di Jacopo Scafaro
Proseguono le interviste che Jacopo Scafaro realizza con i ragazzi che hanno partecipato alla seconda edizione dell'Antonino Chef Academy. Oggi è la volta di Lorenzo Pozzi.
Fin da subito si vede che per Lorenzo la cucina è passione e amore prima di un lavoro, requisiti necessari per poter trasmettere agli altri il valore che la cucina ha nella nostra quotidianità.
Gli è sempre piaciuto mettere le mani in pasta e fin da piccolo ha amato trafficare tra le pentole; questa sua vocazione la dimostra senza nessuna presunzione, ne pretesa; semplicemente riesce a trasmettere a tutti la sua dedizione.

Lorenzo Pozzi è uno dei ragazzi che ha partecipato alla seconda edizione dell’ANTONINO CHEF ACADEMY, le cui puntate sono una produzione originale Endemol Shine Italy per Sky e sempre disponibili on demand.
Scambiare due parole con lui mi ha fatto molto piacere in quanto è un vulcano di energia positività ed idee.
Lorenzo riesce a farti davvero capire cosa vuol dire l’amore per la cucina.
Lorenzo, raccontaci un po’ di te
Ho 20 anni e frequento la facoltà di Scienze gastronomiche di Parma. Amo la cucina e il mondo del food alla follia, mi piace tantissimo il mondo dei lievitati, soprattutto il panettone. Sono un ragazzo solare, direi che mi piace vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. Ho scelto di frequentare l’Università perché ritengo che lo studio sia la carta in più da potersi giocare in questo settore in cui i professionisti di alto livello sono davvero tanti. Avere un asso nella manica può far sempre comodo. Mi piace moltissimo correre perché mi rilassa, quando corro riesco sempre a svuotare la testa dai pensieri.
Da cosa nasce la tua passione per la cucina?
La mia passione per la cucina nasce sin da piccolo. Ero una buona forchetta e mangiavo tanto. I miei genitori ricordano spesso di quando venivano a prendermi al nido e sulla mia scheda delle attività giornaliere avevo segnato sempre il bis , alle volte tris, alla voce dei pasti. Il primo amore è stato mangiare, la passione per la cucina è arrivata in seguito. Subito i miei genitori e i miei nonni hanno notato questa mia inclinazione, così sono arrivati i primi regali di mini-cucine. Molte semplici, ma credo abbiano contribuito molto a far sbocciare questa passione. Poi l’input alla cucina vera e propria me lo ha dato mia nonna. Come in tante cucine di casa, la nonna comanda e così anche nella mia famiglia. Anche mia madre è un’ottima cuoca, ma la nonna non la batteva nessuno. I primi trucchi del mestiere me li ha tramandati lei.
Che emozioni ti trasmette cucinare?
Le emozioni che mi suscita sono indescrivibili. È davvero qualcosa che non posso spiegare a parole. Forse l’emozione che più si avvicina a ciò che sento è la pace. Pace totale dei sensi, sono in armonia con tutto il processo di produzione dal primo taglio all’impiattamento. Sono fortunato perché ho trovato la mia strada e spero il mio lavoro.
La tua prima sensazione che hai provato trovandoti faccia a faccia con lo Chef Antonino Cannavacciuolo?
Hai presente quando a scuola la prof interroga a sorpresa e non hai studiato? Ecco, la sensazione è stata quella. Poi certamente adrenalina pura e orgoglio. Nella testa frullava la frase “Cavolo, sono davvero davanti a questa icona della cucina italiana?” Paura e timore c’erano sempre, ma con il senno di poi posso dire “CHE FIGATA!”
Cosa ti ha insegnato questa esperienza e qual è il ricordo più bello che ti porterai sempre con te?
Antonino Chef Academy mi ha insegnato tanto e sarò sempre riconoscente a questa opportunità. Sicuramente insegna a capire cosa sia l’alta cucina, quella fatta da professionisti di altissimo livello. Una cosa che per me è stata importante, e che ho ribadito anche allo Chef al momento della mia eliminazione, è l’attitudine ad andare sempre avanti, senza mollare alle prime difficoltà. Altro elemento di cui ho fatto tesoro è stata l’attenzione ai dettagli, ai piccoli particolari che in cucine stellate fanno davvero la differenza.Ciò che porterò sempre con medi questa esperienza è un gruppo di persone speciali che mai dimenticherò. Parlo soprattutto dell’amicizia nata con Macchia, Stabile e Corridori. Con tutti ho avuto un bel rapporto ma con loro siamo costantemente in contatto. Li conosco da poco tempo in fin dei conti, ma è come se avessi passato una vita con loro: sono speciali!

In tre parole descrivici lo Chef.
Gentile, esigente, grande professionista.
Progetti per il futuro?
Sicuramente voglio portare a termine l’Università. Nel futuro prossimo, sto progettando di aprire un e-commerce così da poter sfruttare il piccolo laboratorio che ho a casa e iniziare a farmi conoscere. Mi servirà anche per avere dei feedback immediati sui miei prodotti e affinarmi sempre di più. In un futuro, che però vedo un po’ più lontano, vorrei aprire diverse attività legate al mondo della cucina e, perché no, legate alla pasticceria. Vedremo cosa mi riserverà il destino.
Per concludere: un tuo motto?
Il mio motto è cucinare pensando che lo si stia facendo per una persona cui teniamo particolarmente. In questo modo aggiungiamo un ingrediente speciale: l’amore.
La cucina di Lorenzo è attenta alla tradizione ma è anche capace di rielaborarla con creatività, inserendo quindi sempre un elemento innovativo che conquista tutti.
Lorenzo crede in ciò che fa, e crederci veramente, e lottare, lottare sempre per conseguire ciò che sta a cuore, è il passe-partout per raggiungere con successo lo scopo desiderato!
Tanti giovani oggi non intraprendono questo mestiere perché molto, molto faticoso ma Lorenzo agisce in controtendenza, per seguire la sua passione: la cucina.
Sono sicuro di raccontare nel prossimo futuro i traguardi ragguardevoli del nostro giovane chef milanese.
Good Luck!