di Jacopo Scafaro
Riflessione del nostro redattore Jacopo Scafaro dopo l’importante messaggio di Papa Francesco.
Un mondo impaurito, smarrito davanti alla prima pandemia globale nel tempo della globalizzazione, la pandemia che in mezza giornata arriva da un capo all’altro del mondo, in aereo, e travolge confini, area geografiche, difese, barriere.
Il Papa, arriva da solo in mezzo al colonnato del Bernini e quelle colonne sono diventate davvero il suo abbraccio urbano e mondiale, un abbraccio fraterno alla città e al mondo e cammina in una piazza vuota, accolto solo dal rumore della pioggia e dei gabbiani.
Un’incredibile immagine della potenza della natura e della fragilità dell’uomo.
Un Papa immenso che chiede aiuto a Dio.
Un momento epico, da brividi, devastante ma pieno della potenza di forzare l’aurora a sorgere.
Sono parole e momenti troppo forti per lasciare gli occhi asciutti.
Che si creda o no, il Papa solo, nell’enorme piazza lucida, tra grida di gabbiani, benedice il mondo proprio mentre le campane della basilica di San Pietro sono sovrastate dalle sirene di un’ambulanza.
E piove, come se fosse un battesimo, una nuova nascita.
Il mondo intero in silenzio osserva e ascolta.
In quei minuti Roma e quella piazza sono nuovamente: “Caput mundi”, madre dei popoli e della civiltà.
Ma l’immagine che ci rimarrà più impressa è quella del Crocifisso.
La pioggia battente che gli irrigava il corpo, come se fosse bagnato dalle lacrime del Cielo.
Non abbiate paura, mai!, così diceva in un suo discorso Giovanni Paolo II e quelle sue parole oggi suonano ed hanno un peso enorme.
“Perché avete paura? Non avete abbastanza fede?”: Francesco ha portato le parole di Gesù.
E invita a credere in Dio, nel prossimo, nel futuro.