di Jacopo Scafaro
Proseguono le interviste che il nostro redattore Jacopo Scafaro sta realizzando con i partecipanti alla seconda edizione dell'Antonino Chef Academy. Oggi è il turno di Enrico Fusi.
C’è chi sogna di indossare camice e “toque blanche”, magari apparire in televisione e “impiattare” raffinatezze di tutti i tipi, Enrico Fusi ci è riuscito partecipando alla seconda edizione dell’ANTONINO CHEF ACADEMY, produzione originale Endemol Shine Italy per Sky, le cui puntate sono sempre disponibili on demand.

Ma Enrico è soprattutto un giovane ragazzo determinato, preparato e diligente che ha deciso di puntare sulla ristorazione per costruire il suo futuro lavorativo.
Con lui abbiamo parlato della sua esperienza all’interno del programma e della sua dedizione alla cucina.
Enrico, raccontaci un po’ di te...
Sono un ragazzo di 22 anni, abito a Rimini, ho una smisurata passione per il cibo e per la cucina che è quasi tutta la mia vita. Per il resto, mi definisco un ragazzo normale, vivace e innamorato della vita in tutte le sue sfumature.
Da cosa nasce la tua passione per la cucina?
La mia passione per la cucina nasce da piccolo. I miei genitori gestiscono un hotel e io da bambino passavo la maggior parte delle mie giornate lì, anche se il mio posto preferito era senza dubbio la cucina. Lì, spesso, mi andavo a rifugiare, complice anche la mia timidezza da bambino. Gli anni passavano e io trascorrevo sempre più tempo in cucina, mi sedevo su un bancone e stavo lì svariate ore, rimanendo affascinato da quel mondo così diverso da tutto il resto. Così, quando ho dovuto scegliere l’indirizzo superiore, mi sono detto “voglio fare il cuoco”.
Che emozioni ti trasmette cucinare?
La cucina mi ha sempre trasmesso varie emozioni. All’inizio mi dava conforto stare in cucina, era un posto accogliente. Poi chiaramente negli anni le emozioni e le sensazioni cambiano, ma quella sensazione iniziale è rimasta. Adesso provo anche molto amore e tanta adrenalina, due cose per me vitali.
La prima sensazione che hai provato trovandoti faccia a faccia con lo Chef Antonino Cannavacciuolo?La prima sensazione quando ho visto lo chef era un po’ influenzata dalla mia non consapevolezza, nel senso che mi sembrava un sogno e non ho realizzato subito quello che stava accadendo. Quando però me lo sono ritrovato di fianco a chiedermi come volevo svolgere il piatto, ricordo di aver provato un po’ di timore, che però si è subito trasformato in carica positiva e in energia, oltre che alla gratitudine che provavo ad avere un maestro come lui al mio fianco.
Cosa ti ha insegnato questa esperienza e qual è il ricordo più bello che porterai sempre con te?
Questa esperienza mi ha insegnato tanto, tantissimo in pochissimo tempo, ma forse l’insegnamento più grande è stato la pazienza. Ho imparato ad aspettare e a ragionare molto di più sui dettagli. Inoltre, ho capito che spesso “meno è meglio”.
In tre parole descrivici lo Chef
Maestria , Armonia e Onestà

Sei stato uno dei tre finalisti della seconda edizione: Villa Crespi, lavorare in una cucina stellata, come hai vissuto tutto ciò?
Per me è stato un sogno poter entrare nella cucina di Villa Crespi anche solo per un servizio, è stato un onore che non si può spiegare. Ho vissuto bene soprattutto le fase finali perché mi sembrava tutto un grande regalo e volevo godermelo, ero spinto dall’entusiasmo e anche se non sono riuscito a vincere, questi momenti me li ricorderò per sempre. E’ ovvio che la tensione c’era, perché la posta in palio era alta, ma non avevi tempo per comprenderla, e io pensavo solo a vivermi il momento.
Progetti per il futuro?
I miei progetti sono quelli di fare esperienze importanti a livello nazionale e internazionale per continuare a crescere e in futuro poter dire la mia in mezzo ai maestri che ho avuto l’onore di incontrare.
Un tuo motto?
Direi: lavorare, lavorare e ancora lavorare sempre più duramente per continuare a crescere sempre di più, la vera partita inizia ora.
Enrico è un sognatore appassionato e dedica il duecento per cento delle sue energie per migliorare e progredire in questo percorso professionale.
È vero, quello della cucina è un settore, molto spesso, catalogato sulla base di stelle acquisite.
Ma col tempo e la grinta che lo contraddistingue, questo ragazzo di Rimini arriverà lontano.