Da Borgo Val di Taro a Bedonia, la valle segreta della provincia di Parma è il luogo perfetto per un’estate di vacanza e lavoro nel cuore della natura.
Connessi con la natura o connessi nella natura? In Alta Valtaro (PR), lanciata verso un’estate nel segno del workation, il problema non si pone. Se gli inglesi hanno fatto scuola, coniando un termine che intreccia due attività apparentemente antitetiche come il lavoro e la vacanza, l’angolo di Emilia al confine con Toscana e Liguria ha adottato il concetto declinandolo in una dimensione unica che, con tutto il rispetto, la patria dei sudditi di Sua Maestà può limitarsi a invidiare. Ben prima che il Covid-19 contribuisse indirettamente al boom dello smart working, una ricerca effettuata nel 2014 aveva già evidenziato come la presenza di una pianta in ufficio potesse aumentare la produttività del 15%.
Altre erano state in grado di dimostrare l’incidenza sulla concentrazione della possibilità di alternare momenti di svago – e di conseguente riposo – a svariate ore di lavoro. E se in ufficio non ci fosse solo una pianta ma un’intera vallata e quelli da inserire tra una riunione da remoto e l’altra non fossero semplici “momenti di svago” ma indimenticabili esperienze tra boschi, cascate e vette appenniniche? Partita da Borgo Val di Taro, l’iniziativa del workation si è presto allargata all’AltaValtaro nel suo complesso, che offre l’opportunità di vivere uno smart working inedito in spazi fuori dalle canoniche rotte del turismo di massa per ritrovare una dimensione autentica e sostenibile, senza dover per forza rinunciare ai notoriamente inderogabili impegni professionali.
Alla costante millenaria dei panorami mozzafiato si aggiunge allora una connessione che tocca più o meno ogni luogo, dalle biblioteche pubbliche di Albareto, Bedonia e Borgo Val di Taro, dove poter prenotare la propria postazione di lavoro o studio, fino alle case in affitto e alle strutture ricettive che mettono a disposizione spazi attrezzati per svolgere da remoto le attività di norma relegate alla grigia gabbia dell’ufficio. Il vero vantaggio è evidentemente quello di poter spedire un’e-mail e, un attimo dopo, inforcare un’e-bike affittata in uno dei tanti centri noleggio per lanciarsi alla scoperta di uno degli innumerevoli itinerari che attraversano la valle e si spingono fino ai confini regionali.
Oppure, infilare un paio di scarpe comode mentre ancora si sta controllando un grafico per poi dedicarsi alla scoperta della Via degli Abati o aggregarsi a una delle escursioni proposte dalle preparatissime guide trekking della zona, inoltrandosi magari verso le cascate delle miniere di rame di Santa Maria del Taro, il Lago di Martino o il Groppo di Gorro. In questo gioiello segreto nel cuore di Visit Emilia (www.visitemilia.com), fuori dalle rotte del turismo di massa ma comodamente raggiungibile, il lusso è scegliere di non scegliere: una volta spento il computer, ad esempio, ci si può ritrovare in pochi istanti sui sentieri della Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF dei Ghirardi o tra i nobili corridoi del Castello di Compiano, dal quale si gode peraltro di una splendida vista sull’omonimo borgo – tra i più belli d’Italia – e sulla lussureggiante distesa dell’Appennino, punteggiata dalle imponenti cime del Molinatico, del Penna e del Pelpi.
Insomma, tra lavorare per vivere e vivere per lavorare, c’è un’altra via. Quella che porta in Alta Valtaro, dove si lavora vivendo. Turismo Valtaro Tel: 052596796 E-mail: info@turismovaltaro.it Sito web: www.turismovaltaro.it
Un tour alla scoperta dei luoghi di meditazione e d’arte nel cuore spirituale di Visit Emilia.
Chiostro piccolo Chiostri di San Pietro Reggio Emilia credit Visit Emilia
A volte, si può andare oltre l’evidenza di una facciata strabiliante per scoprire i gioielli più intimi e da quelli partire per poi tornare in superficie e lasciarsi incantare dalla meraviglia che investe lo sguardo. Adottando questa filosofia, è possibile approcciarsi ad abbazie, chiese, complessi monastici e borghi di cui il territorio compreso tra le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia è ricchissimo, iniziando dai chiostri. Cuore di strutture dall’ingegnosa progettazione che offrono allo stesso tempo nutrimento per occhi distratti dagli infiniti tic del paesaggio urbano, sono spazi segreti ma aperti a chiunque intenda la spiritualità in senso neutro, come momento intimo e personale, e a quanti, molto semplicemente, vogliano passeggiare con lo sguardo e con i piedi in gioielli architettonici che hanno ospitato nei secoli autentiche maratone dialettiche e meditative. Visit Emilia (www.visitemilia.com) propone di seguito una ristretta ma essenziale selezione dei più affascinanti chiostri in campionario (in attesa che l’emergenza sanitaria ci consenta nuovamente di viaggiare lungo la nostra affascinante penisola, n.d.r.).
Monastero di San Giovanni Evangelista Parma primo chiostro credit Visit Emilia
Parma Assieme alla Cattedrale di Parma, il Monastero di San Giovanni Evangelista è uno scrigno di arte e di storia che non conserva solamente la splendida cupola affrescata dal Correggio e la Storica Spezieria. Tra i segreti meglio custoditi dalle possenti mura del complesso benedettino risalente al X secolo, ci sono ben tre chiostri, un’autentica oasi di pace nel centro storico della città, accessibili sulla destra dell’uscita della chiesa. Appena entrati, ciò che colpisce è il silenzio. La regola benedettina accoglie i visitatori: “Ora et labora” leggiamo lungo la parete del primo chiostro, detto di San Giovanni o della Porta, che è in realtà il più recente. Edificato tra il 1537 e il 1538, presenta un porticato a colonne ioniche, una fontana centrale inaugurata nel 1589 e resti di affreschi del tardo ‘500, come quelli di Leonardo da Monchio ed Ercole Pio, datati 1579. Una porta sulla destra ci fa accedere alla Biblioteca Monumentale, divisa in tre navate, con due file di cinque colonne ioniche che reggono, coi muri perimetrali, il soffitto composto di diciotto volte a tutto sesto. Strabiliante il programma pittorico dall’Abate Stefano Cattaneo da Novara, che comprende 5 carte geografiche, la genealogia di Cristo e 3 cronologie, 4 spazi con illustrazioni delle costruzioni archetipiche dell’Antico Testamento, la celebrazione della vittoria di Lepanto, la decorazione delle volte a grottesche e quella delle lunette sopra le due porte. Sotto la loggia del chiostro successivo, il più antico e non a caso detto del Capitolo, si apre la sala capitolare. Il più grande dei tre è però il Chiostro di San Benedetto, costruito tra il 1508 e il 1512 e caratterizzato da un’elegantissima linea che dà un senso di leggerezza al portico di 36 colonne, ognuna delle quali separata dalla successiva da 26 tondini con figure di santi realizzate Giovanni Battista Merano e Tommaso Aldovrandini a fine ‘600.
Chiostro di Santa Maria delle Neve Torrechiara (PR) foto di Guido Barbi – credit Visit Emilia
Per una gita fuori porta, sempre alla ricerca dei chiostri più suggestivi, si può raggiungere, la Badia di Santa Maria della Neve, fondata da Pier Maria Rossi a Torrechiara nel 1471 attorno alla preesistente chiesa dedicata alla Madonna della Neve. I capitelli del chiostro quattrocentesco richiamano quelli presenti nel cortile d’onore del vicino castello, mentre la campana originaria di “magister Antonius” e una formella in cotto con la Flagellazione, tratta da un marmo dell’Amedeo (1481-84), offrono piacevoli inquadrature tra le armoniose arcate del perimetro quadrangolare. Qui, un passo dopo l’altro, si può sbirciare negli ambienti che le pareti lasciano intuire: tra essi, un piccolo oratorio impreziosito con affresco raffigurante la Madonna col Bambino in Mandorla.
Abbazia di Chiaravalle della Colomba foto Perazzoli – credit Visit Emilia
Piacenza I 700 anni dalla morte di Dante forniscono lo spunto per una visita all’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, inserita nei due Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa “Via Francigena” e “Route Européenne des Abbayes Cicterciennes” e fondata all’incirca nel 1136 nei pressi di Alseno dallo stesso San Bernardo, che del Sommo Poeta fu l’ultima guida in Paradiso. L’integrità mantenuta dal trecentesco chiostro quadrato che costituisce il cuore della struttura – il cui nome deriva dalla leggenda secondo la quale fu una bianca colomba a delineare con delle pagliuzze depositate davanti ai monaci il perimetro della futura costruzione – permette di apprezzarne la qualità architettonica, decorativa e mistico-simbolica tipica del medioevo e soprattutto l’affascinante armonia delle parti. Magistrali sono i raccordi e i ritmi contrappuntati di elementi che si moltiplicano per combinarsi in un tutt’uno di sublime coerenza: le simbologie cifrate si insinuano nelle 24 partizioni a quadrifora, così come nelle 96 arcatelle ogivali, nelle 130 colonnine binate in marmo rosa di Verona, nei 20 speroni a contrafforte avanzati e nella cornice ad archetti e tortiglione. Specie alla luce di alcune precise ore del giorno, una passeggiata lungo i 40 metri dell’anello claustrale evoca un passato di meditazione monastica favorita dal contrasto tra rigore esistenziale e splendore artistico, qui sintetizzato in dettagli come le colonne ofitiche, i capitelli figurati o le figure telamoniche agli angoli interni del portico.
Chiesa di San Sisto a Piacenza foto di Dassoni – credit Visit Emilia
In questo itinerario alla ricerca dei luoghi del raccoglimento, una menzione meritano poi i chiostri della Chiesa di San Sisto a Piacenza – carissima ai Farnese e custode tra l’altro del monumento funebre a Margherita d’Austria e di una copia della celeberrima Madonna Sistina di Raffaello, il cui originale venne venduto nel 1754 ad Augusto III re di Polonia. Insigne tempio rinascimentale e opera prima di Alessio Tramello, il chiostro si presenta allo sguardo dei visitatori che attraversano il portone di ingresso come un ampio triportico con ventuno arcate a pieno centro sostenute da colonne in granito; sopra le arcate sono ancora visibili antichi medaglioni affrescati, che raffigurano diciotto immagini di imperatori e abati.
Abbazia di San Colombano a Bobbio – Piacenza credit Visit Emilia
Addentrandosi in Val Trebbia merita poi una visita il complesso dell’Abbaziadi San Colombano a Bobbio, nota soprattutto come fonte d’ispirazione – con il suo Scriptorium, oggi purtroppo in gran parte disperso – per “Il nome della Rosa” di Umberto Eco. Fu uno dei più importanti centri monastici d’Europa durante il Medioevo, l’ultimo fondato in Italia da San Colombano nel 614 e ancora oggi cuore pulsante, dal punto di vista culturale, del borgo.
Chiostro grande Chiostri di San Pietro Reggio Emilia – credit Visit Emilia
Reggio Emilia C’è la mano inconfondibile di Giulio Romano in quel meraviglioso esempio di complesso monumentale del Rinascimento che sono i Chiostri di San Pietro, nel centro storico di Reggio Emilia. Nel cuore dell’antico monastero, colpiscono per la complessità progettuale e l’eterogeneità del disegno. Dei due chiostri, recentemente magistralmente restaurati, attorno ai quali si articola la struttura, il più piccolo – forse ideato da Alessio Tramello – è un trionfo di volte a botte e cupolette angolari, bifore, timpani e lesene scanalate. Le colonnine binate in marmo rosso e bianco del Clemente e le decorazioni murarie del Moresino completano il colpo d’occhio di questa oasi di pace che favorisce un senso di estrema lontananza dall’incombente caos cittadino. Alla sua raffinatezza da miniatura emiliana, si contrappone armoniosamente l’imponenza scultorea tardo manierista del chiostro grande. La cifra stilistica di Giulio Romano permea un ambiente perimetrato popolato da colonne ioniche alternate da aperture archivoltate a bugnato, finestre timpanate e nicchie con statue secentesche di santi dell’ordine benedettino. Oggi un percorso poliedrico, uno spazio espositivo, un centro culturale di rilievo internazionale e luogo di partecipazione e confronto, di socialità e innovazione aperta; luogo anche di co-Work con comode postazioni progettate per fornire spazio e servizi informatici, tecnologici e momenti di pause con uno spazio food e caffetteria.
Chiostri di San Domenico Reggio Emilia foto di Riccardo Varini – credit Visit Emilia
Tra i più antichi luoghi di devozione della città, il convento di San Domenico venne costruito tra il 1233 e il 1236 sull’onda dell’entusiasmo suscitato nella popolazione dalla predicazione di fra Giacomino da Reggio. Adibito già nel tempo a caserma, poi a Deposito Stalloni, e a istituto per l’incremento ippico dell’esercito, il complesso cela nel proprio ventre due chiostri che conservano nel loro aspetto l’aura di una storia originalissima. Sul più grande, edificato nel corso del XVI secolo, si affacciavano le celle dei frati, mentre nel chiostro piccolo, dominato dalla fiancata dell’antica chiesa dominicana, il passato si incontra col contemporaneo della scultura “Less Than” di Robert Morris. Nel passaggio fra il primo e il secondo cortile, due lunette lasciano intuire la presenza di dipinti a fresco seicenteschi raffiguranti “Cristo e una santa Domenicana” e “la Madonna con alcune Domenicane”. L’ala sud dei chiostri è oggi adibita a spazio espositivo, mentre il primo piano è sede dell’Istituto Musicale A. Peri, le cui note rendono ancora più suggestiva l’atmosfera che accoglie chi entra nel chiostro.
Dalla full immersion nel Parmigiano Reggiano al regno del benessere, passando per la terra di Verdi e il tempio del Culatello, un itinerario possibile per 24 ore nella Food Valley.
Per vivere appieno una giornata nell’essenza dell’Emilia bisogna alzarsi presto, perché soltanto guardando in faccia il sole che dà la sveglia alle campagne della Food Valley, nel cuore di Visit Emilia (www.visitemilia.com), si può entrare nel cuore della produzione del Parmigiano Reggiano. Alle 7:30, il caseificio Parma2064 di Fidenza (PR) apre le proprie porte e scosta idealmente il sipario sull’universo in febbrile movimento del processo che porta alla creazione del formaggio italiano più amato al mondo. Le atmosfere vaporose del luogo in cui ogni anno vengono alla luce oltre 30mila forme contrassegnate dal marchio della cooperativa avvolgono ogni fase di una visita guidata negli ambienti di lavorazione casearia che si insinua nei corridoi scavati dal tempo tra le imponenti pareti scaffalate dedicate alla stagionatura, per giungere al magazzino e terminare con una degustazione di 12, 24 e oltre 40 mesi. (Per info e prenotazioni: www.2064.it, visite@2064.it, 0524 520958)
Casa Barezzi
Andando verso nord, la sosta alla casa natale di Giuseppe Verdi nella frazione Roncole Verdi, con deviazione altrettanto imprescindibile alla dimora-museo dedicata a Giovannino Guareschi, è il preludio alla dimensione lirica – ma non solo – di Busseto. La statua del grande compositore emiliano presidia la piazza centrale e detta il tempo di una visita sinfonica che comincia da Casa Barezzi, oggi museo verdiano ma un tempo dimora dell’imprenditore che scoprì il talento del futuro genero, ospitandone la prima esibizione pubblica. Percorrere le sue stanze ricche di cimeli, lettere autografe, ritratti, documenti e memorabilia è come penetrare in una storia scritta sul pentagramma, che non può che proseguire nel delizioso Teatro Giuseppe Verdi, vero salotto cittadino ricavato nella Rocca (già Castello dei Pallavicino), di fondazione duecentesca. Il Palazzo del Monte di Pietà o le architetture religiose come la Collegiata di San Bartolomeo o la Chiesa di Santa Maria degli Angeli sembrano intervalli tra gli atti di un’opera che termina con il classico gran finale, qui incarnato dal Museo Nazionale Giuseppe Verdi e dal Museo Renata Tebaldi, entrambi allestiti negli spazi della straordinaria Villa Pallavicino, tra le più splendide residenze nobiliari del Parmense. (Per info e prenotazioni: www.bussetolive.com, info@bussetolive.com, 0524 92487)
Giunti a questo punto, è la fame stessa a spingere le ruote verso Polesine Parmense (PR), regno del gusto dei fratelli Luciano e Massimo Spigaroli, signori incontrastati dell’AnticaCorte Pallavicina. Qui, dove lo sciabordio delle acque del Po sembra accordarsi alla musica dei capolavori verdiani, è possibile immergersi nell’aria autentica dell’Hosteriadel Maiale, luogo di recupero di una straordinaria tradizione culinaria. La tappa nei sapori si completa abbinando ai salumi e alle antiche ricette che hanno fatto grande la Bassa una visita guidata al Museo del Culatello e del Masalén, percorso concretissimo e virtuale tra i protagonisti alla base della nascita di un simbolo del territorio, figlio della nebbia. (Per info e prenotazioni: www.anticacortepallavicinarelais.it, relais@acpallavicina.com, 0524 936539)
Castello di Tabiano
Una terra che incoraggia a godere dei piaceri della vita trova nelle Terme di Salsomaggiore e Tabiano un tempio del benessere che vale una sosta e una visita approfondita. Solo mettendo da parte la fretta è infatti possibile andare oltre l’immagine da brochure per dedicare tempo alla scoperta dei Castelli del Sale – disseminati tra Tabiano, Cotignaco e Scipione e così denominati in virtù dell’originaria funzione di difesa delle preziose saline – alla contemplazione della monumentale struttura liberty del Palazzo delle Terme di Berzieri, al tuffo tra i fossili e i resti oceanici raccolti al MuMAB – Museo del Mare Antico e della Biodiversità o ancora alle passeggiate sui sentieri delle dolci colline di Tabiano al confine con il Parco dello Stirone e Piacenziano, per poi concludere la giornata con un aperitivo in uno degli eleganti caffè storici di Salsomaggiore Terme. (Per info e prenotazioni: www.visitsalsomaggiore.it, info@portalesalsomaggiore.it, 0524 580211)
Dai cavalli di Piacenza ai monumenti parlanti di Parma, fino a Don Camillo e Peppone a Brescello (RE), le sculture sotto il cielo di Visit Emilia.
Statue Parlanti a Parma, Giuseppe Verdi, foto di Edoardo Fornaciari
Come se non bastassero la natura, i castelli, i teatri e l’arte della cucina che invade ogni angolo della sua superficie una e trina, a identificare Visit Emilia come un autentico museo a cielo aperto partecipano anche statue e sculture di svariato genere, collocate in sontuosi spazi pubblici e in luoghi insospettabili, uniti dall’assenza di pareti e da quel soffitto intangibile eppure imponente che è il cielo. Parma, Piacenza e Reggio Emilia danno vita allora a un’eclettica esposizione della creatività e dell’ingegno che può essere serenamente ammirata in tempi che rendono quantomeno imprevedibile o incerta la possibilità di accedere a mostre e musei. Se vederle per la prima volta è un’esperienza unica, perfino chi è abituato alla loro presenza può cogliere l’occasione per scoprirne nuovi dettagli o ritrovarle inserite in un contesto inedito.
Statue Parlanti a Parma Correggio – credit Visit Emilia
Le Statue Parlanti e il Sentiero d’Arte Nel maggio del 2019, a Parma, le statue hanno cominciato a parlare. Dal Gruppo del Sileno situato a Parco Ducale, fino al Verdi seduto che presidia la Casa della Musica in Piazzale San Francesco, sono 16 le sculture alle quali il progetto TalkingTeens ha dato voce. Realizzata con il coinvolgimento di 350 studenti delle scuole superiori, l’iniziativa permette alle opere di comunicare direttamente con turisti e passanti grazie a QR Code, app e smartphone: le istruzioni collocate nei pressi del monumento spiegano come ricevere dal personaggio raffigurato una telefonata esplicativa rispetto alla sua realizzazione, con tanto di dettagli storici, aneddoti e vicende biografiche. Le indicazioni sono presenti anche in braille per non vedenti o ipovedenti, mentre le chiamate possono essere ascoltate in italiano, inglese o, a volte, in dialetto parmigiano.
Sentiero dell’Arte, Giovanni Sala Presenze, 2020 – foto Michele Riccomini e Alessandro Violi
Uscendo da Parma, il Sentiero d’Arte è pensato per valorizzare il territorio di Langhirano. Partendo dalla Badia Benedettina verso il rinascimentale Castello di Torrechiara di Pier Maria Rossi, fino a raggiungere il paese di Langhirano, il museo diffuso si integra in un paesaggio intatto e segnato dal corso ondeggiante dell’antico Canale di San Michele. Gli artisti contemporanei selezionati per il progetto hanno realizzato opere di forte valenza intellettuale e poetica che, nel rispetto della specifica situazione ambientale, ne interpretano luci e atmosfere.
I cavalli del Mochi e Mimmo Paladino Tra i simboli più noti della città di Piacenza, i due monumenti equestri in bronzo realizzati nel ‘600 dallo scultore Francesco Mochi da Montevarchi sono talmente considerati da aver determinato il nome di Piazza dei Cavalli. Poggiate su basamenti in marmo bianco di Carrara, le statue di Alessandro e Ranuccio I Farnese sono capolavori assoluti dell’arte barocca, impreziositi da elementi come le targhe, i 16 armoniosi putti, le decorazioni, gli stemmi e, soprattutto, i bassorilievi raffiguranti le Allegorie della pace e del Buon Governo o le scene tratte dalla guerra combattuta da Alessandro stesso nelle Fiandre.
Installazione Mimmo Paladino, foto Comune di Piacenza, Credit Visit Emilia
Fino al 28 febbraio 2021, le due opere residenti dialogheranno con l’installazione monumentale realizzata da Mimmo Paladino, composta da 18 cavalli in vetroresina, ispirati a modelli funerari di origine etrusca. Contenute da e in una base quadrangolare di dodici metri per lato, le sculture contemporanee dell’artista campano sembrano emergere da una dimensione effimera per illuminare con la loro apparizione temporanea due strabilianti esempi della creatività umana.
Statua di Don Camillo a Brescello (RE), foto di Mario Rebeschini
Dall’arte funeraria romana alle danze contemporanee Sarebbero monumenti anche se non fossero statue ma rimane comunque il fatto che Don Camillo e Peppone, o meglio le loro versioni in bronzo, sono protagonisti dell’ennesimo e infinito incontro in Piazza Matteotti a Brescello, paese in cui Giovannino Guareschi ha ambientato tutte le vicende della strana coppia. Dalla parte del municipio il sindaco, dalla parte della chiesa il parroco, le due sculture realizzate da Andrea Zangani hanno fatto la loro comparsa nel 2001, a ricordo dei 50 anni dal primo film della saga. Tra le più interessanti espressioni del rilievo funerario romano di tutta l’Italia settentrionale, il Monumento ai Concordi è un recinto rettangolare rinvenuto a Boretto del 1929 e riposizionato nei Giardini di Reggio Emilia l’anno successivo, per volere dell’allora soprintendente: realizzata in marmo di botticino, l’opera è presumibilmente un reperto del I secolo d.C. e intendeva sottolineare il prestigio di alcuni illustri cittadini della comunità di Brescello. Sempre a Reggio Emilia, sono imperdibili l’ArabaFenice di Luciano Fabro e la Danza di Astri e di stelle di Eliseo Mattiacci, entrambe – rispettivamente collocate nel cortile dell’Università e nella distesa verde della Fondazione Aterballetto – inserite nel progetto “Invito a…”, che ha portato quattro artisti contemporanei di fama internazionale a dialogare con gli spazi della città.
Monumento a Ferrante Gonzaga a Guastalla (RE) foto di Mario Rebeschini
Dal Palazzo Ducale di Rivalta, dove era parte del complesso ornamentale della Villa, arriva invece la Statua del Crostolo, che dal 1802 fa bella mostra di sé nella centralissima Piazza Prampolini. Risale infine al 12 novembre del 1888 l’inaugurazione della statua in marmo di Carrara di Lazzaro Spallanzani a Scandiano, nella piazza che, da quel momento, prese il nome dell’illustre scienziato. Opera di Guglielmo Fornaciari, la scultura mostra lo studioso intento a osservare con la lente d’ingrandimento una rana, realizzata da Vasco Montecchi. Nato nel 1729, il naturalista è il più celebre cittadino del comune ed è considerato anche un precursore della virologia. Fatto che, oggi come oggi, rende quantomeno di buon auspicio una visita al monumento. Visit Emilia E-mail: info@visitemilia.com Sito web: www.visitemilia.com
Oggi completiamo il viaggio tra le cupole e gli affreschi delle più straordinarie chiesedi Parma, Piacenza e Reggio Emilia: in questa terza e ultima parte andiamo a Reggio Emilia.
Le chiese sono da sempre custodi di eccezionali opere d’arte. E spesso è proprio guardando in alto, nell’immensità delle loro cupole che si svelano capolavori meravigliosi, affreschi realizzati da grandi artisti del passato. Questo è il periodo ideale per scoprire tali espressioni del genio umano racchiuse nelle più belle chiese di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, avvicinandosi all’anima creativa e spirituale di Visit Emilia. Oggi andiamo alla scoperta delle chiese di Reggio Emilia.
Tempio della Beata Vergine della Ghiara cupola, credit Visit Emilia
La cupola di Lionello Spada nel Tempio della Beata Vergine della Ghiara di Reggio Emilia Tra i più artistici santuari mariani d’Italia, monumento di fede eretto a seguito di un prodigioso miracolo, il Tempio della Beata Vergine della Ghiara di Reggio Emilia vanta una maestosa decorazione figlia del lavoro di una élite di artisti emiliani della prima metà del Seicento. Il progetto dell’architetto ferrarese Alessandro Balbo fu poi eseguito dal reggiano Francesco Pacchioni, coadiuvato per la costruzione della cupola da Cosimo Pugliani. Affrescata nel 1614 da Lionello Spada, allievo del Carracci, che si ispirò alle scritture dell’Antico Testamento ed ebbe modo di mostrare grandi qualità prospettiche, soprattutto nella realizzazione degli angeli, il ciclo decorativo degli affreschi che orna le volte, le cupolette, la cupola e l’abside in ricchissime cornici, decorazioni e stucchi dorati, amplifica e commenta come in una sacra rappresentazione l’immagine della Beata Vergine della Ghiara presentata dal motto “Quem genuit adoravit”. È l’esaltazione di Maria, che riassume il mistero dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. È invece opera del Guercino il capolavoro “la Crocifissione di Cristo, con ai piedi la Madonna e i Santi Maria Maddalena, San Giovanni e S. Prospero” che rende la pala dell’Altare della Città il lavoro di maggior impegno dell’artista al suo rientro da Roma. Per personalizzare la visita è disponibile l’applicazione “Arte e biblica nella Basilica della Ghiara” che dialoga con i codici QR all’interno della basilica, fornendo approfondimenti storici, artistici e teologici dell’opera.
Basilica di San Prospero credit Visit Emilia
Il Giudizio Universale nella Basilica di San Prospero di Reggio Emilia Per ammirare “Il Giudizio Universale” di Camillo Procaccini (1558ca –1629) bisogna varcare la porta della Basilica di San Prospero di Reggio Emilia e rivolgere lo sguardo sul ciclo pittorico del presbiterio e dell’abside. L’artista bolognese raffigura con maestria nella chiesa dedicata al patrono della città (di cui conserva le spoglie) e situata nel cuore del centro storico, il giorno del supremo giudizio di Cristo, collocato nel punto più alto della conca absidale, il quale in modo risoluto, ma carico di umana pietà, invita le anime a salire, circondato da angeli e santi del paradiso. Non mancano gli apostoli Andrea e Pietro e poi disposti secondo precise gerarchie gli evangelisti, i santi protettori della città e altre figure. Poi i risorti, che emergono dalle sepolture rivolti verso il cielo. L’atmosfera cambia nella rappresentazione dei dannati che sprofondano nelle fiamme dell’inferno, tra bagliori accecanti, controluce, vapori, e la grande figura del diavolo. Altre scene caratterizzano l’opera, come la rappresentazione del Cristo morto nel sepolcro e poi nella volta del presbiterio la creazione di Eva e dell’Apocalisse. A completare il ciclo di affreschi del catino absidale, le due storie bibliche: la caduta di Jetzabel e la resurrezione del figlio della vedova a Naim. L’opera segna la fine del Manierismo a Reggio Emilia e l’arrivo delle innovazioni della pittura dei Caracci.
Cupola della Chiesa di San Giovannino credit Visit Emilia
Nella Piccola Ghiara di Reggio Emilia, la cupola ispirata dal Correggio Chiamata la “Piccola Ghiara”, la Chiesa di San Giovannino di Reggio Emilia custodisce opere prestigiose e una splendida cupola realizzata dal Sisto Badalocchio, che si ispirò all’Ascensione dipinta dal Correggio nell’Abbazia di San Giovanni Evangelista a Parma. La struttura attuale risale al XVI secolo, anche se le prime notizie della chiesa risalgono al XII secolo. Nei primi anni del Seicento diversi artisti, che poi hanno arricchito di opere la Basilica della Ghiara di Reggio Emilia, affrescarono la Chiesa di San Giovannino rendendola preziosa. La cupola è dotata di quattro finestroni e di statue in terracotta. Gli affreschi realizzati nel 1613 rappresentano un volteggiare di figure e nuvole che guardano verso l’alto, verso il “Ritorno di Cristo”. La volta della navata centrale presenta, racchiuse in ardite prospettive illusionistiche del bresciano Tommaso Sandrini, affreschi di Lorenzo Franchi, rappresentanti San Giovanni che scrive l’Apocalisse. Destinazione Turistica Emilia Parma – Piacenza – Reggio Emilia E-mail: info@visitemilia.com Sito web: www.visitemilia.com
Oggi iniziamo un viaggio tra le cupole e gli affreschi delle più straordinarie chiese
di Parma, Piacenza e Reggio Emilia: nella seconda parte andiamo a Piacenza.
Le chiese sono da sempre custodi di eccezionali opere d’arte. E spesso è proprio guardando in alto, nell’immensità delle loro cupole che si svelano capolavori meravigliosi, affreschi realizzati da grandi artisti del passato. Questo è il periodo ideale per scoprire tali espressioni del genio umano racchiuse nelle più belle chiese di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, avvicinandosi all’anima creativa e spirituale di Visit Emilia. Oggi andiamo alla scoperta delle chiese di Piacenza.
Cattedrale di Piacenza – foto di Relazioni Pubbliche – credit Visit Emilia
L’opera di Guercino nella cupola della Cattedrale di Piacenza Lo sguardo resta totalmente affascinato dalla grande cupola ottagonale affrescata dal Guercino (Giovanni Francesco Barbieri, 1591 – 1666) e dal Morazzone (Pier Francesco Mazzucchelli, 1573 – 1626) nella Cattedrale di Piacenza. Qui si delineano le figure dei profeti, sospesi tra le nuvole portando cartigli e con il volto rivolto verso l’alto, verso la divinità. Sono Davide, Isaia, Aggeo, Osea, Zaccaria, Ezechiele, Michea e Geremia, ognuno racchiuso nella propria vela. Inizialmente l’opera fu commissionata nel 1625 al Morazzone, ma l’artista lombardo morì dopo aver terminato le vele di Davide e di Isaia. L’anno successivo il lavoro fu affidato al Guercino, che realizzò tra il 1626 e il 1627 le altre sei vele e affrescò anche le lunette, in cui si possono osservare quattro episodi dell’infanzia di Gesù – l’annuncio ai pastori, l’adorazione dei pastori, la presentazione al tempio e la fuga in Egitto – e quattro rappresentazioni di sibille, in ideale dialogo con i profeti per il compito simile di predire il futuro.
Chiesa di San Francesco a Piacenza credit Visit Emilia
La cupola affrescata della Chiesa di San Francesco di Piacenza In Piazza Cavalli di Piacenza spicca la Chiesa di San Francesco. Costruita tra il 1278 e il 1363 per volontà del ghibellino Umbertino Landi, è in stile gotico lombardo con facciata in cotto. Presenta in facciata due contrafforti, rosone, cuspide e guglie, nonché un portale mediano quattrocentesco (più tardi i laterali), e sui fianchi poderosi archi rampanti. Sul lato destro si trova il chiostro, di cui è rimasto solo un porticato. La chiesa conserva all’interno sepolture di uomini illustri, dipinti, sculture e resti di affreschi del XIV e XV secolo. Da notare la scultura posta nella lunetta del portale, con le Stigmate di San Francesco (1480 circa). La cupola della cappella dell’Immacolata, con la grandiosa pala, è affrescata da Giovanni Battista Trotti detto “Il Malosso” (1597), per la cui commissione i francescani elaborarono una iconografia originale e curiosa. L’artista qui raffigura l’Assunzione al cielo della Vergine.
Basilica di Santa Maria in Campagna (PC) credit Visit Emilia
Il complesso ciclo pittorico della Basilica di Santa Maria in Campagna di Piacenza Stupiscono anche gli interni della Basilica di Santa Maria in Campagna impreziosita dal complesso ciclo pittorico della cupola realizzato da Antonio Sacchi detto “Il Pordenone”. A lui si deve sulla parete d’ingresso la raffigurazione di Sant’Agostino e le opere della cappella dei Re Magi interamente affrescata dall’artista, come anche la successiva cappella di Santa Caterina. La bellissima cupola, i cui affreschi sono stati realizzati dal Pordenone e da Bernardino Gatti detto il Soiaro in un periodo compreso tra il 1530 ed il 1543, si erge nel mezzo della croce greca e domina tutta la struttura. Nella lanterna è raffigurato Dio padre sostenuto da una gloria di angeli da cui discendono personaggi e storie della cristianità. Appena sotto, infatti, si aprono gli otto spicchi e altrettanti costoloni della cupola popolati di profeti e sibille, putti, personaggi dell’Antico Testamento e simboli vari. Subito dopo si può notare il fregio, dove ci sono gli eroi e gli dei dell’antichità classica, poi gli apostoli, come colonne portanti della struttura ed infine il tamburo che illustra alcune scene della vita di Maria.
Chiesa di San Cristoforo Piacenza
La cupola della Chiesa di San Cristoforo di Piacenza affrescata da Bibbiena Capolavoro di arte barocca, la Chiesa di San Cristoforo di Piacenza stupisce per la sua cupola, affrescata da Ferdinando Galli Bibbiena (1657-1743). L’artista seppe trasferire la prospettiva, patrimonio della speculazione matematica e filosofica, nel campo della prassi della quadratura, disegnando nella cupola finte colonne che la sostengono, dando così una sensazione di spazi più ampi di quello che sono in realtà, una caratteristica peculiare del barocco locale. Considerata una meraviglia del quadraturismo e della pittura illusionistica, la cupola ha una copertura ad ombrello con lanternino superiore con lesene e aperture rettangolari. La decorazione fa emergere un effetto di grandiosità e di artificio scenografico molto particolare, donando una visione celebrativa e teatrale di grande effetto. Oggi l’edificio ospita anche il Piccolo Museo della Poesia, il primo in Europa. Destinazione Turistica Emilia Parma – Piacenza – Reggio Emilia E-mail: info@visitemilia.com Sito web: www.visitemilia.com
Oggi iniziamo un viaggio tra le cupole e gli affreschi delle più straordinarie chiesedi Parma, Piacenza e Reggio Emilia: si parte da Parma.
Le chiese sono da sempre custodi di eccezionali opere d’arte. E spesso è proprio guardando in alto, nell’immensità delle loro cupole che si svelano capolavori meravigliosi, affreschi realizzati da grandi artisti del passato. Questo è il periodo ideale per scoprire tali espressioni del genio umano racchiuse nelle più belle chiese di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, avvicinandosi all’anima creativa e spirituale di Visit Emilia. Oggi andiamo alla scoperta delle chiese di Parma. L’arte del Correggio nelle tre cupole di Parma Antonio Allegri, detto il Correggio, lavorò a Parma realizzando tre affreschi indiscussi capolavori della storia dell’arte: la Camera di San Paolo (1519), la cupola di San Giovanni Evangelista (1520-1524) e la cupola della Cattedrale (1524-1530) “…la più bella di tutte, che siensi dipinte prima e dopo…” come sottolineava il Mengs nel Settecento. La Camera di San Paolo è parte dell’ appartamento della Badessa Giovanna da Piacenza. Il soffitto, con volta ad ombrello, fu affrescato da Correggio con uno stile nuovissimo e originale che presuppone la conoscenza del lavoro di Mantegna a Mantova.
Camera di San Paolo. L’affresco del Correggio.
Nella cupola della Basilica di San Giovanni Evangelista di Parma, realizzando un bellissimo affresco che mostra Cristo circondato dagli apostoli. L’anziano Giovanni, protagonista della visione, alla base, è testimonianza dell’abilità dimostrata dal pittore nel gestire le figure in scorcio, qui ben esemplificata nell’architettura di nuvole. Imponente e tra i simboli più significativi della città Capitale Italiana della Cultura 2020 + 2021 è il Duomo di Parma. Al suo interno, il Correggio raffigura, con un linguaggio nuovo per l’epoca, fatto di prospettive e scorci che segnano il transito tra terra e cielo in un vortice popolato di nuvole e luce, l’Assunzione della Vergine in cielo. Composizione e movimento si fondono in un capolavoro di illusionismo visivo. Correggio organizzò lo spazio dipinto intorno ad una spirale di corpi in volo, mai vista prima, che sembra annullare l’architettura per dare risalto ai personaggi, i quali, in equilibrio, si liberano in aria. Al centro c’è Cristo che discende dalla luce con una posa plastica per il periodo molto innovativa.
L’affresco del Parmigianino nella basilica di Santa Maria della Steccata di Parma Tre vergini sagge e tre vergini stolte è il grande affresco del Parmigianino, databile al 1531-1539 e conservato nella volta del presbiterio della basilica di Santa Maria della Steccata a Parma. L’artista, che aveva lavorato per alcuni anni a Bologna, tornò nella sua città per decorare l’abside maggiore della nuova basilica, costruita nel 1521 per opera di Bernardino Zaccagni e del figlio Giovanni Francesco, con il contributo di Antonio da Sangallo il Giovane nel disegno della cupola. La basilica, la cui pianta centrale a croce greca è ispirata al Bramante, è un bellissimo esempio di chiesa del Rinascimento e si trova nella centrale Via Garibaldi di Parma. Il nome proviene dallo steccato di legno che proteggeva il dipinto della Madonna allattante, ora posto sopra l’altare maggiore, molto venerato dai fedeli nell’oratorio che qui si trovava prima della costruzione della chiesa. La cupola, luminosa, è stata decorata da Bernardino Gatti, che dipinse l’Assunzione di Maria fra una moltitudine di santi e patriarchi, mentre Cristo scende verso di lei.
Risalta alla vista il capolavoro di Parmigianino sul grande arcone sopra l’altare maggiore. Sulla destra ha raffigurato le “Vergini sagge” con la lampada accesa e sulla sinistra le “Vergini stolte” con la lampada spenta. Nel catino dell’abside dietro l’altare maggiore, l’affresco dedicato all’Incoronazione della Vergine venne eseguito tra il 1541 e il 1547 da Michelangelo Anselmi su cartoni di Giulio Romano. È tra le più grandi d’Italia la cupola della Chiesa di Santa Maria del Quartiere di Parma Una grande cupola affrescata da Pier Antonio Bernabei con il fratello Alessandro e Giovanni Maria Conti della Camera tra il 1626 e il 1629 sovrasta la Chiesa di Santa Maria del Quartiere, nel cuore dell’Oltretorrente parmigiano. La chiesa, a pianta esagonale e sorretta da archi e pilastri, fu chiamata così perché costruita nei pressi del quartiere di una guarnigione militare. La splendida cupola è per dimensioni una delle più grandi d’Italia e la sua decorazione, il cui gusto richiama il Correggio per la moltitudine di figure e l’accalcarsi delle pastose nuvole, raffigura il Paradiso con la Trinità, la Madonna, gli apostoli, i profeti e i santi. Destinazione Turistica Emilia Parma – Piacenza – Reggio Emilia E-mail: info@visitemilia.com Sito web: www.visitemilia.com
Tre itinerari tra pianura, collina e montagna per scoprire l’area di Visit Emilia su due ruote.
È inutile dire che, per esplorare la ricchezza e la varietà paesaggistica e culturale di un territorio di borghi e parchi naturali come quello compreso tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia, che passa dalla pianura alla collina, fino alla montagna – con conseguente e radicale cambiamento di panorami e orizzonti – il mezzo più consigliato è la bicicletta.
Che si muovano grazie alla spinta dei muscoli, come nel caso della mountain bike, o facendo affidamento sull’aiutino garantito dall’E-bike, le due ruote sembrano immaginate allo scopo di andare alla scoperta di Visit Emilia (http://www.visitemilia.com) sfilando lungo il Po, tra le opere d’arte o in mezzo ai boschi alla volta dei passi appenninici. Scese dal sellino delle bici, le gambe meglio metterle sotto alla tavola. E che tavola, in Emilia siamo nel cuore della Food Valley italiana, con prodotti gastronomici di eccellenza, conosciuti in tutto il mondo. Qualche nome sol per farsi venire l’acquolina in bocca? Coppa Piacentina, Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Aceto balsamico di Reggio Emilia, ma l’elenco è ancora lungo…e ghiotto.
Isola Giarola Villanova sull’Arda (Piacenza)
In pianura La Via Po è un percorso ciclo-turistico di 110 Km che, nel Piacentino, segue l’argine maestro di destra del Grande Fiume, lambendo la città dei Farnese e regalando uno sguardo differente sulla realtà della Bassa. Tappa da non perdere è il Parco di Isola Giarola (PC), dove il lago artificiale, circondato dai pioppi, ospita la fauna e la flora tipiche del territorio. Lungo il fiume, merita una sosta Isola Serafini (PC), l’unica abitata del Po, dove la conca consente alle imbarcazioni di proseguire la navigazione fino al delta.
Isola Giarola Villanova sull’Arda (Piacenza)
Oltre che in bicicletta, è possibile immergersi nel paesaggio fluviale anche tramite escursioni a piedi o in barca e grazie ad attività organizzate in collaborazione con il Parco Adda Sud. L’itinerario favorisce poi l’incontro con sapori tipici, come quelli del cacio del Po e dei formaggi DOP Piacentini, e con gioielli come il Castello di San Pietro in Cerro, che al suo interno conserva tesori antichi e moderni, custoditi nella Sala delle Armi e nel MIM, Museum in Motion, collezione in costante evoluzione di oltre 1500 opere di maestri contemporanei.
Torrechiara (PR) ph Roberto Martini
In collina Tra Langhirano e Torrechiara (PR) – dove chi volesse ha la possibilità di investire sul relax totale noleggiando una E-Bike – il Sentiero d’Arte è una boccata d’aria e di cultura che consente di tuffarsi su due ruote in un percorso abbracciato da colline e vigneti che segue il Canale di San Michele, dalla Badia di Santa Maria della Neve al Castello di Torrechiara. Montati in sella, si parte proprio dalla Badia benedettina, perla d’architettura voluta da Pier Maria Rossi che ha attraversato indenne i secoli con i suoi affreschi barocchi, il refettorio, il belvedere e il chiostro.
Torrechiara (PR)
Avventurarsi nell’itinerario significa sfilare in uno scenario naturale arricchito negli anni con un’implementazione della presenza di varietà autoctone, tra le quali si susseguono opere di artisti contemporanei che ridefiniscono il significato del paesaggio che incornicia il Canale. Le vigne, i campi e tutti quei simboli del lavoro in un territorio che è davvero la terra del fare sono segnalibri in una storia che ha, in questo caso, il gran finale a Langhirano, sede del Museo del Prosciutto. Un’applicazione permette di approfondire vari aspetti dei luoghi attraversati, grazie a strumenti tecnologici e di realtà aumentata disseminati lungo l’itinerario.
Appennino Reggiano
In montagna Anello composto da strade forestali e sentieri all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano per un totale di circa 60 km di pedalate, l’Alta Via delle Sorgenti unisce otto passi appenninici al di sopra dei 1200 metri e può essere considerato il regalo della provincia di Reggio Emilia agli appassionati di mountain bike. La precisione di una segnaletica leggibile, la cartina e l’applicazione Sentieri Appennino mettono chiunque in condizione di muoversi agilmente o di programmare un’escursione a tappe adatta alla propria preparazione.
Appennino Reggiano
La prospettiva di attraversare faggeti e castagneti senza staccarsi dal sellino e vedendo le sorgenti svilupparsi in corsi d’acqua che sfociano in laghetti o formano torbiere è la splendida realtà di una terra che offre agli occhi meravigliosi paesaggi e borghi antichi e al palato sapori immortali. A Cerreto Laghi, è disponibile un noleggio attrezzato E-bike ed è possibile prenotare escursioni al seguito di guide diplomate e certificate.
Tra il 24 e il 25 ottobre e dal 5 all’8 dicembre 2020, Visit Emilia apre il sipario sulle visite guidate a sale e teatri storici dell’area compresa tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia.
Con quello spirito agguerrito che si respira proprio nelle grandi imprese descritte ed esaltate da drammaturghi e commediografi, Visit Emilia lancia un’iniziativa culturale volta a promuovere i luoghi sacri dell’arte e dello spettacolo nell’area compresa tra le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Grazie a Teatri Aperti, ideato da Natalia Maramotti, presidente di Destinazione Turistica Emilia, il concetto di stagione teatrale per l’autunno/inverno 2020 cambia allora forma, diventando innanzitutto un’occasione per invogliare turisti e viaggiatori all’esperienza inconsueta di addentrarsi nel cuore dei teatri storici nei due periodi compresi tra il 24 e il 25 ottobre e dal 5 all’8 dicembre. Quelli che si spalancheranno ai partecipanti saranno universi segreti e normalmente accessibili solo al pubblico delle rappresentazioni e che ora diventano essi stessi protagonisti nel desiderio di affermare l’esistenza di un patrimonio unico e generoso. Gratuite o a pagamento a seconda dei casi, le visite al seguito di una guida saranno effettuabili solo su prenotazione. Per info: Visit Emilia www.visitemiliia.com
Teatro Regio Parma foto Luca Fregoso
Parma A Parma, il Teatro Regio apre molto più del sipario il 24 e il 25 ottobre, con ingresso ogni ora. Poi il 6, 7 e 8 dicembre. Considerato uno dei templi italiani della lirica, è un vero monumento dell’opera costruito in stile neoclassico a partire dal 1821 per volere della duchessa Maria Luigia d’Asburgo Lorena, moglie di Napoleone. Dal foyer alla platea decorata da Magnani e sovrastata dal lampadario in bronzo dorato forgiato dalle officine Lacarrière di Parigi, fino all’eccezionale sipario dipinto e alla Sala del Ridotto, ogni angolo è parte di una storia che merita di essere illustrata e conosciuta da appassionati di musica e amanti del bello. I visitatori potranno inoltre accedere a luoghi normalmente non aperti al pubblico, come i laboratori di sartoria, la sala di scenografia, la sala prove dell’orchestra, i camerini e il palcoscenico. È inoltre possibile richiedere la partecipazione a una visita guidata della città, gestita autonomamente dall’Ufficio Turistico del Comune di Parma.
Teatro Farnese Parma foto Cosimo Filippini
Anche il “Farnese”, all’interno del Complesso della Pilotta, si aggiunge al prestigioso elenco di “Teatri Aperti” (24, 25 ottobre e 5, 6 e 8 dicembre). Si sa il Teatro Farnese, costruito interamente in legno (1618), regala un’inconfondibile armonia. Sino al 14 febbraio 2021 si può poi godere anche di un tocco di sofisticata eleganza, quella delle opere di Fornasetti, che vanno in scena con la mostra “Theatrum Mundi”.
Teatro Giuseppe Verdi Busseto
Nella rocca di Busseto, il Teatro Giuseppe Verdi può vantare alcune esibizioni giovanili del Maestro, al quale è ora intitolato ma che curiosamente col teatro stesso ebbe sempre un rapporto complicato. Attraversando il portico e salendo lo scalone, si viene accolti da decorazioni di Giuseppe Baisi e Alessandro Malpeli e dai medaglioni di Gioacchino Levi raffiguranti la Commedia, la Tragedia, il Melodramma e il Dramma romantico. La visita è prevista il 24 e 25 ottobre.
Teatro Magnani Fidenza
L’elegante sala degli spettacoli, a tre ordini di palchi, con un boccascena arricchito da oro e stucchi bianchi, è uno dei fiori all’occhiello del Teatro Magnani di Fidenza, tra i 77 storici dell’Emilia Romagna ancora in attività. La struttura porta il nome dell’artista fidentino autore di decine di scenografie verdiane, che ne curò tutta la decorazione, compresa quella della Sala del Ridotto. La visita, gratuita, è in programma nei pomeriggi del 24 ottobre, del 5 e del 6 dicembre.<
Anche se molto più recente rispetto ai gioielli storici finora descritti, l’Arenadel Sole di Roccabianca, inaugurata solo nel 1946, ha una caratteristica unica nella presenza, all’interno, delle nove statue un tempo parte del monumento di Ettore Ximenes eretto in onore di Giuseppe Verdi nel piazzale della stazione di Parma. Danneggiate durante la Seconda Guerra Mondiale, le raffigurazioni delle opere del Maestro sono state ricollocate in sala. È possibile ammirarle nel corso delle visite guidate gratuite previste tra il 5 e l’8 dicembre 2020. Esiste inoltre l’opportunità di arricchire la giornata con un tour guidato al Castello di Roccabianca. Piccola sala all’italiana nel cuore della bassa parmense, il Teatro Pallavicino di Polesine Zibello è l’evoluzione della spartana sala voluta originariamente dal Marchese Antonio Pallavicino nel 1804. Nelle mattinate del 6 e dell’8 dicembre, sarà possibile ammirare gratuitamente nel corso di una visita guidata questa miniatura spettacolare, dotata di 12 palchetti e decorata da Pietro Piazza e Giovanni Azzi (del quale si conserva ancora il sipario a tendone con fantasie floreali).
Teatro Municipale Piacenza foto Roberto Ricci
Piacenza Fu Stendhal a definire il Teatro Municipale di Piacenza, inaugurato nel 1804, il più bel teatro d’Italia. La forma a tre quarti d’ellisse della sala è l’innovazione di Lotario Tomba che rivoluzionò i principi della canonica architettura teatrale europea, dando alla città una struttura all’avanguardia e di grande eleganza, impreziosita nel tempo dalle opere di Alessandro Sanquirico e dei suoi allievi. Nel 1895 divenne il primo teatro del Paese a essere interamente illuminato da lampade a energia elettrica. Straordinario il Secondino di scena di Domenico Menozzi, restituito alla vista nel 2007, dopo un attento restauro.
Teatro San Matteo Piacenza
In un vicolo tra via Castello e via Taverna, il Teatro San Matteo rivela nella propria architettura le origini sacre di tempietto protoromanico. Divenuto sala cinematografica tra le due guerre e caduto in rovina, venne restaurato negli anni ’80 del secolo scorso e presenta oggi una platea di 200 posti.
Teatro dei Filodrammatici Piacenza
Costruito nel ‘500, il Teatro dei Filodrammatici nasce come chiesa a pianta basilicale costruita per ospitare le spoglie della patrona delle monache cistercensi di Santa Franca. Destinato a usi militari dopo la soppressione del convento, l’edificio divenne sede di una scuola di musica e di una tipografia, fino a quando nei primi anni del ‘900 fu convertito in teatro con l’aggiunta di una platea con loggiato e di un ampio palcoscenico. La facciata, in stile Liberty, è opera dell’ingegner Gazzola.
Teatro Gioia Piacenza
Simile la vicenda del Teatro Gioia, anticamente chiesa intitolata al Sacro Cuore e sede dell’Ordine dei Gesuiti, col tempo convertito nel teatro Romagnosi, smantellato e finalmente destinato all’attuale funzione intorno al 1990. I quattro teatri piacentini saranno visitabili a pagamento con guida nella mattinata e nel pomeriggio del 24 e del 25 ottobre e nei giorni compresi tra il 5 e l’8 dicembre.
Teatro Serra Pontenure
A Pontenure si entra gratuitamente nel Teatro Serra di Parco Raggio, accanto alla dimora, denominata “Villa Fortunata”, che fu fatta edificare da Armando Raggio, tra il 1882 e il 1885. In questo teatrino “bomboniera” c’è un palcoscenico in muratura, il cui arcoscenico conserva tracce di decorazioni floreali. Spettacolare è la modanatura curvilinea che separa le due aree di copertura: in ferro la platea, in tegole il palcoscenico, suggerendo col suo andamento curvilineo il periodo di edificazione che va collocato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Si visita il 24 e il 25 ottobre e il 5, 7 e 8 dicembre. Inaugurato nel 1823, il Teatro Verdi di Castel San Giovanni vide nel 1841 il debutto Anna Maria “Marietta” Baderna, perla della danza famosa in tutto il mondo, e venne ampliato nel 1919. Il foyer consente oggi di ammirare le antiche volte a crociera, mentre per la sala è stato recuperato, per quanto possibile, l’aspetto della chiesa originaria. La visita guidata gratuita è prevista nel pomeriggio del 5 dicembre e nella mattina e nel pomeriggio dell’8 dicembre. Intitolato nei primi del Novecento alla leggendaria attrice che ne aveva calcato il palco a soli 10 anni, il Teatro Eleonora Duse di Cortemaggiore affonda le proprie radici nel 1826, quando Maria Luigia d’Austria consente i lavori per la trasformazione del convento. Due ordini di palchi dominano una piccola platea a ferro di cavallo in una sala decorata in stile rinascimentale a fiori e ghirlande. La visita gratuita alla platea è in programma per il 25 ottobre e il 6 dicembre.
Teatro Verdi Fiorenzuola d’Arda foto Leonardo Arrisi
Ancora Maria Luigia d’Austria e ancora un edificio religioso si legano alla storia del Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda, inaugurato nella forma contenuta progettata da Giannantonio Perreau – platea con pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi e un loggione – nel 1853. La visita guidata gratuita è prevista in 4 turni del 25 ottobre. Probabilmente tra i più piccoli al mondo, il Teatrino del Castello di Vigoleno si trova in una sala rettangolare del complesso fortificato medievale e prevede posti a sedere per 12 spettatori. Realizzata intorno agli anni ’20 del Novecento dal pittore russo Alexandre Jacovleff con curioso gusto esotico e ricco di simbolismi, la sala è un trionfo di suggestioni e dettagli raccordati da una fitta vegetazione che presenta anche rimandi al realismo magico di Severini. Le visite guidate a pagamento sono in programma per il pomeriggio del 24 ottobre, il mattino e il pomeriggio del 25 ottobre, il pomeriggio del 5 dicembre, il mattino del 6 e il pomeriggio del 7 e in entrambi i momento della giornata l’8 dicembre. Su richiesta, è possibile anche estendere la visita al borgo.
Teatro Romolo Valli Reggio Emilia
Reggio Emilia Specchio della passione per il palcoscenico di una città che già dalla seconda metà del Seicento non poteva concepire un palazzo nobiliare senza uno spazio adibito alle recite, il Teatro Municipale Romolo Valli venne inaugurato nella sua forma attuale nel 1857. Edificato nell’area occupata anticamente dalla piazza d’armi della Cittadella, il Municipale accoglie il pubblico con un trionfale porticato dominato da un cornicione decorato con 14 statue. La grandiosità di palco – sul quale è installato un organo del 1815 – e l’ampiezza del retropalco rendono l’idea dell’importanza attribuita da Reggio Emilia all’arte della rappresentazione.
Teatro Asioli Correggio
Costruito nel punto in cui Niccolò Postumo fece erigere il proprio palazzo sul finire del XV secolo, il Teatro Comunale Bonifazio Asioli di Correggio è il frutto di una vivacissima storia di rappresentazioni, incendi e ricostruzioni. Nonostante questo, si riconosce ancora il disegno originario dell’architetto Forti con pianta a ferro di cavallo, 60 palchi ordinati su tre ordini, un loggione e un palco reale: la forma in cui la sala venne inaugurata nel 1852. La visita guidata gratuita è prevista per la mattina e il pomeriggio del 24 e del 25 ottobre e dei giorni tra il 5 e l’8 dicembre.
Teatro Ruggero Ruggeri Guastalla
Tra i dieci più antichi d’Italia, il Teatro Ruggero Ruggeri venne costruito nel 1671 su progetto di Antonio Vasconi per ordine di Ferrante III, duca di Guastalla. Nonostante gli interventi di restauro subiti nel corso dei secoli, la veste attuale mantiene la pianta a ferro di cavallo e l’originale assetto della facciata. È possibile tuffarsi nella sua storia con le visite guidate gratuite in programma nei pomeriggi del 25 ottobre, del 6 e dell’8 dicembre. È inoltre previsto anche un tour della città.
Teatro Taglivini Novellara
Erede della sala per spettacoli esistente fin dal Cinquecento nella rocca dei Gonzaga, il Teatro Franco Tagliavini di Novellara ripropone in miniatura la struttura del Municipale di Reggio Emilia con pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi con loggione e ampia scena sormontata da orologio. Progettato da Antonio Tegani – che non a caso aveva collaborato alla realizzazione del ‘fratello maggiore’ – e finemente decorato da Cesare Cervi, il teatro venne inaugurato nel 1868 e solo nel 2012 intitolato al grande tenore novellarese. Le visite guidate gratuite avranno luogo nella mattinata del 5 e nel pomeriggio del 6 dicembre.
Teatro Herberia Rubiera
Con un nome che richiama l’antico toponimo di Rubiera, il Teatro Herberia aprì il sipario nel 1926, mostrandosi in una struttura tardo Liberty ideata da Antonio Panizzi e Italo Costa. Molto attivo anche come cinema, venne chiuso e poi riattivato, previo restauro, a fine anni ’80. È possibile visitarlo gratuitamente con guida nei pomeriggi del 24 e del 25 ottobre e del 5 e 6 dicembre.
Ricostruzione in grande scala del piccolo teatro barocco in legno realizzato da Giovan Battista Fattori nel 1775 all’interno della cinquecentesca fortezza-palazzo voluta dai Bentivoglio, il Teatro Sociale di Gualtieri nasce nel 1907 con platea a ferro di cavallo sul quale si elevano due ordini di palchi e una galleria sostenuti da colonnine in ghisa. Inondato dalla piena del Po nel 1951, resiste ma cade in disuso fino alla riapertura nel 2009. Visitabile con guida su offerta libera il pomeriggio del 25 ottobre e anche la mattina il 6 dicembre. Il 24 ottobre e il 5 dicembre, sia nel corso della mattinata che durante il pomeriggio, sarà infine possibile visitare gratuitamente al seguito di una guida il Teatro Comunale di Rio Saliceto, originale esempio di convivenza tra edilizia privata ed edilizia pubblica, inaugurato nel 1911 per volere, pare, di Clina Sacchetti, che in esso decise di investire il denaro inviatole per acquistare terreni dal marito Pietro Montanari, allora effettivo proprietario della struttura. Visit Emilia E-mail: info@visitemilia.com Sito web: www.visitemilia.com
Il 5 e il 6 settembre 2020, la rassegna di cultura enogastronomica torna per la seconda volta nella città emiliana.
Immaginato più che mai come un evento in grado di valorizzare un intero territorio puntando sulle sue eccellenze enogastronomiche, Gola Gola Food and People torna a Piacenza per la seconda edizione.
Il 5 e il 6 settembre 2020, la rassegna intende declinare il tema del cibo in molteplici dimensioni e allo stesso tempo offrire ai visitatori l’opportunità di tornare a vivere la Città con serenità, ma nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. Ristoranti, bar, negozi, produttori e aziende agricole diventano protagonisti di un’iniziativa diffusa, che si dirama tra talk show, degustazioni e mercato delle specialità alimentari selezionate accuratamente nel segno della qualità.
A essere coinvolte in quello che per due giorni diventa il cuore dell’area di Visit Emilia (http://www.visitemilia.com), saranno personalità della cultura a 360 gradi, chiamate a discutere di temi di grande attualità come la sostenibilità e l’impatto dei comportamenti alimentari sull’ambiente, di storia della tradizione culinaria e di libri inerenti all’argomento centrale del festival.
In una città che apre le porte ai turisti del gusto, ai quali dedica anche una suggestiva Notte Bianca dei Golosi in Piazza Cavalli, il cibo si manifesta nella propria forma spettacolare, tra cooking show e laboratori, e si lascia scoprire grazie a degustazioni guidate offerte dal Consorzio di Tutela dei Salumi Tipici Piacentini e nei numerosi banchi del Mercato delle Specialità tra vini, caffè, cioccolate, formaggi stagionati, focacce, farine, birre, insaccati tradizionali e oli extravergini. Appuntamenti musicali e tour guidati completano il programma di un evento panoramico, realizzato per volere del Comune di Piacenza, grazie al supporto di Camera di Commercio, Fondazione Piacenza Vigevano, Iren, Confindustria Piacenza, Coldiretti Piacenza e Consorzio Piacenza Alimentare. Gola Gola Food and People Festival Tel. Visit Emilia (Iat di Piacenza): 0523 492001 info@golagola.areaitalia.com – www.golagolafestival.it