Il tempo dei Chiostri tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia

Riceviamo e pubblichiamo
Un tour alla scoperta dei luoghi di meditazione e d’arte  nel cuore spirituale di Visit Emilia.
Chiostro piccolo
Chiostri di San Pietro
Reggio Emilia credit Visit Emilia

A volte, si può andare oltre l’evidenza di una facciata strabiliante per scoprire i gioielli più intimi e da quelli partire per poi tornare in superficie e lasciarsi incantare dalla meraviglia che investe lo sguardo. Adottando questa filosofia, è possibile approcciarsi ad abbazie, chiese, complessi monastici e borghi di cui il territorio compreso tra le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia è ricchissimo, iniziando dai chiostri. Cuore di strutture dall’ingegnosa progettazione che offrono allo stesso tempo nutrimento per occhi distratti dagli infiniti tic del paesaggio urbano, sono spazi segreti ma aperti a chiunque intenda la spiritualità in senso neutro, come momento intimo e personale, e a quanti, molto semplicemente, vogliano passeggiare con lo sguardo e con i piedi in gioielli architettonici che hanno ospitato nei secoli autentiche maratone dialettiche e meditative. Visit Emilia (www.visitemilia.com) propone di seguito una ristretta ma essenziale selezione dei più affascinanti chiostri in campionario (in attesa che l’emergenza sanitaria ci consenta nuovamente di viaggiare lungo la nostra affascinante penisola, n.d.r.).

Monastero di San Giovanni Evangelista
Parma primo chiostro
credit Visit Emilia

Parma 
Assieme alla Cattedrale di Parma, il Monastero di San Giovanni Evangelista è uno scrigno di arte e di storia che non conserva solamente la splendida cupola affrescata dal Correggio e la Storica Spezieria. Tra i segreti meglio custoditi dalle possenti mura del complesso benedettino risalente al X secolo, ci sono ben tre chiostri, un’autentica oasi di pace nel centro storico della città, accessibili sulla destra dell’uscita della chiesa. Appena entrati, ciò che colpisce è il silenzio. La regola benedettina accoglie i visitatori: “Ora et labora” leggiamo lungo la parete del primo chiostro, detto di San Giovanni o della Porta, che è in realtà il più recente. Edificato tra il 1537 e il 1538, presenta un porticato a colonne ioniche, una fontana centrale inaugurata nel 1589 e resti di affreschi del tardo ‘500, come quelli di Leonardo da Monchio ed Ercole Pio, datati 1579. Una porta sulla destra ci fa accedere alla Biblioteca Monumentale, divisa in tre navate, con due file di cinque colonne ioniche che reggono, coi muri perimetrali, il soffitto composto di diciotto volte a tutto sesto. Strabiliante il programma pittorico dall’Abate Stefano Cattaneo da Novara, che comprende 5 carte geografiche, la genealogia di Cristo e 3 cronologie, 4 spazi con illustrazioni delle costruzioni archetipiche dell’Antico Testamento, la celebrazione della vittoria di Lepanto, la decorazione delle volte a grottesche e quella delle lunette sopra le due porte. Sotto la loggia del chiostro successivo, il più antico e non a caso detto del Capitolo, si apre la sala capitolare. Il più grande dei tre è però il Chiostro di San Benedetto, costruito tra il 1508 e il 1512 e caratterizzato da un’elegantissima linea che dà un senso di leggerezza al portico di 36 colonne, ognuna delle quali separata dalla successiva da 26 tondini con figure di santi realizzate Giovanni Battista Merano e Tommaso Aldovrandini a fine ‘600. 

Chiostro di Santa Maria delle Neve
Torrechiara (PR)
foto di Guido Barbi – credit Visit Emilia

Per una gita fuori porta, sempre alla ricerca dei chiostri più suggestivi, si può raggiungere, la Badia di Santa Maria della Neve, fondata da Pier Maria Rossi a Torrechiara nel 1471 attorno alla preesistente chiesa dedicata alla Madonna della Neve. I capitelli del chiostro quattrocentesco richiamano quelli presenti nel cortile d’onore del vicino castello, mentre la campana originaria di “magister Antonius” e una formella in cotto con la Flagellazione, tratta da un marmo dell’Amedeo (1481-84), offrono piacevoli inquadrature tra le armoniose arcate del perimetro quadrangolare.  Qui, un passo dopo l’altro, si può sbirciare negli ambienti che le pareti lasciano intuire: tra essi, un piccolo oratorio impreziosito con affresco raffigurante la Madonna col Bambino in Mandorla.

Abbazia di Chiaravalle della Colomba
foto Perazzoli – credit Visit Emilia

Piacenza 
I 700 anni dalla morte di Dante forniscono lo spunto per una visita all’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, inserita nei due Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa “Via Francigena” e  “Route  Européenne des Abbayes Cicterciennes” e fondata all’incirca nel 1136 nei pressi di Alseno dallo stesso San Bernardo, che del Sommo Poeta fu l’ultima guida in Paradiso. L’integrità  mantenuta dal trecentesco chiostro quadrato che costituisce il cuore della struttura – il cui nome deriva dalla leggenda secondo la quale fu una bianca colomba a delineare con delle pagliuzze depositate davanti ai monaci il perimetro della futura costruzione – permette di apprezzarne la qualità architettonica, decorativa e mistico-simbolica tipica del medioevo e soprattutto l’affascinante armonia delle parti. Magistrali sono i raccordi e i ritmi contrappuntati di elementi che si moltiplicano per combinarsi in un tutt’uno di sublime coerenza: le simbologie cifrate si insinuano nelle 24 partizioni a quadrifora, così come nelle 96 arcatelle ogivali, nelle 130 colonnine binate in marmo rosa di Verona, nei 20 speroni a contrafforte avanzati e nella cornice ad archetti e tortiglione. Specie alla luce di alcune precise ore del giorno, una passeggiata lungo i 40 metri dell’anello claustrale evoca un passato di meditazione monastica favorita dal contrasto tra rigore esistenziale e splendore artistico, qui sintetizzato in dettagli come le colonne ofitiche, i capitelli figurati o le figure telamoniche agli angoli interni del portico. 

Chiesa di San Sisto a Piacenza
foto di Dassoni – credit Visit Emilia

In questo itinerario alla ricerca dei luoghi del raccoglimento, una menzione meritano poi i chiostri della Chiesa di San Sisto a Piacenza – carissima ai Farnese e custode tra l’altro del monumento funebre a Margherita d’Austria e di una copia della celeberrima Madonna Sistina di Raffaello, il cui originale venne venduto nel 1754 ad Augusto III re di Polonia. Insigne tempio rinascimentale e opera prima di Alessio Tramello, il chiostro  si  presenta allo sguardo dei visitatori che attraversano  il portone di ingresso  come un ampio triportico con ventuno arcate a pieno centro sostenute da colonne in granito; sopra le arcate sono ancora visibili antichi medaglioni affrescati, che raffigurano diciotto immagini di imperatori e abati. 

Abbazia di San Colombano a
Bobbio – Piacenza
credit Visit Emilia

Addentrandosi in Val Trebbia merita poi una visita il complesso dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio, nota soprattutto come fonte d’ispirazione – con il suo Scriptorium, oggi purtroppo in gran parte disperso – per “Il nome della Rosa” di Umberto Eco. Fu uno dei più importanti centri monastici d’Europa  durante il Medioevo, l’ultimo fondato in Italia da San Colombano nel 614 e  ancora oggi cuore pulsante, dal punto di vista culturale, del borgo.  

Chiostro grande
Chiostri di San Pietro
Reggio Emilia – credit Visit Emilia

Reggio Emilia 
C’è la mano inconfondibile di Giulio Romano in quel meraviglioso esempio di complesso monumentale del Rinascimento che sono i Chiostri di San Pietro, nel centro storico di Reggio Emilia. Nel cuore dell’antico monastero, colpiscono per la complessità progettuale e l’eterogeneità del disegno. Dei due chiostri, recentemente  magistralmente restaurati, attorno ai quali si articola la struttura, il più piccolo – forse ideato da Alessio Tramello – è un trionfo di volte a botte e cupolette angolari, bifore, timpani e lesene scanalate. Le colonnine binate in marmo rosso e bianco del Clemente e le decorazioni murarie del Moresino completano il colpo d’occhio di questa oasi di pace che favorisce un senso di estrema lontananza dall’incombente caos cittadino. Alla sua raffinatezza da miniatura emiliana, si contrappone armoniosamente l’imponenza scultorea tardo manierista del chiostro grande. La cifra stilistica di Giulio Romano permea un ambiente perimetrato popolato da colonne ioniche alternate da aperture  archivoltate a bugnato, finestre timpanate e nicchie con statue secentesche di santi dell’ordine benedettino. Oggi un percorso poliedrico, uno spazio espositivo, un centro culturale di rilievo internazionale e luogo di partecipazione e confronto, di socialità e innovazione aperta; luogo anche di co-Work con comode postazioni progettate per fornire spazio e servizi informatici, tecnologici e momenti di pause con uno spazio food e caffetteria. 

Chiostri di San Domenico
Reggio Emilia
foto di Riccardo Varini – credit Visit Emilia

Tra i più antichi luoghi di devozione della città, il convento di San Domenico venne  costruito tra il 1233 e il 1236 sull’onda dell’entusiasmo suscitato nella popolazione dalla predicazione di fra Giacomino da Reggio.  Adibito già nel tempo a caserma, poi a  Deposito  Stalloni,  e a  istituto per l’incremento ippico dell’esercito, il complesso cela nel proprio ventre due chiostri che conservano nel loro aspetto l’aura di una storia originalissima. Sul più grande, edificato nel corso del XVI secolo, si affacciavano le celle dei frati, mentre nel chiostro piccolo, dominato dalla fiancata dell’antica chiesa dominicana, il passato si incontra col contemporaneo della scultura “Less Than” di Robert Morris. Nel passaggio fra il primo e il secondo cortile, due lunette lasciano intuire la presenza di dipinti a fresco seicenteschi raffiguranti  “Cristo e una santa Domenicana” e “la Madonna con alcune Domenicane”. L’ala sud dei chiostri è oggi adibita a spazio espositivo, mentre il primo piano è sede dell’Istituto Musicale A. Peri, le cui note rendono ancora più suggestiva l’atmosfera che accoglie chi entra nel chiostro.  

Visit Emilia
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A spasso tra i borghi: dove l’arte e la storia incontrano scrigni di natura

Riceviamo e pubblichiamo
Dal Molise alla Lombardia, viaggio nel cuore più autentico d’Italia, dove ci sono luoghi da vivere a perdifiato. 

MOLISE – A Castel del Giudice (IS), il borgo della rigenerazione
Tra le cime e i boschi che toccano il cielo dell’Alto Molise e dell’Abruzzo ecco avvolto su Castel del Giudice - Borgotufi (5)una collina il piccolo borgo di Castel del Giudice (IS), simbolo di rinascita delle aree interne dell’Appennino, grazie ad attività di rigenerazione ambientale e sociale e al turismo sostenibile. Camminando tra le sue vie, ci si trova come d’incanto tra le casette in pietra di Borgotufi, l’albergo diffuso nato dal recupero delle case e stalle abbandonante, che si arrampicano sulle stradine che hanno i nomi delle mele antiche e abbracciano una piazza panoramica. Lo spettacolo della natura si ammira anche dalle vetrate del ristorante Il Tartufo Bianco, specializzato nella cucina del tartufo, e dal centro benessere panoramico. A valle si notano gli alberi del meleto biologico Melise, che in primavera è un tripudio di fioriture, in cui immergersi partecipando a passeggiate ed escursioni guidate. Qui si coltiva anche il luppolo e l’orzo da cui nasce la birra agricola Maltolento e ronzano le api dell’Apiario di Comunità. Mountain bike, camminate tra i boschi, rafting, forest bathing, sono le attività preferite dai visitatori di questo splendido borgo molisano, ideale per scoprire anche gli altri piccoli borghi, le vicine aree archeologiche sannite e le riserve naturali. D’altronde, il New York Times ha inserito il Molise tra le mete top da visitare nel 2020. Tel. 0865946820, www.borgotufi.it

UMBRIA – A Gubbio (PG), il borgo simbolo del Medioevo
Tra i borghi più affascinanti da esplorare in Umbria c’è Gubbio, gioiello medievale, dalla storia antichissima. È un piacere percorrere le sue stradine su e giù per il centro storico, fermandosi tra giardini, botteghe artigiane e punti panoramici. Fino ad arrivare a Piazza Castello di Petroia (8)Grande, esempio straordinario di piazza pensile che si apre sul paesaggio, con l’imponente Palazzo dei Consoli che sfoggia volte a botte, affreschi ed arredi lignei. Da non perdere una visita al Palazzo Ducale, costruito da Federico da Montefeltro, con la riproduzione dello Studiolo di Gubbio con decorazioni intarsiate. Visitare Gubbio è anche ripercorrere le vicende di San Francesco, che scelse questo luogo per spogliarsi di tutti i suoi averi. Qui si sviluppa la storia del “fratello Lupo”. Vale la pena quindi scoprire le sue chiese, come la Chiesa di San Francesco e poi raggiungere l’Abbazia di Sant’Ubaldo, sul Monte Ingino, a più di 800 metri di altitudine, volando sulla funivia che congiunge il cuore cittadino con la collina. E per vivere la storia di Federico da Montefeltro, basta percorrere 15 km per arrivare al Castello di Petroia, maniero dalle forme di un borgo medievale su una collina che spicca sul verde. Qui è nato il Signore del Rinascimento e da qui si può camminare sui sentieri che si ricongiungono al Sentiero della Pace di San Francesco. Tel. 075920287, www.petroia.it

EMILIA – A Bobbio (PC), il borgo del Ponte Gobbo e del cinema
Accogliente e ricco di meraviglie artistiche Bobbio (PC), borgo dell’Emilia tra i Borghi più Belli d’Italia, si lascia riconoscere per il famoso Ponte Vecchio, detto Gobbo, per la sua particolare struttura irregolare sul fiume Trebbia: è uno dei ponti più antichi Destinazione Turistica Emilia - Bobbio (PC) - Credit Enrico Mingardo (4)dell’Appennino risalente all’epoca romana. Girovagare nel centro storico permette di scoprire i tanti monumenti, tra cui la Cattedrale, palazzi signorili, lo Scriptorium, centro di primaria importanza dove venivano ricopiati i testi del sapere, la splendida Abbazia di San Colombano fondata nel 614. Il Museo dell’Abbazia raccoglie oggetti d’arte, anche di epoca romana. Percorrendo la strada del castellano, si raggiunge la sommità di una collina, dove si scopre il Castello Malaspina dall’origine trecentesca. Tante le attività che si possono fare nella natura, tra trekking, rafting, deltaplano, e le attività culturali, in particolare quelle legate al cinema. Marco Bellocchio ha infatti scelto Bobbio come sede della sua Scuola di Cinema e del Film Festival da lui diretto. Per visitare Bobbio e i borghi dell’Emilia: www.visitemilia.com (foto Enrico Mingardo)

LOMBARDIA – A Tremosine sul Garda (BS), sulla terrazza del brivido
È l’unico paese sul Garda a far parte dei Borghi più Belli d’Italia. Si raggiunge Visit Brescia - Borgo di Tremosine (2)percorrendo l’emozionante Strada della Forra, definita da Winston Churchill “l’ottava meraviglia del mondo”, una via tortuosa incastrata nella roccia costruita nel 1913 dove il torrente Brasa ha scavato una spaccatura. Giunti nel cuore del borgo, è bello perdersi tra i vicoletti, ammirare l’antico lavatoio e poi restare senza fiato sulla “terrazza del brivido”, sospesa nel vuoto a 350 metri di altitudine vicino la Chiesa di San Giovanni Battista, dove si apre una vista straordinaria sul Lago di Garda, la strada costiera e il Monte Baldo. Tremosine sul Garda, che si trova nel Parco Alto Garda Bresciano, un’area naturale protetta dall’incomparabile valore paesaggistico e ambientale, è composta da 18 frazioni, una in riviera e le altre sparse su un altopiano che domina il panorama tra l’azzurro del lago, le cime che si specchiano nelle acque, il verde. Per visitare Tremosine e gli splendidi borghi della provincia di Brescia: www.visitbrescia.it

Proposte di viaggio per un autunno tra funghi, tartufi e castagne in Emilia

Riceviamo e pubblichiamo
Il sottobosco di Destinazione Turistica Emilia. Un autunno 2019 nel segno di funghi, tartufi e castagne nell’area compresa tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Concludiamo con la quarta parte dedicata a proposte di viaggio nel periodo di svolgimento degli eventi raccontati negli articoli precedenti.

image004Se sul piano della natura e della cultura, Destinazione Turistica Emilia non sembra conoscere i limiti imposti dai tempi canonici del turismo convenzionale, la formula del luogo per tutte le stagioni vale ancora di più sul terreno del gusto. Il cuore della Food Valley  italiana riserva infatti alle buone forchette una miriade di proposte per riempire in ogni momento dell’anno lo stomaco con piatti tipici in un contesto ambientale straordinario fatto di paesaggi appenninici e borghi ricchi di storia. Quando poi arriva l’autunno, le manifestazioni, le feste e le sagre spuntano letteralmente come funghi, facendo dei paesi compresi nell’area tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia autentici avamposti dei prodotti del sottobosco.

Proposte di viaggio


GHS_033_Cantinetta_18-03-2019_16-32-06Dal 22 settembre al 20 novembre
, il Grand Hotel Salsomaggiore in Viale Dalla Rosa a Salsomaggiore Terme (PR) propone “Profumi d’autunno“, un soggiorno speciale caratterizzato dai profumi e dalle fragranze tipiche di questa stagione.
Un’esperienza unica all’insegna del relax e del gusto, che comprende pernottamento, prima colazione, accesso SPA, trattamento Wine Experience by Lajatica®, cena a base di funghi, gita di mezza giornata con guida turistica al borgo medievale di Vigoleno in provincia di Piacenza.

Per soggiorni di una notte, nei mesi di settembre e ottobre, il tour operator Parma Incoming Travel ha studiato un pacchetto dedicato all’Autunno Gastronomico e in fungo-di-borgotaroparticolare agli appassionati del Fungo Porcino IGP di Borgotaro. L’offerta comprende: tesserino per la raccolta dei funghi, 1 pernottamento in agriturismo con prima colazione (struttura ad impatto zero, certificato BIO), cena 4 portate a base di funghi e altri prodotti a Km 0, bevande incluse, incontro con assistente per la presentazione del territorio e delle sue eccellenze gastronomiche, guida ambientale escursionistica per mezza giornata al fine di ricercare il Fungo Porcino IGP, pranzo al sacco con prodotti tipici, mini-corso sul trattamento e utilizzo in cucina del fungo tenuto da un cuoco diplomato alla prestigiosa Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA.

castello-rivalta21-1-1024x502Per il weekend della Festa dell’Uva in Val Trebbia (6 ottobre), il tour operator Only4U Incoming propone il pacchetto soggiorno “Assaggi d’Autunno in Val Trebbia”.
L’offerta comprende due giorni e 1 notte (dal 5 al 6 ottobre), in B&B a Bobbio o in Val Trebbia, visita guidata al Castello di Rivalta, cena tipica e un pranzo, degustazione in cantina, mezza giornata di visita guidata a Bobbio, partecipazione al concerto “Cornamuse Zampogne d’Europa” che si terrà presso l’Azienda Vitivinicola Uccellaia.

DTE-Tartufo-Trail-Runnig®-1In occasione della Tartufo Trail Running del 6 ottobre 2019 con partenza da Calestano (PR), Food Valley Travel & Leisure propone il pacchetto “Tartufo Trail Running Experience”.
La proposta comprende 1 pernottamento in un B&B del territorio con prima colazione e una cena o un pranzo con menù tipico a base di tartufo.

Per info su prezzi e disponibilità: www.visitemilia.com

Per info Destinazione Turistica Emilia
Iat di Parma – Tel. 0521218889 – E-mail: turismo@comune.parma.it
Iat di Piacenza – Tel. 0523492001 – E-mail: iat@comune.piacenza.it
Iat di Reggio Emilia – Tel. 0522451152 – E-mail: iat@municipio.re.it

Destinazione Turistica Emilia: Parma – Piacenza – Reggio Emilia
Viale Martiri della Libertà, 15 – 43123 Parma
Tel. 0521931634 – E-mail: info@visitemilia.comSito web: www.visitemilia.com

Destinazione Parma-Piacenza-Reggio Emilia: un autunno tra funghi, tartufi e castagne. Gli eventi di ottobre

Riceviamo e pubblichiamo
Il sottobosco di Destinazione Turistica Emilia. Un autunno 2019 nel segno di funghi, tartufi e castagne nell’area compresa tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Oggi andiamo a scoprire gli eventi del mese di ottobre.

image004Se sul piano della natura e della cultura, Destinazione Turistica Emilia non sembra conoscere i limiti imposti dai tempi canonici del turismo convenzionale, la formula del luogo per tutte le stagioni vale ancora di più sul terreno del gusto. Il cuore della Food Valley  italiana riserva infatti alle buone forchette una miriade di proposte per riempire in ogni momento dell’anno lo stomaco con piatti tipici in un contesto ambientale straordinario fatto di paesaggi appenninici e borghi ricchi di storia. Quando poi arriva l’autunno, le manifestazioni, le feste e le sagre spuntano letteralmente come funghi, facendo dei paesi compresi nell’area tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia autentici avamposti dei prodotti del sottobosco.

Ottobre

DTE-Associazione-Fungo-Porcino-di-Albareto-Fiera-Nazionale-12Il 4, il 5 e il 6 ottobre 2019, festeggia i 24 autunni la Fiera Nazionale del Fungo Porcino di Albareto (PR), la più importante manifestazione italiana incentrata sul protagonista assoluto del sottobosco. Appuntamento fisso dal 1996, la rassegna è un’occasione per avventurarsi in un profumato regno enogastronomico, scoprendo contemporaneamente un territorio come quello dell’Appennino Parmense, palcoscenico d’eccezione di spettacoli ed eventi a tema porcino e non solo.

Tartufo neroLa 29ª edizione della Rassegna Provinciale del Tartufo e dei prodotti del Sottobosco, in programma a Pecorara (PC) il 5 e 6 ottobre, permette di confermare e arricchire la consolidata formula con vendita ed esposizione di tartufi, funghi e prodotti del sottobosco, manufatti di artigiani e oggettistica di hobbisti. La premiazione dei tuberi più belli aggiunge un pizzico di agonismo a una manifestazione che propone anche show cooking, stand gastronomici con piatti tematici e gare di cani da tartufo con relativa premiazione.

mostra fungo tartufo bobbioIl 6 ottobre, la 30ª Festa dell’Uva e Mostra del Fungo e del Tartufo porta a Bobbio (PC) una lunga lista di iniziative a corollario della tradizionale sagra con esposizione-mercato di prodotti tipici e contadini. In particolare, la gara di cani da tartufo, la castagnata e la festosa pigiatura dell’uva sono ormai diventati momenti cult che si alternano al ritmo della musica tradizionale.

Scivolando invece verso sud, nel weekend del 12 e del 13 ottobre, è possibile imbattersi nel Campionato Mondiale del Fungo, organizzato a Cerreto Laghi (RE) in campionato mondiale fungocollaborazione con il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. L’evento è una sorta di tutto il fungo minuto per minuto, olimpiade naturalistica e gastronomica suddivisa in specialità quali ricerca, raccolta, studio, racconto, fotografia e, ovviamente, cucina. Ad animare la gara – che richiede la partecipazione obbligatoria alla serata formativa del 12 ottobre – è il desiderio di incentivare il rispetto dell’ambiente e la corretta conoscenza del mondo dei funghi.

Destinazione-Turistica-Emilia-Festa-della-Castagna-Marola-RELa 56ª Festa della Castagna di Marola (RE) – che quest’anno conquista le domeniche del 13, del 20 e del 27 ottobre – ha accresciuto la propria fama mantenendo intatto lo spirito della prima edizione e la qualità di un prodotto di altissimo livello. Il simbolo della manifestazione è lo scenografico padellone da record, che – seppur pronipote di quello delle origini – continua a stupire per l’indefessa attività al servizio della causa, mentre tutto intorno le iniziative si moltiplicano, tra gite guidate nei castagneti secolari e appuntamenti per bambini. Un caratteristico trenino vintage, Marola express, assicura il collegamento tra i parcheggi e il centro del paese nel corso di 3 domeniche in allegria alla riscoperta di tradizioni montanare, storia e cultura, in un paesaggio incantevole.

Per info Destinazione Turistica Emilia
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Iat di Piacenza - Tel. 0523492001 - E-mail: iat@comune.piacenza.it
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Destinazione Turistica Emilia: Parma - Piacenza - Reggio Emilia
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Gutturnio: tanta storia dentro a un vino che vibra… vibra?

La Capra Enoica (Fabrizio Capra)
Venerdì scorso abbiamo terminato abbiamo avviato il nuovo corso della rubrica “Il ritorno de La Capra Enoica”. Anche questa settimana un vino degustato e i suoi abbinamenti al territorio e alla storia… dopo il ligure Pigato oggi incontriamo il piacentino Gutturnio.

Francesco Guccini nella canzone “L’ubriaco” canta:
Cade il vino nel bicchiere poi nessuno più si muove
e non sai se fuori all’aria ci sia il sole oppur se piove.
E quell’uomo si ricorda e, per uno scherzo atroce,
quasi il vino gli dà forza, l’illusione gli dà voce.

home-gutturnioSiamo in Emilia, provincia di Piacenza, e incontriamo un vino la cui storia parte da lontano: il Gutturnio. Il “Maestrone” è emiliano (anche se non piacentino) e la canzone si adatta bene ai personaggi storici romani che hanno ruotato intorno a questo vino, uno gran bevitore, l’altro gran oratore.

PILLOLE DI STORIA
Il Gutturnio ha la sua origine in epoca romana, parrebbe da una “ricetta” di Lucio Calpurnio Pisone, nientepopodimeno che lo suocero di Giulio Cesare (il grande divo romano sposò in terze nozze la figlia di Pisone), la cui madre (del Pisone) era piacentina.
Lucio Calpurnio PisoneA Lucio Calpurnio Pisone si attribuì (oltre la creazione di questo vino) il piacere nel lasciarsi andare in laute ed eccessive bevute al punto che Cicerone (nel suo In Pisonem) ironizzò su di lui affermando di “bere calici troppo grandi del vino di Piacenza”… ricavandone l’esilio, il Cicerone.
La coltivazione vera e propria di questo vitigno si sviluppò nella seconda metà dell’ottocento.
Il nome Gutturnio venne proposto dall’enologo Mario Prati nel 1938 e comparve in etichetta l’anno successivo (1939), opera dell’azienda Manara di Vicomarino (Ziano). Nel 1941 il Ministero dell’Agricoltura lo inserì nell’elenco dei vini “tipici e di pregio”.
Nel 1967 venne redatto il disciplinare di produzione mentre vent’anni dopo, nel 1987, venne istituito dal Consorzio di Tutela dei Vini Piacentini il premio Gutturnium attribuito a personalità distinte per meriti nel campo enologico o professionale (al quale segretamente aspiro dopo questo mio articolo… dite che La Capra Enoica non è così “personalità”? poi leggendo su internet parrebbe che l’ultima edizione sia datata 2010…).

ORIGINE DEL NOME
anfora-gutturnium-gutturnio-300x285Il nome Gutturnio parrebbe derivare dal “Gutturnium”, una grande coppa d’argento dalla capacità di circa 2 litri che, al termine della cena, riempito di vino, veniva passata di mano in mano tra i commensali che ne bevevano a turno come simbolo di fraternità e di amicizia (un po’ come la Grolla in Valle d’Aosta).
Un “Gutturnium” venne rinvenuto nel 1878 a Velleia e per molto tempo questo recipiente fu abbinato a quelli utilizzati per bere il vino piacentino ma in tempi più recenti si fa riferimento a una coppa “pescata” nel Po creando, forse, un po’ di confusione… tra ciò che viene affermato dagli addetti ai lavori a cui si contrappongono gli storici.
Però ci piace galoppare con la fantasia e vedere il buon Lucio Calpurnio Pisone condividere con i suoi commensali questa coppa piena di buon vino di Placentiae senza sindacare se è di un tipo o dell’altro, l’importante è ciò che contiene.

I RICORDI
gutturnio uvaIl Gutturnio l’ho degustato (o meglio bevuto) parecchie volte trovandone diverse etichette nei supermercati e devo dire che quasi sempre mi sono imbattuto in vini meritevoli.
Ma un Gutturnio che mi ha particolarmente colpito l’ho bevuto durante un pranzo in quel di Bobbio, in provincia di Piacenza, dove mi ero recato per un convegno sulle “Terre di San Colombano”.
Ricordo in modo ancora chiaro che questo vino si sposava perfettamente con la cucina piacentina… e non poteva essere altrimenti: salumi, formaggi, pietanze a base di carne e in particolare la coppa piacentina. Il problema, poi, è risultato riuscire a seguire il convegno sprofondato in morbide poltroncine.

PENSIERO… MEDITATIVO
etichetta storicaIl mio pensiero meditativo va sempre nella stessa direzione, quella di chi descrive i vini dopo averli assaggiati.
Nel caso del Gutturnio ho trovato una interessante descrizione: vino rosso rubino intenso e vibrante… vibrante?
Sono andato a leggere la definizione della parola vibrante e il dizionario “dice”: che è in vibrazione o può produrre vibrazione.
Il Gutturnio vibra? Mentre lo bevevo non me ne sono accorto. Nel dubbio l’altro giorno ne ho preso una bottiglietta, l’ho aperta, l’ho bevuta ma non ho sentito vibrazioni. Boh!
Sarò io che non sento le vibrazioni…

AFORISMA DELLA SETTIMANA
I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti. (Salvador Dalì)