Torino: Jacopo Benassi giovedì 7 maggio ospite di Foto-Talk a Camera

Riceviamo e pubblichiamo
 Giovedì 7 maggio, alle ore18.30, in diretta su Instagram nuovo appuntamento su “Foto-Talk, a casa dell’artista”. Ospite di Camera – Centro Italiano per la Fotografia il fotografo Jacopo Benassi intervistato da Giangavino Pazzola.

Giovedì 7 maggio alle ore 18.30 sul canale Instagram di CAMERA – @cameratorino – è in programma il quinto appuntamento con le dirette della rubrica FOTO-TALK, A CASA DELL’ARTISTA.

©Jacopo Benassi -dalla serie Brutal - 2020

©Jacopo Benassi – dalla serie Brutal – 2020

Sarà il fotografo ligure Jacopo Benassi ad essere l’ospite della diretta e verrà intervistato dal curatore di CAMERA Giangavino Pazzola.
Già in mostra negli spazi della fondazione a luglio scorso con il progetto Crack, curato da Walter Guadagnini, Benassi torna virtualmente a CAMERA per raccontare l’evoluzione della sua ricerca artistica e i recenti lavori realizzati durante il periodo di lockdown.
Nello specifico, la conversazione riguarderà la nuova serie di immagini Brutal casual (2020), il foto-book Light on my way (2020) e la video performance Wendy (2020), progetti che affrontano in maniera multidisciplinare – come da cifra stilistica di Benassi – i temi caratteristici del suo lavoro: la percezione del corpo e la relazione tra individuo e ambiente.
Le fotografie realizzate in bianco e nero, e caratterizzate dalla forza della luce dei flash, documentano un atlante di immagini del quotidiano che unisce fotografia, suono e performance. In questo modo Benassi mostra la extra-ordinarietà di questi giorni: autoritratti, ritratti e still life di oggetti in ambienti quotidiani e personali.
Un discorso in parte diverso va fatto per il foto-book Light on my way (2020), autoprodotto dall’artista in questo periodo a partire dal racconto dei funerali di due personaggi tanto celebri quanto diversi: Papa Giovanni Paolo II ed Elvis Presley. Attraverso la selezione di immagini di archivio dell’autore, alle quali vengono affiancati dei testi di cronaca, Benassi ricostruisce un racconto che, a partire dal rapporto tra spiritualità e rock, parla tanto di religiosità quanto di ambiguità dell’immagine fotografica.
La diretta Instagram, infine, sarà anche un momento per inquadrare al meglio logo cameral’intera produzione artistica dell’autore spezzino, partendo dall’attivismo in ambito artistico e musicale per arrivare a parlare dei riferimenti e delle influenze culturali che si riflettono nella sua opera.
Le dirette si inseriscono nel programma delle attività di #CAMERAonair – il palinsesto di rubriche online di e sulla fotografia “made in CAMERA” – che, giorno dopo giorno, incrementano lo spazio virtuale di racconto e condivisione sui canali social della Fondazione con video, immagini, storie e curiosità.
A seguito dell’ottimo successo di follower di aprile, si prolunga per il mese di maggio il programma dei FOTO-TALK, A CASA DELL’ARTISTA. Si alterneranno, così, “al microfono” di Instagram, insieme al curatore di CAMERA Giangavino Pazzola e alla curatrice e registrar Monica Poggi, i fotografi Nicola Lo Calzo (14 maggio), Tomaso Clavarino (21 maggio) e Linda Fregni Nagler (28 maggio).
La rubrica FOTO-TALK, A CASA DELL’ARTISTA è organizzata in collaborazione con Lavazza.

Jacopo Benassi
Jacopo Benassi (La Spezia, 1970) si forma da autodidatta negli ambienti dell’underground e della sperimentazione artistico culturale degli anni Novanta. Nel 2005 partecipa ad Aphotography alla galleria Changing Role a Napoli e nel 2006 – 2007 ad Artissima Torino. Nel 2007 prende parte a Vade retro. Arte e omossessualità, da von Gloeden a Pierre et Gilles, a cura di Vittorio Sgarbi e Eugenio Viola. Nel 2009 partecipa a “FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma”. Nel 2011 presenta una personale alla Zelle Gallery di Palermo. Dal 2013 al 2015 espone al “Si Fest” di Savignano sul Rubicone. Nel 2017 presenta lo spettacolo tra fotografia e performance No Title Yet!creato con il gruppo di perfomer Kinkaleri. La sua ultima mostra personale è BolognaPortraits, a cura di Antonio Grulli a Palazzo Bentivoglio, Bologna (2019). Sempre nel 2019 a CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia espone le sue opere nella mostra Crack. Collabora con numerose riviste come “Rolling Stone”, “GQ”, “Wired”, “Riders”, “11 Freunde”, “Crush Fanzine” e con le agenzie BBDO e 1861 United la quale, nel 2009, gli pubblica una monumentale monografia, The Ecology of Image. Nel 2010 partecipa a No Soul for Sale con Le Dictateur alla Tate Modern di Londra, un evento a cura di Maurizio Cattelan e Massimiliano Gioni. Alla fine del 2016, pubblica il libro Gli aspetti irrilevanti, con Mondadori insieme a Paolo Sorrentino: il regista premio Oscar crea 23 racconti a partire da 23 ritratti di Jacopo Benassi. Oltre all’attività autoriale, Benassi è un attivista culturale grazie al programma realizzato al Btomic, locale aperto con tre amici a La Spezia nel 2011 e chiuso nel 2015, dove proponeva musica, drink, food, fanzine e sperimentazione. Nel 2011 avvia anche il progetto Talkinass Paper and Records, producendo riviste e live CD di artisti della scena underground internazionale. Collabora con vari registi e scrittori come Paolo Sorrentino, Daniele Ciprì, Asia Argento e Maurizio Maggiani.

Marco Morelli: una foto che ci fa sognare

di Fabrizio Capra
Oggi per la settantacinquesima foto della settimana la scelta è caduta su uno scatto di Marco Morelli che immortala la luna romantica e sognatrice.
foto di marco morelli

foto di Marco Morelli

E come ogni notte che anticipa la pubblicazione de “La Foto della Settimana” sono qui ad arrovellarmi il cervello per trovare la foto giusta e lei, puntualmente, si materializza quando ero quasi pronto a gettare la spugna e ammettere che dopo oltre settanta foto pubblicate mi è venuta meno l’ispirazione.
Sembra assurdo ma è la foto che sceglie me e non viceversa.
Poi eccola… è lei!
La Foto della Settimana è di Marco Morelli, fotografo spezzino molto, ma molto, bravo e, soprattutto, capace di mettere in evidenza la sua sensibilità nel vedere con la testa e con il cuore ciò che sta scattando (premetto che non conosco Marco, è la prima volta che vedo le sue foto ma ciò che ho scritto è quanto mi trasmettono a livello emotivo).
Marco descrive la foto che ho scelto in questo modo “La luna che tramonta dietro al Monte San Candido”.
Uno scatto molto bello che mi ha “preso dentro” e mi ha fatto ragionare su un qualcosa che, probabilmente, presi dalla vita frenetica di tutti i giorni, ce ne siamo dimenticati: essere romantici.
O che spunti o che tramonti dal monte la luna ci rievoca parole d’amore, romanticismo, momenti di tenerezza che in nome della tecnologia ci stiamo dimenticando.
Non molto tempo fa i sentimenti si scrivevano a penna su fogli di carta, oggi si rappresentano sui social con parole troncate e accorciate, con emoticons e immaginette che alla fin fine rendono incapaci di trasmettere un sentimento vero che deve rimanere puro, incantato, da sognatore rendendo tutto molto più asettico.
Allora anche una bella foto può riportarci alla realtà, ci può spingere nell’essere un po’ più romantici e un po’ meno stereotipati.
Poi non è così difficile fermarsi, guardare la luna, fissare negli occhi la persona che ti è accanto e dolcemente e semplicemente dire un “ti amo” spiati in modo complice dal nostro satellite luminoso.
Grazie Marco Morelli, una foto che ci fa sognare.

foto di marco morelli

foto di Marco Morelli

Sergio Prezzavento: la foto opera d’arte al servizio della memoria

di Fabrizio Capra
Oggi per la rubrica “La Foto della Settimana” uno scatto di Sergio Prezzavento che ci insegna come una foto ci aiuti a ricordare nel tempo il nostro patrimonio naturale e artistico, proprio come lo si faceva con i dipinti nei secoli scorsi. Opere d’arte al servizio della memoria.
sergio prezzavento isola lachea faraglioni aci trezza

foto di Sergio Prezzavento

Lunedì 6 gennaio siamo qui con la rubrica La Foto della Settimana: qualcuno avrà pensato che pubblicavo uno scatto attinente alla Befana… sarebbe risultato troppo scontato.
Invece ho scelto una foto che mi ha immediatamente coinvolto non appena l’ho vista pubblicata nel solito gruppo di Facebook dove, ogni tanto, cerco ispirazione.
Lo scatto è di Sergio Prezzavento e ha immortalato un momento direi quasi magico dell’Isola Lachea, i faraglioni di Aci Trezza.
La vista di questa foto mi ha portato a ricordare l’inizio di molti film fantasy, quando si vedono paesaggi surreali.
E a volte la realtà supera la fantasia: questa foto ne è la prova.
Allora inizi a pensare alle bellezze del nostro pianeta così irripetibili, tanto irripetibili al punto che nel momento di una loro eventuale scomparsa non potremmo più ricostruirle uguali e ci resta solo una foto a ricordo indelebile.
Quanto mi capita di aggirarmi per musei e pinacoteche mi soffermo a osservare sui quadri o altri reperti storici paesaggi e monumenti che oggi non esistono più ma che tramite queste opere d’arte sono stati tramandati nel tempo.
Oggi la fotografia  è questo: opere d’arte al servizio della memoria, opere che ci tramandano nel tempo ciò che forse un giorno non avremo più davanti agli occhi, dal vero.
Quindi esprimo la mia gratitudine (e spero di non essere il solo ad esprimerla) a fotografi come Sergio Prezzavento che ci regalano scatti così importanti.
E permettetemi in chiusura di rivolgere un pensiero all’Australia e all’Amazzonia, due di questi patrimoni del nostro pianeta che con tutta probabilità riusciremo ad ammirare solo più attraverso le foto scattate prima che il fuoco cambiasse il corso della natura. Australia e Amazzonia simboli dell’impotenza umana di fronte a disastri voluti dalla natura e dalla mano dell’uomo.
Grazie Sergio Prezzavento per questo scatto che ci permette di mantenere vivo il ricordo di questo nostro irripetibile patrimonio.

sergio prezzavento isola lachea faraglioni aci trezza

foto di Sergio Prezzavento

Franco Lanfredi: un’immagine riflessa… e se un giorno non ci fosse più?

di Fabrizio Capra
Uno splendido scatto che vede un’immagine riflessa in una pozzanghera ci porta ancora una volta a ripensare a come troppe volte ci dimentichiamo o bistrattiamo il nostro grande patrimonio artistico e storico. La foto, magnifica, è di Franco Lanfredi.

Ultima Foto della Settimana dell’anno, la numero 72 (tutte di fotografi diversi) da
quando sono iniziate le pubblicazioni della rivista il 20 agosto 2019.

franco lanfredi

foto di Franco Lanfredi

E come ogni volta mi ritrovo all’ultimo momento a cercare la foto che mi trasmette un qualcosa: come già scritto, ribadisco che ci sono tante belle foto che girano sul web, sia siti sia social, ma poche che sappiano trasmettere veramente un qualcosa.
Oggi mi sono soffermato su uno scatto di Franco Lanfredi, molto bello e che mi ha fatto pensare sul perchè mi ha emozionato.
Tanti fotografi, professionisti o amatori, hanno ripreso un qualcosa riflesso in una pozzanghera (l’ho fatto anch’io con il cellulare) o in uno specchio d’acqua ma, nella gran parte dei casi, il tutto era circoscritto allo scatto, non si andava oltre.
Questa fato di Franco Lanfredi mi ha portato  a quell’oltre.
Ho pensato, ancora una volta, al nostro grande patrimonio artistico, un vero vanto italiano, perché non c’è provincia italiana che ne è esclusa, tutte hanno un qualcosa da ammirare.
Poi leggo che un chiostro del quattrocento viene violato nel suo profondo da persone che scrivono sui muri, statue che barbaramente vengono mutilate da imbecilli e tante altre bellezze italiche che ogni giorno sono a rischio della stupidità umana.
Allora guardo la foto di Franco Lanfredi e nel vedere solo la parte riflessa e non l’originale mi viene da pensare: e se un giorno non ci restasse che il ricordo di un qualcosa che è rimasto riflesso nella nostra memoria?
Impariamo ad apprezzare e a difendere la nostra storia, la nostra arte, le nostre radici.
Proponiamoci questo per il 2020 ormai alle porte.
Non mi pare un qualcosa di così difficile.
Grazie per lo scatto Franco Lanfredi.

franco lanfredi

foto di Franco Lanfredi

Jan Verheyden: uno scatto e la metafora della nostra esistenza

di Fabrizio Capra
La foto della settimana di oggi è uno splendido scatto di Jan Verheyden che ha portato a una interessante riflessione come metafora della nostra esistenza.
jan verheyden valeria barilaro the attic 2016

foto Jan Verheyden – model Valeria Barilaro

E siamo giunti a un altro lunedì, il sessantacinquesimo da quando hanno avuto inizio le pubblicazioni della rivista. Ogni lunedì un fotografo differente, uno scatto diverso e ogni volta ti viene da pensare che diventa difficile trovare nuovi scatti e, soprattutto, nuovi argomenti.
Il rischio è quello di cadere nel ripetersi come canta Francesco Guccini in “Canzone quasi d’amore”: Non starò più a cercare parole che non trovo / per dirti cose vecchie con il vestito nuovo
E, invece, ogni lunedì la magia si ripete.
Questa volta a colpirmi è stato uno scatto di Jan Verheyden (di suoi ce ne sono tanti veramente belli) che ha ritratto, nella foto intitolata “The attic”, Valeria Barilaro.
Uno scatto che mi ha coinvolto immediatamente poiché mi ha trasmesso tante idee in un solo istante, così tante da rendere difficile la stesura di uno scritto.
Quale dire per prima, come continuare, cosa evidenziare… poi mi sono detto “ferma un istante” e, osservata un’altra volta la foto, ho capito che ci vedevo dentro la metafora della nostra vita.
Non quella che si fa rivolgendosi indietro per poi guardare avanti per cercare di capire il presente, ma quello che è veramente il succo della nostra esistenza: un fatto di equilibrio e di posizione.
La nostra vita è rilegata in un angolo che è il nostro raggio d’azione in un mondo grandissimo e in questo spazio dobbiamo farci stare tutto, vivere sempre in equilibrio per non sconfinare e rischiare di cadere in una dimensione che non è la nostra.
Non bisogna mai perdere l’equilibrio perché quello spazio a noi assegnato potrebbe non essere più nostro quando recuperiamo l’equilibrio perso, quando ci si rialza.
È necessario saper convivere con chi, in posizioni differenti, convive in quello che andiamo a scoprire, con il passare del tempo, che non è solo il nostro spazio.
Ed oggi è così difficile.
Jan in questo scatto molto “geometrico” ma non scontato e Valeria con la sua “grazia” perfetta ed espressiva mi hanno trasmesso questo pensiero su cui meditare perché mi sa che oggigiorno, nello spazio riservatoci, prevalgono sentimenti che poco hanno a che fare con il vivere in equilibrio con noi stessi e con gli altri.
Ci si dimentica troppo spesso che la nostra libertà finisce la dove inizia la libertà di un’altra persona.
Grazie Jan Verheyden per la foto che personalmente mi ha trasmesso tanto oltre all’appagarmi visivamente.

jan verheyden valeria barilaro the attic 2016

foto Jan Verheyden – model Valeria Barilaro

Matteo Righi: una foto che ci fa emozionare, sognare, meditare…

di Fabrizio Capra
La foto della settimana è di Matteo Righi e ci fa emozionare, sognare e meditare.

foto di Matteo RighiLa rubrica “La Foto della Settimana” quando è stata pensata all’inizio di questa avventura giornalistica doveva portare, nel guardare uno scatto, a meditare, sognare, emozionarci.
E fino a ora devo dire che ci siamo riusciti ma mai una foto ci ha messo nelle condizioni di vivere queste condizioni.
Rientrato stanco da una domenica impegnativa mi sono messo alla ricerca dello scatto per la rubrica (come al solito all’ultimo minuto) quando mi sono imbattuto in questo scatto di Matteo Righi che ha scatenato in me un insieme di sentimenti, quello di cui ero alla ricerca fin dalla prima uscita quasi quattordici mesi fa.
Questo scatto dapprima mi ha emozionato per il contesto, direi quasi un glamour paesaggistico.
Poi mi ha fatto sognare situazioni in cui ci si vorrebbe trovare davanti ogni giorno sapendo che non è possibile.
Infine mi ha fatto meditare su quanto di bello ci circonda e che normalmente tendiamo a sminuire, sottovalutare, non considerare.
Però in tanti, troppi, siamo fatti così ma, forse, solo perché la vita frenetica che viviamo oggi non ci consente di soffermarsi troppo sui dettagli.
Dettagli che dovremmo imparare, se non sempre, ogni tanto ad apprezzare soprattutto per noi stessi.
Una canzone – filastrocca di Bruno Lauzi del 1975, sigla di una trasmissione televisiva, raccontava di una tartaruga che un tempo correva troppo, poi un incidente la portò a rallentare, a lasciare che fossero gli altri  a correre e così scoprì un mondo che “lei correndo troppo non aveva mai guardato” e ancora “La tartaruga lenta com’è afferra al volo la fortuna quando c’è”.
Impariamo a non correre sempre ma a fermarsi come ha fatto Matteo Righi cogliendo un’attimo di vita che c’era in quel momento e che, forse, poco dopo non c’era più e se corri sempre non lo si coglierà mai.
Grazie Matteo!
foto di Matteo Righi

Giosuè Favata: da uno scatto l’appello a rispettare il nostro patrimonio storico

di Fabrizio Capra
Oggi il protagonista della foto della settimana è Giosuè Favata con uno scatto che inaugura il secondo anno della rubrica.
foto Giosue Favata

foto Giosuè Favata

Domani RP Fashion & Glamour News entra nel suo secondo anno e, con un giorno di anticipo, inizia il secondo anno anche la rubrica “La Foto della Settimana”.
Mi sono messo alla ricerca del fotografo e della foto: del fotografo perché in questo anno passato sono riuscito a selezionare foto di fotografi sempre differenti e anche per il secondo anno vorrei proseguire su questa strada; della foto perché devo trovare lo scatto che riesce a smuovere qualcosa in me.
Cercando lo spunto per questa “Foto della Settimana” mi sono accorto di non aver mai pubblicato nella rubrica nulla di Giosuè Favata, un bravissimo fotoamatore torinese di residenza e senese di origine molto professionale e corretto che ho apprezzato fin dal primo momento che ho avuto modo di conoscerlo personalmente..
Giosuè l’ho conosciuto a un modelsharing dove posava una fotomodella che seguivo, ho trovato subito in lui la cordialità e la simpatia che ti permettono anche un po’ di confidenza e con lui abbiamo organizzato ancora alcuni shooting (e mi piacerebbe organizzarne altri).
Come è successo già in altre occasioni avevo la possibilità di pescare tra tanti scatti che ritraggono modelle splendide ed espressive invece mi sono soffermato su uno scatto di qualche anno fa (2015 mi pare) che ritrae una ragazza nel parco della Villa della Regina, a Torino, intenta a disegnare una statua delle tante presenti.
Mi è piaciuto il contesto della foto perché in primis mi consente di ricordare quanto sia bella e interessante Villa della Regina a Torino, una realtà che deve essere assolutamente visitata e che merita particolare attenzione.
Poi lo scatto mi permette una riflessione sul nostro patrimonio artistico, uno dei più ricchi del mondo.
Dobbiamo rispettare maggiormente questo nostro valore inestimabile che rappresenta la lunga storia italica, un qualcosa che a volte ignoriamo o, peggio, bistrattiamo.
Ci vuole rispetto: disegnare, fotografare, osservare ma sempre con tanto rispetto.
Imbrattare su un monumento (ma il discorso vale per tutto, anche le case di civile abitazione o sedi di uffici che magari non hanno niente di storico) non è un qualcosa che ci deve far sentire dei “ganzi” ma soltanto degli “incommensurabili imbecilli”.
E questa foto di Giosuè Favata ci trasmette questo messaggio: il nostro patrimonio artistico, culturale, paesaggistico… deve essere ammirato in punta di piedi, con discrezione, con il dovuto rispetto per il passato e per il futuro.
Grazie Giosuè!

foto Giosue Favata

foto Giosuè Favata

 

Luca Hanuman: uno scatto che ci deve far riflettere sull’abbandonare

di Fabrizio Capra
Nella rubrica di oggi “La Foto della Settimana” uno scatto di Luca Hanuman che ci porta a osservare una casa abbandonata e che mi ha fatto ragionare in scala più vasta a come oggi l’abbandonare è un qualcosa di decisamente, troppo, diffuso.
Luca Hanuman

foto di Luca Hanuman

Come al solito mi trovavo a navigare tra i Social alla ricerca della foto che mi ispirasse l’articolo per la rubrica “La Foto della Settimana”.
Giravo a vuoto fino a quando, entrato nel Gruppo amatoriale fotografico torinese, mi sono soffermato su questa foto proposta da Luca Hanuman.
Si trattava della prima volta che osservavo foto di Luca Hanuman, non lo conosco nemmeno in Facebook, però sono rimasto colpito da alcune sue fotografie.
Una di questa quella che oggi vi vado a proporre per la rubrica.
Nella sua semplicità è una foto che raccontata tante cose ma una in particolare mi ha fatto pensare.
Lo stato di abbandono in cui oramai versano molte situazioni in Italia e non solo.
Stiamo vivendo la fase dell’abbandono, una fase decisamente generalizzata e non voglio entrare nello specifico: ognuno di noi, facendo un esame di coscienza, sa benissimo che cosa ha abbandonato.
Non è mai troppo tardi per riscattarsi e recuperare quando abbiamo abbandonato… è sufficiente, esclusivamente, un po’ di buona volontà e, magari, un pizzico di autocritica, qb, quanto basta come si scrive nelle ricette culinarie.
Le case abbandonate sono come gli uomini. Alcuni tengono duro, altri crollano” (Mauro Corona).

Luca Hanuman

foto di Luca Hanuman

Luca Cagnasso: una foto che ti trasmette pace e tranquillità

di Fabrizio Capra
Luca Cagnasso - Jökulsarlón

foto di Luca Cagnasso

La Foto della Settimana” di oggi è dovuta al caso.
Come al solito, sempre di corsa, mi trovavo impegnato alla ricerca dello scatto da pubblicare: per ben trentasette settimana sono riuscito a proporre foto di fotografi differenti e stavo quasi per cedere nel riproporre uno di loro quando allo scoccare della mezzanotte Facebook mi propone la lista dei compleanni della giornata.
La scorro e, tra i nominativi, il primo che mi appare è Luca Cagnasso, un bravo fotografo con il quale, qualche tempo fa, ci eravamo scambiati qualche chattata per l’idea di collaborare a un modelsharing ma poi, per vari motivi, l’idea non aveva avuto concreto seguito.
Entro nel suo profilo e rimango incantato nel guardare le foto dell’album denominato “New travel in Iceland”: una più bella dell’altra.
Mi è venuto da esclamare: “Le pubblicherei tutte”, poi una dovevo sceglierla ed è quella che vi propongo.
Quello che mi ha immediatamente trasmesso la foto è un senso di pace e tranquillità che riesce a entrare anche nella parte più interiore della nostra anima, riescono a calmarla.
Una tranquillità che solo posti incontaminati, lontani dalla “falsa civiltà” di oggi, riescono a trasmettere.
Vedere una foto come questa di Luca Cagnasso ti riconcilia prima di tutto con te stesso, ti senti leggero e pronto a riaffrontare un mondo esterno fatto di tante, troppe contraddizioni.
Però trasmette anche un monito: difendiamo quanto c’è ancora di incontaminato nel nostro pianeta.
Rischiamo di perdere le nostre origini a scapito del progresso ma il progresso, per quanto utile e necessario, se incontrollato, non ci permette di recuperare quanto va perduto.
Allora pensiamoci e difendiamo quanto ci rimane ancora di inalterato nel patrimonio naturale della Terra, perché il progresso non ci potrà mai regalare le sensazioni che si provano osservando questa foto, questi luoghi.
Un capo indiano affermava: “Questa terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”… non dimentichiamocelo.
Grazie Luca per la foto e buon compleanno!

Luca Cagnasso - Jökulsarlón

foto di Luca Cagnasso

 

Sonia Jey: una foto che guarda al futuro

di Fabrizio Capra

sonia jeyCome al solito mi trovavo intento a cercare lo scatto per “La Foto della Settimana” e nulla, stranamente, mi ispirava e mi dava soddisfazione.
Poi un flash, mi viene in mente il nome di una bravissima fotografa ligure et voilà, aperta la sua pagina Facebook, eccola li, la foto che mi attendeva.
Sonia Jay l’ho conosciuta una decina di anni fa e da subito mi è piaciuto il suo modo di fotografare: brava, precisa, creativa, era una rara perla in mezzo a tante dubbie figure.
L’ho persa, da alcuni anni di vista, ma ogni tanto mi capita di andare a sbirciare le sue foto trovandole sempre molto belle e così mi sono sentito dentro che tra le sue foto avrei trovato, sicuramente, lo scatto che cercavo.
E per tutta una combinazione di energie che fluttuano invisibili mi sono ritrovato a soffermarmi su questo scatto.
Vuoi il fatto che tra qualche mese diventerò nonno da parte di mia figlia Cristiana e devo iniziare a calarmi nella parte.
Vuoi che l’altro giorno, il 18 aprile, è nato il figlio di una ragazza a me molto cara con la quale ho collaborato a lungo in questi anni, Serena.
Vuoi che quando arriva una nuova vita si accende la speranza che questa umanità possa ancora cambiare, il fatto è che siamo noi a dover insegnare a loro, ai nascituri, quei principi che dovrebbero essere patrimonio di tutti ma che, purtroppo, non sempre lo sono.
La foto mi ha trasmesso un messaggio di tenerezza che è un qualcosa di unico.
Non posso sapere se un figlio o una figlia sono un dono di Dio o altro, sono solo consapevole che un figlio o una figlia dovrebbe essere il frutto dell’Amore di due persone, dell’Amore con la A maiuscola… o almeno lo spero perché da quanto si legge, sempre più di sovente, nelle notizie di cronaca sembrerebbe un qualcosa che non ha più valore, che si sia perso il valore di diventare genitori.
Ecco che un gesto di tenerezza, come quello della foto, possa rappresentare un qualcosa di buon auspicio affinché le generazioni future, quelle che sono nate da poco o stanno per nascere in questi tempi rappresentino la riscossa per ottenere un mondo migliore in cui vivere.
Ma per fare questo contano molto, moltissimo i genitori e anche un piccolo gesto fermato in uno scatto può rappresentare un buon inizio!
Complimenti alla neo mamma Serena e a mia figlia che, anche se lo nascondo bene dentro, mi ha donato una scossa di felicità e una emozione ineguagliabile.
Sonia, grazie per questa foto che guarda al futuro perché oltre ad accendere le mie emozioni mi hai commosso.
sonia jey