di Jacopo Scafaro
Oggi vi proponiamo una riflessione che ha scritto il nostro caporedattore Jacopo Scafaro. Una riflessione che ci porta a ragionare sul rapporto che abbiamo e che dovremmo avere con noi stessi.
Foglie.
Verdi, gialle, marroni e poi cadute.
Alberi.
Forti, accesi, sciupati e poi spenti.
Persone.
Felici, distratte, inconsapevoli, morte e poi rinate.
Quante volte ci fermiamo a guardare veramente cosa abbiamo davanti agli occhi ? Penso mai.
La vita è un susseguirsi di : “lo farò”, “ora non posso, lo guarderò dopo”, “massi tempo ne abbiamo”.
Sembra tutto cosi fottutamente scontato.
È scontato essere amati, è scontato dare e ricevere, è scontato contare per qualcuno e pensare tu possa contareper loro, ma ancora più grave, superfluo è scontato vivere.

Basta uno schiocco di dita, recitare abracadabra e tutto svanisce.
Ti ritrovi al punto di partenza con le quattro gomme più quella di riserva a terra, squarciate.
Sei tu, le tue gambe, la tua mente, il tuo cuore a fare i conti con quanto hai seminato fino ad all’ora, perché se tutte le ruote ti abbandonano (può essere per tuo volontà, può essere per una malattia, per uno scherzo del destino, per dei tuoi sbagli ti ritrovi nel bene o nel male a fare i conti con chi sei stato fino a quel momento.
Credetemi tutti noi diremmo – porca miseria che cavolo ho fatto ?
Ci domandiamo il motivo per cui in passato abbiamo agito in determinati modi, ed ora che tutto ciò è davanti ai nostri occhi, ci sembra tanto stupido.
È nel momento in cui le ruote ti scaricano che tu tocchi il fondo, quando sembri arrivato alla fine per qualche incomprensibile motivo la vita, il fato, Dio o chiunque voi crediate esista si gira, ti tende la mano e ti dice : “sei caduto, bene rialzati ed ora che hai capito, vivi in modo giusto dando peso alla persone ed alle cose”.
Per essere chiari, l’apparizione alla quale tu hai appena subito, non ti renderà migliore, perfetto da un momento all’altro, ti da solo un punto di partenza. È il tuo tasto reset, il tuo punto 2.0; se no sarebbe troppo facile e tutti ricorrerebbero ogni tre per due a questa terapia d’urto.Tu semplicemente riparti affrontando i tuoi sbagli, i tuoi errori; ci sbatti contro con la faccia bella aperta, capisci cosa sia realmente importante per rendere una vita tale d’essere vissuta.
Prendi la tua croce te la carichi sulle tue belle spalle sanguinanti e ricominci il tuo cammino e ad ogni stazione (scusate se uso metafore bibliche) le ferite, le croste, il peso stesso della croce si alleggerisce e tu, si proprio tu evolvi in essere nuovo.
All’inizio ti guarderai allo specchio e dirai – chi sei ? – poi col tempo, la pratica ed il continuo ricordare cosa ti ha fatto diventare così riguardandoti allo specchio dirai – ma dove sei stato tutto sto tempo, fossi arrivato prima non mi sarei perso badilate di cattiverie addosso.
Bastarsi.
Capirsi.
Comprendersi.Quanti termini ci sono per descrivere il rapporto che abbiamo con noi stessi ?
Molto spesso ti ritrovi fuori a guardare il cielo in una notte fredda, ma neanche troppo.
E la mente viaggia, finché non incontra il più terribile dei tuoi avversari.
Te stesso.
In un primo momento lo scontro è totale, il tuo io è forte, risponde colpo su colpo ad ogni tuo pensiero, riflessione, affermazione, voglia di cambiamento. Ma alla fine è quello che ti sa – nel profondo del tuo cuore – convincerti a prendere la strada giusta.
È un po’ un testa dura, ma senza di lui non potresti vivere.