servizio di Jacopo Scafaro
Il nostro redattore ha assistito al concerto che Ligabue ha tenuto a Milano lo scorso 28 giugno e ci propone questo articolo che racchiude le sue impressioni e le sue emozioni.
28 Giugno 2019: Ligabue a San Siro con il Start Tour che prende il nome dall’album di inediti uscito a marzo di quest’anno. Sarebbe troppo riduttivo parlare solo del concerto in sé, perché dietro ad una tournée c’è una persona che per molti è un punto di riferimento.
Molti mi chiedono perché il Liga? Perché sia così importante per me?
Luciano è la sensazione di avere qualcuno accanto anche quando si è da soli.
Come quando si è a casa, dopo aver passato i momenti peggiori della tua vita e sei lì, solo davanti ad una sigaretta e un bicchiere di vino e ti chiedi, perché a me?
Liga è un compagno fedele che ti dà la forza per tornare a sperare in qualcosa, ti aiuta a trovare il coraggio per andare avanti, di ricordare le cose belle che hai passato, alla persona che ami, a quanta strada ancora dovrai fare per stare bene davvero.
Liga è la musica! È quell’emozione che ti scombussola.
È la colonna sonora della vita. È la scarica di brividi che ti percorre la schiena quando senti le note di una sua canzone, quella che per noi è quella che ti rappresenta.
Le sue parole raccontano sempre una storia che coinvolge ed emoziona.
Il Liga ci è sempre stato, oggi (28 Giugno 2019) come 22 anni fa (22 giugno 1997) la sua prima volta assoluta a San Siro e che volta!
Ligabue, è ricordare, è amare, è esserci.
Appunto, esserci.
La parola d’ordine doveva essere ad ogni costo esserci, Ligabue a Milano è uno di quegli eventi che non si possono perdere, chi ha visto almeno una volta un concerto allo stadio San Siro di Milano, sa bene di cosa stiamo parlando. La magia indiscutibile del posto, rende tutto particolarmente speciale.
Si respirava Liga ovunque – non solo presso lo stadio – ma anche in metro, in centro città dove le strade pullulano di persone di tutto il MondoLiga: noi quei folli, matti che non sanno proprio resistere al richiamo di Luciano. La consuetudine è che ci si rechi ai concerti degli artisti che si amano, ci si diverta, si ascoltino le canzoni preferite, se ne parli con gli amici e ogni tanto si riguardino le foto o i filmati ricordando la bella esperienza. A seconda di quanto si è appassionati di musica, il numero di eventi a cui si partecipa aumenta sensibilmente.
La cosa che mi è rimasta più impressa questa volta, sono stati i volti. Ero seduto al secondo anello verde di San Siro (tra le altre cose, che peccato sarebbe abbatterlo per un impianto nuovo) tra gambe, corpi, pantaloncini e gente, ovunque. Ogni viso raccontava o meglio nascondeva una storia che l’aveva spinta ad essere li.

foto Ray Tarantino
Chi perché trasportato di forza dalla morosa/o, chi da amici, chi perché – come ad esempio il sottoscritto – aveva la necessita, il bisogno, di sentirsi VIVO.
In questa occasione ho cercato, come non mai, di capire in che modo tante persone, così diverse tra di loro abbiano sentito il bisogno d’essere li al concerto.
Motivazioni belle, motivazioni brutte, motivazioni irreali, ma la risposta finale sorprendentemente era sempre la stessa e, cosa che fa ancora più paura era uguale alla mia: si sentivano a casa, erano protetti, ascoltati, coccolati, in una parola si sentivano rigenerati.
Mi guardo intorno e noto che anche la natura si è fatta bella per l’occasione. Un cielo meraviglioso.
E poi noi, Che spettacolo! Gente ovunque, ognuno con la propria faccia.
Siamo qui, guardateci.
Una marea di gente che sta bene.
Da un momento all’altro partono le note di “Polvere di Stelle”, entri.
Ci guardi. Come per dire: “Hei ragazzi, vi vedo!”
Ci osservi, sempre, profondamente. È una cosa che ti piace fare.
Sorridi.
Gli occhi fissi su di noi, quasi come a volerci contare uno a uno.
Ci guardi sempre come se fosse la prima volta, vuoi goderti ogni faccia delle nostre 60.000.
Liga li, centro del nostro mondo, il palco.
Solo.
Poi parte tutto.
La band sfiora gli strumenti, poche note.
Essenziali.

foto Ray Tarantino
Parte la tua e la nostra musica e ci fa venire voglia di ballare, da lì in poi balliamo per ore. Perché in nessun altro posto ci potremo mai sentire così. Ogni tanto spalanca le braccia, quasi a volerci abbracciare tutti.
Un abbraccio che stringe forte, un abbraccio che ricambiamo con quel coro indescrivibile su Certe Notti, queste notti – sono proprio quel vizio che non vogliamo smettere, smettere, smettere mai.
Il tempo passa, adesso troppo veloce, nonostante non sia più un ragazzino Luciano canta ed incanta, gli stadi sono la sua casa naturale, riesce a dare il massimo di se stesso e delle sue canzoni.
Il palco è immenso, come sempre in ogni tour la tecnologia d’avanguardia la fa da padrone, come le immagini che passano sui maxi schermi, potenti, forti e dirette per scuotere anche le coscienze.
Si sentiva che il ‘ragazzo’ nativo di Correggio aveva voglia di Live, d’essere finalmente faccia a faccia con il suo pubblico e la carica messa venerdì sera ne è la prova.
Le nuove canzoni dell’album Start si mescolano in maniera perfetta alle Hit storiche, si passa dalla sempre toccante ‘A Modo Tuo’, al LigaRock, con lui e la sua band immersi completamente in mezzo al pubblico a picchiare come non mai sugli strumenti, fino a ‘Certe Notti’ e chiudendo come da copione con ‘Urlando contro il cielo’.
Il tutto può essere racchiuso in un gioco di parole: se siamo rimasti ancora noi è perché abbiamo ballato sul mondo guardando una piccola stella senza cielo, che ci ha permesso di urlare contro il cielo, questa è la mia vita.
Che dire, una marea di gente, emozioni a non finire che purtroppo è difficile esprimere a parole in questo momento.
Se chiudo gli occhi rivedo ogni singolo momento – e lo Start Tour merita davvero d’essere visto – risento ogni singolo suono e so che di nuovo una parte di me è rimasta lì, ma forse è giusto così, perché rimanendo li sarò costretto a tornarci.
Sono ricarico a più non posso di Liga, cosi nei momenti tristi che potrebbero arrivare, mi basterà chiudere gli occhi ed in un battibaleno sarò di nuovo a ballare e cantare come un matto.

foto Ray Tarantino
Sempre più spesso mi capita tornando a casa da questi concerti, di dovermi concedere una breve camminata intorno a casa. Spengo il motore dell’auto, lascio i borsoni sul sedile, tiro fuori le cuffiette e le infilo nelle orecchie. Mi siedo nel giardino dando le spalle a casa mia ed accendo la musica. Fisso per alcuni minuti il cielo e quello che sta attorno a me. È una bellissima e caldissima giornata di giugno. Nonostante il caldo della notte che mi batte in faccia, lascio girare i i miei pensieri, mi sento felice e rilassato.
Un grazie speciale lo dedico a te Luciano. Difficilmente leggerai questo mio articolo; ma sappi che le tue canzoni sono servite a rendere alcune situazioni e attimi di vita più leggeri.
Perché avevo la sensazione di essere passato – e che ormai tutto quello che facevo fosse scontato – e invece non solo sono passato.. ma STO PASSANDO tutt’ora.. e credetemi non è roba da poco.
Per finire, per quanto il mondo possa prendervi a sberle e fare schifo, quando credete d’essere arrivati al limite e non farcela, voltatevi, cercate ovunque, giratevi a 360 gradi, ci sarà qualcuno che ha vissuto le vostre stesse situazioni e vi aiuterà a ripartire, perché comunque vada.. il meglio deve ancora venire… SEMPRE!
Un Concerto del Liga serve a fare scorta, di vita.
Come dice il Liga, tenete botta ragazzi!