La Capra Enoica (Fabrizio Capra)
Oggi si parte dall’etimologia di un nome e proviamo a raccontarci qualcosa intorno, se ci riusciamo.
Il “sommelier” è una figura importante del mondo enologico, con il suo carisma di fine intenditore, che a volte può farti pensare di avere davanti una persona snob, è presente in cantine e ristoranti per dirti che il vino va bene o non va bene prima di versartene un assaggio nel calice.
Ma da che cosa deriva il termine Sommelier?
Chiaramente il termine è di origine francese ed è la composizione di due parole: somme e lier.
In pratica, significando, nell’ordine, bestia da soma e legare, il sommelier non è nient’altro che, letteralmente parlando, il conducente di bestie da soma.
Bene, allora mi direte: chi assaggia il vino prima di lavorare in un ristorante accompagnava le bestie (soprattutto gli asini… e quanti ce ne sono) nei tragitti da un luogo all’altro carichi di prodotti?
Diciamo che non è così anche se alcune persone che si fingono intenditori potrebbero tranquillamente tornare a condurre asini.
L’utilizzo di questo termine nasce dall’ abitudine dei soldati napoleonici di legare le botti sulle bestie da soma per trasportare il vino; la figura che si occupava di trasportare il vino ha iniziato a seguirlo in altro modo, fino a diventare l’esperto che oggi tutti conosciamo.
Ecco… mi sono dilungato sull’origine di questo nome e mi sono perso.
Mi ricordo di cene di lavoro (beh chiamiamolo lavoro quello del giornalista che va alle cene per svariati motivi senza dover mettere mano al portafoglio) dove il sommelier, dopo aver attentamente scandagliato il vino che da li a poco avrebbe fatto apparizione sulle nostre tavole, ci versava nel bicchiere una minuscola dose di quel vino.
Vino che andavi ad assaggiare ed era già finito (triste storia) al punto di fissare con quello sguardo da cane bastonato il sommelier per implorarlo di lasciare sulla tavola la bottiglia, invece, di portarsela via, garantendo che ne avremmo avuto cure.
Così, ogni qualvolta vuotavi il bicchiere, lui era lì, pronto per rimettere nel bicchiere lo stesso quantitativo, equivalente a una breve sorsata.
Io solitamente sono ottimista e vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mai però al cospetto del vino quando, purtroppo, il bicchiere si presenta sempre mezzo vuoto.
E quando ti affezionavi a un vino e iniziavi a percepirne (a piccole dosi, sempre) le sue caratteristiche ecco che si cambiava tipo di vino e si ricominciava tutto dal principio.
Questa volta mi sono dilungato sulla figura del sommelier, sicuramente importante, anche se personalmente preferisco quelle belle e tradizionali trattorie di una volta, dove la tovaglia è ancora di quelle a quadrettoni bianchi e rossi o bianchi e blu, magari con qualche rammendo che ne dona un ‘aria di autenticità e storicità, e ritrovarmi la bottiglia sul tavolo e potermela gestire a piacimento come succede “Da Vito”, la storica trattoria di Bologna ma di cui vi parlerò, sicuramente, un’altra volta.
Prosit!