“BUON COMPLEANNO, JERRY!”: martedì 20 luglio 2021 all’ARENA DI VERONA

a cura della redazione
la grande festa per celebrare i 70 anni dell’artista
e i 50 anni di carriera.

Manca ormai solo un giorno a “BUON COMPLEANNO, JERRY!”, la grande festa che si terrà domani, martedì 20 luglio,all’Arena di Verona per festeggiare i 70 anni di JERRY CALÀ, fuoriclasse della comicità italiana, e i 50 anni di carriera artistica, proprio nella “sua” città: VERONA.  Sarà infatti l’ARENA, il “tempio dello spettacolo”, come lui stesso l’ha definita, a ospitare, la sua grande festa, in compagnia di tanti artisti amici (inizio spettacolo ore 21.00).

Una festa ricchissima che vedrà la partecipazione di MASSIMO BOLDI, GIGLIOLA CINQUETTI, EZIO GREGGIO, J-AX, FAUSTO LEALI, KATIA RICCIARELLI, SABRINA SALERNO, SHEL SHAPIRO, IVANA SPAGNA, FABIO TESTI,  MAURIZIO VANDELLI e MARA VENIER, l’attesa reunion de “I GATTI DI VICOLO MIRACOLI” (JERRY CALÀ – FRANCO OPPINI – NINI SALERNO – UMBERTO SMAILA), e sul palco con Jerry la SUPERBAND e la VERONA YOUNG ORCHESTRA70 musicisti diretti dal Maestro DIEGO BASSO.


Due ore di spettacolo durante le quali Jerry Calà non si risparmierà e, attraverso irresistibili racconti di vita vissuta, divertenti gag e canzoni indimenticabili, coinvolgerà gli spettatori, con l’ironia e la spensieratezza che lo hanno sempre caratterizzato.  

Jerry, con una fantastica carriera di attore, entertainer e cantante, corona il sogno di quando era bambino: festeggiare il compleanno con un grande concerto all’Arena di Verona. Non sta più nella pelle, è emozionatissimo ma le cose non andranno come spera e lo spettacolo verrà interrotto di continuo dai tanti amici in arrivo per la sua esilarante festa in musica! 

Lo showman veronese, durante lo spettacolo, ripercorrerà gli anni del cabaret in cui, con I Gatti di Vicolo Miracoli, si esibiva al Derby Club di Milano sotto l’influenza di Cochi e Renato, i suoi primi successi musicali come “Prova” e “Capitooooo!”, e tutte le sue frasi-tormentoni entrate a far parte del quotidiano di noi italiani.

Jerry Calà dominerà il palcoscenico da autentico mattatore e si divertirà a riproporre le canzoni-simbolo delle commedie all’italiana di cui è stato protagonista al cinema: da Sapore di mare dei Vanzina, alla colonna sonora di Vacanze di Natale, primo vero cine-panettone, che lanciò brani  della disco music anni ‘80  diventati hit storiche, come “I like Chopin”, e in particolare “Maracaibo”,  che Jerry, alias Billo, cantava al piano bar. Non mancherà un omaggio a grandi artisti della musica italiana, da Franco Califano ad Enzo Jannacci, fino ai Pooh.

Jerry sarà accompagnato dalla sua storica band, la JerrySuperband composta da Davide Zoccolo (tastiere e arrangiamenti),Sabino Barone (batteria), Marco Beso (percussioni), Hermes Locatelli (basso), Piero Lopez (chitarre), Debora Maffei (cori) e dagli oltre 70 musicisti della Verona Young Orchestra, diretta dal Maestro Diego Basso.

Lo spettacolo sarà trasmesso in diretta in Radiovisione da RTL 102.5 e dai media del Gruppo Athesis.

Sul palco insieme a Jerry Calà ci saranno anche i conduttori di RTL 102.5 Angelo Baiguini e Federica Gentile, per festeggiare un grande artista e raccontare una serata che si preannuncia indimenticabile. RTL 102.5 seguirà tutto lo spettacolo anche sui suoi canali social.

“Buon compleanno, Jerry!” è organizzato da ARENA DI VERONA, GRUPPO EDITORIALE ATHESIS e RTL 102.5, in collaborazione con GIVOVA e con il contributo di THE BEST ORGANIZATION, ATV, AMT, LEADERFORM e PARCO GIARDINO SIGURTÀ.

evento organizzato da 

ARENA DI VERONA – GRUPPO EDITORIALE ATHESIS – RTL 102.5

IN COLLABORAZIONE CON GIVOVA

con la partecipazione straordinaria di

MASSIMO BOLDI

GIGLIOLA CINQUETTI

EZIO GREGGIO

J-AX

FAUSTO LEALI

KATIA RICCIARELLI

SABRINA SALERNO

SHEL SHAPIRO

IVANA SPAGNA

FABIO TESTI

MAURIZIO VANDELLI

MARA VENIER

 con la reunion de

I GATTI DI VICOLO MIRACOLI

JERRY CALÀ – FRANCO OPPINI – NINI SALERNO – UMBERTO SMAILA

e con la JERRYSUPERBAND e la VERONA YOUNG ORCHESTRA

70 musicisti diretti dal Maestro DIEGO BASSO

BIGLIETTI (inclusi i diritti di prevendita): PLATEA 25 euro, PRIMO ANELLO 15 euro, SECONDO ANELLO 5 euro.

Disponibili su Ticketone.it, Geticket.it, BoxOffice Verona – tel. 045.8011154.

INFOinfo@eventiverona.it – tel. 045.8039156.

Verona: una nuova importante acquisizione per il Museo di Castelvecchio

Riceviamo e pubblichiamo
Paolo Farinati, Allegoria del battesimo di Andriana Verona Ferro dal mese di giugno 2021 è il dipinto che è arrivato ad arricchire la proposta del Museo di Castelvecchio di Verona.

Dal mese di giugno 2021 un nuovo importante dipinto ha arricchito la pinacoteca del Museo di Castelvecchio: è il dipinto di Paolo FarinatiAllegoria del battesimo di Andriana Verona Ferro, datato 1558, che ha la particolarità di essere firmato e datato dall’autore. L’opera è stata acquistata nel gennaio 2021, in via di prelazione da un privato, dal Ministero della Cultura che ha accolto la candidatura del Museo di Castelvecchio come sede per la sua  esposizione, in deposito dalla Direzione regionale Musei del Veneto, Museo di Palazzo Grimani di Venezia.

Come spiegato da Francesca Rossi, direttore dei Musei Civici, nella relazione al Ministero: «La composizione costituisce un rarissimo documento nel genere della veduta in Veneto alla metà del Cinquecento e ha il grande pregio di restituire la fisionomia del paesaggio urbano scaligero – con l’Arena, il fiume e i due antichi castelli di San Pietro e San Felice sul colle – prima alla radicale trasformazione subìta dalla riva sinistra dell’Adige dall’età napoleonica in avanti, che comportò, tra le altre, la perdita delle due storiche fortificazioni militari che dominavano la collina».
L’opera è esposta nella Galleria Dipinti di Castelvecchio in una sala appositamente e filologicamente riordinata per creare un dialogo con opere di altri artisti veronesi e dello stesso Farinati, tra cui la tela vicina per datazione con Cristo mostrato al popolo e due terracotte dipinte con San Paolo e Sant’Antonio Abate, nell’allestimento scarpiano valorizzato da un recente intervento di efficientemento energetico e di aggiornamento dell’impianto di illuminazione, che consente di esaltare con grande vivezza dalle pareti i valori cromatici dei dipinti.
Si tratta di una delle opere più famose e importanti del catalogo di Paolo Farinati per le circostanze in cui fu realizzata e per la straordinaria veduta della città di Verona che fa da scenografia alla composizione. L’opera fu infatti commissionata a Farinati dal Comune di Verona, nell’anno 1558, per onorare il capitano veneto Girolamo Ferro in occasione della nascita della figlia Andriana. Si tratta quindi di un’opera celebrativa dell’istituzione cittadina e del governo della Serenissima. 

Il dipinto raffigura una giovane donna dal viso dolce che siede come la mitica Europa sul toro bianco. Allo scollo della sopraveste rosa su un grande medaglione in oro spicca il leone di San Marco. La donna, che personifica la città di Verona, sorregge una neonata avvolta in fasce e pronta a ricevere sulla testina rivolta verso il basso l’acqua battesimale che angeli bambini dall’alto dei cieli sono pronti a versare. Il battesimo si svolge sulle rive dell’Adige e in prospettiva si scorgono alcuni elementi caratterizzanti del paesaggio della città: l’Arena e il colle, con i due antichi castelli di San Pietro e San Felice. Il fiume è personificato da un giovane nudo che si appoggia ad un’anfora da cui sgorgano le acque e sorregge balle di panni e botti, allusione ai traffici che transitano lungo il suo corso. L’allegoria di Verona è combinata con quella del battesimo della neonata che porta un nome quasi omonimo della città, si chiama infatti Andriana Verona Ferro.
L’arrivo del dipinto al Museo di Castelvecchio costituisce un eccezionale rinnovo e arricchimento del percorso di visita. Segue tra l’altro di pochi mesi un analogo deposito ministeriale relativo a un’ancona lignea rinascimentale, detta di San Luca, quale segno tangibile della sintonia esistente tra il Ministero della Cultura e i musei civici italiani, volta a sostenere lo sviluppo del sistema Museale Nazionale. É anche una testimonianza della sensibilità e dell’attenzione del Ministero nei confronti dei musei che si trovano ad affrontare grandi difficoltà nel prolungato periodo di emergenza dovuto alla pandemia.
Il Sindaco Sboarina e l’Assessore Briani sono grati al Ministero per questo importante intervento di valorizzazione del Museo di Castelvecchio e colgono l’occasione per ringraziare Luigi Carlon per aver favorito l’iniziativa.

Paolo Farinati nasce a Verona nel 1524 e nella città svolge la maggior parte della sua attività. In gioventù a Mantova viene in contatto con la pittura di Giulio Romano e ne viene fortemente influenzato. Il suo stile nella maturità sarà invece debitore soprattutto al maestro Paolo Veronese, suo contemporaneo. Giorgio Vasari riserva parole di lode al pittore apprezzando la qualità dei suoi disegni e la sua capacità di costruire in armonia composizioni affollate di personaggi. La bottega di Farinati è molto attiva ricevendo commissioni di arte sacra e profana non solo in ambito cittadino, ma di altre località dei possedimenti di terraferma di Venezia. I suoi capolavori sono però nei palazzi e nelle chiese di Verona, come Moltiplicazione dei pani e dei pesci a San Giorgio in Braida, Ultima Cena a Santa Maria in Organo e Cristo mostrato al popolo conservato al Museo di Castelvecchio. Il ritrovamento del libro contabile redatto dal pittore  a partire dal 1573, e continuato fino alla sua morte, consente di ricostruire la sua attività e di conoscere le opere perdute. La sua produzione include progetti per architetture, incisioni, affreschi espressi in un linguaggio artistico coerente e ricco di sensibilità. Paolo Farinati muore nel 1606 dopo aver lasciato precise indicazioni ai figli, soprattutto ad Orazio, sulla continuità della bottega. 
Comune di Verona - Museo di Castelvecchio
corso Castelvecchio 2, Verona
tel. 0458062611 – fax 0458062652
castelvecchio@comune.verona.it
museodicastelvecchio.comune.verona.it

Verona: Motor Bike Expo. Tutto quello che c’è da sapere sulla “Special Edition”

Riceviamo e pubblichiamo
Ci sono delle date che si aspettano con fervore e quelle di Motor Bike Expo sono senza dubbio evidenziate in rosso nel calendario di ogni appassionato di moto: 18/20 giugno, impossibile mancare! Tante attività per un evento tutto da vivere in moto!

Nel terzo weekend di giugno, da venerdì 18 a domenica 20, a Verona Fiera, ogni appassionato delle due ruote potrà vivere in veste estiva una versione speciale di Motor Bike Expo: un evento dinamico da godersi in sella alla propria moto. Saranno presenti le maggiori Case Motociclistiche, i produttori di accessori, di abbigliamento, la Federazione Motociclistica Italiana, i Moto Club e tutti i servizi legati al mondo moto.
Prova la moto dei tuoi sogni
Le maggiori marche saranno presenti con attività di demo ride: un’occasione unica per provare un enorme numero di nuovi modelli che le Case Motociclistiche metteranno a disposizione dei visitatori. Saranno sviluppate ulteriormente anche le attività all’aperto come le scuole guida per i più piccoli e tante nuove iniziative pronte a far emozionare ed intrattenere gli appassionati.
Ad oggi hanno confermato: APRILIA, BENELLI, BMW, HARLEY-DAVIDSON, HONDA, HUSQVARNA, KAWASAKI, MOTO GUZZI, MV AGUSTA, ROYAL ENFIELD, SWM
Non solo moto
Jeep riconferma la sua partecipazione alla fiera internazionale e farà provare le emozioni dei sali scendi sui fuoristrada più famosi del mondo; grazie alla “Jeep Experience” che porterà i visitatori su un percorso in grado di esaltare le capacità di queste auto e di emozionare i partecipanti sia dentro che fuori l’abitacolo.

foto EnneVi

I vantaggi dell’edizione di giugno
Tanti i vantaggi di un’edizione sicuramente più calda dei tradizionali weekend di gennaio, in cui gli organizzatori potranno sbizzarrirsi con attività ancora più mirate sui diversi utilizzi della moto, grazie anche alla collaborazione con Federmoto che ha pianificato una serie di eventi, tutti da vivere “in sella”. Tre le diverse tipologie di tour a cui è possibile iscriversi sul sito http://www.motorbikeexpo.it, uno dedicato alle maxi enduro e alle tourer, uno alle cafe racer e uno su fondo naturale per scrambler e special offroad.
Il parcheggio per chi arriva in moto è interno e gratuito

I motociclisti che raggiungeranno Verona in moto potranno entrare direttamente in moto all’evento, grazie al “MOTO PARKING” un parcheggio dedicato esclusivamente alle moto, situato nel cuore di Motor Bike Expo, dove i motociclisti, con le loro moto, saranno ancora più protagonisti. Per chi arriva in moto, l’ingresso è la “Porta C”.
Gli orari della manifestazione: venerdì 18 giugno 9.00 – 22.00 | sabato 19 giugno 9.00 – 22.00 | domenica 20 giugno 9.00 – 20.00
Prezzo del biglietto

Per questa “edizione speciale” di MBE gli organizzatori hanno voluto proporre un “prezzo speciale”. I biglietti costeranno solo 10€ per tutti i visitatori (-50% rispetto l’edizione 2020) come simbolo di ripartenza per tutti gli appassionati delle due ruote. Biglietti disponibili solo online nel rispetto delle procedure anti-covid, le biglietterie di Veronafiere non saranno aperte. Ticket disponibili su www.motorbikeexpo.it

MBE come espressione
Oltre che ammirando le moto, l’espressione artistica a MBE si respira a 360°.
In occasione della manifestazione fieristica internazionale, infatti, sarà presentato l’atteso film “Pozzis Samarcanda”, il documentario del giovane regista friulano Stefano Giacomuzzi, che ha come protagonista Cocco, un “personaggio” già molto amato e popolare nella comunità biker: un eremita 73enne con una dura e misteriosa storia alle spalle, che dal Friuli vorrebbe arrivare a Samarcanda con la sua HD del ’39 – presentazione alla presenza di protagonista e regista, sabato 19 alle ore 15.00 sul Main stage del Pad. 1.
Inoltre, sarà presentato anche il libro “Cuore e Pistoni” di Lorenzo Gioachini (Lory666), che nei suoi racconti scrive di una vita on the road conciliata con gli impegni di un comune lavoro, senza trascurare la famiglia. Esperienze, emozioni, ricordi, personaggi pittoreschi e dannatamente reali, situazioni divertenti ed eventi anche drammatici che lo hanno spinto a pubblicare questo libro. Presentazione domenica 20 giugno, Main stage – Pad.1.

Un evento per ripartire in sicurezza
Per accedere a MBE 2021 non c’è la necessità di essere vaccinati o essersi sottoposti a tampone. È comunque necessario mantenere delle accortezze per uno svolgimento della manifestazione nella massima sicurezza. Di seguito le misure adottate da Veronafiere.
Mascherina obbligatoria: è sempre obbligatorio l’utilizzo di una mascherina all’interno del quartiere fieristico.
Distanziamento: all’interno della manifestazione è obbligatorio il distanziamento di sicurezza tra le persone di almeno 1 metro.
Rilevazione della temperatura: all’ingresso della manifestazione verrà misurata, attraverso l’utilizzo di termoscanner, la temperatura corporea. I soggetti a cui verrà rilevata la temperatura pari o superiore a 37.5° non potranno accedere all’evento.
Dispenser gel igienizzante: Veronafiere ha installato distributori di disinfettante posizionati in tutti i luoghi di lavoro, bagni, corridoi, zone comuni, portineria, che invitiamo a utilizzare frequentemente.
Spazi più ampi: per l’edizione 2021 gli organizzatori hanno previsto corridoi e aree espositive del 20% più ampi rispetto all’anno precedente.
Aumento del personale addetto alle pulizie e all’igiene: rafforzate le attività di pulizia ed aumentata la frequenza degli intervalli delle singole attività, con straordinarie sanificazioni degli ambienti.
Sanificazione degli ambienti: quotidianamente un’equipe di operatori sanifica, mediante ozono, gli ambienti della fiera cosicché all’apertura al pubblico l’intero quartiere possa accogliere i visitatori in sicurezza.
Tecnologie avanzate: un sistema di monitoraggio sarà in grado di contare i visitatori all’interno dei padiglioni e individuare eventuali assembramenti di persone, segnalandoli in tempo reale agli operatori che possono così intervenire.
Equipe medica: Veronafiere ha rafforzato i presidi di safety e security nelle aree interne al
quartiere, con la presenza di equipe di medici e infermieri specializzati, a seguito di un protocollo sanitario specifico sottoscritto dagli operatori che erogano il servizio. Sono stati inoltre istituiti staffdedicati alla sicurezza, autorità di polizia, vigili del fuoco, personale paramedico presenti nelle principali aree di accesso al quartiere fieristico.
Insomma grandi sforzi da parte dell’organizzazione che sarà l’apripista degli eventi in presenza in Italia, non solo gli eventi fieristici, ma anche per la musica live, i teatri, i cinema, ecc.

Cangrande della Scala: dal DNA la verità sulla sua morte nel 1329

Riceviamo e pubblichiamo
Dal DNA di Cangrande la verità dopo quasi settecento anni grazie a una indagine genetica mai eseguita prima su una mummia. Una malattia tolse la vita al Signore di Verona.
Verona, Arca di Cangrande della Scala, particolare: la statua giacente di Cangrande – Foto di Roberto Mizzon e Valentino Cordioli

È stata una malattia genetica rara, più precisamente la Glicogenosi tipo II ad esordio tardivo, a portare alla morte, in soli tre giorni, Cangrande della Scala, Signore di Verona. Nessun assassinio dunque, come una certa tradizione ha sostenuto per secoli. Il 22 luglio 1329, Cangrande morì a Treviso, appena trentottenne, in conseguenza di una rara malattia genetica.
A svelarlo sono state le analisi condotte dal Laboratorio di Genomica Funzionale del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, diretto dal professor Massimo Delledonne. Una indagine genetica mai eseguita prima sul DNA di una mummia.
Il DNA di Cangrande è stato estratto in collaborazione con il Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica dell’Università di Firenze, coordinato dal prof. David Caramelli e dalla prof.ssa Martina Lari, esperti nell’estrazione di DNA antico.

Verona, Mummia di Cangrande
ricognizione del febbraio 2004
Foto di Umberto Tomba

Questo sforzo congiunto fra gli esperti del Museo di Storia Naturale e Università degli Studi di Verona e di Firenze ha permesso di dimostrare come sia possibile analizzare con altissima precisione i geni di un DNA così antico, sfruttando procedure diagnostiche all’avanguardia, per giungere a una diagnosi clinica certa, anche quando le fonti storiche sono scarse.
Utilizzando le nuove tecnologie di sequenziamento diagnostico applicate nei più avanzati centri di ricerca a persone malate per migliorare la diagnosi, la prognosi e la cura delle malattie a base genetica, è stato possibile non solo ricostruire l’informazione custodita nel DNA di Cangrande della Scala, ma anche riconoscere le condizioni patologiche che hanno determinato la sua morte.
I risultati della storica indagine sono stati presentati a Verona, al Museo di Storia Naturale, dal sindaco Federico Sboarina e dall’assessore alla Cultura Francesca Briani.

Verona, Mummia di Cangrande, ricognizione del febbraio 2004 – Foto di Umberto Tomba

Presenti il direttore dei Musei civici Francesca Rossi. Ad illustrare la ricerca, per l’Università di Verona Massimo Delledonne – Dipartimento di Biotecnologie e Alessandro Salviati – Dipartimento di Biotecnologie, per l’Università di Firenze David Caramelli – Dipartimento di Biologia. Presenti Ettore Napione dell’Ufficio Unesco del Comune di Verona, che ha curato parte dei riscontri storici dello studio, e Leonardo Latella del Museo di Storia Naturale. 
Analisi effettuate. Una prima estrazione, eseguita su frammenti di fegato, non ha reso possibile il sequenziamento clinico. È stata quindi effettuata una seconda estrazione, da un piccolo frammento di falange. Anche in questo caso la quantità di DNA estratto presentava DNA contaminante. Una percentuale di DNA umano più elevata consentiva però di portare avanti un percorso di analisi.
Il laboratorio di Genomica Funzionale dell’Università di Verona ha dunque deciso di applicare una tecnica di laboratorio attualmente utilizzata per la diagnosi clinica di pazienti affetti da malattie genetiche, che ha permesso di catturare in modo specifico i circa 35 milioni di basi del DNA che contengono i geni umani, eliminando così il DNA contaminante.
Cangrande è stato quindi “sequenziato” come se si trattasse di un paziente dei nostri giorni, e l’analisi bioinformatica degli 83 milioni di sequenze prodotte ha portato alla ricostruzione del 93.4% dei suoi geni, un valore davvero molto elevato.

Verona, Luigi Cavadini, La salma di Cangrande nel sepolcro, 1921, stampa moderna da lastra negativa su vetro alla gelatina al bromuro d’argento – in mostra – Museo di Castelvecchio

La malattia. Analisi successive hanno permesso di identificare 249 varianti associate a malattie da cui è stato possibile riconoscere due mutazioni diverse nel gene dell’enzima lisosomiale α-glucosidasi acida. La malattia che deriva dalla disfunzione di questo enzima è una glicogenosi, in questo caso la Glicogenosi tipo II.
Nei casi ad esordio tardivo, come quello riconducibile a Cangrande, la malattia si evidenzia in una scarsa resistenza alla fatica fisica, difficoltà respiratoria, debolezza muscolare e crampi, fratture ossee spontanee e cardiopatia.
La morte dei pazienti adulti è spesso quasi improvvisa, come accaduto a Cangrande, deceduto dopo solo tre giorni di malattia.
Alcune opere storiche hanno messo in luce piccoli indizi compatibili con questa patologia, relativi a soste forzate nel corso di tragitti a cavallo abbastanza brevi, ad improvvisi malesseri e, forse, anche alla preferenza per l’uso dell’arco rispetto alla spada.
Il quadro clinico della morte di Cangrande è pertanto compatibile con la malattia di Glicogenosi tipo II ad esordio tardivo.
Il medico di Cangrande, nel tentativo di contrastare questa debolezza, somministrò dosi eccessive di digitale (una sostanza utilizzata come cardio tonico) e questo fece pensare ad un avvelenamento, tanto che il medico venne impiccato di lì a poco. Oggi sappiamo che quella somministrazione era ben lungi dall’intento di avvelenare il Principe.

Tomba di Cangrande della Scala

Conferme storiche. In ambito storico sono riportati alcuni dei momenti più critici della salute di Cangrande. Prima crisi, il 17 settembre 1314, all’età di 23 anni, dopo una cavalcata veloce il Signore di Verona è costretto a lasciare il cavallo e viene trasferito su un carro. Seconda crisi, il 25 agosto 1320, a 29 anni, ferito ad una coscia fu trasportato all’accampamento, dove si riprese e ritornò in battaglia. In realtà, dalle autopsie effettuate sul corpo non sono state riscontrate cicatrici sulla coscia, ciò fa supporre si trattasse di altri sintomi, sempre riconducibili alla malattia. Terza crisi, il 4 luglio 1325, all’età di 34 anni, in una cavalcata da Verona verso Vicenza Cangrande fu colto da improvviso malore e fu riportato a Verona, dove peggiorò, rimanendo tra la vita e la morte per dieci giorni e poi malato per mesi. Quarta crisi, il 18 luglio 1329 si ammala e dopo tre giorni muore. Era il 22 luglio 1329, Cangrande aveva 38 anni.
Reperti 2004. Un’ indagine partita da lontano. Esattamente dal 12 febbraio del 2004 quando, per decisione del Comune e i civici Musei d’Arte, fu organizzata la ricognizione e l’apertura dell’arca funebre di Cangrande della Scala, che portò ad identificare il corpo mummificato dello scaligero, più o meno nelle medesime condizioni in cui era già stato rinvenuto all’interno della cassa nell’apertura del 1921 (in occasione del VI centenario della morte di Dante Alighieri).

Calco di Cangrande della Scala. ph. Saccomani

Il corpo del Principe fu sottoposto ad una serie di indagini scientifiche e autoptiche prima di essere nuovamente riposti nell’arca che li aveva preservati per secoli.
Parte dei materiali biologici, in particolare il fegato e alcune falangi del piede, furono inviate all’Università di Pisa per ulteriori indagini biomediche. Nei primi mesi del 2007, i reperti furono restituiti e depositati presso il Museo di Storia Naturale perché venissero conservati e resi disponibili per futuri ulteriori studi.

LE DICHIARAZIONI
 “Una giornata storica per la città di Verona – sottolinea il sindaco –. Attraverso uno studio genetico mai eseguito prima su campioni di mummia risalenti a 700 anni fa è stato possibile svelare molti aspetti della vita e della morte di una delle figure storiche più importanti della nostra città. La morte di Cangrande oggi non è più un mistero. Contrariamente a quanto sospettato per secoli, il Signore di Verona non fu assassinato, ma morì per cause naturali o, più correttamente, per una malattia genetica. Un risultato straordinario, frutto di un lavoro di squadra importante, che ha visto collaborare in stretta sinergia il Comune di Verona, con la direzione dei Musei civici, e le Università di Verona e Firenze. Il primo risultato concreto dopo la firma, a gennaio 2020, del protocollo tra Comune e Università, per una collaborazione stretta e operativa volta a sviluppare innovazione, sostenibilità ed efficienza in più settori e per valorizzare il patrimonio storico-culturale della città. Infatti è stato possibile chiarire, con prove scientifiche documentate, nell’anno del 700 anniversario dalla morte di Dante, aspetti ancora segreti della vita del grande Signore della Scala, amico del Sommo Poeta”.  
Si mette così la parola fine – afferma l’assessore alla Cultura del Comune di Verona, Francesca Briani ad uno dei misteri che ancora circondano la Signoria Scaligera, la famiglia che accolse l’esiliato Dante in città e che il poeta ricorda nella Divina Commedia. Un processo scientifico emozionante che, per la prima volta, ha portato all’osservazione approfondita del DNA di Cagrande. Un secondo step di studio che, dopo l’acquisizione dei campioni realizzata nel 2004, completa il percorso di analisi sulla mummia del principe scaligero, dandoci la possibilità identificare nuove ed interessanti informazioni storiche sulla sua vita e, in particolare, morte. Questo progetto scientifico rappresenta uno dei principali appuntamenti calendarizzati nel corso di quest’anno in occasione delle celebrazioni dantesche”.
La scelta di affidare i resti di Cangrande della Scala al Museo di Storia Naturale – sottolinea la Direttrice dei Musei Civici di Verona, Francesca Rossi - venne dettata dal fatto che la conservazione dei materiali biologici richiede particolari accortezze, già previste per le collezioni del Museo, in particolari quelle zoologiche. Attraverso questo straordinario progetto è stato finalmente possibile completare il percorso di analisi sui reperti custoditi dal 2004 e giungere a risultati scientifici certi, che svelano le cause della morte di Cangrande della Scala”.

VeronaFiere, Motor Bike Expo torna in sella dal 18 al 20 giugno 2021

Riceviamo e pubblichiamo
In Italia è la prima fiera in presenza dopo il via libera del Governo sulle riaperture.

La ripartenza del sistema fieristico nazionale a giugno passa da Verona, salutata dal rombo di migliaia di moto. Motor Bike Expo, infatti, è il primo salone internazionale a riaprire in Italia, dopo oltre un anno di stop imposto dall’emergenza sanitaria.
La manifestazione di riferimento per il mondo delle moto personalizzate dà appuntamento alle migliaia di appassionati a Veronafiere, da venerdì 18 a domenica 20 giugno. Una rassegna in presenza e sicura, programmata tre giorni dopo la data del 15 giugno, scelta dal Governo per il via libera alle fiere con il Decreto legge sulle riaperture, pubblicato il 22 aprile.
Dopo un primo rinvio a maggio, Motor Bike Expo torna quindi in pista, per la sua 13ª edizione a Veronafiere, con un evento ancora più dinamico, dove ammirare moto uniche provenienti dai garage di tutto il mondo e customizzate dai migliori preparatori di fama internazionale.
Presenti le più blasonate Case motociclistiche, i produttori di accessori, ricambistica e abbigliamento, i tour operator specializzati in viaggi on the road. Il tutto con il supporto dei moto club di tutte le regioni e della Federazione Motociclistica Italiana, che ha organizzato diverse iniziative in fiera, rigorosamente da vivere in sella.

Lo spostamento del salone a giugno, con temperature più miti, consente di moltiplicare le attività all’aperto: dai demo ride dove provare su strada le ultime novità in fatto di due ruote, fino alla scuola di guida sicura. Per la prima volta, poi, i motociclisti possono entrare in fiera con le proprie moto, grazie ad un nuovo parcheggio dedicato e dotato di tutti i servizi.
«La moto è uno dei mezzi più utilizzati per scoprire le bellezze di un territorio; oltre ad essere una soluzione di mobilità urbana, oggi in moltissimi la scelgono per viaggiare. Un mezzo riscoperto nel post lockdown e un mercato che nel corso del 2020 ha affrontato la crisi a testa alta e senza alcun sostegno – commenta Luca Zaia, Presidente della Regione del Veneto –. Non si tratta di una moda quindi, ma di una passione che spesso nasce da lontano. Penso a tante storie imprenditoriali di successo, alcune presenti anche nella nostra regione, simbolo di un mondo che continua a progettare, sviluppare e produrre in proprio i motori che equipaggiano le moto di serie, fino a diventare gruppi industriali tra i più importanti al mondo nel campo delle due ruote. E proprio in Veneto, oggi, il settore del motociclo fa da apripista al mondo fieristico, confermando uno dei più importanti saloni internazionali dedicati alle moto e ai bikers. Si riparte quindi dal Veneto, patria di campioni del motociclismo come il trevigiano Omobono Tenni, mai dimenticato anche se espressione sportiva del secolo scorso. Verona, terra del Garda, con panorami unici ma anche punto di partenza di numerosi itinerari motociclistici come il gran giro dei Monti Lessini e delle Prealpi Venete. Una città che può presentarsi come simbolo delle due ruote come segmento di turismo in crescita, per scoprire il paesaggio, come quello montano e costiero, ma anche luoghi di interesse storico e culturale. E in questo senso il Veneto rappresenta una delle mete più desiderate, non solo dagli italiani ma anche da moto turisti provenienti da Germania, Austria e Francia, che valicano le Alpi attratti dalla laguna veneziana e le spiagge dell’Alto Adriatico o richiamati dal fascino delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, per raggiungere i borghi più belli che conducono fino alle Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità.»

«Il mondo delle fiere riapre e lo fa da Verona con Motor Bike Expo – dichiara Maurizio Danese, Presidente di Veronafiere –. Per oltre un anno siamo stati costretti a fermarci, ma abbiamo tenuto i motori sempre accesi, consapevoli del valore delle manifestazioni per la promozione delle filiere industriali rappresentate. Ora, insieme agli organizzatori del salone, Francesco Agnoletto e Paola Somma, siamo pronti a ripartire da subito e, grazie agli investimenti fatti già dall’inizio della pandemia, siamo in grado di accogliere in completa sicurezza aziende, operatori e appassionati».
Veronafiere, infatti, si è dotata di uno specifico protocollo safebusiness, validato dalle autorità sanitarie. La capienza del quartiere espositivo garantisce il distanziamento sociale, la bigliettazione è soltanto elettronica e abbiamo un sistema di sorveglianza con un algoritmo anti-assembramenti. Senza contare la continua sanificazione degli ambienti e degli impianti di climatizzazione nei padiglioni.

«Non ci siamo mai dati per vinti perché crediamo che l’intero settore delle due ruote abbia bisogno di Motor Bike Expo – il commento di Paola Somma, Fondatrice e marketing and sales manager di Motor Bike Expo –. Ce lo dicono le aziende che speravano in questo via libera per pianificare la propria presenza a Verona, così come le migliaia di appassionati. È l’ennesima conferma della straordinaria vitalità del settore motociclistico e della necessità per la grande famiglia delle due ruote di incontrarsi e stare insieme, scoprendo le novità di mercato legate ad un’industria e un artigianato in continua evoluzione».
http://www.motorbikeexpo.it

Verona: il progetto di restauro dell’Arca di Mastino II

Riceviamo e pubblichiamo
Progetto di restauro per l’Arca di Mastino II: le Università di Verona e di Pavia insieme al Comune di Verona e alla Soprintendenza ABAP indagano l’Arca di Mastino II in previsione del suo restauro.
Arche Scaligere

I Musei Civici e la Direzione Edilizia Monumentale del Comune di Verona, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, hanno avviato l’iter per la definizione di un progetto di restauro dell’Arca di Mastino II appartenente alle Arche Scaligere, il monumentale complesso funerario della famiglia Della Scala. Questa iniziativa prevede, preliminarmente, l’esecuzione di un’accurata campagna di indagini scientifiche propedeutiche alla progettazione dell’intervento.
Al progetto partecipano l’Università di Verona, Dipartimenti di Culture e Civiltà e di Informatica e inoltre – grazie alla collaborazione dell’Ufficio UNESCO del Comune di Verona – l’Università di Pavia, Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura – DICAr.
Le due Università hanno intrapreso una campagna di rilievi e d’indagini diagnostiche multidisciplinari, secondo le metodologie più avanzate, finalizzata a preparare l’intervento di restauro dell’Arca di Mastino II presso le Arche Scaligere.

Arca di Mastino II
foto Didier Descouens

Si segnala, in particolare, come in questo quadro d’indagini – con riferimento specifico alla statua equestre di Mastino II conservata al Museo di Castelvecchio – si sperimenterà una tecnica innovativa che potrà consentire una fruizione tattile a persone ipovedenti.
Mastino II, successore di Cangrande della Scala, portò la Signoria scaligera all’apice della sua potenza: il suo dominio si estese su gran parte del Veneto, Brescia, Parma e Lucca. Ciò ebbe riflessi anche sul cimitero di famiglia, il cui completo rinnovo fu affidato al “Maestro delle Arche Scaligere” e portò all’aspetto che ancora oggi presenta. All’interno di un recinto ornato da statue, i lapicidi e gli scultori rinnovarono l’arca di Cangrande e innalzarono il monumento funebre dello stesso Mastino II, oggetto dell’attuale campagna di studi.
Il rilievo architettonico completo sull’Arca di Mastino II finalizzato alla predisposizione del progetto di restauro è stato effettuato nei mesi scorsi dall’Università di Pavia e i risultati di questa indagine sono in corso di elaborazione.
Le Arche Scaligere poste accanto alla Chiesa di Santa Maria Antica sono tra le mete immancabili per chi visita Verona. Il primo della Dinastia a scegliere questo luogo per la sua sepoltura fu Mastino I della Scala, morto nel 1277. Del suo monumento funebre rimane oggi il solo sarcofago. Agli inizi del ‘300 trovarono poi sepoltura Alberto I (morto nel 1301), Bartolomeo I (1304) e Alboino (1311).
I loro semplici sepolcri sono allineati al muro esterno della chiesa. Nel 1329 morì Cangrande I della Scala e il suo monumento funebre venne posto sopra il portale della chiesa stessa. Rispetto alle arche dei suoi antenati, in esso appare evidente un salto di scala: mantiene la forma “ravennate” dei precedenti ma si arricchisce di importanti elementi decorativi.
Con il suo successore Mastino II, la Signoria Scaligera raggiunse il suo apice, estendendosi su gran parte del Veneto, Brescia, Parma e Lucca. La nuova potenza ebbe riflessi anche sul cimitero di famiglia, che venne affidato al “Maestro delle Arche Scaligere” per il suo completo rinnovo.

Museo Castelvecchio
statua equestre Mastino II
ph. Marco Bonechi

Assumendo così l’aspetto che ancora oggi presenta. All’interno di un recinto ornato da statue i lapicidi e gli scultori rinnovarono l’arca di Cangrande e innalzarono il monumento funebre dello stesso Mastino II, oggetto dell’attuale campagna di studi.
Il Maestro risolse in modo audace l’incarico, fondendo sapientemente elementi iconografici della tradizione veronese con altri derivati da ciò che di nuovo veniva dalla vicina Germania. Il monumento funebre a Mastino II, quadrangolare, si impone per architettura e grandezza, è cinto da una cancellata ai cui angoli si trovano quattro statue delle Virtù e in origine era dipinto e dorato. Le facce dell’urna sono ornate da motivi religiosi e, sul coperchio, si trova la statua di Mastino II distesa, vegliata da due angeli. Il baldacchino è ad archi trilobati e presenta sul frontone altorilievi a soggetto religioso, cui fa da contrappunto la statua equestre di Mastino II, attualmente sostituita da una copia, mentre l’originale si trova dal 25 gennaio 2007 nella torre dell’orologio del complesso monumentale di Castelvecchio.

Cangrande della Scala venne assassinato? La risposta dall’esame del suo DNA

Riceviamo e pubblichiamo
Un giallo che ha quasi settecento anni: Cangrande della Scala è stato assassinato o è morto per cause cardiovascolari. Le celebrazioni veronesi riservate a Dante Alighieri forse porteranno a chiarire questo mistero.

Cangrande della Scala, il Principe che accolse Dante a Verona, fu vittima di un assassinio per avvelenamento o morì per una patologia cardiovascolare forse non ben curata? L’interrogativo pesa da sempre sul Signore di Verona”, afferma Federico Sboarina, Sindaco della città scaligera.

Tomba di Cangrande

Il Sindaco annuncia che “le Celebrazioni veronesi del settimo Centenario Dantesco offriranno il giusto contesto per chiarire questo, che è uno dei misteri della storia della Città”.
La ricostruzione della vita e della figura di Cangrande – ricorda l’Assessore alla Cultura Francesca Brianisi è sinora basata principalmente su fonti storiche indirette poiché gli archivi della famiglia scaligera veronese sono stati distrutti. Questo ha costretto gli storici a ricavare informazioni da fonti che potevano essere viziate da scopi di propaganda o che, al contrario, avevano carattere dispregiativo. In questo contesto, l’analisi del DNA costituisce una fonte di informazioni non tradizionale, ma oggettiva che integrerà le informazioni scientifiche già raccolte nel 2004 sulla mummia e affiancherà le fonti tradizionali, come le cronache narrative, letterarie e artistiche, supportando così ricostruzioni accurate”.
Le informazioni su potenziali varianti genetiche che inficiavano la salute di Cangrande potrebbero far luce sulla controversia relativa alla sua morte”. Ad affermarlo sono gli specialisti del “Join Project” del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, diretto dal professor Massimo Delledonne.
Il progetto “Il genoma di Cangrande della Scala: il DNA come fonte storica” è nato dalla stretta collaborazione tra l’Ateneo Veronese e il Comune di Verona, Musei Civici, Museo Storia Naturale e Museo di Castelvecchio.
La Direttrice dei musei Francesca Rossi ricorda come “il percorso di questa indagine venga da lontano. Esattamente dal 12 febbraio 2004 quando la mummia di Cangrande venne esumata e sottoposta a specifiche indagini scientifiche da una selezionata equipe multidisciplinare. Alcuni materiali biologici prelevati (in particolare il fegato e alcune ossa) per gli studi studi autoptici di allora, furono poi depositati al Museo di Storia Naturale a disposizione dei ricercatori”, mentre la mummia naturale del Principe venne risposta nell’arca, due giorni dopo cioè il 14 febbraio.

Statua di Cangrande

Le innovative tecnologie di sequenziamento hanno reso possibile la ricostruzione della sequenza genetica (DNA) di Cangrande.
Tali metodiche, ora implementate anche per studi antropologici ed archeologici, sono state sfruttate al fine di studiare nel dettaglio l’informazione contenuta all’interno del DNA di questo personaggio storico, focalizzando la ricerca su potenziali fattori di rischio per la sua salute che potrebbero averne causato la morte” evidenziano i ricercatori.
Il Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica dell’Università di Firenze si è occupato dell’estrazione del DNA antico dall’osso utilizzando una procedura ottimizzata a preservarne la qualità. Il DNA è stato in seguito inviato al Laboratorio di Genomica Funzionale dell’Università degli Studi di Verona per il processo di arricchimento del DNA codificante (i geni) ed il successivo sequenziamento con lo strumento più potente oggi disponibile, l’Illuminal NovaSeq 6000. I geni sono stati letti producendo circa 62 milioni di sequenze di DNA. Il 33% delle sequenze è stato classificato come appartenenti alla specie umana ed ha permesso la ricostruzione del 94.10% dei geni di Cangrande utilizzando come guida il DNA di riferimento della nostra specie. Il restante 67% dei frammenti è stato scartato e considerato come “sequenze contaminanti” attese, ovvero frammenti derivanti da resti di microrganismi decompositori o da materiale genetico venuto naturalmente a contatto con l’individuo dopo la morte.

ritratto di Cangrande

Attraverso una procedura bioinformatica dedicata all’analisi del DNA antico, le differenze presenti nei geni (varianti genetiche) rispetto al DNA di riferimento sono state identificate allo scopo di rivelare quelle che possono aver influito negativamente sulla salute di Cangrande. Al momento, queste varianti sono in fase di annotazione, ovvero di integrazione di informazioni presenti in banche di dati clinici e genetici necessari per la valutazione della dannosità delle stesse. I recenti progressi tecnici consentono oggi di estrarre e sequenziare il DNA da campioni antichi, ottenendo molecole sufficientemente integre a consentire l’analisi dell’intero genoma, riducendo al minimo gli artefatti e i danni dovuti a contaminazioni e all’età. In particolare, il Next-Generation-Sequencing (NGS) è ora sempre più implementato in studi antropologici e archeologici. Al contrario, gli studi incentrati su periodi storici e personalità più recenti non sfruttano ancora appieno questa tecnologia.
Lo studio – sottolinea il prof. Delledonnesi pone come un “Proof-Of-Concept” ed una pietra miliare per l’implementazione di tecnologie genomiche avanzate per indagini storiche recenti, per interpretare e migliorare ulteriormente la conoscenza storica della nostra città e del nostro paese”.

Calco di Cangrande -ph. Saccomani

La Verona di Dante: un viaggio in video con Francesca Barra e Claudio Santamaria

Riceviamo e pubblichiamo
Domani, mercoledì 23 dicembre (ore 19) la giornalista e scrittrice Francesca Barra e l’attore Claudio Santamaria ci accompagneranno in un viaggio inedito per scoprire i luoghi del Poeta nella città scaligera.
Francesca Barra e
Claudio Santamaria

Mercoledì 23 dicembre alle ore 19 la giornalista e scrittrice Francesca Barra e l’attore Claudio Santamaria saranno protagonisti di un inedito viaggio in video sulle tracce dei luoghi di Dante Alighieri a Verona.
Il video, curato dal regista Fabrizio Arcuri, dal titolo La Verona di Dante sarà trasmesso sul canale YouTube del Comune di Verona, sulla pagina Facebook dell’AltroTeatro e sui canali social di Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, produttore esecutivo del progetto.
La Verona di Dante fa da prologo molto scenografico al progetto Dante a Verona 1321-2021che vedrà, per l’intero anno a venire, tutta la città scaligera coinvolta – dal Comune all’Università, dalla Diocesi ai teatri cittadini, a varie istituzioni e associazioni culturali in un omaggio al Sommo Poeta con iniziative di spettacolo, arte e cultura. Piazze, strade, palazzi, musei, dimore storiche, chiese e cortili risuoneranno dei versi del padre della nostra lingua,che a Verona trovò rifugio nei lunghi anni dell’esilio.

Statua di Dante di Ugo Zannoni -1865 Piazza dei Signori Verona
foto Daniela Bertasini

La Verona di Dante attraverso immagini suggestive e le voci dei suoi interpreti guiderà il visitatore lungo un cammino immersivo e coinvolgente alla scoperta di antichi segni ma forse aprirà sguardi nuovi anche sul presente. Restituirà, insieme a emozioni suscitate dai versi danteschi e dalle parole di un cronista-narratore d’eccezione come Francesca Barra, un ritratto poco conosciuto di una città dove il Sommo Poeta ha vissuto per un lungo periodo lasciando importanti tracce del suo passaggio.
Francesca Barra,come una novella Beatrice, accompagnerà gli spettatori all’interno di un racconto per immagini a partire da un testo originale composto appositamente per l’occasione dalla scrittrice veneziana Ginevra Lamberti, vincitrice del Premio Mondello 2020 con il romanzo Perché comincio dalla fine (Marsilio). Le musiche originali sono di Giulio Ragno Favero mentre la parte video è curata da Colofur Mind.
Il compito di evocare l’universo dantesco è affidato alla voce inconfondibile di Claudio Santamaria, volto simbolo del nuovo cinema italiana, già vincitore nel 2016 del David di Donatello come miglior attore protagonista nel film Lo chiamavano Jeeg Robot, che intervallerà il racconto declamando brani tratti dalla Divina Commedia e dalla ricca produzione dantesca.

veduta sul Duomo di Verona

«Si tratta di un mediometraggio a metà tra il documentario e la fiction – precisa il regista Fabrizio Arcuri. – Abbiamo immaginato insieme a Ginevra Lamberti, che ne ha dapprima realizzato un breve racconto, la storia di una coppia, così com’è poi nella realtà, che decide di incontrarsi a Verona, perché è romantica dice lui, perché è avventurosa dice lei».
«Così la nostra Francesca – prosegue Arcuri – lancia un gioco al suo consorte e si fa rincorrere scegliendo il percorso dantesco della città. Claudio si ritrova, suo malgrado, coinvolto in una sorta di caccia al tesoro… almeno se vuole rivedere le stelle, che in questo caso sono rappresentate dalla donna amata. Avremo quindi le immagini di una Verona meno abituale che si susseguono e che compongono un itinerario alternativo e ulteriore che si dipana tra i luoghi medievali della città. Ci è sembrato un omaggio insolito e curioso a una delle tre città dantesche nell’anno dei festeggiamenti».
Programma completo e aggiornamenti su: www.danteaverona.it

Verona, Museo di Castelvecchio: si arricchisce del “Polittico di San Luca”

Riceviamo e pubblichiamo
Dal Mibact ai Musei Civici di Verona lo straordinario “Polittico di San Luca” dal valore inestimabile in esposizione permanente al Museo di Castelvecchio. A breve, in attesa della riapertura dei Musei, l’opera sarà visibile attraverso video sul sito e i canali social dei Musei Civici.

Un’opera dal valore storico-artistico inestimabile, acquisita quest’estate dal Mibact e arrivata a Castelvecchio. Si tratta dello straordinario polittico rinascimentale detto di S. Luca, opera attribuita ad un intagliatore veronese che è entrato a far parte della collezione dei Musei Civici di Verona, in esposizione permanente al museo scaligero. Gli studi recenti collocano l’opera tra gli anni ‘70 e ‘80 del Quattrocento, con richiami artistici all’ambito veronese come trait d’union tra la bottega dei Giolfino e l’attività di Giovanni Zebellana. Proprio per la sua appartenenza alla storia culturale della città scaligera, il polittico è stato destinato al museo veronese mentre la titolarità è in capo alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia. In attesa della riapertura dei Musei, il polittico potrà essere ammirato attraverso alcuni video di presentazione che, nelle prossime settimane, saranno resi disponibili sul sito e sui canali social dei Musei Civici.

L’opera. Il Polittico, a tre scomparti e due registri, nella parte alta raffigura la Madonna con il Bambino in trono, attorniata da San Bernardino da Siena e San Vincenzo Ferrer. Nel registro inferiore, San Luca evangelista seduto allo scrittoio con San Rocco e San Sebastiano ai lati.
La cornice è integra ed originale con montanti costituiti da lesene traforate e piccole porzioni di colonnine foliate. I trafori sono applicati su fondi in carta rossi o blu, a imitazioni di smalti, secondo una tradizione presente in area veneta. La finitura policroma è raffinatissima nella resa degli incarnati e nei dettagli preziosi che ornano le vesti. L’impianto architettonico della cornice e la concezione delle statue sono la testimonianza del clima di ricezione presente a Verona in quegli anni e del rinnovamento portato da Andrea Mantegna. Prima dell’esposizione, l’opera è stata sottoposta ad un intervento conservativo e, per la sua collocazione, è stato studiato il riallestimento completo della sala del Mantegna destinata ad accoglierla, presente negli spazi espositivi al secondo piano del Museo.

Il Polittico è stato presentato al Museo di Castelvecchio dal sindaco Federico Sboarina e dall’assessore alla Cultura Francesca Briani. Presenti Il direttore dei Musei Civici Francesca Rossi, il direttore della Direzione regionale Musei Veneto Federica Gonzato, l’antiquario Gian Marco Savio, che si è occupato della vendita dell’opera al Mibact, e Pierantonio Bellini degli Amici dei Civici Musei d’Arte.
Dall’ultimo Dpcm che ha imposto la chiusura dei musei – spiega il sindacoè stato avviato un importante percorso di arricchimento delle collezioni dei Musei Civici veronesi che oggi, con questo Polittico in esposizione permanente a Castelvecchio, raggiunge indubbiamente uno dei suoi momenti più alti. Ringrazio il Mibact per l’opportunità offerta e per la stima riconosciuta al sistema museale civico di Verona, scelto per accogliere questo straordinaria opera”.

Un risultato importante – dichiara l’assessore Briani, frutto della lungimiranza gestionale del direttore Rossi che, quest’estate, con formale richiesta al Mibact, ha concretizzato l’assegnazione ai Musei Civici veronesi di questa stupenda opera quattrocentesca. Un capolavoro dal valore storico-artistico inestimabile, da oggi in mostra permanente negli spazi del Museo scaligero. In questo tempo di chiusura, per offrire al pubblico un’anteprima di questo capolavoro, saranno effettuati dei girati che saranno resi poi visibili sul sito e su social dei Musei”.
Per le collezioni veronesi si tratta di una forma di valorizzazione senza precedenti nella storia dei Musei Civici di Verona – sottolinea il direttore Rossi –. Espressione concreta della sintonia esistente tra il Ministero e i musei civici italiani, volta a sostenere lo sviluppo del sistema Museale Nazionale. Il Polittico è ora collocato a confronto con dipinti di Mantegna, Francesco Bonsignori, Carlo Crivelli e, in particolare, in rapporto con opere di Francesco Benaglio e Domenico Morone, che rivelano evidenti affinità stilistiche, con l’ambito culturale dell’intagliatore e mostrano analoghi riferimenti figurativi a modelli mantegneschi”.
Museo di Castelvecchio – corso Castelvecchio 2 – 37121 Verona
Telefono 045 8062611 fax 045 8062652
castelvecchio@comune.verona.it
museodicastelvecchio.comune.verona.it
Facebook @MuseoCastelvecchio
Instagram @museicivciverona

Motor Bike Expo fissa le nuove date: dal 2 al 5 Aprile 2021

Riceviamo e pubblichiamo
Pasqua con sorpresa per i motociclisti. MBE 2021 l’appuntamento per scoprire le novità del settore.

Gli organizzatori avevano già preannunciato che l’edizione 2021 di Motor Bike Expo si sarebbe svolta in primavera e finalmente sono state ufficializzate le nuove date: appuntamento fissato da venerdì 2 a lunedì 5 Aprile.

Un evento che sarà il punto di riferimento per l’intero comparto moto, un’occasione per scoprire in anteprima dal vivo le novità che da gennaio 2020 non hanno ancora avuto la possibilità di incontrare il grande pubblico. MBE 2021 sarà sicuramente l’appuntamento per presentare nuovi modelli, prodotti, accessori, nuove realizzazioni custom, collezioni d’abbigliamento, team dei prossimi campionati e nuove iniziative per una nuova stagione che tutti ci auguriamo essere quella del rilancio, della rinascita del settore.
La location, come da tradizione, sarà il quartiere fieristico di Veronafiere con un’esposizione di oltre 100000 mq. divisi in 7 padiglioni per l’esposizione indoor e 5 aree esterne dedicate ai demo ride e all’experience in moto.

La città di Verona, meta gettonatissima, farà da contorno alla manifestazione grazie all’attrazione del Lago di Garda e del centro città, abituati ad ospitare milioni di turisti nel periodo pasquale. Tutta la regione Veneto potrà offrire dei servizi turistici studiati ad hoc per le centinaia di migliaia di motociclisti che Motor Bike Expo attira.
Gli appassionati potranno raggiungere la fiera agevolmente in moto grazie a temperature più calde e clima più mite. Attività che già i più temerari svolgevano a gennaio e che ora può aprire ulteriormente ad un enorme bacino d’utenza. I visitatori saranno protagonisti assoluti e ad accoglierli all’interno della fiera ci sarà un parcheggio dedicato esclusivamente alle moto, dotato di servizi, tra cui un guardaroba dove poter lasciare giacca, casco e guanti per poter vivere Motor Bike Expo con la massima comodità.

Sarà incrementata I’attività di demo ride: un’occasione unica per provare un enorme numero di nuovi modelli che le Case Motociclistiche metteranno a disposizione per essere provati dai visitatori. Saranno sviluppate ulteriormente anche le attività all’aperto come le scuole per le donne e per i più piccoli e tante nuove iniziative pronte a far emozionare ed intrattenere gli appassionati.
Riconfermati anche tutti i main partner della scorsa edizione: Motul, Red Bull, Jeep, Heineken e Virgin Radio saranno presenti con iniziative e contenuti per la prossima edizione di MBE, che si preannuncia più calda che mai!

Abbiamo ascoltato le aziende, le istituzioni e soprattutto il buon senso, scommettendo tutti assieme sul primo weekend di Aprile, per un’edizione di Motor Bike Expo più unica che rara. Magari ci accorgeremo che un evento come il nostro può avere ancora più potenziale nel periodo primaverile e vogliamo fare questa grande sorpresa agli appassionati e agli operatori che dentro all’uovo di Pasqua potranno ritrovare la possibilità di incontrarsi di nuovo in un contesto professionale, condividendo la passione che ci accomuna. Abbiamo in cantiere tante novità alimentate dal solito entusiasmo che può contare su oltre 25 anni di esperienza nel mondo degli eventi. Mai ci siamo trovati nella condizione di dover rinviare la data di un nostro appuntamento e siamo sicuri che questa necessità si trasformerà in una grande opportunità per noi e per tutti gli stakeholder che gravitano attorno al mondo MBE” le parole di Paola Somma, co-founder dell’evento con Francesco Agnoletto.

foto ennevi

Quindi data di Pasqua da evidenziare doppiamente in rosso nel calendario dei motociclisti, si parte venerdì 2 Aprile con una giornata aperta al pubblico ma dedicata soprattutto agli operatori di settore, per poi proseguire con gli appuntamenti del sabato e della domenica, concludendo il lunedì “di Pasquetta” per il gran finale.
Motor Bike Expo: 2-5 aprile, Veronafiere.