di Jacopo Scafaro

Ci sono parole “e” e “se” che da sole non hanno nulla di minaccioso, ma se le metti insieme una vicina all’altra hanno il potere di tormentarti per tutta la vita: “e se… e se… e se…”.
Quante volte, rimandiamo una cosa?
Un’uscita? Un parlare con qualcuno?
O semplicemente non abbiamo tempo per gli altri che, sbagliando o meno, cercano di far parte della tua vita.
Ci vedremo, verrò dopo, ti farò sapere, sono preso/a ma ti chiamo.
È tutto un rimandare al dopo, troppo convinti che quel dopo ci sia sempre.
Sparire o rimandare di vedere una persona, per futilità, è un modo di rimanere indelebili nella memoria.
Sospendere un giudizio, una situazione. Lasciarla lì. Chiudere vorrebbe dire innescare un contraddittorio e in qualche modo dare la possibilità all’altro di mettere la parola fine.
Così no. Così ti lascio ad aspettare in un ipotetico per sempre.
Ed un giorno ti ritroverai a dire “e se”..