Riceviamo e pubblichiamo
Domani, lunedì 1° febbraio, tra i programmi Rai “I demoni” di Fëdor Dostoevskij nell’adattamento del 1972 firmata da Sandro Bolchi; per la serie “Museo Italia” Antonio Paolucci ci accompagna agli Uffizi e per “Storia delle nostre città” c’è Asti.

Il teatro di Fëdor Dostoevskij: “I demoni” secondo Bolchi
Nell’ambito dell’omaggio a uno dei maggiori interpreti della letteratura russa, Fëdor Dostoevskij, nell’anno in cui cade il bicentenario della nascita lo spazio pomeridiano dedicato al teatro, Rai5 – dal primo al 5 febbraio alle 16.00 – propone “I demoni”, nell’adattamento televisivo del 1972 diretto da Sandro Bolchi, che dopo I fratelli Karamazov porta nuovamente Dostoevskij sul piccolo schermo. Sceneggiatura di Diego Fabbri. Nel cast, Luigi Vannucchi, Glauco Mauri, Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Paola Quattrini, Luigi La Monica, Angiola Baggi, Marisa Bartoli, Antonio Battistella, Warner Bentivegna, Mario Carotenuto, Luigi Diberti, Giulia Lazzarini, Loredana Savelli, Alberto Terrani. In una città russa, un gruppo di anarchici congiura per la rivoluzione. In realtà sono divisi e velleitari, ma le loro trame servono ottimamente agli scopi di un misterioso individuo che manovra per gettare la città nel caos e per perseguire sue vendette personali.

Il Museo Italia: agli Uffizi con Antonio Paolucci
Capitale mondiale dell’arte, Firenze ospita un elevato numero di musei e gallerie che testimoniano la straordinaria ricchezza artistica di questa città unica al mondo. Lo storico dell’arte Antonio Paolucci, dopo aver raccontato il Museo del Bargello e la Galleria dell’Accademia, prosegue il suo viaggio tra i musei di Firenze nel nuovo appuntamento con la serie “Museo Italia“, in onda lunedì 1 febbraio alle 20.30 su Rai5. In questa puntata, Paolucci visita gli Uffizi partendo da piazza della Signoria, cuore simbolico della città. Di fronte alla copia del David di Michelangelo, simbolo della libertà fiorentina e del buongoverno, la Loggia dell’Orcagna o dei Lanzi è per i visitatori una sala degli Uffizi a cielo aperto: ricca di sculture in marmo e bronzo sia di epoca rinascimentale che dell’antichità classica, permette ad ogni passante quell’esperienza della Bellezza, che anticipa l’incontro coi tesori degli Uffizi, a pochi metri di distanza. Il palazzo degli Uffizi, il cui nome indicava appunto gli uffici del potere burocratico che accoglieva, fu realizzato per volere dei Medici in pochi anni dal Vasari che, come ricorda il professor Paolucci, scriveva di averlo costruito “sopra il fiume e quasi in aria”. Nelle sale degli Uffizi ogni opera è un capolavoro, come in un’ideale antologia ogni opera pittorica testimonia un momento specifico nella storia dell’arte, una tecnica, un modo di concepire il mondo. Dal “Polittico di Badia” di Giotto all’Annunciazione di Simone Martini, dall’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano alla “Madonna col bambino e S. Anna” di Masaccio e Masolino, al Paolo Uccello della Battaglia di San Romano vediamo prender forma, nelle sue esemplificazioni più alte, l’arte umanistica. Nella sala di Botticelli il professor Paolucci spiega come nel confronto tra le opere del pittore fiorentino con il Trittico Fortinari di Hugo van der Goes si possano capire i due Rinascimenti d’Europa: il naturalismo fiammingo e la visione prospettica, il classicismo italiano. E ancora capolavori del Cinquecento dal Tondo Doni di Michelangelo a Raffaello, pittore della bellezza italiana, avanti nella storia della pittura italiana fino alla drammaticità dello sguardo ipnotico della Medusa di Caravaggio. Nel segno del rapporto tra architettura e paesaggio il professor Paolucci conduce nel Corridoio Vasariano, la straordinaria strada aerea coperta di quasi 1 chilometro che collega gli Uffizi a Palazzo Pitti: il percorso privato dei Medici per raggiungere la reggia passando sopra l’Arno, sopra Ponte Vecchio come se ‘cavalcassero la città’.

Storia delle nostre città: Asti la città delle cento torri
Un luogo da scoprire con calma, godendosi incredibili dettagli, come le torri che sorgono vicino ai palazzi medievali, individuabili per il colore rosso del mattone e il giallo del tufo che s’intrecciano in delicate cornici e decori. È Asti la meta di “Storia delle nostre città” in onda lunedì 1 febbraio alle 21.10 su Rai Storia. Una città circondata da un mare di colline coltivate a vigneti, che ha trasformato l’essere fuori dai grandi circuiti del turismo di massa nel suo maggior pregio e che vive oggi una forte propensione nei confronti dell’industria e del commercio mantenendo salda l’anima artistica che ha segnato la sua storia. Una storia intensa che parte più di duemila anni fa quando antiche popolazioni di origine ligure fondarono il primo centro abitato. Successivamente, sotto il dominio romano la città prese il nome di Hasta Pompeia e, grazie alla sua favorevole posizione, divenne un nodo stradale obbligato per il traffico delle merci tra la costa ligure e le Alpi. Dopo il periodo imperiale, Hasta subisce una brusca crisi economica. Divenne residenza episcopale e sede di un importante Ducato longobardo. In seguito, verso la fine del XI secolo si tramutò nel più importante libero comune piemontese, nonché uno dei più potenti e ricchi comuni d’Italia. Nel 1155 subì un violento assedio da parte delle truppe dell’imperatore Federico I detto il Barbarossa. Tra il XVII e il XVIII secolo fu ripetutamente occupata ed invasa ma ancora oggi mantiene la testimonianza di un passato nobile e influente tra torri medievali e portici ottocenteschi. Oggi la città è famosa in tutto il mondo non solo per il suo grande passato ma anche per i suoi magnifici vini, in particolare l’Asti spumante. Ogni anno infatti, a settembre, vi si tiene uno dei concorsi enologici più importanti d’ Italia, denominato la Douja d’Or. Celebre è anche il suo Palio storico, manifestazione tra le più antiche d’Italia, che si svolge alla fine dell’estate e culmina con una corsa di cavalli montati “a pelo”, ovvero senza sella.