Torniamo a ospitare nella rubrica Racconti e Poesie alcuni versi di Federico Sangalli con una introduzione del nostro redattore Jacopo Scafaro.
da “Reparto Incurabile” di Federico Sangalli introduzione di Jacopo Scafaro
Federico Sangalli, classe 1992, laureato in Interpretariato Parlamentare di Conferenza e specializzato in lettere moderne.
Dopo un soggiorno a Londra, affronta l’esperienza di docente di lingua inglese e francese, pur mantenendo viva la sua passione e oggetto principale di studio: il romanzo moderno e la letteratura novecentista. In questo articolo, vi proponiamo alcune poesie della collana “Reparto Incurabile”, in trattativa per la pubblicazione con una nota casa editrice. Il tema principale sarà l’amore, con le pecche che ne comportano.
Prima tra tutte si staglia la gelosia: colei che si spaccia come sorella dell’amore, pur essendo figlia dell’orgoglio. La raccolta è il risultato di emozioni, percezioni e sentimenti derivate da una relazione decennale estremamente forgiante per la sua persona.
Conosco solo quel che a malapena basta,
per non sprecare respiri nei polmoni…
Sì, perché conoscere,
sappilo,
è tormento.
È sempre chi conosce
che prova più dolore.
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Sto precipitando,
ricado e sparisco…
Salvami ora che sono rosa recisa
che anela solamente ai solchi del giardino
dell’inseparabile vita condivisa.
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E così il sangue iniziò a scorrere
dalle mie dita sottili,
abbandonandomi in quel quadro bianco di stanza,
dove un decesso greve
si posava fioco sul viso.
Per poi, come Parca incurante,
strapparmi il respiro,
annodarmi le mani,
legarmi lo stomaco.
E come sarebbe crudelmente avanzata,
se tre parole, che qui non voglio dire,
non l’avessero improvvidamente spazzata via.
La gelosia era ormai
vizio invincibile,
ci pungeva come quest’odore arso
di arance.
Superba, incurante,
ci legava saldamente a bestie selvagge.
Tu parlavi ed io,
mi vedevo rantolare su gelide scale,
a stridere e ragliare
di matta brutalità.
Da quel giorno,
sapevo che facevi di parola menzogna,
alimentavi incurante quel coacervo di civetterie bugiarde,
una perpetua mendacità.
Eppure,
godevo lo stesso di quella luce
ingannevole,
come fiori che schiudono al primo tepore
di una stagione sbagliata.
Le poesie di Federico sono trascendentale.
Poche parole che riescono sempre a far vedere ciò che sta sotto.
Il pathos, l’eventuale disperazione e la rinascita.
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