di Giulia Quaranta Provenzano
È con profondo piacere che oggi vi presentiamo una donna straordinaria, Laura Avallone. A seguire l’intervista ad AvA, cantautrice caratterizzata da un’affascinante schiettezza fuori dalle comuni sovrastrutture e al di là dei limiti (auto)imposti dall’umana natura.
Ciao! Laura Avallone all’anagrafe, qual è l’origine e il motivo del tuo nome d’arte AvA? “Ciao Giulia… In realtà non c’è alcuna dietrologia stilistica per quanto riguarda il mio nome d’arte. AvA è l’iniziale del mio cognome, nonché soprannome con cui mi chiamano molti amici. Easy peasy!”

Come ti descriveresti interiormente come persona ed in quanto cantante? “Tendenzialmente sono una persona timida e molto riservata, ma che nasconde inquietudine e una strana propensione ad atteggiamenti un po’ estremi. Credo che AvA esista proprio per permettere a Laura di dare sfogo alla sua indole più animalesca”.
Da piccola chi sognavi di diventare “da grande” e che bambina sei stata? “Da piccola sognavo di diventare una cantante e musicista, che è quello che poi sono – più o meno – diventata. Sono stata una bambina molto vivace, curiosa e a tratti problematica a causa di un’eccessiva sensibilità, davvero pressoché totalmente incontrollata, che mi faceva piangere per qualsiasi cosa. È, quest’ultimo, un lato di me che ho dovuto imparare a controllare al punto da diventare poi quasi anaffettiva, eheheheh!”.

Vi è qualcosa che vorresti rivelare ai nostri lettori che, magari, non hai mai avuto modo di condividere prima? “…Che nonostante io sia di Roma tifo Milan?!?!” [N.d.R. ride di gusto].
Cosa rappresenta per te la musica in generale e il tuo fare musica in particolare? Quale cioè ritieni essere il potere della Musica nonché il suo principale pregio, valore e finalità? “Molti ripetono [sulla scia di Cvetan Todorov] che la bellezza salverà il mondo; io sono sicura che sarà la musica a salvare la bellezza laddove appunto la Bellezza non si salverà da sola. La Musica è potere, è linguaggio universale, è energia pura. Dubito che esista un’altra arte, oltre la Musica, che abbia la stessa concentrazione di super poteri e la stessa capacità di influenzare intere masse di persone e singoli individui al punto di cambiare loro l’umore. La musica è una frequenza che ci riallinea con il nostro karma”.
Dal tuo punto di vista c’è un qualcosa che dovrebbe o no caratterizzare l’Arte e gli Artisti “meritevoli della A maiuscola”? “Ho sempre pensato che gli artisti veri debbano essere un esempio di lavoro, disciplina e dedizione. Ma guardando all’attuale panorama musicale italiano ad esempio, o mi sono sbagliata di brutto, o artisti con la -A maiuscola non ce ne sono più molti in giro. Sicuramente l’arte cristallizza le cose, gli avvenimenti, le emozioni e le persone… e ha il potere di renderli immortali. Quindi, secondo me, i veri artisti sono quelli capaci di lasciare un segno memorabile nei secoli”.
Vi è qualcuno al quale ti ispiri nella vita e nel tuo fare musica, e con il quale vorresti collaborare? “Qualcuno al quale mi ispiro onestamente non c’è, tuttavia con cui vorrei collaborare sì: Dardust. Ritengo Dario Faini il miglior musicista e produttore che ci sia al momento. Un mix perfetto tra eleganza stilistica e cafonaggine pura all’occorrenza. Sarebbe il giusto partner per un disco di AvA”.

Dal 28 maggio è in radio e in digitale il singolo “CANZONE TRISTE” (distribuzione Artist First – https://youtu.be/CjvuCvJxZFk), che segna il tuo ritorno alla musica. Ebbene, con quale precisa aspettativa, proposito e obiettivo è venuta alla luce questa canzone? “Quando pubblico un brano non lo faccio mai riponendo chissà quali aspettative in esso, ché dopotutto faccio musica solo per esigenza personale. L’idea di ottenere successo mi ha abbandonata già da tempo. ‘CANZONE TRISTE‘ è il secondo di tre brani che raccontano i punti deboli di AvA che, se nel 2019 si è presentata al pubblico con l’immagine di donna squalo, emancipata ed estrema, ha però anche le sue vulnerabilità”.
Vi è un messaggio che, tramite il tuo brano “CANZONE TRISTE”, vorresti trasmettere agli ascoltatori e quale memo alla te stessa dei prossimi anni? “Hai detto benissimo, “CANZONE TRISTE” è soprattutto un’auto dedica o meglio un remainder per il futuro… ossia «Ricordati di abbracciare il dolore, invece di combatterlo» in quanto, solo così, avrà l’effetto di balsamo sulle ferite. È un’ode alla tristezza, un invito ad accettarla e concedersela perché fa parte della gamma delle emozioni di ciascuno di noi e, per quanto sia pesante da sopportare, ha la sua importanza. Credo che solo attraverso il dolore si diventi veramente forti e non, all’opposto, evitandolo”.
Il singolo “CANZONE TRISTE”, che segue la tua precedente canzone “Ti auguro ogni male” [https://youtu.be/caFsI9N6AcY], è il secondo atto di – quella che è stata definita – una trilogia che racconta un’unica storia che si sviluppa tra testo e immagini… “Sì, vi è un’unica storia che si sviluppa attraverso tre brani che sono legati l’uno all’altro anche a livello videografico. Le canzoni possono essere interpretate in mille modi diversi, mentre le immagini sono dirette e mandano messaggi più chiari. Utilizzando le stesse attrici per tutti e tre i video, viene sottolineato inequivocabilmente che la storia è sempre la medesima – che si sciorina appunto attraverso tre diverse canzoni. I singoli da soli non potrebbero trasmettere l’idea, non so se mi spiego… Mi è sembrata una maniera interessante per conferire un’identità precisa a questa sorta di “trilogia del dolore”. Un’unica storia, tre brani differenti con tre videoclip tutti legati fra loro dalla stessa trama e dagli stessi personaggi”.

È stato infine affermato che «Dopo il primo disco e un anno, il 2019, trascorso da super donna, AvA ha ceduto alle richieste incalzanti che le arrivavano dai suoi ascoltatori e dagli addetti ai lavori, riguardo la loro curiosità verso un eventuale lato più umano e meno “animale”». Cosa pensi abbiano intenso costoro con l’espressione “super donna” e perché “animale” (forse quest’ultimo termine fa riferimento al tuo essere, almeno nei testi citati – mi sembra – diretta e senza filtri, senza manti di finto quanto ostentato buonismo di facciata dato il tuo «Ti auguro ogni male»)? “«Super donna» è un termine che non ho mai amato particolarmente ma, dato che troppe persone ragionano per termini di paragone quanto più semplificati, ho capito che è una definizione che viene utilizzata per descrivere semplicemente una donna molto emancipata. Questo ci fa capire quanto una condizione che dovrebbe essere naturale, venga vista come qualcosa di eccezionale. Onestamente la mentalità che si nasconde dietro all’uso inconscio di una certa, simile, terminologia [«Super donna»] mi scandalizza e non di meno, è evidente che, una donna indipendente e sicura di sé è ancora qualcosa che sorprende. A volte queste dinamiche mi fanno sorridere, altre volte mi imbestialisco e tiro fuori lo squalo che c’è in me …ecco perché mi hanno dato dell’animale, ahahahahah. Sono, resto, la madre degli squali… più animale di così!!!!”.