Giornata Mondiale dell’Acqua. UNESCO, Decennio del Mare: sette donne che difendono l’oceano

Riceviamo e pubblichiamo
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (22 Marzo), la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO presenta 7 role models per il Decennio del Mare: 7 donne impegnate, con le loro diverse professioni e specializzazioni, nella difesa del mare. Obiettivo: promuovere l’equità di genere anche nel settore delle scienze marine, considerando che secondo i dati del secondo Global Ocean Science Report (GOSR2020), solo il 39% dei ricercatori scientifici oceanici di tutto il mondo sono donne.

Dall’artista alla ricercatrice, dalla chef alla giudice: sono sette le donne, impegnate con le loro diverse professioni e specializzazioni a difendere il marescelte dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (IOC-UNESCO) come “role models” per il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030), proclamato dalle Nazioni Unite. Dieci anni che hanno l’obiettivo di supportare il ruolo delle scienze del mare nella promozione dello sviluppo sostenibile e nella implementazione dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
Ciascuna di queste donne rappresenta uno dei sette risultati attesi dal Decenniodel Mare, dedicato appunto a costruire l’oceano che vogliamo: pulito, sano e resiliente, produttivo, predicibile, sicuro e accessibile, ma anche un oceano che ispira e che coinvolge”, spiega Francesca Santoro, specialista di programma dell’Intergovernmental Oceanographic Commission UNESCO e promotrice del Decennio del Mare in Italia.

Francesca Santoro

Grazie a questi sette volti vogliamo stimolare soprattutto le donne, dimostrando in quanti modi diversi si possa amare, rispettare, studiare e proteggere l’acqua e di conseguenze l’oceano”. Uno degli obiettivi del decennio è infatti promuovere l’equità di genere, mettere in discussione e denunciare pregiudizi e disuguaglianza. Il mondo delle scienze marine continua infatti a essere sottorappresentato dal punto di vista femminile: secondo i dati del Global Ocean Science Report 2020, solo il 39% dei ricercatori scientifici oceanici di tutto il mondo sono donne.
Lo vogliamo ricordare anche in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo), che quest’anno si concentra sul tema Valuing water, creando una connessione tra questo elemento e le persone, sottolineando l’importanza dell’acqua in tutti gli aspetti della nostra vita e la necessità di gestire con estrema attenzione questa risorsa, insostituibile ma finita”.

Per un Oceano che Ispira e che Coinvolge: Anne de Carbuccia, Artista Ambientalista e Filmmaker – Anne de Carbuccia è un’artista franco-americana che viaggia per i luoghi più remoti della terra per documentare con le sue opere siti, animali e culture a rischio d’estinzione. Le sue immagini sono state esposte in musei ed istituti pubblici in Europa e negli Stati Uniti. Il suo cortometraggio One Ocean, presentato alla 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è disponibile in italiano ed inglese in free streaming su One Ocean. Inoltre, è Fondatrice dell’associazione One Planet One Future e della Time Shrine Foundation negli USA, costituite con l’intento di aumentare la consapevolezza sull’emergenza climatica e sulle minacce portate al pianeta dal comportamento dell’uomo. Attualmente Anne sta girando un documentario sulle sfide dell’“Antropocene” che uscirà nel 2021. Anne compensa le sue impronte di carbonio con MyClimate. “Con le mie opere cerco di dare una voce al nostro pianeta blu. Per me l’oceano è fonte di grande ispirazione, ed è coinvolgente. È una grande fonte di passione, ci mostra le nostre forze e le nostre debolezze”, spiega Anne de Carbuccia.

Per un Oceano Sano: Arianna Mancuso, biologa e subacquea, ricercatrice dell’Università di Bologna – Dall’oceano noi fortemente dipendiamo. Per questo abbiamo bisogno di un oceano sano”, sottolinea Arianna Mancuso che tutti i giorni si occupa di comprendere la relazione tra acidificazione di oceano e vita marina, misurarne le criticità e trovare soluzioni. Arianna Mancuso è infatti biologa e subacquea, membro del Marine Science Group dell’Università di Bologna; svolge la sua attività di ricerca presso il Fano Marine Center. Arianna si occupa di biodiversità ed ecologia marina nel Mar Mediterraneo, dove indaga le relazioni tra gli organismi bentonici e l’ambiente in cui vivono. Studia in particolare la biometria, la crescita e le proprietà degli scheletri di coralli e delle conchiglie di molluschi in relazione a variazioni di temperatura, salinità e pH. Grazie al National Geographic Early Career Grant, Arianna ha svolto un progetto per capire gli effetti dell’acidificazione del mare sugli organismi marini calcificanti nel cratere sottomarino di Panarea, un laboratorio naturale unico nel suo genere. Qui, infatti, a causa di un’emissione continua di bolle di anidride carbonica, si registrano livelli di pH più bassi della media dei mari e pari a quelli previsti alla fine del secolo dai modelli sui cambiamenti climatici. Oltre alla scienza, Arianna ha una grande passione per i viaggi, lo sport e le piante: ama circondarsi di verde e usare la sua creatività per dare una seconda vita ai rifiuti, trasformandoli così in risorsa.

Per un Oceano Sostenibile: Bonetta dell’Oglio, Presidente di Donne di Mare e Chef dell’Alleanza Slow Food Italia – Ci nutriamo del mare e il mare ci nutre tantissimo. Per questo mi sono sempre impegnata nella valorizzazione della biodiversità e nella difesa della cucina biologica”, sottolinea Bonetta dell’Oglio, chef palermitana dell’Alleanza Slow Food Italia.  Ha insegnato presso la scuola di cucina dell’Università di Scienze Gastronomiche di Bra, è Docente presso Master in Food management UET, fondatrice della “Rivoluzione in un chicco”. La sua sensibilità artistica trova espressività nella valorizzazione della biodiversità e del patrimonio culturale del gusto Mediterraneo: Bonetta dell’Oglio ha elaborato il “lusso naturale” con coscienza critica e valorizzazione degli ingredienti di prossimità con riguardo al benessere animale, al massimo rispetto del lavoro degli artigiani e alla millenaria storia siciliana. Tutto questo, espressione delle contaminazioni e delle dominazioni, è divulgato attraverso il suo libro “Romanzo Culinario”, antologia di ricette etiche e manifesto di biodiversità.

Per un Oceano Pulito: Ida Caracciolo, Giudice del Tribunale del Mare – Ida Caracciolo è professore ordinario di diritto internazionale nel Dipartimento di Scienze politiche dell’Università della Campania e giudice del Tribunale internazionale del diritto del mare. È inoltre Membro della Corte permanente di arbitrato, Vice-arbitro nella Corte di arbitrato e conciliazione dell’OSCE e autrice di volumi e articoli, in collettanee e riviste italiane e straniere, di diritto internazionale pubblico. “L’ambiente marino costituisce un patrimonio prezioso che deve essere protetto e ripristinato per mantenere la biodiversità e la vitalità dell’oceano”, sottolinea Ida Caracciolo.

Per un Oceano Trasparente ed Accessibile: Roberta Ivaldi, Professoressa presso l’Istituto Idrografico della Marina – Roberta Ivaldi è Professore Associato di Geologia Marina presso l’Istituto Idrografico della Marina e tra i vari ruoli ricopre quello di membro della commissione internazionale GEBCO SCUFN (General Bathymetric Chart of the Oceans Sub- Committee on Undersea Feature Names) in qualità di rappresentante dell’Organizzazione Internazionale dell’Idrografia (IHO – International Hydrographic Organization). Ha partecipato a diversi progetti di ricerca e campagne oceanografiche in Mediterraneo, in Atlantico settentrionale, in Antartide nell’ambito del Global Change, Progetto Glaciologia e Paleoclima del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e in Artico. Grande è il suo interesse rivolto ai caratteri e ai processi dei fondali marini e delle aree polari, considerando l’oceano trasparente e accessibile con il recente sviluppo del 3D mapping integrato, dal satellite al sottofondo. “L’oceano deve essere trasparente e accessibile perché non è solo vento, acqua, ghiaccio ma è soprattutto fondale. Quello che mi aspetto è un oceano trasparente nel libero accesso a dati, informazioni e tecnologie, anche per formare i giovani alla conoscenza del mare. Ad oggi solo il 19% dell’oceano è stato coperto da una mappatura ad alta risoluzione con tecnologie recenti”, sottolinea Roberta Ivaldi.

Per un Oceano Predicibile: Simona Masina, ricercatrice del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – Simona Masina è un’oceanografa fisica e Prima Ricercatrice all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e affiliata al Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), dove dirige la Divisione di Modellistica Oceanografica e Assimilazione Dati. È inoltre membro della Commissione Oceanografica Italiana e del Board Scientifico di Mercator Ocean International. I suoi interessi scientifici si focalizzano in particolare sullo studio del ruolo dell’oceano nel sistema climatico globale e sulla capacità di prevedere lo stato del mare e la sua variabilità a diverse scale spaziali e temporali. Con oltre 20 anni di esperienza nella modellizzazione dell’oceano, è stata coinvolta in progetti nazionali ed internazionali sia con responsabilità scientifiche che di coordinamento. Ha al suo attivo più di 100 pubblicazioni su riviste internazionali referenziate e dallo scorso anno insegna nel Dottorato Future Earth, Climate Change and Societal Challenges presso l’Università di Bologna. “Dobbiamo migliorare la nostra capacità di conoscere il mare e di fare previsioni sempre più accurate, per fornire conoscenza scientifica a supporto della società. Il Decennio del Mare rappresenta l’occasione per formare giovani ricercatori e ricercatrici, animati da una curiosità scientifica di conoscenza dell’oceano”, sottolinea Simona Masina.

Per un Oceano Sicuro: Claudia Pasquero, Professoressa di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera – Professore Associato di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca – Claudia Pasquero è anche ricercatore associato presso l’Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche e vicepresidente del Comitato di Geofisica Matematica dell’Unione Internazionale di Geodesia e Geofisica. Si occupa in particolare dello studio delle interazioni tra oceano e clima e recentemente la sua ricerca ha portato a miglioramenti significativi nella comprensione delle dinamiche di tifoni e uragani. Lavora inoltre sulle interazioni tra le dinamiche oceaniche e gli ecosistemi marini. “Vorrei un oceano sicuro, per questo mi occupo dello studio delle interazioni tra oceano e atmosfera, oceano e clima: voglio capire il ruolo dell’oceano nel mitigare i cambiamenti del clima”, sottolinea Claudia Pasquero.

Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO
La Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (COI-UNESCO), è stata istituita nel 1960 come ente dell’UNESCO con autonomia funzionale, è l’unica organizzazione competente per le scienze del mare nell’ambito del sistema delle Nazioni Unite. Lo scopo principale della Commissione è quello di promuovere la cooperazione internazionale e di coordinare programmi di ricerca, di creazione di servizi oceanografici e di sviluppo di capacità, al fine di comprendere maggiormente la natura e le risorse dell’oceano e delle zone costiere, per applicare questa conoscenza per il miglioramento della gestione, dello sviluppo sostenibile, della tutela dell’ambiente marino e dei processi decisionali dei suoi Stati Membri. Inoltre, la COI-UNESCO è riconosciuta attraverso la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) come l’organizzazione internazionale competente negli ambiti della ricerca scientifica marina (Parte III) e del trasferimento delle tecnologie marine (Parte XIV).

Patrimonio Siti Unesco: 75 anni di vita. Emilia-Romagna candidata per l’Italia nel 2021

Riceviamo e pubblichiamo
Il 16 novembre ricorrono i 75 anni della fondazione dell’Unesco - Nel 2021 l'Emilia-Romagna rappresenterà l'Italia per le nuove nomine, con la candidatura dei Portici di Bologna - In attesa del verdetto, ci sono 12 luoghi da vedere in Regione, già inseriti nella lista Unesco: Ravenna, Ferrara, Modena, la Foresta integrale di Sasso Fratino (Fc) e poi Parma, Faenza, Cesena, Bologna, l'Appennino Tosco Emiliano, il Parco Regionale del Delta del Po, il Grande Po.

Sono 75 e tutti vissuti in bellezza. Il prossimo 16 novembre ricorrono i 75 anni dalla fondazione dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite (oggi la sede è a Parigi) che protegge il patrimonio artistico e paesaggistico mondiale.
In tre quarti di secolo l’Unesco ha riconosciuto 1121 siti in 167 Paesi del mondo. L’Italia e la Cina, con 55 siti, detengono il record di riconoscimenti. La lista italiana si potrebbe allungare grazie all’Emilia-Romagna. Nel 2021 sarà proprio la Regione a rappresentare l’Italia alle prossime nomine, con la candidatura dei Portici di Bologna, un’architettura unica al mondo, nata nel Medioevo per riparare i passanti dalle intemperie. Bologna sarà in lizza assieme ad altri 27 siti internazionali.

Dei 62 km totali di portici bolognesi (fra centro e periferia), ne sono candidati 12 tratti: via Santa Caterina con le sue case colorate, la “poesia” di Piazza Santo Stefano, il monumentale complesso del Barracano, la nobile via Galliera, il portico del Pavaglione e Piazza Maggiore, via Zamboni nel quartiere dell’Università più antica del mondo occidentale, il portico della Certosa, il Portico di San Luca che sale in collina, Piazza Cavour e Farini con i soffitti decorati, i portici di Strada Maggiore, quelli del MamBo (Museo di Arte Moderna di Bologna), nel quartiere Barca, i portici dell’edificio chiamato il Treno.  
In attesa del verdetto, ecco intanto i dodici luoghi, da vedere in Emilia-Romagna, già presenti nella lista mondiale Unesco: Ravenna, Ferrara, Modena, la Foresta integrale di Sasso Fratino (Fc) e poi ancora Parma, Faenza, Cesena, Bologna, l’Appennino Tosco Emiliano, il Parco Regionale del Delta del Po, il Grande Po. In corsa per il riconoscimento ci sono oggi anche la Via Francigena e la Vena del Gesso Romagnola.

Quattro Siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità
Dal 1995 Ferrara, città del Rinascimento, e il Delta del Po
Ferrara fu la prima città in Europa dove si realizzò il sogno umanistico della ‘città ideale’. Il progetto dava la precedenza, invece che alla bellezza dei singoli edifici, all’armonia perfetta e sublime delle prospettive, alla bellezza complessiva dell’intera città. Il centro storico ha l'impianto di "città ideale" rinascimentale, come aveva voluto il Duca Ercole d'Este, che chiamò a corte architetti, matematici e anche astrologi e cabalisti. Dal 1999 il riconoscimento include anche il Parco del Delta del Po, patria del birdwatching, e le Delizie Estensi, circa 30 ville dove gli Este organizzavano feste e vacanze.
1996 Monumenti paleocristiani di Ravenna
Il sito Unesco a Ravenna è composto da otto monumenti paleocristiani e bizantini: la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, il Mausoleo di Teodorico, la Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, Sant'Apollinare in Classe, il Battistero degli Ariani, il Battistero Neoniano e la Cappella di Sant'Andrea. Tutti straordinari. Il mausoleo di Teodorico per esempio, costruito con blocchi di pietra d'Istria, è l'unico esempio superstite di una tomba di un re barbarico di questo periodo. Ravenna è stata anche l’ultimo rifugio di Dante Alighieri che qui è sepolto e di cui nel 2021 si celebreranno i 700 anni dalla morte.
1997 Modena: Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande
Il Duomo, candido e abbagliante, svetta in Piazza Grande. È uno degli esempi più alti del Romanico europeo: colonne, capitelli, bassorilievi, figure di profeti, esseri fantastici. La torre si chiama Ghirlandina per le balaustre che si attorcigliano come “ghirlande”.
2017 Foresta di Sasso Fratino
Circa 800 ettari di foresta, con faggete tra le più antiche d'Europa, di quasi 600 anni di età. È un territorio di altissimo pregio quello di Sasso Fratino, parte del Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, tra Santa Sofia (Fc) e Bagno di Romagna (Fc). Parco Nazionale Foreste Casentinesi.
Gli altri otto riconoscimenti Unesco.
2005 Biblioteca Malatestiana di Cesena (XV secolo) è stata la prima biblioteca civica in Europa, aperta cioè ai cittadini. E’ l'unica biblioteca monastica umanistica al mondo rimasta perfettamente conservata. Dal 2005 è nel Registro della Memoria del MondoCesena Cultura - Malatestiana Antica
2005 Monumento di Pace Unesco: l’Abbazia di Santa Cecilia alla Croara In un’atmosfera mistica, l’Abbazia della Croara, dedicata a Santa Cecilia, si trova appena fuori Bologna, sulle colline di San Lazzaro di Savena. Era parte di un antico convento.
2006 Bologna Città Creative della Musica. Tra il XVII e XIX secolo, Bologna fu meta dei maggiori musicisti: Mozart, Liszt, Farinelli, Rossini e Donizetti. Oggi è culla di tanti artisti e ospita luoghi prestigiosi dedicati alla musica. Home - Bologna Città della Musica.
La Chiusa di Casalecchio di Reno. L'Unesco l’ha dichiarata "Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani". La Chiusa è un'opera medievale idraulica. È nel punto, dove il fiume Reno abbandona il suo percorso naturale per entrare, forzata, in pianura. www.parcodellachiusa.it 
2011 MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche, di Faenza, è Testimone Unesco di una cultura di pace. Il Museo (1908) raccoglie circa 60.000 pezzi d’arte. Sono produzioni ceramiche di ogni epoca e da ogni continente: dai reperti archeologici dell’Antica Mesopotamia a quelli dei più grandi artisti contemporanei (Picasso, Matisse, Chagall).
2015 Parma Parma City of Gastronomy: il cuore del gusto parmigiano. È stata nominata dall'Unesco Citta Creativa della Gastronomia. Qui hanno sede l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, Alma, la Scuola di cucina internazionale e un sistema unico di Musei del cibo. Parma è Capitale Italiana della Cultura 2020+2021.
2015 La Riserva MAB Unesco dell’Appennino Tosco Emiliano. Si espande sul crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano nei territori di Parma e di Reggio Emilia. L’area ospita il 70% delle specie presenti in totale in Italia, tra cui 122 specie di uccelli, anfibi, rettili, mammiferi e pesci, oltre ad almeno 260 specie di piante acquatiche e terrestri.
2015 la Riserva MAB Unesco del Parco Delta del Po. È la spettacolare zona in cui il Po si divide in tante lingue di acqua, prima di gettarsi in mare. Un paesaggio di dune, lagune, pinete, zone umide salmastre, un’antichissima Salina. Qui vivono indisturbate 360 specie di uccelli, come l’Airone Viola e 10.000 fenicotteri rosa.
2019 Il corso del Fiume Po. Anche l’area Po Grande è ora tra le Riserve MAB Unesco. E’ la zona golenare, fra filari di pioppeti, boschi fluviali, piccole spiagge e borghi padani lungo il corso del Grande Fiume nei territori di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.
In cammino per il riconoscimento a Patrimonio Unesco ci sono la Via Francigena, cioè la strada dei pellegrini medievali che andava da Canterbury a Roma attraversando nel suo percorso il Po e l'Emilia-Romagna. E la Vena del Gesso Romagnola, una catena montuosa gessosa, con grotte fra le più grandi d’Europa. La Vena del Gesso insieme ai Gessi Bolognesi e le Evaporiti triassiche del Reggiano sono i tre nuclei della candidatura che la Regione Emilia-Romagna ha presentato a Unesco Italia.

Italia: viaggio nella bellezza: il patrimonio Unesco raccontato su Rai Storia

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Domani, lunedì 25 maggio, alle 22.10, su Rai Storia un programma di Rai Cultura “Italia: viaggio nella bellezza”. La trasmissione si apre con un'intervista alla vicepresidente Unesco Stefania Giannini.

Il patrimonio mondiale dell’Unesco in Italia: lo racconta il programma di Rai CulturaItalia: viaggio nelle bellezza” che – lunedì 25 maggio alle 22.10 su Rai Storia (canale 54) – è preceduto da un’intervista del corrispondente Rai Alessandro Cassieri a stefania gianniniStefania Giannini, vicepresidente dell’Unesco.
Oggi, più che mai – dice Gianninila missione dell’Unesco è, attraverso la scienza, l’educazione, la cultura, dare soltanto un messaggio di speranza, particolarmente in questo momento in cui il mondo globale ha scoperto di non essere così pronto ad essere globale con la crisi sanitaria del Corona virus, con tutte le conseguenze che viviamo e che stiamo ancora cercando di superare”.
Il documentario che segue, poi, parte dalle immagini della cattedrale Notre Dame – patrimonio culturale Unesco – in fiamme, che hanno tenuto con il fiato sospeso il mondo intero perché l’idea che esistano dei beni appartenenti all’umanità intera oggi è ben radicata.
Quando è nato questo concetto? Attraverso quali vicende si è consolidato? Il 1600x900_1590154486708_2020.05.22 - Italia viaggio nella bellezzadocumentario di Eugenio Farioli Vecchioli e Alessandro Varchetta, che firma anche la regia, racconta la storia dell’idea di patrimonio mondiale, la nascita dell’Unesco nel 1945 sulle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, accompagnata dall’utopia di perseguire la pace nel mondo attraverso la cooperazione internazionale. In primo piano anche le principali tappe che la neonata organizzazione delle Nazioni Unite ha compiuto nel settore della salvaguardia del passato monumentale: dalla Convenzione del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato alla campagna per salvare i tempi egizi di Abu Simbel dei primi anni ’60; dall’appello per Venezia del 1966 sino alla nascita della Lista del Patrimonio Mondiale nel 1972.
Vicende che hanno visto emergere una nuova generazione di archeologi, architetti ed unnamedesperti di tutela e conservazione dei monumenti, fra i quali spicca la figura dell’italiano Piero Gazzola (1908 – 1979), architetto, soprintendente, consulente Unesco. Un intellettuale che ha lasciato una fondamentale (e poco ricordata) eredità nel settore della tutela e della conservazione del patrimonio mondiale: la ricostruzione post-bellica dei monumenti di Verona, il progetto avveniristico di salvataggio del tempio di Abu Simbel, e la stesura della Carta di Venezia, documento internazionale fondamentale per la teoria del restauro. Sono solo alcuni dei suoi principali contributi proposti grazie a preziosi documenti, filmati e materiali fotografici conservati nell’Archivio Gazzola di Negrar, vicino Verona, voluto dai figli Maria Pia e Gianandrea.

L’AperiSocial sbarca su Facebook e diventa un appuntamento settimanale

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Dopo il successo delle dirette Instagram, l’aperitivo virtuale di Ca’ del Poggio cambia social network. Una puntata ogni sette giorni, tutti i mercoledì, a partire da domani alle 19. Primi ospiti, i ciclisti Sacha Modolo e Andrea Vendrame, per parlare del Muro di Ca’ del Poggio e non solo.  

Cinque settimane di aperitivi social, ma virtuali. Un crescente successo di Ca' del Poggio_Alberto Stoccopartecipazione e interesse. Ora AperiSocial, il ciclo di incontri in diretta Instagram lanciato da Ca’ del Poggio Ristorante & Resort, cambia veste: diventa settimanale e si trasferisce su Facebook.
Gli incontri si terranno a metà settimana, a partire da domani, mercoledì 22 aprile. Invariato l’orario: le 19. L’orario dell’aperitivo, per eccellenza. Gli ospiti della prima serata, in diretta sulla pagina Facebook di Ca’ del Poggio, saranno Sacha Modolo e Andrea Vendrame, assi trevigiani del ciclismo professionistico.
Si parlerà del Muro di Ca’ del Poggio, la salita simbolo delle Ca' del Poggio_Modolo e Vendramecolline di Conegliano e Valdobbiadene che nel 2019 hanno ricevuto il riconoscimento Unesco di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Ma anche di sport e territorio, del difficile momento che stiamo vivendo e delle prospettive di ripresa di un Paese che vuol riprendere al più presto, anche metaforicamente, a pedalare.
A fare idealmente gli onori di casa, come sempre, Alberto Stocco, titolare di Ca’ del Poggio.
AperiSocial offre incontri virtuali, ma riflessioni reali. E sui tavoli non manca mai una bottiglia di Prosecco. L’aperitivo, ai tempi del coronavirus, non può che essere questo. Hashtag di riferimento, ovviamente, #iorestoacasa. Ancora per poco, si spera.

CA’ DEL POGGIO, DOVE IL PROSECCO INCONTRA IL MARE 
C’è il Prosecco. E c’è il mare. Ca’ del Poggio Ristorante&Resort a San Pietro di Feletto, nel Trevigiano, coniuga alla perfezione le due anime della famiglia Stocco. Quella marinara, che ha portato Fortunato e la moglie Maria Stella ad affrontare una qualificata esperienza di ristorazione a Bibione, prima di trasferirsi a San Pietro di Feletto. E quella collinare, interpretata dai figli Alberto e Marco, che, con l’aiuto dei genitori, hanno fatto propria la tradizione familiare, rivisitandola con un tocco di modernità ed eleganza.
Ca’ del Poggio Ristorante&Resort è aperto a San Pietro di Feletto, lungo la Strada del Prosecco Superiore Docg, dal 18 ottobre 1994, e da allora incontra il crescente favore di una clientela raffinata ed esigente. Se il panorama sui colli del Prosecco che si ammira dalle sale del Ristorante Relais Ca’ del Poggio va dritto al cuore, il palato degli ospiti della famiglia Stocco è deliziato da una cucina marinara che, grazie alla creatività degli chef Marco Stocco e Vincenzo Vairo, si è ormai imposta all’attenzione dei più severi gourmet.
Molto conosciuto nell’ambiente sportivo - in via dei Pascoli, unica salita certificata dalla Federazione Ciclistica Italiana, ribattezzata Muro di Ca’ del Poggio e gemellata con il Muro di Grammont e il Mûr-de-Bretagne, sono transitate le edizioni 2009, 2013, 2014 e 2017 del Giro d’Italia, il Campionato Italiano Professionisti del 2010 e l’edizione 2018 del Giro d’Italia Under 23 - il Ristorante Relais Ca’ del Poggio dispone di 80 coperti inseriti in un ambiente elegante e al tempo stesso familiare, in cui Alberto Stocco e i suoi collaboratori fanno sentire gli ospiti come a casa loro. Dal maggio 2013, l’offerta turistica di Ca’ del Poggio è arricchita dall'Hotel Villa del Poggio, una struttura dotata di ogni comfort (e con una meravigliosa terrazza panoramica) che si integra alla perfezione con l’ospitalità offerta dal ristorante, trasformando quest’angolo della Marca Trevigiana - a 60 km da Venezia - in una specie di paradiso per una clientela che ama immergersi nell’atmosfera rilassata ed elegante delle colline del Prosecco. Nelle vicinanze sono disponibili campi da golf e da equitazione, oltre a percorsi naturalistici da esplorare a piedi o con le mountain bike messe a disposizione dall’hotel, per una vacanza all’insegna del benessere e del relax.  Nei dintorni si sviluppa inoltre il Sentiero di Papa Giovanni XXIII, un percorso di meditazione, pace e spiritualità dedicato alla memoria del “Papa Buono”, che, quand’era ancora Patriarca di Venezia, amava ritirarsi tra le colline di San Pietro di Feletto per riposarsi e ritemprare lo spirito. Le ricerche del cardinale Loris Francesco Capovilla, storico segretario personale di Angelo Giuseppe Roncalli sin dagli anni veneziani, e di don Nilo Faldon, insigne storico locale, unite alla testimonianza della gente del luogo, hanno permesso di definire i luoghi toccati dall’abituale cammino del futuro san Giovanni XXIII durante i suoi soggiorni a San Pietro di Feletto, dove esiste anche una millenaria Pieve visitata ogni anno da migliaia di fedeli.

Isola d’Elba: viaggio nello straordinario mondo animale

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Fenicotteri, cetacei, rapaci, api operose, eleganti farfalle: preparatevi all'incontro con alcune delle creature più affascinanti dell’isola.

macaone-e-valeriana-©CarenoTerra

macaone e valeriana – ©Careno Terra

Un’antica leggenda narra che quando la Venere Tirrenica nacque dagli abissi marini, la collana di perle che portava al collo si ruppe e le gemme, spargendosi nel mare, diedero vita alle isole dell’Arcipelago Toscano e tra queste all’Isola d’Elba.
Oggi, l’Elba è il cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, un’area protetta che si estende per circa 180 kmq, e della Riserva della Biosfera MaB UNESCO, un prestigioso programma dedicato alle risorse della biosfera e alla tutela delle riserve naturali.

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fenicotteri – ©ArcipelagoNetwork

Qui, tra i profumi della macchia mediterranea, l’Elba ospita una vivace e originale varietà di fauna selvatica: dai fenicotteri ai fieri rapaci, come il falco pellegrino, alle operose api; dalla piccola lucertola muraiola, endemica dell’Elba, alle colorate farfalle.
Proprio queste creature affascinanti sono ospiti e protagoniste del Santuario delle farfalle, creato in una zona nei pressi del Monte Capanne.
Un sentiero tematico che racconta la vita delle farfalle, un mondo magico dove prati e zone rocciose si animano tra lo sbattere di ali della Lycaeides villai e della Coenonympha elbana, due specie endemiche delle isole toscane.

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giasone e fico d’india – ©Careno Terra

Un luogo dove fragili e splendidi esemplari si incontrano, definito “santuario” per la sua sacralità, che costituisce un ambiente ideale per la vita di queste farfalle uniche e dove è stata registrata la presenza di oltre 50 specie, alcune molto particolari e diverse rispetto a quelle presenti nelle zone vicine.
Tra le più incredibili la vistosa Cleopatra dai colori sgargianti, la Tecla della quercia dalle ali blu scuro, le variopinte ed eleganti Giasone, Podalirio e Macaone. Inoltre, è stata osservata la Vanessa multicolore, che non si registrava all’Elba dal 1916 e veniva ormai considerata estinta!
Nel 2019, grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori, Legambiente, Parco Nazionale e l’associazione culturale le Macinelle, è stata inaugurata una nuova area del Santuario delle farfalle: l’Oasi della farfalla di San Piero, l’unica area al mondo dove vive la rara farfalla di San Piero, grazie alla presenza delle piante nutrici, le Aristolochie.

Isola d'Elba

farfalla lavanda – foto R. Ridi

Continuando a volare tra la natura dell’Elba, si arriva anche all’Orto dei semplici dell’Eremo di Santa Caterina, in cui “l’uomo che sussurra alle api” – Roberto Ballini, classe 1944, ex ciclista professionista – si prende cura delle arnie. Negli anni Ballini ha sviluppato un sistema di comunicazione con i preziosi impollinatori che distinguono due differenti frequenze sonore.
Attraverso queste modulazioni di voce riesce a dialogare con loro impartendo semplici indicazioni, in armonia con l’incredibile biodiversità dell’Orto dei Semplici, un luogo quasi mistico e di grande essenzialità che conserva esemplari di piante autoctone dell’isola, tra cui anche sei varietà rare di frutti originari dell’Elba, come il Pero Angelica dell’Elba o il Pesco Sanguigno settembrino dell’Elba.
L’ambiente marino dell’Isola, incontaminato e attraversato da correnti ricche di cibo, ospita una sorprendente varietà di forme di vita.

Isola d'Elba

balenottero – foto R.Ridi

Già dalla riva si possono scorgere i primi pesciolini e poi, nuotando al largo con la maschera, si possono ammirare praterie di posidonie, triglie di scoglio e castagnole; polpi sinuosi e cavallucci marini; rombi e barracuda; pesci luna, gorgonie e aragoste.
Ma i protagonisti del mare sono i cetacei, come le stenelle e i tursiopiche spesso vengono avvistati intorno all’isola e che con un po’ di fortuna è possibile ammirare anche da vicino durante piacevoli escursioni in barca.

delfini-©DanieleFiaschi

delfini – ©Daniele Fiaschi

L’Elba è anche un punto di riferimento per gli appassionati di birdwatching grazie alla ricchissima avifauna costituita da uccelli stanziali e migratori. Tra gli ambienti più ricchi di vita si segnalano: capo d’Enfola, dove le scogliere offrono un riparo agli uccelli e sono perfette per ospitare i nidi del Gabbiano Reale; il Monte Capanne e il Monte Serra, luoghi ideali per osservare il volo sontuoso dei rapaci. Tra quelli che nidificano sull’isola è d’obbligo segnalare il più veloce predatore alato, il falco pellegrino, ma si possono trovare anche il barbagianni, il gheppio, il gufo comune e la poiana. Di grande richiamo sono le colonie di berta maggiore e minore e di gabbiano corso. A testimonianza delle importanti risorse biologiche che il territorio dell’Isola d’Elba offre, il bacino delle antiche saline di San Giovanni torna ad ospitare i fenicotteri rosa, già avvistati negli anni scorsi e ancora una volta conferma della ricchezza di vita dell’area della Baia di Portoferraio popolata anche da aironi, pavoncelle e chiurli.

fenicotteri-rosa-©ArcipelagoNetwork

fenicotteri rosa – ©ArcipelagoNetwork

Non meno preziosi, il Monte Calamita e il già citato Monte Capanne sono siti di grande importanza per il loro valore naturalistico. Il Calamita si è accreditato nel corso della storia come luogo di assoluta suggestione per la rarità delle specie ospitate: tra gli arbusti della macchia mediterranea si possono scorgere capre selvatiche e lepri, mentre dalla sommità è possibile avvistare una delle più vaste colonie di gabbiano reale (Punta Calamita è anche detta Costa dei Gabbiani, per la presenza dei numerosi nidi). Sul Capanne, invece, potreste imbattervi nella martora lungo i sentieri che in alcune stagioni dell’anno regalano lo spettacolo della fioritura della viola corsica ilvensis, specie endemica dell’Isola dell’Elba.
http://www.visitelba.info

Asti: la denominazione firma il territorio

Riceviamo e pubblichiamo
Identità comune e bellezza paesaggistica alla base dell’innovativo progetto di brandizzazione del territorio voluto dal Consorzio di tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg.

installazione rotatoriaUn territorio inteso come brand, da rivelare ai tanti wine lover desiderosi di scoprire i panorami e i profumi dell’uva Moscato bianco, che con il suo bouquet aromatico è testimone globale del lifestyle italiano e del lusso accessibile. Questo il significato del progetto di firma del territorio, che il Consorzio di tutela ha rivelato alla presenza di istituzioni, stampa e produttori. Un’iniziativa inedita per il Piemonte, che esprime appieno la volontà della Denominazione di promuovere un enoturismo esperienziale, capace di coinvolgere il suo territorio globalmente considerato.
Nella consapevolezza del valore culturale e paesaggistico delle colline dove l’Asti e il Moscato d’Asti Docg sono prodotti, dal 2014 riconosciute patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, si è così voluto sviluppare un’attività di marketing territoriale che coinvolge tutta l’area di produzione creando una rete identitaria, capace di legare tra sé i tanti elementi che la compongono.
installazione vignetoL’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, ente gestore del sito UNESCO, condivide la progettualità in quanto conforme ai valori della Candidatura. L’iniziativa è meritevole in quanto si propone di diffondere una maggiore conoscenza e consapevolezza nelle aree vinicole dell’Asti spumante Docg che, insieme a Canelli e alle sue cattedrali sotterranee, è core zone e area di pregio del sito.
Concretamente si tratta di installazioni in acciaio Corten, studiate per integrarsi con l’ambiente circostante. Grazie alle loro forme essenziali queste strutture offriranno informazioni utili, attirando inoltre l’attenzione sui punti di interesse, senza interferire con la visuale.
Il loro posizionamento è stato studiato affinché i turisti che attraversano il nostro territorio abbiano sempre chiara la loro permanenza all’interno dell’universo della installazione muroDenominazione, fatto di tradizioni e grandi vini simbolo del Made in Italy. Un’identità Rural&Glam che si vuole ribadire anche a chi queste colline le vive quotidianamente, dando loro motivo di orgoglio nell’abitare un territorio che dell’enoturismo è vanto a livello mondiale. È così che il logo della denominazione sarà posizionato nelle rotonde di ingresso alle città e ai borghi ricompresi nella Denominazione, ma anche sui crinali dei vigneti ed all’ingresso delle aziende.
Un nuovo modo di interpretare il territorio piemontese, capace di creare una rete tra gli attori ed il loro contesto, all’insegna della qualità e dell’unicità dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg.

A Parma con le “mani in pasta”: segreti e ricette da scoprire

Riceviamo e pubblichiamo
La capitale della Food Valley si prepara ad accogliere la terza edizione del Pastaria Festival il 27 settembre, dedicato alla pasta e ai produttori: l’occasione per immergersi nel mondo di spaghetti e affini imparando a tirare la pasta, a preparare i tortelli e gli anolini, a creare sughi perfetti con i prodotti locali, tra cooking class con chef di Parma, esplorazioni del territorio, visite al Museo della Pasta. 

Tasty Cook 2Lunga o corta, liscia o rigata, all’uovo o secca, industriale o artigianale: la pasta è nel dna degli italiani. Se il culto dello spaghetto fosse la nostra religione nazionale – e in un certo senso, laicamente, lo è – San Pietro si troverebbe a Parma. Sono tanti i luoghi che rivendicano un legame speciale con la pasta, ma è lei, la capitale della Food Valley e Città creativa Unesco per la Gastronomia, il vero baricentro della produzione.
Una visita a Parma e dintorni permette di addentrarsi in un territorio votato alla pasta in tutte le sue forme, misure, particolarità. Soprattutto se si sceglie l’inizio dell’autunno: venerdì 27 settembre la città ospiterà il Pastaria Festival 2019, l’evento gratuito dedicato all’aggiornamento professionale nel ramo della pasta organizzato dalla rivista Pastaria in collaborazione con associazioni, università, ordini professionali, aziende ed esperti. Tra convegni, workshop, laboratori e presentazioni, il festival è un vero punto di riferimento per tutto il settore.
Tasty Cook_0176Un pellegrinaggio nella terra della pasta parte dal Museo ad essa dedicato, a Collecchio, nel cuore del parmense. Bontà e bellezza vanno decisamente d’accordo, perché per raccontare la regina della tavola italiana è stato scelto un luogo come la Corte di Giarola, splendido complesso monastico sulle sponde del Taro, punto di passaggio della via Francigena. I visitatori viaggiano nel tempo, dalla preistoria ai giorni nostri, fino a scoprire le tecnologie produttive più moderne. Il Museo della Pasta condivide la location con il Museo del Pomodoro: una scelta molto saggia, se si pensa all’alchimia speciale che si crea tra questi due prodotti. Già nel 1913 Antonio Bizzozero, pioniere della modernizzazione dell’agricoltura parmense, dichiarava: «state pur certi che i maccheroni al sugo con pomidoro, col relativo condimento di burro di pura panna e Parmigiano stravecchio, diverranno due istituzioni mondiali». Panna a parte, la profezia si è avverata.

Pasta Made in Parma, le esperienze da provare
La pasta è di casa a Parma, ma appartiene a tutti coloro che la amano, italiani e non. È una tradizione fatta di gesti antichi che si tramandano ancora – imparare a tirare la pasta è un must – e di ricette legate a doppio filo al territorio. Per scoprire questo patrimonio è il caso di “mettere le mani in pasta” e imparare dai maestri legati a Parma City of Gastronomy.

Tasty Cook_0563Ogni giorno, dal lunedì al venerdì, dalle 16 alle 18, si entra in cucina per apprendere i segreti della pasta con Tasty Cook di Maestro Travel Experience. Uno chef locale anima una lezione di gruppo – da 1 a 12 persone – in italiano e inglese, preparando ricette tipiche del territorio come i tortelli d’erbetta, la pasta ripiena con ricotta e bietole, le tagliatelle fresche. Prima si cucina insieme, poi si cuoce, si mette in tavola e infine si degusta, accompagnando i piatti con ottimo vino locale. Si torna a casa con un ricordo meraviglioso, tante ricette da riproporre agli amici e un grembiule in omaggio. www.parmacityofgastronomy.it/tours/tastycook-lezione-di-cucina/

Tra le esperienze che si possono vivere a Parma anche un’immersione nel regno della Bertinelli Pasta all'uovopasta senza glutine e dei prodotti adatti a diete particolari: ci pensa una food blogger come Ilaria Bertinelli, vera autorità in materia. Cresciuta in una famiglia di imprenditori e produttori di formaggio Parmigiano Reggiano, è impegnata in prima persona nella diffusione di corsi di cucina gluten free e l’elaborazione di menù bilanciati realizzati con materie prime locali e dop con l’azienda di servizi Interconsul. Ogni giorno, su prenotazione, può organizzare cooking class in italiano e inglese per piccoli gruppi, da 1 a 6 persone, modulabili per quanto riguarda la durata. La lezione termina con una bella cena in compagnia.
www.parmacityofgastronomy.it/tours/cucina-parmigiana/

Bertaccini_194254A Parma il legame tra prodotti, artigiani del cibo e territorio è più forte che mai. Stefania Bertaccini, guida ambientale escursionistica, propone un’esperienza speciale dal punto di vista dell’incontro: apre la porta di casa sua e invita a cucinare con lei, creando un menù a scelta che sicuramente include la pasta fatta in casa. Segue la cena, il momento di condividere con la famiglia i frutti del proprio lavoro, assaporando l’atmosfera conviviale e calorosa di una casa parmigiana.
Stefania Bertaccini inoltre propone un programma di esplorazioni del territorio, un viaggio nel gusto e nei prodotti, tra le filiere e i musei del cibo.
www.parmacityofgastronomy.it/tours/lezioni-di-cucina-con-stefania-bertaccini/

Infine, vale sicuramente la pena di bussare alle porte della Commanderia del Gusto, sui colli di Fidenza, B&B dove si organizzano degustazioni ed eventi, per seguire un corso di commanderiadelgusto-preparazione-pranzocucina. Dietro i fornelli, nei panni dell’insegnante, Ivana Brambilla, chef appassionata e narratrice, che tra una ricetta e l’altra racconta aneddoti, storie, curiosità e personaggi di Parma e provincia, trasformando ogni cooking class in un’esperienza davvero memorabile. Un’immersione nella “parmigianità” che segue il fil rouge di un menù particolare – ne sono proposti 3, legati alla storia del territorio, alla tradizione locale o alle specialità di stagione – ma si possono scegliere altri temi, con ricette vegetariane, menù di soli dolci e così via. Il tutto abbinabile a una degustazione di vini. L’esperienza si conclude, naturalmente, con una cena.
www.parmacityofgastronomy.it/tours/corso-di-cucina-parmigiana-la-storia-e-la-cultura-del-territorio-parmense-attraverso-un-menu/

Per informazioni: www.parmacityofgastronomy.it

Parma: c’è la Cena dei Mille. Ristorante a cielo aperto per assaporare le eccellenze gastronomiche

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Una tavolata gourmet e social a cielo aperto è imbandita nel centro storico della Città Creativa UNESCO per la Gastronomia, il 3 settembre 2019. Il biglietto è compreso con INC Hotels Group.

DTE-La-Cena-dei-Mille-a-Parma-5Mille persone su una tavolata di 500 metri di eccellenze gastronomiche. È la Cena dei Mille, che il 3 settembre 2019 trasforma Parma, la Città Creativa UNESCO per la Gastronomia, in un ristorante gourmet a cielo aperto, nella splendida cornice del centro storico. Una cena social che si può vivere con INC Hotels Group, leader alberghiero del territorio di Parma e della Food Valley, e che inaugura la kermesse del Settembre Gastronomico: un mese di manifestazioni dedicate alle eccellenze del cibo locale, tra Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma DOP, la pasta al pomodoro e alle alici, il latte e i prodotti caseari, i vini dei Colli di Parma DOC.
Fil rouge della Cena dei Mille sarà la riscoperta dei gusti della tradizione gastronomica parmense interpretati con maestria dalla squadra di Parma Quality Restaurants che rappresenta la miglior espressione dell’alta cucina parmense e che curerà il primo e secondo piatto.
DTE-La-Cena-dei-Mille-a-Parma-2Ci sarà anche una rappresentanza di Chef To Chef il consorzio dei 50 migliori chef dell’Emilia Romagna, i quali firmeranno l’antipasto. Ospite d’onore, lo Chef 3 Stelle Michelin Norbert Niederkofler, mente del Ristorante “St. Hubertus” presso l’Hotel Rosa Alpina di San Cassiano, che plasmerà il dessert  raccogliendo il testimone di Carlo Cracco protagonista dell’edizione 2018.
La Cena dei Mille ha finalità benefiche, in quanto il ricavato andrà a favore dell’Emporio Solidale di Parma che aiuta le famiglie in difficoltà.
Per il soggiorno, INC Hotels Group, propone con 7 stelle Viaggi e Turismo, al Best Western Plus Hotel Farnese di Parma tariffe a partire da 155 euro a persona in camera doppia, inclusa colazione con prodotti a km zero e biologici, piscina esterna, noleggio biciclette gratuite e il biglietto della cena compreso. C’è anche il servizio di ricarica auto elettriche e Tesla. All’Holiday Inn Express Parma, vicino all’ autostrada ma a pochi km dal centro, noleggio gratuito biciclette, il prezzo è a partire da 143euro a persona in camera doppia, colazione a buffet e biglietto cena.

Per informazioni: INC Hotels Group
Via Reggio 51/a, 43126 Parma
E-mail: info@inchotels.com
Sito web: www.inchotels.com

Barolo: Collisioni inizia con il botto. Eddie Vedder e Asti Docg per un incontro tra numeri uno

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Lunedì scorso a Barolo il festival “Collisioni” si è aperto con il botto: la straordinaria esibizione del cantante dei Pearl Jam, Eddie Vedder a cui il Consorzio dell’Asti ha dedicato un grande brindisi collettivo per quello che è risultato l’incontro tra numeri uno.

collisioni (1)Migliaia di wine lovers ed amanti della buona musica sono accorsi a Barolo, per assistere alla performance di Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, lo storico gruppo di Seattle.
Una grande serata di apertura per il festival Collisioni, impreziosita dalla presenza del Consorzio dell’Asti Docg, le cui bollicine hanno permesso agli spettatori di brindare all’estate.
Prima che l’artista americano si esibisse in alcuni dei pezzi che hanno fatto la storia della musica, il Consorzio ha accolto i partecipanti con un calice di Asti Docg; ben 10mila sono state le degustazioni offerte al pubblico.
collisioni (4)È così che, sulle note dei suoi successi, i fan provenienti da tutta Italia hanno potuto assaporare l’Asti Docg ed il Moscato d’Asti Docg in una cornice unica.
Gli spazi circostanti il piccolo borgo delle Langhe sono infatti la scenografia perfetta per raccontare il Moscato. Un vitigno la cui storia è legata indissolubilmente a queste colline, dal 2014 riconosciute Patrimonio Unesco.
Luoghi ricchi di cultura e tradizioni, reinterpretate in chiave moderna da vini perfettamente in grado di sposarsi con tutte le cucine internazionali, pur mantenendo intatta la loro vocazione per i momenti di festa e condivisione.
collisioni (3)Il segreto della Denominazione è lo spirito Rural&Glam che contraddistingue le tre tipologie, punto di incontro tra la storia millenaria e la vocazione fashion del Moscato, che si esprime in ogni sorso di Asti Docg e di Moscato d’Asti Docg.
Questo concerto identifica appieno l’anima Rural&Glam del Moscato – dichiara il Direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco –. Eddie Vedder che si esibisce in mezzo ai vigneti, circondato da appassionati e wine lovers che brindano con l’Asti Docg. Quando c’è festa e divertimento l’Asti Docg c’è; icona dell’italian lifestyle, dove cultura, bellezza e sapori si fondono in un calice di Asti Docg o di Moscato d’Asti Docg”.

Pinerolo: al MUSEP si inaugura domani la mostra “Dove tutto è pietra”

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Domani, sabato 8 giugno, Palazzo Vittone a Pinerolo la mostra “Dove tutto è pietra”, ideata e realizzata dal Centro arti e tradizioni popolari del Pinerolese e presentata nell’ambito delle attività del MUSEP, il Museo Civico Etnografico del Pinerolese. La mostra sarà visitabile fino a domenica 28 luglio.

MusepSi inaugura domani, sabato 8 giugno, alle 18 e sarà visitabile sino a domenica 28 luglio a Palazzo Vittone a Pinerolo la mostra “Dove tutto è pietra”, ideata e realizzata dal Centro arti e tradizioni popolari del Pinerolese e presentata nell’ambito delle attività del MUSEP, il Museo Civico Etnografico del Pinerolese. La mostra scaturisce da una ricerca dello storico Gian Vittorio Avondo sulle lavorazioni e sui diversi usi delle pietre delle Alpi. All’allestimento hanno collaborato Ezio GiajAlessandra Maritano e il gruppo di lavoro dell’associazione e del museo.
Nella preparazione dei pannelli si è fatto un ampio ricorso alle immagini che illustrano architettura, storia, arte, mestieri e curiosità del mondo alpino della pietra, partendo dal Neolitico e giungendo al XXI secolo.
Da 5.000 anni la pietra è una materia prima fondamentale nella costruzione di strutture e opere murarie e nella fabbricazione di utensili come le macine e i rulli per spianare il terreno: manufatti che sono serviti e servono ancora per ripararsi dalle intemperie, fortificarsi, coltivare, lastricare le strade o portare l’acqua ai villaggi. Insieme al legno, la pietra ha rappresentato per secoli l’unico materiale con cui l’uomo ha realizzato le sue opere e i suoi attrezzi. Di quelle opere e di quegli attrezzi la mostra vuole perpetuare la memoria, a pochi mesi dalla richiesta da parte di otto Paesi europei – Italia, Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera – del riconoscimento  dell’arte della pietra a secco e della pratica rurale dei muretti a secco quale Patrimonio immateriale dell’umanità tutelato dall’UNESCO.
locandina_Dove tutto è pietra_2019La sapienza nell’accatastare le pietre l’una sull’altra senza l’utilizzo di altri materiali esprime la relazione armoniosa fra l’uomo e la natura da un lato, ma anche la fatica, la povertà e la lotta per superare l’arretratezza di tante comunità montane e rurali del Vecchio Continente. Oggi è in pericolo un immenso patrimonio di manufatti in pietra a secco, per molto tempo dimenticati come retaggio di un passato da superare senza rimpianti. Molti di quei manufatti sono andati distrutti a causa dell’assenza di manutenzione, del degrado, dello spopolamento delle vallate e delle campagne.
Grazie alle collaborazioni con il ricercatore Mauro Cinquetti al MUSEP sono anche esposti esemplari di rocce ofiolitiche del Monviso, mentre Giorgio Damiano ha messo a disposizione una campionatura della sua collezione di minerali provenienti da tutto il mondo ed Eraldo Quero  espone i suoi modelli di coperture con le lose e un arco.
La mostra è visitabile gratuitamente fino a domenica 28 luglio, il sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18, la domenica dalle 10,30 alle 12 e dalle 15,30 alle 18. Per informazioni si può telefonare al MUSEP al numero 335-5922571.