d’Italia in programma dal 2 maggio. 

Dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che gli atleti Russi e Bielorussi siano iscritti regolarmente alla manifestazione, senza però poter partecipare per la propria bandiera, unico compromesso con il quale mi sento di essere d’accordo poiché il discorso per gli atleti di tennis deve assolutamente essere più largo; per alcuni effettivamente va piu per convenienza che per effettivo legame con la nazione rappresentata.

La maggior parte di questi giocatori, soprattuto i top, non risiedono in Russia ma a Montecarlo, in Spagna, Francia, Itralia, località europee dove si possono allenare in pace e in condizioni di comodità e funzionalità di impianti e qualità della vita.

Pensare al caso di Liudmila Sansonova atleta di 25 anni , russa ma cresciuta in Val d’Aosta e allenata nel Lazio. 

Per juniores ha giocato con i colori azzurri. Poi, siccome abbiamo una legge per avere la cittadinanza che grida vendetta, Liudmila è “diventata” russa. Che senso avrebbe escludere una così da Wimbledon? Il mondo del tennis è come un circo: una comunità in continuo movimento, per undici mesi all’anno. La nazionalità spesso è un caso.

Proprio per questo è da condannare la finta mossa umana di Wimbledon poiché nella realtà dei fatti è velata di falso e becero perbenismo.

Le vite dei tennisti sono viaggi continui e continue ricerche del posto dove credono di potersi allenare meglio. Sono al tempo stesso apolidi e cittadini del mondo. Che senso ha punirli per qualcosa di cui non hanno alcuna responsabilità?

Torino – Spezia: granitici e consapevoli

di Alessandro Tasso
Il nostro redattore ci racconta l’ultimo match di campionato vinto dai granata. 

Siamo ormai giunti alla 34esima giornata della nostra serie A, il quale si è aperto con una solida vittoria da parte del Torino sullo Spezia avversario di questo turno.


Una partita piena di spunti per la stagione a venire, un vero e proprio banco di prova per chi quest’anno per ovvie ragioni anagrafiche e non solo ha giocato meno. Tra le note più liete si distingue Demba Seck, voglioso di dimostrare e centro gravitazionale di moltissime azioni pericolose dalla sponda granata. Un talento ancora grezzo, ma al quale va dato tempo di sbagliare e di plasmarsi poiché alla prima vera e propria avventura da professionista lontano dalla casa base Ferrara.
Sugli scudi anche Sanabria, di riento dopo il periodo vissuto alle spalle di Belotti e soprattutto Sasa Lukic, autore di una grandiosa doppietta che porta il Torino a rimpolpare ulteriormente una classifica già abbastanza buona.


Una boccata di ossigeno il ritorno di Praet dopo l’infortunio, alla caccia di una riconferma che per quanto si dica sembra purtroppo abbastanza lontana. La problematica che lo ha sempre perseguitato nella sua carriera, ovvero gli infortuni, non l’ha lasciato integro nemmeno quest’anno ed il ds Vagnati sta facendo i conti per cercare di abbassare i costi dell’operazione. Molto difficile al momento. In piena linea con la politica aziendale di questi anni che difficilmente cambierà nonostante il calciatore abbia dimostrato con ampio margine di valere i soldi del riscatto. A mio parere è lui il vero giocatore imprescindibile per la manovra offensiva del Torino del futuro.


In attesa di nuovi aggiornamenti ci troviamo in trepidante attesa per assistere al recupero di mercoledì con l’Atalanta, partita che potrebbe essere un esame importante per testare gli incerti del prossimo anno.


Un plauso a Mister Juric, che è finalmente riuscito a ridare dignità ad un popolo che da troppi anni prende solo delle grandi cantonate. Sempre e comunque Forza Toro.

Mondiale addio: la depressione sovietica sportiva dell’Italia calcistica

di Alessandro Tasso
Il nostro redattore ci racconta le emozioni e ci illustra con razionalità e lucidità una della più brutte pagine dell'Italia calcistica. 

Non so bene da dove cominciare.
In una serata così amara è difficile poter trovare qualche spiraglio in un progetto che,  alla conclusione dei fatti, ha palesato l’inadeguatezza di fondo del sistema calcio italiano.
La sconfitta con Macedonia è la quella di tutti noi italiani, di un popolo che si è sempre identificato con il carattere che la propria nazionale calcistica ha sempre contraddistinto. La quale purtroppo anche questa volta ha deluso le aspettative.


La mia analisi, nonostante la forte pressione emotiva dettata dal momento, cerca di volgere ai motivi di tale catastrofe sportiva senza dover necessariamente puntare il dito su qualcuno, sarebbe troppo facile..
Andando con ordine penso che il sistema progettato dalle giovanili sia completamente incoerente e poco redditizio, poiché l’onta esotica decisamente rilevante negli ultimi anni ha portato i dirigenti italiani a cercare talenti al di fuori dei nostri confini, poiché ritenuti più pronti, più competitivi.


Tutto ciò dettato da un’indifferenza generale da parte di un paese arretrato a 360° che non ha ancora capito, facendo un enorme sforzo mentale, che purtroppo la programmazione e la coesione sportiva partono dal basso, dalle piccole cose e non da obbiettivi raggiunti che fanno da facciata ai tanti danni, costruzioni lasciate a metà o non al passo con i tempi che defirei con un termine prettamente architettonico di “stampo sovietico”, accomunati da quelle “depressione” a dir estenuante.
Gli americani privi di epica, hanno sfoderato l’arma segreta chiamata Sport, che ha formato umanamente uomini e donne rivoluzionarie nel loro piccolo, il vero motore dell’orgoglio nazionale che viene schiacciato da tutte quelle cose a dir poco oppressive ed inutili che albergano nella nostra misera quotidianità.


Quindi il sistema sarebbe da ricostruire dalle ceneri di questo disastro, continuando però su alcune particolarità della falsa riga che ha caratterizzato il nostro percorso con il CT Mancini dal giorno del suo incarico, ossia dare lo spazio a quella meritocrazia di fondo che rendere il tutto molto più semplice e coeso.  Quell’impostazione mentale che ha portato la nostra nazionale a stravolgere l’Europa con un gioco a tratti spumeggiante, la quale purtroppo si è persa in queste qualificazioni. Ma si sa con il senno di poi è facile parlare, soprattutto per chi come noi fa questo di mestiere.


In un articolo buttato giù in un particolare momento di difficoltà della mia giovane vita,  scrissi prendendo in uso il sapere di persone più intelligenti ed esperte di me:
“Ricordate non preoccupatevi se non si premia un percorso che ha ottenuto meno di ciò che meritava, l’ingiustizia è molto comune. Ma quando viene premiato come bravo chi non lo è, questo è molto dannoso per tutti”.
Di impressionante attualità, ci pensi chi di dovere.

“L’ABiCi del Derby”, il tributo di DAZN allo storico derby milanese

A cura della Redazione 
“L’ABiCi del Derby”, il tributo di DAZN allo storico derby milanese: un viaggio in bici alla scoperta di Milano e dei derby del passato

DAZN presenta L’ABiCi del Derby, una nuova produzione che racconta la città milanese e la storia delle due squadre che da sempre si contendono il Derby della Madonnina. Un viaggio in bici, che di porta in porta, attraverserà la città palcoscenico del derby insieme al conduttore Marco Cattaneo, all’ex bandiera del Milan Massimo Ambrosini e all’ex centrocampista dell’Inter Borja Valero. Direzione: Stadio San Siro. Sarà proprio qui che sabato 5 febbraio l’Inter di Simone Inzaghi affronterà il Milan di Stefano Pioli. 

Un viaggio per accompagnare i tifosi nell’attesa di questo appuntamento sacro, scandito in sei capitoli, ognuno ambientato in un luogo nevralgico della città di Milano. Ogni Porta e ogni quartiere fa da sfondo al racconto di derby storici del passato, rivissuti attraverso le parole dei tre commentatori, come quelle di Ambrosini che afferma “Gli eredi degli Sforza sono i Maldini. Gli Sforza hanno fatto grande Milano, i Maldini il Milan”.

Mentre Borja Valero parla di un momento decisivo per l’Inter: “C’era un derby in cui perdevano 2-0, fu incredibile. A fine primo tempo eravamo devastati. C’erano alcuni compagni che litigavano. È arrivato mister Conte e ha detto “così vi voglio, voglio che litighiate!”. Qualcuno provava a separarli, ma lui ribatteva “no, gli fa bene, lasciali litigare!”. Poi siamo tornati in campo e li abbiamo massacrati”.

La traversata in bici parte da Porta Romana, avanza per Porta Ticinese, Parco Sempione, l’Ortica, Brera, Porta Nuova e CityLife: un percorso che inizia dalle aree più antiche della città per arrivare alle zone più moderne e green, in una sinergia tra passato, presente e futuro. Infatti, ciascuna tappa sarà anche l’occasione per rivivere il percorso che Inter e Milan hanno seguito in questa stagione e che le ha condotte al secondo scontro diretto. Durante il tour si discute anche del valore di questo derby per entrambe le squadre: ”se dovesse vincere l’Inter, probabilmente il Milan potrebbe abbandonare i sogni scudetto. Però lo vedo, a proposito di paragoni col ciclismo, come una tappa di montagna, quelle che possono segnare il passo di chi sta dietro e può recuperare il terreno perduto. Vincere potrebbe essere determinante” si interroga Ambrosini, mentre perBorja Valero:”se vincesse l’Inter sarebbe un passo verso la seconda stella. Ha ancora tante partite importanti da giocare, ma sarebbe un grande colpo emotivo e di fiducia per affrontare l’ultima parte del campionato”.

I tre protagonisti attraversano la città e si dirigono verso la destinazione finale del loro percorso milanese: lo Stadio Giuseppe Meazza, inaugurato il 19 settembre 1926 proprio in occasione del derby Milan-Inter.

A guidarli in questo tour in bicicletta, una voce d’eccezione, quella di Diletta Leotta.

Tutte le puntate saranno disponibili in esclusiva su DAZN a partire da oggi lunedì 31 gennaio alle ore 18:00.

RP Calcio: wins championship “X-Five”

a cura della Redazione

RP Calcio, l’anima sportiva del brand RP ha vinto nel mese di ottobre 2020 il Campionato, la Supercoppa ed altri premi individuali, organizzato da X – Five. In questi giorni finalmente sono stati ritirati i premi (rinviati causa Covid) e tutto questo ci viene raccontato da Jacopo Scafaro ideatore di questo progetto calcistico e da Roberta Pelizer titolare dal brand RP e presidente di RP Calcio.

Venerdì 17 settembre 2021, finalmente dopo un’attesa lunga un anno – causa Covid – , la RP Calcio ha ritirato i premi per la vittoria del Campionato, Supercoppa ed altri premi individuali conclusosi lo scorso ottobre 2020 presso il “100Grigio” di Alessandria, nell’ambito dei campioni organizzati da X-five.

«Il calcio, ha sempre rappresentato nella mia vita uno svago e un divertimento per sfuggire alla routine e allo stress che questa società ci impone. L’emozione che un goal riesce a suscitare è una cosa indescrivibile, un senso di partecipazione che invade tutti i componenti della squadra. Se qualcuno mi chiedesse che cosa significa il calcio per me, potrei rispondere tante cose ma di sicuro non mi sentirete pronunciare la frase “è soltanto un gioco”, perché il calcio non è soltanto un gioco ma molto molto di più. Il calcio, cari miei, è passione, sacrificio, fedeltà, amore, amicizia e aggregazione. È fare chilometri solo per una partita, è uscire di corsa dal lavoro per fiondarsi in campo, cambiandosi nel tragitto che porta ad esso. La Rp Calcio è la squadra che ho sempre sognato di creare ed avere» ci racconta Jacopo Scafaro.

«Tutti i ragazzi che ho contatto per rendere possibile la nascita di questo fantastico gruppo, sono esattamente i giocatori che volevo in squadra e che ognuno vorrebbe e dovrebbe avere. La voglia di provare nuove emozioni, nuove sfide (dopo tanti anni che ‘vivo’ in questo mondo), ci ha portato, come gruppo, a provare questa nuova avventura al campionato X-Five. Roberta Pelizer, titolare del brand RP EVENT, nonché mia carissima amica, ha subito creduto e sposato in pieno questo progetto, accettando la sfida e diventato Presidente della squadra (la sua è stata una presenza costante dentro e fuori dal campo per tutti); esatto si progetto, perché Rp Calcio oltre che essere una squadra di calcio, vuole anche essere un esempio di eleganza ed educazione. Il lockdown poteva far venire meno la voglia di continuare a lottare per un traguardo, che mesi fa, sembrava non ci potesse più essere.

Ed invece in tutto questo tempo, ci siamo uniti ancora di più, questo gruppo una volta ripreso il campionato, ha avuto la fame e la voglia di raggiungere i successi che merita. Molti ragazzi al giorno d’oggi non hanno più quella “fame” di vittoria, quella voglia di arrivare come poteva avere la generazione di mio padre, quando un pallone significava davvero tutto; alcuni, ma non i ragazzi della RP Calcio, loro di vittorie non ne sono mai sazi. Ed infatti così è stato, sei partite disputate tra play off e Supercoppa: sei vittorie, ottenute con una fame e determinazione, che poche altre volte si vedono. Vorrei ringraziare uno ad uno tutti, ma verrebbe fuori un poema greco. Quindi userò una frase che secondo me racchiude tutto quello che penso e provo: “Diventa sempre più difficile, ragazzi, ringraziarvi senza correre il rischio di leccarvi il culo, ma non ce la faccio proprio. Grazie di cuore, siete stati grandissimi”» conclude Jacopo.

«Il calcio è uno sport che seguo sin da quando sono bambina – ci racconta Roberta Pelizer, titolare del brand Rp e Presidente del Rp Calcioperché per un motivo o per l’altro mi ci sono sempre ritrovata in mezzo da prima perché ci giocavano i miei amici dell’infanzia e successivamente perché un carissimo amico di famiglia mi ha insegnato “l’A B C del pallone” ed involontariamente mi ci sono appassionata e ho iniziato ad andare allo stadio ed il fato ha voluto che io abbia avuto vicino spesso persone facenti parte del mondo del calcio e quindi la mia cultura per questo sport ha veramente toccato livelli alti. Ho sempre sognato di avere una squadra tutta mia sin da bambina, dato che mio padre aveva un’impresa edile, il mio sogno era quello di avere, appunto, una squadra tutta nostra con il nome dell’azienda come sponsor».

Andrea Amato – PhotoAgency

«Quando Jacopo mi ha proposto di crearne una marchiata RP EVENT, non ho esitato nemmeno un secondo a dirgli di sì e da lì è iniziato questo percorso, a dir poco spettacolare. Questo gruppo è composto da ragazzi che io adoro, ai quali voglio un bene dell’anima e con loro abbiamo formato una vera e propria famiglia. – prosegue Roberta PelizerSiamo in partiti da zero nel 2019 con il campionato, non eravamo nessuno, gli ultimi arrivati ma, avevamo e abbiamo, tuttora un elemento  fondamentale: il cuore. Questo grande cuore Rp – e ce l’abbiamo messo in tutte le partite dalla prima all’ultima – ha fatto sì che la mia squadra – perché si, per me è un vanto definirla in questa maniera – vincesse il nostro girone chiamato Moccagatta, andando poi a partecipare al quadrangolare con le quattro vincitrici degli altri tornei, ottenendo anche li, le vittorie necessarie per vincere il big match e la Supercoppa, suggellando la potenza della RP Calcio.

Andrea Amato – PhotoAgency

Le emozioni che ho vissuto con questi ragazzi sono inspiegabili perché, in quanto dirigente, le ho  condivise assieme a loro in panchina, arricchendo il tutto con le foto, ma soprattutto filmando le loro azioni spettacolari. Perché ve lo posso assicurare, in alcune occasioni sembrava di vedere partite di serie A. Io non posso che ringraziarli, perché mi hanno regalato emozioni che mi porterò nel cuore per tutta la mia vita e tutto questo mi riempie di orgoglio. Con la conclusione del primo anno calcistico siamo già super carichi per affrontare la stagione 2021/22 (si riparte da zero, con ancora più fame di vittoria di prima)  ed il nostro gruppo in questo momento è davvero affiatato perché tra di noi vige il rispetto, la stima e l’amicizia».
«Sono certa – conclude Roberta Pelizerche il nostro gruppo assieme potrà raggiungere livelli davvero importanti, augurandoci di rimanere sempre così per molto, molto, molto tempo e, nel frattempo io festeggio assieme a loro, i successi che abbiamo raggiunto con tanta fatica e meritata gloria».

Componenti squadra RpCalcio
Alessandro Goratto, Raffaele Andric, Riccardo Bonadeo, Manuele Ferrarese, Moreno Ferrarese, Salvatore Gravina, Hoxha Ervis, Federico Lombardi, Matteo Zanda, Massimo Pirrone, Lorenzo Grimaldi, Tasso Alessandro, Ysmail Mejber, Sciacca Tonino, Jacopo Scafaro, Roberta Pelizer ed il Capitano nonché capocannoniere del campionato X Five: Angelo Parisi.

Nel segno dei bomber: terza giornata di Serie A.

di Alessandro Tasso. 
Torna l’appuntamento settimanale che ci racconta il campionato di calcio. 

Dopo una settimanq di pausa per le nazionali, il nostro campionato torna con uno scoppiettante terzo turno che preannuncia una stagione equilibrata e ricca di emozioni nelle posizioni di vertice e non solo.


Si parte il sabato alle 15 con un’interessante scontro tra due neopromosse dalle serie B: Empoli e Venezia tornano a riaffrontarsi dopo le due battaglie dello scorso anno nel campionato cadetto.
I tre punti li porta a casa il Venezia con una rete del nuovo acquisto Henry (molto interessante in ottica fantacalcio) e con un cost to cost degno di Weah di David Okereke talentino arrivato dal Club Brugge pronto al definitivo salto di qualità. Non una sorpresa per gli amanti della Serie B e C dove il nigeriano portato in Italia dal Patron Volpi, colui che attraverso organizzazione e scouting di livello ha portato lo Spezia nel massimo campionato.
K.O. inaspettato degli uomini di Andreazzoli dopo la stellare prestazione contro la Juventus.

Proprio i Bianconeri perdono un’altra partita, la seconda consecutiva, sotto il segno di Politano e Koulibaly. La società del patron Andrea Agnelli paga il “progetto” a dir poco scricchiolante degli ultimi anni. Prima grande vittoria per il Napoli di Spalletti.

Grande impresa della Fiorentina di Italiano che con un calcio frizzante e verticale abbatte una nervosa Atalanta, la quale tra le mura amiche proprio non riesce a decollare. Doppietta di un Vlahovic sempre più trascinatore.
Chissà cosa penserà il giornalista di Juventus channel il quale neanche un anno fa si mise a ridere sulla, a suo parere, folle dichiarazione del conduttore di sport Mediaset:”Se fossi nella Juve venderei Ronaldo e prenderei il Serbo”.
Pareggio scoppiettante tra Samp ed Inter che termina sul risultato di 2 a 2. Grande gol del terzino Angello che con una volée degna del miglior McEnroe ferma i meneghini lasciando tanti rimorsi nella testa di Inzaghi e la sua ciurma.

Vince il Genoa in rimonta guidata dal neo-terzino Fares, autore di una doppietta e dall’ormai ritrovato Mattia Destro. La rimonta subita dal 2 a 0 iniziale mette la parola fine all’avventura di Leonardo Semplici sulla panchina dei Sardi. (Scelta a mio parere squallida).
In arrivo una vecchia conoscenza del nostro campionato: Walter Mazzarri.

Un arcigno Udinese sogna grazie ad i 3 punti portati a casa con una rete allo scadere dei 90′ minuti. Prestazione gagliarda ma imprecisa degli uomini di Gotti che però la porta a casa con l’intuizione di Samardzic dalla panchina. Notte fonda per Thiago Motta ed il suo Spezia.

Torna al successo anche il Torino con una schiacciante vittoria merito anche di una Salernitana ancora in pieno cantiere aperto, dopo un’estate passata a cercare di capire come iscriversi senza fare minimamente mercato i risultati non possono che essere questi, almeno all’inizio. Castori e Ribery pronti a trascinare con la loro esperienza i campani alla pronta risalita. Ottime notizie per Juric, ma ancora tantissimo lavoro da fare per l’allenatore ex Verona.

Milan che sogna grazie a Leao e ad un redivivo Ibra che entra e spacca in due una partita dominata in lungo ed in largo dagli uomini si Pioli. Ora il ritorno a casa in Champions, per poi concentrarsi solo sul campionato, nel segno delle conferme e della progettazione da grande squadra. Complimenti a Maldini.

1000esima dolcissima per Mou che vince senza convincere troppo nel pericoloso scontro con un Sassuolo preparato al millimetro. Partita al cardiopalma risolta da una perla di colui del quale tutti si erano dimenticati: Il faraone El Shaarawy pronto a riprendersi la Roma.

Nel Monday night della serie A una partita molto chiusa tra il Bologna di Mihaijlovic ed il Verona, risolta da una staffilata all’angolino di Svanberg.
Sconfitta amara per Di Francesco, che lascia la panchina degli scaligeri dopo sole tre partite. (Scelta anch’essa che non condivido).
Al suo posto Tudor.

Siamo arrivati alla fine del nostro appuntamento settimanale con il grande calcio della Seria A. Un saluto a tutti i lettori.

Creare è vivere due volte. Breve ode a George Best, eroe dei due mondi.

di Alessandro Tasso 
Oggi “la rubrica sportiva di AleTasso” ci racconta la storia di uno dei più grandi calciatori e personaggio del mondo calcistico: George Best. 

Con mio padre ho sempre avuto un rapporto distaccato su molte cose.
Il classico Torinese, figlio di operai, cresciuto tra la fame e la miseria in Barriera di Milano, nel dopoguerra.
Un personaggio freddo, con occhi di ghiaccio, una specie di gigantesco albero maestro; l’ho sempre visto come una sorta di saggio della montagna che dispensa con poche e mirate parole ai suoi prodi discepoli (forse io l’unico) perle di saggezza portate dalla oramai quasi secolare esperienza.

Ricordo ancora come se fosse ieri le rare situazioni di scioglimento dei ghiacciai, con lui preso dall’euforia che, pur sempre in modo distaccato, cercava di farmi arrivare alla coscienza della storia di quelle due squadre, collegate da un indistruttibile filo conduttore, tanto sfortunate quanto affascinanti quali Torino e Manchester united.
Una delle poche volte in cui l’ho visto emozionarsi è stato mentre mi raccontava la sfortunata storia di quell’aereplano che prese fuoco e distrusse la rosa ed il cuore di ogni Red devil.

Sopravvissuto alla tragedia Matt Busby, l’allora allenatore del Manchester (a cui poi venne associato più che giustamente lo pseudonimo di Sir) si ripromise di ricostruire dalle fondamenta la squadra.
Comprò ancora minorenne un ragazzino dalla piccola e buia Belfast.
Rivedo ancora tutt’oggi l’emozione negli occhi di un ragazzone piemontese estasiato nel trasmettere a suo figlio tutto ciò che aveva provato nel vedere giocare e sentire parlare di quell’individuo.
Un qualcosa che va oltre l’immaginario collettivo e che mi è difficile trasmettere a parole.
Leggiadria e spensieratezza sul campo, accompagnate da quelle gesta a dir poco bizzarre fuori.
Un estro sensazionale.
Un artista vero e proprio che ritrovatosi in un calcio fatto di sciabole e tacchetti in ferro, dominava puntualmente con l’eleganza del fioretto.
Un simbolo di rivalsa e libertà
Il Quinto Beatles

Best era un vero anticonformista. E non lo era per lanciare un messaggio politico, o per portare avanti grandi ideali, ma semplicemente perché voleva vivere senza nascondersi, senza compromessi né inutile affettazione, rendendo omaggio a ciò che era.
Purtroppo come tutte le belle storie, George si bruciò con le proprie mani al culmine della sua bellezza, combattendo e perdendo miseramente la battaglia contro i demoni dell’alcool.

Ma nonostante tutto lo ricorderò sempre come quel ragazzino, piccolo, minuto e sgraziato che dalla fredda ed operaia Manchester riuscì a scaldare il cuore di un giovincello della fascinosa Torino.
Sono convinto che queste persone ti aiutino a vivere, a dimenticare. A sognare.
Perché ci sono uomini e uomini, artisti e artisti, sportivi e sportivi, ognuno con la propria storia.
Poi ci sono quelli come Georgie.
Sì, le leggende.
Quelle sono immortali.

SERIA A: la seconda giornata nel segno delle Big.

di Alessandro Tasso
Il nostro redattore Alessandro Tasso ci racconta la seconda giornata di campionato della Serie A.

Finisce qui anche la seconda giornata del nostra amato campionato.
Si parte subito forte con il successo dell’Udinese che schianta un Venezia combattivo che si arrende però alla grande organizzazione ed ai colpi dei giocatori di Mister Luca Gotti, pronto a prendersi la scena come allenatore emergente del nuovo campionato. Non una sorpresa comunque per chi aveva seguito il suo lavoro dall’inizio dell’incarico sulla panchina dei friulani.
Alla Dacia Arena è Deulofeu show, segna, fa assist ed incanta con giocate da fuoriclasse. Il dopo De paul potrebbe essere già in casa.

Sbanca Verona l’Inter di Simone Inzaghi, che soffre per un tempo ma da grande squadra riesce a ribaltare l’iniziale vantaggio del talentino Ilic con 3 reti made in Argentina: prima Lautaro, poi la doppietta che sa di storico del “Tucu” Correa al suo esordio con la casacca del biscione. I nerazzurri divertono e molto.
Fatal Roma per lo Spezia di Thiago Motta, schiantato per 6 reti ad 1 da una straripante Lazio capitanata dal fresco campione d’Europa Ciro Immobile, autore di una tripletta e di un rigore sbagliato.
Bentornato Felipe Anderson.

Pareggio a reti bianche tra Atalanta e Bologna con comunque alcuni sussulti emotivi di rilievo.

Straordinaria prestazione della Fiorentina che doma un Torino troppo inferiore sotto il punto di vista tecnico e fisico. Super partita (condita da una rete) di Nico Gonzalez pronto ad un campionato da protagonista nello scacchiere tattico del tecnico Italiano.
Tanto, troppo da rifare per Juric che difficilmente riuscirà a svoltare con giocatori così rinunciatari. Emblematica la doppia piroetta con conseguente pallone perso e gol subito da parte di un cadaverico Simone Verdi.

Impresa secolare dell’Empoli di Andreazzoli che vince allo Juventus stadium con la rete di Mancuso. Una rivincita non da poco per il Mister toscano, ancora memore delle schermaglie avute con i maleducati giornalisti dopo l’ultima partita giocata nel capoluogo piemontese. Una prestazione esemplare al limite della perfezione. La Juventus ha ancora tanto da lavorare, gara incommentabile degli uomini di Allegri, letteralmente annichilito da Bandinelli e compagni.

Si fermano sullo 0 a 0 anche Sassuolo e Sampdoria in quella che a tutti gli effetti è stato il canto del cigno della carriera in Emilia per Ciccio Caputo ceduto proprio alla società di Ferrero nel corso dell’ultima ora di mercato.

Netto 0 a 4 di una Roma sempre più mourinhana. Si blocca Tammy Abraham siglando la terza rete del match. Prestazione arcigna della Salernitana nel primo tempo, salvo poi lasciarsi trasportare dalle rapide giallorosse nel corso della ripresa.

Si conferma il Milan trascinato da vecchie e nuove conoscenze: prima la rete di Tonali a sbloccare il risultato con una punizione magnifica da distanza ravvicinata. Dopo il momentaneo pareggio di Deiola, si scatenano Leao ed Olivier Giroud. Il portoghese porta in vantaggio i rossoneri con un destro deviato da Brahim, l’ex Chelsea ed Arsenal chiude successivamente la questione con una doppietta di pregevole fattura tra cui un rigore sotto la Sud. Se il buongiorno si vede dal mattino…

Bentornata Seria A !!

Il nostro redattore Alessandro Tasso, ci racconterà di settimana in settimana, le giornate del campionato di calcio di Seria A.

Si è appena conclusa la prima giornata di campionato con tante riconferme e qualche gradita sorpresa.

Parte a razzo l’Inter, la nuova conpagine di Simone Inzaghi schianta con 4 reti il Genoa proseguendo sulla falsa riga di ciò che aveva cominciato e concluso Antonio Conte alla guida della beneamata.

Ancora da lavorare per il grifone, Ballardini attenderà rinforzi vitali nelle ultime ore di mercato, dopo le partenze di pilastri della scorsa  quali Destro, Radovanovic, Strootman e Scamacca.

Parte bene l’avventura di Sarri sulla panchina della Lazio lì da dove tutto era cominciato per l’allenatore toscano ossia ad Empoli, sua seconda casa.

Si riconferma l’Atalanta che batte al fotofinish un bel Torino non in grado di capitalizzare al meglio le occasioni avute e punito dalla zampata da rapace del baby Piccoli al minuto 94.

Bene anche il Sassuolo che porta a casa 3 punti contro un ostico Verona alla prima di Dionisi e Di Francesco sulle rispettive panchine. Prima vittoria nella massima serie per l’allenatore ex Empoli.

Pazza rimonta del Bologna che con una doppietta di De silvestri mette la freccia per una vittoria soffertissima davanti ad una quadrata e combattiva Salernitana, al ritorno in serie A dopo tanti, troppi anni di purgatorio per una squadra con quella storia.

Stecca la Juve 2.0 di Max Allegri che si fa rimontare dal due a zero alla Dacia Arena di Udine, decivisi gli errori del portiere Sczesny, sotto accusa dopo una settimana da incubo conclusa con uno sfortunato incidente d’auto.

Il Napoli fatica ma batte il Venezia con una prestazione convincente a tratti condizionata dalla precoce espulsione del nigeriano Osihmen per il quale si prospetta uno stop di due giornate, saltando il big match con la Juventus.

Ok anche l’esordio in campionato della nuova Roma di mou, trascinata dalla doppietta di Veretout e da uno scatenato Abraham che sulla falsa riga di cio’ che accadde con Sneijder circa 11 anni fa, viene buttato nella mischia dal portoghese appena sceso dall’aereo di arrivo a Roma.

Pareggio pieno di emezioni tra lo Spezia del neo allenatore Thiago Motta ed il Cagliari salvato dal solito intramontabile Joao pedro.

Vince infine il Milan con la rete di un frizzante Brahim Diaz pronto a prendere le redini morali e tecniche dei rossoneri (Ibra permettendo). Positivo anche l’esordio dell’atteso Maignan atteso dal difficile compito di far dimenticare al più presto l’amara parentesi Donnarumma.