Gian Piero Alloisio a Ovada (Al) sabato 13 e domenica 14 aprile. Le date del tour Resistenza Pop

rubrica a cura di Fabrizio Capra

GianPiero Alloisio ph Paolo SiccardiSabato 13 aprile, domani, alle ore 20.45, a Ovada (Al) nella Loggia di San Sebastiano, Gian Piero Alloisio proporrà “Il maestrone, i miei anni con Francesco Guccini” per il IX Festival Pop della Resistenza dedicato a Gian Piero Armano.
Fra il 1976 e il 1981, l’ovadese Gian Piero Alloisio ha lavorato a stretto contatto con Francesco Guccini: è stato frontman dell’Assemblea Musicale Teatrale, il gruppo che apriva i suoi affollatissimi concerti, ha scritto canzoni che il cantautore bolognese ha poi interpretato (come Venezia e Dovevo fare del cinema) e, con lui, ha scritto Gulliver e Poveri bimbi di Milano. Guccini, da parte sua, ha scritto canzoni per Gian Piero Alloisio (Lager, Bisanzio, Parole) ed è stato suo editore musicale, discografico e produttore.
Questa intensa attività artistica si è svolta negli anni – creativi, plurali, caotici – in cui la canzone colta dominava le classifiche discografiche e, per la prima volta dagli anni del boom economico, esplodeva in Italia la disoccupazione giovanile.
Anni in cui Gaber, Luporini, Guccini e Alloisio collaborarono a un unico progetto di teatro-canzone: Ultimi viaggi di Gulliver. Anni in cui per milioni di giovani le parole delle canzoni erano la zattera su cui attraversare la storia collettiva e personale.
Nel 2013 – dice Gian Piero Alloisio – ho voluto omaggiare il mio amico Giorgio Gaber con uno spettacolo al Teatro della Tosse. Un tributo affettuoso che è poi diventato un libro di successo. Ora, mentre si ripresenta, in nuove forme, il solito fantasma della rivoluzione italiana, mi sembra attuale raccontare l’altra grande avventura umana e artistica di cui son stato testimone: quella di scrivere, cantare e parlare di canzoni con il Maestrone”.
Dall’altezza, non solo artistica ma anche fisica, del Maestrone (così i suoi musicisti chiamano Guccini) Alloisio prova a dare un’occhiata alla nostra storia passata e presente.
Ingresso libero.
GianPiero Alloisio ph Chiara AlloisioDomenica 14 aprile, alle ore 16, sempre a Ovada, Loggia di San Sebastiano, Gian Piero Alloisio proporrà “Restistenza Pop – Talk Show Partigiano”, canzoni, performance teatrali, coreografie, testimonianze.
Sul palco con il cantautore e drammaturgo Gian Piero Alloisio, la band “Hesitation” della Scuola di Musica “A. Rebora” di Ovada (Sara Abbiati e Ilaria Piccardo – voci, Arianna Cerboncini – basso, Maddalena Lantero – piano) diretta da Nicola Bruno, gli alunni dell’Istituto Comprensivo “S. Pertini” diretti da Patrizia Priano, la nuova Academy Teatrale dello studio “Equilibri” di Ovada, gli allievi della Scuola d’arte drammatica “I Pochi” di Alessandria e gli allievi della Scuola di Danza, Musica Teatro “Showlab” di Novi Ligure diretti da Davide Sannia, il cantautore genovese Marco Stella, il “Coro Arcobaleno” diretto da Pietrina Massa De Francesco (del Centro Amicizia Anziani di Ovada). I partigiani saranno intervistati dagli studenti della Scuola Secondaria di I Grado “Pertini” di Ovada. Ci saranno inoltre gli interventi del Presidio di Libera Antonio Landieri Ovada, e del Reparto Orba del Gruppo Scout Ovada 1.
Al termine, Gran Finale con i Bombardamenti Intelligentissimi.
Ingresso libero.

Il IX Festival Pop della Resistenza è stato realizzato grazie al Comune di Ovada con la collaborazione del Comitato per la difesa della Libertà e l’affermazione della Democrazia e della sezione ANPI Paolo Marchelli di Ovada. Ha inoltre il patrocinio e il sostegno del Consiglio Regionale Piemonte /Comitato resistenza e costituzione.

Le altre date in calendario per Resistenza Pop
Rossiglione (GE),Lunedì 15 aprile ore 10 e 15. Teatro Comunale. Lezione-spettacolo di Gian Piero Alloisio Ragazze Coraggio (Istituto Comprensivo della Valle Stura in collaborazione con il Comune di Rossiglione e l’Associazione Memoria della Benedicta);
Campoligure (GE), Martedì 23 aprile, ore 20 e 45. Teatro Comunale. Gian Piero Alloisio in Ragazze Coraggio. Ingresso libero. (Comune di Campoligure e Sez. ANPI di Campoligure);
Ovada (AL), Giovedì 25 aprile, ore 11. Loggia di San Sebastiano. Celebrazioni ufficiali del 25 aprile. Coordinamento artistico del Festival Pop della Resistenza (Comune di Ovada);
Genova Bolzaneto, Giovedì 25 aprile ore 17 e 30. Teatro Rina e Gilberto Govi. Gian Piero Alloisio in Ragazze Coraggio. Ingresso libero. (Consiglio Regionale della Liguria, in collaborazione con il Municipio V Valpolcevera);
Camporosso (IM), Venerdì 26 aprile ore 21. Centro Polivalente Giovanni Falcone. Gian Piero Alloisio in Il Maestrone, i miei anni con Francesco Guccini. Ingresso libero. (Comune di Camporosso);
Santa Margherita Ligure (GE), Domenica 28 aprile ore 16 e 30. Spazio Aperto. Gian Piero Alloisio in Aria di Libertà (Comune di Santa Margherita Ligure – Servizi Bibliotecari, in collaborazione con Sezioni ANPI e ARCI di Santa Margherita Ligure).

Rossese di Dolceacqua: ottimo vino da abbinare alla capra (?) stufata!

La Capra Enoica (Fabrizio Capra)

rossese etichettaOggi con la mia rubrica torno in Liguria, versante opposto, il ponente.
Il vino di cui voglio raccontare riserva, per me, un ricordo molto particolare.
Correva (così si era soliti a dire, anche se non ho mai visto correre un anno) l’anno 1984, Sanremo, Rassegna della canzone d’autore – Club Tenco, prima serata, venerdì 18 ottobre.
Al termine della serata, e avevamo già scollinato nel sabato 19 ottobre, passata da circa un’ora la mezzanotte, ci si ritrova a cena al ristorante La Vecchia di Dolceacqua.
Alla tavolata un mare di artisti: da Francesco Guccini a David Riondino, da Roberto Vecchioni a Andrea Pazienza, da Grazia Di Michele a Lucio Fabbri, da Tito Schipa Jr a Gino Paoli, da Sergio Staino a Massimo Cavezzali e tanti altri.
Mi ritrovo seduto di fronte al grande Gino Paoli che, tenendosi alla larga da Guccini, portò a tavola una bottiglia di Rossese di Dolceacqua: una vera delizia.
Da allora ho avuto modo di degustare questo vino in altre occasioni, anche a San Biagio della Cima paese del grande, compianto, scrittore Francesco Biamonti, ma il fascino della prima volta, in quel particolare contesto, è rimasto impresso nella mia mente, nel mio palato e nel mio cuore.
rossese uvaLe sue origini sembrerebbero antichissime: chi dice che abbia origini elleniche chi etrusche.
Andrea Doria adottò il Rossese di Dolceacqua quale vino festivo della sua flotta.
Papa Paolo III (quello del Concilio di Trento) già in età avanzata soleva dire che il “Roccese” gli dava vigoria e, pertanto, lo utilizzava “per farci la zuppa nelle ore di tramontana
Napoleone Buonaparte lo scoprì quando fu ospite della marchesa Doria (fine settecento) e ne fece inviare alcune botti a Parigi mentre altre lo seguirono nella campagna d’Italia perché gli infondevano riposo e distensione.
La Capra Enoica, come già detto, lo conobbe in una cena decisamente goliardica e fuori dagli schemi, le più adatte a lasciare piacevoli ricordi.
Andrea Doria, Paolo III, Napoleone, la Capra Enoica… beh niente da ridire, un bel quartetto!
rossese adesivoHo trovato, però, su internet un abbinamento che mi lascia particolarmente perplesso: “È indicato su piatti impegnativi con sughi o ragù, anche di selvaggina o cacciagione, carni con funghi, stufato di capra con fagioli (piatto tipico di Dolceacqua) e con formaggi semistagionati”.
Stufato di capra con fagioli? Sobbalzo sulla sedia e penso che fino ad ora mi è andata bene. Pensate se quella famosa sera alla cena del Club Tenco o quando mi sono recato a San Biagio della Cima mi utilizzavano per questo abbinamento?
Forse è bene non pensarci e penso che me ne terrò alla larga… non dal Rossese giammai, anche perchè posso tranquillamente consumarlo tra le mura domestiche al riparo da ogni tentazione e rischio da parte altrui…
Alla prossima!

Fai – Luoghi del Cuore: Antico Stabilimento Termale di Porretta Terme (Bo)

a cura della Redazione

Antico Stabilimento Termale, Porretta Terme (BO) – 3° classificato con 75740 voti

Antiche Terme Porretta 2L’Antico Stabilimento Termale  o Terme Alte a Porretta Terme (BO) è situato nell’Appennino, alle pendici del Monte della Croce, a valle della stretta gola del Sassocardo, lungo il greto del Rio Maggiore, al confine con il territorio pistoiese, posto nel vertice superiore del triangolo che delimita l’abitato.
In questo luogo sgorgano diverse sorgenti salsobromoiodiche dalle quali traggono il nome gli stabilimenti termali Marte Reale, Donzelle e Leone-Bovi. Le terme di Porretta, tra le fonti termali più antiche e rinomante, sono già attestate a partire dal XII secolo per poi avere un grande impulso nell’800 con la costruzione della ferrovia. Il complesso architettonico è costituito dall’antico stabilimento termale e dalle circostanti strutture ricettive – ora in disuso – che un tempo costituivano l’Albergo delle Terme. Gli edifici si affacciano su una piazzetta al cui centro si trova una piccola fontana con vasca, anch’essa in disuso. All’interno delle Terme Alte si trova la Sala Bibita, detta anche Grottino Chini, che contiene un capolavoro: le sue pareti sono infatti rivestite di migliaia di piastrelle in maiolica realizzate a inizio Novecento da Galileo Chini, il più importante esponente italiano del periodo liberty. Il complesso termale era originariamente delimitato da una cancellata della quale oggi rimangono solamente i cancelli, purtroppo chiusi al pubblico.

Antiche Terme Porretta 4La storia degli antichi stabilimenti termali di Porretta, incastonati nei boschi più verdi dell’Appennino Bolognese, si perde nella leggenda. Sembra infatti che un bue abbandonato dal suo padrone perché ammalato, sia tornato a casa nel pieno del suo vigore dopo essersi abbeverato alle fonti di acqua termale. Conosciute fin dai tempi dei Romani ( rimangono ampie vestigia archeologiche, nel punto in cui ancora oggi sgorgano le acque medicamentose nella parte alta del paese e il famoso mascherone raffigurante la testa di un leone ritrovato sul greto del Rio Maggiore nel 1888 e per anni simbolo delle Terme) e forse già frequentate dagli Etruschi (ritrovato un frammento di una statua), le Terme di Porretta diventano ben presto una meta ambita per uomini di Stato, illustri letterati e personaggi facoltosi, che oltre a dissetarsi alle fonti miracolose, lasciano importanti testimonianze nei loro scritti. E così, dal devoto Medioevo passando per i fasti rinascimentali, la notorietà di Porretta e delle sue acque cresce sempre più: Lorenzo il Magnifico, Bianca Cappello consorte del granduca Francesco I de’ Medici, il cardinale Francesco Gonzaga e Giovanni Sforza Visconti, ci rimangono importanti citazioni nel corso del tempo, come quelle del celebre mercante pratese Francesco di Marco Datini che ne parla in alcune sue corrispondenze risalenti al 1387, e quella di Niccolò Macchiavelli contenuta nell’Atto I della Mandragola che recita: “Oltra di questo, io parlai iersera a parecchi medici. L’uno dice che io vadia a San Filippo, l’altro alla Porretta, e l’altro alla Villa”.
Antiche Terme Porretta 3Dal XVI al XVIII secolo lo sviluppo delle terme coincide con il governo della contea dei Ranuzzi, la cui Signoria terminò con la Rivoluzione Francese, quando Porretta divenne parte dell’Impero Napoleonico, per passare poi sotto lo Stato Pontificio nel 1814 e nel Regno d’Italia nel 1859.
Arriviamo, quindi, alle raffinate atmosfere della Belle époque, per conoscere infine il turismo di massa nel Dopoguerra. Straordinario esempio di Liberty italiano. Come testimoniano le foto dei primi del Novecento, la corte antistante il complesso termale non era solo un luogo dove perpetuare il rito millenario dell’accesso alle acque guaritrici, ma rappresentava anche un esclusivo punto d’incontro per gli ospiti più eleganti, che qui venivano per rilassarsi, stare insieme, perfino ballare sulle dolci note di una piccola orchestra. Sono queste le atmosfere da sogno che hanno ispirato molti registi famosi. Da Pupi Avati, che qui ha diretto “Una gita scolastica” (1983), a Cristina Comencini, che negli antichi stabilimenti termali ha trovato uno scenario ideale, oltre che obbligato, per girare il più recente “Va dove ti porta il cuore” (1996), tratto dall’omonimo romanzo di Susanna Tamaro, ambientato proprio nella cittadina termale.
Da Porretta è passata la grande storia, rimasta sedotta dal bel vivere che si respira in questi luoghi, e dalle atmosfere ricche di fascino e raffinata eleganza. Ad ospitare tutto questo, il complesso delle antiche terme e l’ambiente naturale che avvolge gli edifici come la scenografia di un teatro.

Antiche Terme Porretta 1Tutto il complesso, in abbandono da vent’anni, dopo i fasti degli anni passati, versa in stato di forte degrado e, attualmente, non è visitabile. L’obiettivo della raccolta voti, guidata dal comitato “SOS Terme Alte”, è quello di segnalare lo stato deprecabile del bene, proprietà di un gruppo privato, auspicandone il recupero e una destinazione d’uso compatibile con la sua storia e restituire questa struttura alla popolazione. La raccolta voti è diventata l’occasione per cementare i legami tra tutti i Comuni dell’area e per pensare a progetti e attività di rilancio dell’intero Appennino bolognese.
A sostenere la raccolta voti sono scesi in campo anche personaggi famosi: il “Maestrone” Francesco Guccini che ha lanciato anche un accorato appello in difesa di un luogo della sua infanzia; il regista Pupi Avati da sempre affezionato a Porretta che, come già scritto, fu scelta a far da sfondo al file “Una gita scolastica”; l’Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppo che è intervenuto in modo molto affettuoso.

Chiudiamo proprio con le parole di Francesco Guccini: “É una costruzione preziosa, molto bella, che sarebbe un peccato abbandonare al tempo e all’incuria“.

Domenico Persichella: da una foto l’invito a rispettare la natura con protagonista la moglie Barbara

di Fabrizio Capra
persichella mistroni 1

fotografo Domenico Persichella, modella Barbara Mistroni

Domenico Persichella e Barbara Mistroni sono marito e moglie oltre che protagonisti dello scatto che ho scelto per la rubrica “La foto della settimana”.
Siamo “amici su Facebook” da pochissimo e di Domenico mi ha colpito una frase che mi ha scritto in chat e che credo possa valere più di mille presentazioni: “Sono un fotografo del canavese che sta cercando di fare della sua passione un lavoro a tempo pieno. Collaboro con mia moglie che mi fa da musa/modella… la sua passione”.
Scorrendo le foto di Domenico traspare fortissima la complicità che c’è con la moglie Barbara, un qualcosa di molto bello, che si percepisce, che rende vissuto lo scatto, come è bello che sul set ci sia questo rapporto moglie-modella complemento uno dell’altro, un risultato non sempre facile da raggiungere, da ottenere.
Tra le tante foto che mi hanno fatto pensare ho scelto questa perché mi è tornato in mente il rapporto che da sempre esiste tra natura e genere umano, un rapporto che nel corso dei secoli è andato a modificarsi, a mio avviso, in peggio.
Da sempre gli uomini e le donne hanno avuto un rapporto di rispetto nei confronti della natura che per tantissimo tempo è stata predominante: terre e mari inesplorati, eventi visti o come benevolenza o come castigo di Dio a secondo dei loro effetti, e così via.
Poi con l’avvento della tecnologia è il genere umano che ha preso il sopravvento sulla natura, a volte violentandola, e questa, quando messa nelle condizioni, si rivolta e si riprende il proprio ruolo predominante.
Questa foto mi ha trasmesso, invece, come una donna, rappresentante del genere umano, possa sentirsi accerchiata dalla natura e per questo indifesa e impotente davanti al suo volere.
Allora l’abbracciarsi per cercare protezione può anche divenire un sentirsi partecipe di questo meraviglioso mondo e non distruttore, perché avere timore della natura non vuol dire esserne succubi ma alleati.
E nel mentre che si cerca protezione dall’espressione del viso traspare, immersa in questa realtà, la voglia di sognare prima che la mano dell’uomo non la faccia sparire del tutto.
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell’ uomo e delle stagioni…”
(Francesco Guccini, Il vecchio e il bambino)

persichella mistroni 1

fotografo Domenico Persichella, modella Barbara Mistroni

Alessandria: il “sessantotto” parlato e cantato giovedì a Cultura e Sviluppo

a cura della Redazione
i nuovi trovieri

i Nuovi Trovieri

Giovedì prossimo, 22 novembre, l’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria (piazza Fabrizio De André 76), dalle 19 alle 23 (con una pausa alle ore 20,30), ospita un interessante incontro dal titolo “Il movimento del sessantotto – riflessioni, parole, musica”.
Il Sessantotto, a distanza di cinquant’anni, rimane un momento altamente simbolico, soprattutto grazie alle manifestazioni studentesche (e poi operaie) che ebbero luogo in moltissimi Paesi. Anche l’Associazione Cultura e Sviluppo ha pensato di riflettere su quello snodo fondamentale con un appuntamento dei Giovedì culturali articolato in due momenti distinti.
Nella prima parte, a partire dalle ore 19, il professor Bruno Cartosio (Università di Bergamo) rifletterà su ciò che il movimento del ’68 ha rappresentato, e sulla sua eredità, con particolare attenzione per gli Stati Uniti. Con lui interverrà Pier Paolo Poggio (Fondazione Luigi Micheletti), con uno sguardo più orientato all’Italia e all’Europa.
locandina sessantotto acsalNella seconda parte della serata, si esibiranno invece due gruppi musicali, i Suoni Ribelli (Gianluca Bianchi, fisarmonica, flauto, voce; Mimma Caldirola, voce; Enzo Macrì, voce, regia; Dino Porcu, chitarra; Otello Vanni, chitarra e voce) e i Nuovi Trovieri (Gianni Ghè, Gianfranco Calorio e Giancarlo Monfredini), che insieme proporranno uno spettacolo dal titolo Come un tram senza freni. La musica del ’68 e dintorni.
Gli anni Sessanta non furono solo il decennio dei diritti civili e della guerra del Vietnam, delle rivolte di strada e degli assassinii politici, ma anche dei Beatles e dei Rolling Stones, di Bob Dylan e Joan Baez. La musica e il suo linguaggio universale furono gli elementi che unirono i ragazzi di tutte le nazionalità. I Rockes, I Nomadi, Guccini, L’Equipe 84, e tanti altri, inserirono nel contesto musicale italiano oltre ai capelli lunghi, ai jeans e all’abbigliamento stravagante, anche i temi della rivolta sociale. Nei testi, spesso tradotti dall’inglese, si raccontava oltre al disagio esistenziale della condizione giovanile, la speranza di un mondo nuovo e la contrarietà alla guerra. E poi c’era la canzone politica. Esclusa dai media, aveva tuttavia i suoi canali di diffusione nel “movimento”. Ogni occasione era buona per tirare fuori la chitarra e intonare “Contessa” o “Cara Moglie”. La musica del “Nuovo canzoniere italiano” con Ivan Della Mea, Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Paolo Ciarchi, Rudi Assuntino, Gualtiero Bertelli costituiva la vera colonna sonora della contestazione. “Come un tram senza freni” è un viaggio nella musica che ha accompagnato la generazione dei “sognatori”, con brevi testi e inserti multimediali dell’epoca.