“Earth Hour”: il 28 marzo l’evento mondiale WWF sul clima

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Il 28 marzo torna “Earth Hour”, l’evento mondiale WWF sul clima. Un’ora di buio per migliaia di monumenti, milioni di cittadini spengono la luce per dire che la natura conta. A Venezia l’evento centrale italiano. Alle ore 20,30 (ora locale) l’Ora della Terra. In tutto il mondo 60 minuti a luci spente e tante iniziative per ricordare l’importanza della natura.

Sabato 28 marzo alle 20 e 30 locali, partendo dall’Australia, nel mondo scatterà Earth Hour, l’Ora della Terra del WWF: la più grande mobilitazione globale per Earth Hour 2019 celebrations in Canberra, Australiacontrastare i cambiamenti climatici, che invita le persone a spegnere la luce per un’ora con l’obiettivo di dimostrare, attraverso un gesto simbolico, un impegno concreto per la salute del pianeta. Lo scorso anno Earth Hour coinvolse milioni di persone in 188 Paesi, mentre furono 18000 i monumenti tra i più importanti al mondo (dalla Tour Eiffel all’Opera House di Sidney) a restare al buio per un’ora.
La biodiversità globale è protagonista di un allarmante declino, che viaggia a una velocità senza precedenti: si stima che siano circa un milione le specie a rischio estinzione, anche a causa degli effetti, già oggi, sempre più frequenti e devastanti del riscaldamento globale. Earth Hour è un’occasione per agire contro la crisi climatica e per affermare che il ripristino dei sistemi naturali è essenziale per contrastare il disastro climatico, così come è necessario accelerare le azioni di decarbonizzazione.
Milioni di persone in tutto il mondo sono invitate a prendere parte agli eventi realizzati in occasione di Earth Hour 2020, e a partecipare alla raccolta firme online Voice for the Planet”, per unire le voci di tutti in un unico grido per salvare il pianeta. Questa raccolta firme, infatti, sarà poi presentata ai leader mondiali in occasione di forum globali come l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per contribuire ad assicurare un New Deal for Nature and People, che sappia affrontare la perdita della natura, The Eiffel Tour, Paris, France, Earth Hour 2010invertire il declino ambientale, e salvaguardare il nostro futuro.
Il tasso globale di perdita della natura a cui abbiamo assistito negli ultimi 50 anni non ha precedenti nella storia dell’umanità, in relazione alla minaccia per le vite e il benessere umani – ha detto Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF International -. Si stima che i servizi forniti dalla natura valgano 125.000 miliardi di dollari l’anno (il doppio del PIL mondiale) e senza queste risorse naturali, le imprese e i servizi da cui dipendiamo falliranno. La natura ci avvantaggia anche fornendoci cibo, acqua e aria pulita, ed è uno dei nostri più forti alleati contro il cambiamento climatico. È fondamentale che ognuno di noi aggiunga la sua voce per salvare il Pianeta, chiedendo un New Deal per la Natura e le Persone nel 2020, per un futuro sostenibile”.
Oltre alle organizzazioni della società civile e ai cittadini, molti capi di stato, ambientalisti e anche celebrità celebreranno l’Ora della Terra, unendosi al movimento necessario per garantire un futuro sano, resiliente al cambiamento climatico e sostenibile per tutti. Il video ufficiale dell’Ora della Terra 2020 condivide le voci di cittadini, imprese, governi e celebrità di tutto il mondo, tra queste: Antonio Guterres (Segretario Generale delle Nazioni Unite), Alexander Van Der Bellen (Presidente dell’Austria), Lara Worthington (modella e attrice australiana), Gonzalo Revoredo (attore, Perù), Swoopna Suman (musicista, Nepal) e Deng Lun (attore, Cina).

L’EVENTO CENTRALE ITALIANO A VENEZIA
La crisi climatica purtroppo sta colpendo in particolar modo anche l’Italia. Il Mediterraneo si sta riscaldando più velocemente della media globale, causando eventi meteorologici sempre più estremi: a novembre 2019 è stato allarme acqua alta a Venezia, con un picco registrato di 187 centimetri, il secondo più alto di sempre, che ha provocato notevoli danni. Nel 2020 il WWF Italia ha scelto proprio Venezia come città simbolo della lotta al climate change, dove il prossimo 28 marzo si terrà l’evento centrale italiano dell’Ora della Terra, realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale di Venezia che da subito ha sostenuto e patrocinato l’iniziativa.

Earth Hour 2017 celebrations in Italy

foto Leoni Sigismondi

Il 2020 sarà l’anno di una massiccia mobilitazione verso governi, parlamenti, imprese, organizzazioni e cittadini per raggiungere un New Deal for Nature and People, un nuovo modo di pensare il futuro, che comprenda obiettivi ambiziosi e indicatori coerenti con il fine di proteggere efficacemente almeno il 30% della superficie del nostro pianeta entro il 2030 giungendo al 50% entro il 2050 – afferma Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia –  Il primo appuntamento per far sentire la nostra richiesta di cambiare passo nelle politiche climatiche e nell’azione per garantire la salute della natura sarà proprio Earth Hour, il prossimo 28 marzo. Vi chiediamo quindi di partecipare in ogni città per far sentire con forza la nostra voce, perché mai come oggi è urgente spingere i decisori politici ed economici a passare finalmente dalle parole ai fatti”.
A Roma, alle 20 e 30 del 28 marzo, il WWF ha fatto richiesta che, come ogni anno, si spengano le luci esterne del Quirinale, di Palazzo Chigi, di Palazzo Madama e di Palazzo Montecitorio, oltre che la Cupola e la facciata della Basilica di San Pietro al Vaticano.
Riconoscimenti. All’iniziativa Earth Hour 2020 è stato già concesso il patrocinio della Earth Hour 2019 celebrations in NetherlandsCamera dei Deputati, mentre è stato richiesto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato e dell’ANCI.
Anche per questa edizione, Sofidel sarà il main partner dell’evento. L’azienda, nota soprattutto per il brand Regina, è al fianco del WWF da oltre 10 anni nell’ambito del programma Climate Savers per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti sposando dunque la visione di lungo periodo promossa dall’Associazione che considera il nostro Pianeta come luogo comune per realizzare un benessere equo e sostenibile e che riconosce la centralità del capitale naturale.
Negli anni, Sofidel è stata al fianco del WWF in numerose attività di sensibilizzazione e ingaggio, tra cui il programma educativo “Mi Curo di Te – Il gesto di ognuno per il Pianeta di tutti”.

ALCUNI SUCCESSI DEGLI ULTIMI 10 ANNI
Nell’ultimo decennio, Earth Hour ha coinvolto oltre 180 paesi del mondo nella realizzazione di iniziative per contrastare la crisi climatica, contribuendo a stimolare la consapevolezza e, a sua volta, l’azione e il cambiamento delle politiche. Fra i numerosi traguardi raggiunti, il movimento ha contribuito alla creazione di un’area marina Scotland celebrates Earth Hour.protetta di 3,5 milioni di ettari in Argentina, di una foresta Earth Hour di 2.700 ettari in Uganda e a far approvare una nuova legislazione per la protezione dei mari e delle foreste in Russia.  L’anno scorso, il WWF-Ecuador ha spinto per una legge che vietasse l’uso di sacchetti di plastica, altri prodotti monouso in plastica e polistirolo nella capitale e il WWF-Indonesia ha iniziato a piantare 20.000 piante di mangrovie in 13 città.

Visitando il sito oradellaterra.org si potrà scoprire come ogni parte del mondo celebrerà Earth Hour. Ognuno di noi può cambiare le cose alzando la propria voce per il Pianeta: questo è il nostro tempo per assicurare un futuro sano, sostenibile e più giusto per l’umanità.

16 febbraio Giornata mondiale delle Balene: WWF e Fondazione Cima protocollo d’intesa

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Domenica 16 febbraio si celebra la Giornata mondiale delle Balene. In questa occasione WWF Italia e Fondazione Cima hanno siglato un protocollo d’intesa per la tutela del Mediterraneo e dei Cetacei. Collaborazione su regolamentazione Whale watching e monitoraggio del traffico marittimo, celebrare e proteggere i giganti del Mediterraneo nella Giornata mondiale delle Balene, in particolare quelle che vivono nel Santuario Pelagos ancora minacciate da inquinamento da plastica, acustico e traffico marittimo.

Balenottere comuni, capodogli, globicefali, delfini, tursiopi, stenelle e il meno conosciuto zifio popolano il Santuario Pelagos, in vigore dal 2002 grazie a un accordo sottoscritto da Francia, Italia e Principato di Monaco.

A long-finned pilot whale and her two calves n the Canary Island

Globicefalo – foto Teo Lucas

Per proteggere questi giganti del mare – e i più piccoli delfini – è nata una nuova collaborazione tra Fondazione CIMA e WWF, enti entrambi impegnati da anni nella difesa della biodiversità: il Protocollo d’Intesa annunciato oggi prevede il sostegno reciproco dei programmi per la tutela del mediterraneo e per la sostenibilità delle attività antropiche tra cui, in particolare whale watching e traffico marittimo.
Balene e delfini rappresentano, infatti, una ricchezza non solo in termini di biodiversità, ma attraggono un pubblico sempre più nutrito di whale-watchers. È importante quindi non solo promuovere l’interesse per la biodiversità marina in generale, ma garantire che vengano rispettate le regole per non creare disturbo agli animali durante l’osservazione, come ad esempio, l’attuazione del Codice di condotta per l’osservazione dei cetacei nel Mediterraneo – di ACCOBAMS e Pelagos.

Stenella striata credit Laura Pintore1

Stenella striata – foto Laura Pintore

A tale fine, nell’ambito del progetto europeo Interreg Marittimo EcoSTRIM, la Fondazione CIMA si occupa d’implementare la certificazione High Quality Whale Watching® sviluppata dai segretariati di ACCOBAMS e Pelagos.
«In Italia, il whale watching è nato in Liguria all’inizio degli anni ’90. In pochi anni l’attività si è sviluppata velocemente, arrivando a poter essere considerata una vera e propria attrazione per la regione. Negli ultimi anni, inoltre, la sua diffusione ha interessato praticamente tutte le regioni italiane che si affacciano sul mare, incluse alcune realtà presenti in Adriatico. Un censimento da noi effettuato ha contato circa 40 operatori dislocati nel territorio italiano, un numero probabilmente sottostimato – spiega Aurélie Moulins, ricercatrice dell’ambito Ecosistemi Marini della Fondazione CIMA -. Il whale watching può essere praticato in diversi modi: escursioni giornaliere su motonavi o in gommone e anche settimane vacanza in barca a vela. Per questo è difficile dare dei numeri sulla quantità di partecipanti. Inoltre, a oggi non esiste un ‘regime’ legislativo a riguardo. Ecco perché, da qualche anno, il segretariato ACCOBAMS ha registrato il marchio High Quality Whale Watching®, sviluppato in collaborazione con il segretariato Pelagos: il marchio certifica gli operatori che s’impegnano a effettuare l’attività seguendo precisi criteri di sostenibilità e il Codice di condotta per l’osservazione dei cetacei nel Mediterraneo. A febbraio inizierà il secondo corso per la certificazione, tenuto da Fondazione CIMA nell’ambito del progetto EcoSTRIM».

White-beaked dolphin, Stavanger, Norway

Delfino – foto Rudolf Svenson

Altro importante punto d’incontro per le attività del WWF Italia e della Fondazione CIMA è quello legato alla riduzione del rischio di collisione tra le grandi navi e i cetacei. Come partner del progetto Interreg Marittimo SICOMAR plus, infatti, la Fondazione porta avanti attività di ricerca e monitoraggio che hanno lo scopo d’identificare le zone ad alto rischio, dove le rotte di navigazione incrociano gli hot spot della presenza di balenottere e capodogli. Insieme, i due enti saranno impegnati a organizzare iniziative educative e formative che mirino a salvaguardare le specie, e a promuovere le tecnologie disponibili in grado di ridurre le collisioni con i cetacei.
La conservazione dei cetacei nei mari del mondo dipende da una serie di importanti fattori, tra cui la nostra capacità e volontà di mitigare l’impatto del traffico marittimo e ridurre l’inquinamento acustico – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia – Con un tasso di crescita del 3-4% l’anno, il traffico marittimo nel Mediterraneo è quasi raddoppiato dal 2002 e continuerà ad aumentare. Un impatto non sostenibile che concentra in uno specchio d’acqua il 19% del traffico mondiale e che, allo stesso tempo, ospita il 7,5% di tutte le specie marine del pianeta. Come WWF abbiamo anche raccolto evidenze scientifiche sul problema dell’inquinamento acustico nell’area di Pelagos, evidenziando una carenza di linee guida specifiche per mitigare e contenere il rumore prodotto dalle navi. La collaborazione con Fondazione CIMA potenzierà le nostre attività sulla difesa del mare. Nel 2020 avvieremo anche un programma specifico per il monitoraggio dei cetacei grazie a una nuova Community che ‘salperà’ nei prossimi mesi, le VELE DEL PANDA, a bordo delle quali biologi e ricercatori potranno raccogliere dati attraverso survey visivi e acustici, foto-identificazioni, studio del comportamento, analisi dell’inquinamento acustico e monitoraggio della marine litter”.

3_GRAMPO Risso's_dolphin Mike Michael L. Baird CC BY 2.0 via Wikimedia Commons

Grampo – foto Mike Michael L. Baird

«L’ambiente marino è da sempre una risorsa fondamentale per le attività antropiche; allo stesso tempo, proprio queste ne hanno messo a rischio il delicato equilibrio. Proprio alla tutela della vita marina è dedicato infatti l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, mentre l’obiettivo 17 sottolinea l’importanza della partnership. L’intesa firmata con il WWF Italia unisce questi due obiettivi e rappresenta quello in cui la nostra Fondazione crede da sempre: è la condivisione delle conoscenze e degli sforzi a consentirci di lavorare efficacemente per un mondo più sostenibile», conclude Moulins.

WWF: a San Valentino festeggiare l’amore può salvare le specie in pericolo

Riceviamo e pubblichiamo
La popolazione del Leopardo delle nevi è calata del 20% negli ultimi 20 anni; nei prossimi 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione di Orso Polare; in Antartide meno di 50 colonie di Pinguino Imperatore Il 14 febbraio, con un regalo speciale si possono aiutare le specie simbolo più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Con il WWF è possibile adottare questi animali.

Lo scorso 6 febbraio, nella base di ricerca argentina Esperanza della penisola Antartica, è stata registrata una temperatura di 18,3°C, la più alta mai misurata in Emperor penguinsAntartide. Il dato è stato confermato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), appena un mese dopo che gli scienziati hanno dichiarato che il 2019 è stato il secondo anno più caldo in assoluto.
Il riscaldamento degli oceani e lo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai terrestri stanno causando un rapido innalzamento del livello del mare che, entro il 2050, potrebbe interessare aree abitate da quasi un miliardo di persone. L’umanità negli ultimi due secoli ha aumentato il tasso di estinzione naturale delle specie, amplificando di almeno 100 volte quello riscontrato in condizioni preindustriali.

Polar bear (Ursus maritimus) in Alaska.

Foto Sharon Dreyfuss

Alle minacce per la biodiversità legate alla distruzione e frammentazione degli habitat, al prelievo non sostenibile ed all’introduzione di specie invasive, tra i fattori più devastanti sulla biodiversità oggi assume un ruolo primario anche il cambiamento climatico.  Nessun’area del pianeta è e sarà risparmiata dagli impatti del riscaldamento globale e, sebbene il dibattito scientifico continui, alcune stime parlano di un incremento del tasso di estinzione fino al 54% a causa del climate change.
Fra le specie simbolo più sensibili agli effetti del riscaldamento globale, ci sono il Pinguino imperatore, l’Orso polare e il Leopardo delle nevi: tutte specie adattate a vivere in ambienti estremamente freddi, e che proprio a causa della trasformazione del loro habitat, rischiano di scomparire nei prossimi decenni.

Pinguino Imperatore. In Antartide oggi si contano solamente poco meno di 50 colonie di Gentoo penguins, Antarcticapinguini imperatore (Aptenodytes forsteri), composte da circa 270-350.000 individui. Alcune di queste colonie si sono dimezzate negli ultimi 30 anni, a causa della scomparsa di circa il 60% della banchisa polare dove vivono. Con l’attuale trend di aumento della temperatura globale si teme per la sopravvivenza di questa specie nel prossimo futuro. Lo svuotamento degli oceani dovuto alla pesca industriale è un’altra importante minaccia sul futuro dei pinguini.

Orso polare (foto Elisabeth Kruger). Specie simbolo dell’Artico, uno degli ecosistemi più fragili e a rischio per il cambiamento climatico, l’Orso polare (Ursus maritimus) vede la sua sopravvivenza sempre più minacciata. I ghiacci marini del Polo Nord ospitano 19 popolazioni di orso polare, distribuite, in particolare, tra Canada, Alaska, Russia, Isole Svalbard (Norvegia) e Groenlandia. Oggi la popolazione mondiale è stimata tra i 22.000 e 31.000 individui, il Two male polar bears sparring, Churchill, Canada60% dei quali si trovano in Canada. Alcuni studi sottolineano l’elevato rischio di perdere fino al 30% della popolazione mondiale di orso polare entro i prossimi 35 anni se i trend di fusione dei ghiacci polari e di scomparsa di habitat idoneo proseguiranno alla stessa velocità degli ultimi decenni.  A conferma di questa preoccupante prospettiva, secondo l’organizzazione Polar Bears International, la popolazione di orsi nella baia di Hudson, in Canada, ha subìto una riduzione del 30% tra il 1987 e il 2017. L’inquinamento industriale, lo sfruttamento petrolifero e l’apertura di rotte di trasporto nell’Artico sono altre minacce che, assieme alla perdita dei ghiacci artici, che costringe gli orsi a estenuanti spostamenti per trovare cibo, rendono concreto il rischio di estinzione per il carnivoro terrestre più grande del pianeta, già classificato tra le specie vulnerabili nelle Liste Rosse della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), e aumentano anche indirettamente i potenziali conflitti tra la fauna selvatica e l’uomo.

Leopardo delle Nevi (foto Klein & Hubert ). Distribuito nei sempre più fragili e gelidi ambienti montani dell’Asia centrale, il Leopardo delle nevi (Panthera uncia) è tra le specie più sensibili ai cambiamenti climatici, ed è classificato dalle Liste Rosse della IUCN come specie vulnerabile e in preoccupante declino negli ultimi decenni. Oggi ne restano in natura solo tra i 3.920 e 6.390 individui. Scomparsa dei ghiacci e delle nevi provocata dal climate change, bracconaggio e conflitti con le comunità locali hanno portato ad un declino del Snow leopard (Uncia uncia)20% della popolazione negli ultimi 20 anni, e in molte aree le popolazioni di leopardo delle nevi stanno scomparendo. Il cambiamento climatico aggraverà queste minacce e potrebbe peggiorare una situazione già precaria. Un recente studio della Berkeley University, pubblicato sulla rivista Biological Conservation, ha dichiarato che entro il 2070 solo un terzo dell’areale del felino tibetano potrebbe resistere agli effetti del riscaldamento globale, ipotizzando per lo stesso motivo un calo dell’82% della popolazione del raro predatore in Nepal e dell’85% in Bhutan entro i prossimi decenni. Tra le varie cose l’aumento delle temperature e la scomparsa delle nevi spinge gli allevatori a portare il loro bestiame in luoghi prima inaccessibili, aumentando il rischio di conflitti con il raro felino con conseguenze negative sia per le comunità locali sia per la specie in via d’estinzione.

Per limitare i drammatici effetti del climate change occorre non solo proteggere i sistemi naturali ma in particolare dimezzare le emissioni di CO2 provocate da attività antropiche entro il 2030. Per farlo i Paesi devono aggiornare con ambizione i loro piani nazionali per il clima, per limitare il riscaldamento globale a massimo 1,5°C sopra i livelli preindustriali. Questo per l’Europa vuol dire puntare a una riduzione delle emissioni di gas serra del 65% entro il 2030.
Ma in fondo i Paesi siamo noi: ognuno di noi può fare qualcosa per proteggere le Emperor penguinspecie messe in ginocchio dal riscaldamento globale e approfittare di una festa come San Valentino per festeggiare l’amore aiutando la natura, grazie all’adozione di una specie a rischio sul sito wwf.it/sanvalentino.
I fondi raccolti con le adozioni pinguino saranno utilizzati da WWF Italia per la creazione di una rete di aree marine protette, di progetti di pesca sostenibile e per la lotta costante alla riduzione dei cambiamenti climatici. Per l’orso polare il WWF ha creato il progetto “Last Ice Area”, riferendosi ad una delle aree meglio conservate dell’Artico, a cavallo tra Canada e Groenlandia per fare in modo che l’area sia gestita e tutelata per il benessere e la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche. L’adozione di un leopardo delle nevi, infine, contribuirà a finanziare le difficili ricerche su questa specie, come l’uso di trappole fotografiche e radiocollari satellitari, per raccogliere più dati possibili su questo grande felino sfuggente e sulle minacce che ne mettono a rischio la sopravvivenza.

Pinguini Tattici Nucleari: 100 pinguini imperatore adottati tramite il WWF

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Mentre era in pieno svolgimento il Festival di Sanremo i Pinguini Tattici Nucleari hanno adottato cento pinguini imperatore, un gesto simbolico per proteggere una specie ad alto rischio di estinzione.

Insieme si può fare molto e i Pinguini Tattici Nucleari lo sanno: da oggi in Antartide ci sono 100 pinguini imperatore che portano i nomi di stelle della musica italiana,e che Certificato di Adozionenon sono più in pericolo.
È proprio nella settimana in cui tutti i riflettori erano puntati sulla kermesse sanremese che il gruppo, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, ha scelto di mettere a disposizione visibilità e attenzioni per sensibilizzare il pubblico su un tema così importante e attuale. Tramite WWF Italia i ragazzi hanno adottato 100 pinguini imperatore in Antartide per regalarli ai compagni di viaggio dell’avventura Sanremese, un gesto simbolico per contribuire a proteggere una specie ad alto rischio di estinzione.
Il pinguino, creatura tenera, simpatica e un po’ imbranata è infatti l’animale-feticcio dei Pinguini Tattici Nucleari, la band  che con il brano Ringo Starr, in gara al Festival di Sanremo, è da giorni in vetta alla classifica dei brani più ascoltati su Spotifye in procinto di  debuttare con uno straordinario tour nei palazzetti con il primo appuntamento sold out al Forum di Assago.
I certificati di adozione, in cui ogni pinguino adottato porta il nome del suo nuovo “genitore” sono stati consegnati agli artisti in gara, generando momenti indimenticabili di stupore e meraviglia.
Oggi, in Antartide si contano solamente poco meno di 50 colonie di pinguini imperatore,composte da circa 270-350.000 individui. Alcune colonie di pinguino pinguino imperatoreimperatore si sono dimezzate negli ultimi 30 anni, a causa della scomparsa di circa il 60% della banchina di ghiaccio dove vivono le colonie. Con l’attuale trend di aumento della temperatura globale si teme per la sopravvivenza di questa specie nel prossimo futuro.
Il rischio di estinzione per il pinguino imperatore è dunque davvero alto, e i fondi raccolti con le adozioni saranno utilizzati da WWF Italia per la creazione di una rete di aree marine protette, di progetti di pesca sostenibile e per la lotta costante alla riduzione dei cambiamenti climatici.
Prosegue così l’impegno con WWF Italia, iniziato già in occasione del lancio dell’album Fuori dall’hype con un’iniziativa dedicata ai fan, quando ad ogni pinguino adottato il gruppo regalava biglietti per i live.

Milano: un workshop per capire il misterioso linguaggio delle balene

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"Il ruolo ecologico dei cetacei e il loro ambiente acustico" è il titolo del workshop in programma sabato 15 febbraio allo spazio Oasi 2030 di Milano.

Un workshop affascinante, un’esperienza unica, per ascoltare i suoni balenapiù misteriosi dei cetacei.
Sabato 15 febbraio dalle ore 15, presso lo spazio Oasi 2030 di Milano (Giardini di via Tommaso Gazzaniga M2 Moscova) gestito da Università di Pavia e WWF, si terrà un appuntamento dedicato alla scienza e alla natura dal titolo “Il ruolo ecologico dei cetacei e il loro ambiente acustico”.
Gianni Pavan del Dipartimento di Scienza della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia spiegherà, in un seminario aperto al pubblico a ingresso libero, il misterioso modo in cui le balene interagiscono con l’ambiente circostante e tra di loro.
I cetacei cercano cibo fino a 3.000 metri di profondità con l’ecolocalizzazione, un raffinato radar acustico o biosonar, e si corteggiano a centinaia di chilometri di distanza con melodiose canzoni, che possono sentire fino a 1.000 km di distanza.
L’incontro con il professor Pavan, uno dei massimi esperti italiani di bioacustica, sarà gianni pavanperò anche un viaggio nel rumore prodotto dall’uomo, che minaccia il loro “mondo acustico” con implicazioni ecologiche di grande rilievo, in quanto questi enormi mammiferi marini sono dei formidabili accumulatori di anidride carbonica quanto e forse più degli alberi terrestri.
Il progetto “Oasi 2030: UNIPV e WWF per una cultura della convivenza e della sostenibilità” è un progetto dell’Università di Pavia e del WWF dedicato agli obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nella “Agenda 2030”, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, e si concretizza in una serie di eventi rivolti a esperti, scuole, giovani, insegnanti e cittadinanza in modo da consentire sia una maggiore conoscenza degli obiettivi di sviluppo sostenibile, sia una consapevole attivazione rispetto a essi.

WWF: “Koala”, opera di Alessandro Malossi, a sostegno dei progetti per l’Australia

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L’opera “Koala” di Alessandro Malossi a sostegno dei progetti WWF per rispondere all’emergenza incendi in Australia. Fino al 12 febbraio si potrà partecipare all’asta benefica sulla piattaforma Charity Stars.

Il disastro degli incendi che hanno messo in ginocchio l’Australia, ci ha fatto perdere più di 10 milioni di ettari di foreste e oltre 1 miliardo di animali. Sono circa 8400 i koala resizedcrop-8ca5f73bd240d8a540614e66fb741821-840x480uccisi dalle fiamme.
Grazie alla generosità dei sostenitori, partner e donatori da tutto il mondo, il WWF ha collaborato e collabora con le organizzazioni per il salvataggio e la cura della fauna selvatica negli stati colpiti, distribuendo i fondi per rispondere all’emergenza su larga scala.
Anche l’artista Alessandro Malossi ha deciso di aiutare il WWF nel contrastare questa emergenza, donando la sua opera intitolata “Koala”, che fino al 12 febbraio sarà all’asta sul portale Charity Stars e il cui ricavato andrà a sostenere i progetti benefici del WWF in Australia.

Classe 1993, Alessandro Malossi è un illustratore, pittore e tatuatore bolognese. La sua opera in asta su Charity Stars, intesa come opera unica, è prodotta in una misura di 110 x 130 cm, sotto forma di stampa fotografica montata tra Plexiglas e DiBond. Il koala, rappresentato nell’opera, è composto dall’unione di sneakers di vari brand: Yeezy e Balenciaga. Nel 2016, Alessandro scala un altro gradino e la sua arte incontra la moda, lavorando per i maggiori brand internazionali. Sotto la curatela di Linda Santaguida, fondatrice della EXITFINEART, il sogno di Alessandro trova realizzazione in quella che sarà una mostra fuori dagli schemi, la prima di molte altre tappe europee che seguiranno. Alessandro è diventato l’artista che tanti grandi marchi cercano: da resizedcrop-6d478f486c207138e0d50b88cf3977ff-840x480accessori riprodotti in serie in formato digitali l’artista crea “i suoi animali”. Ognuno di questi è associato a un brand: per Gucci ha realizzato un pappagallo, per Balenciaga un elefante, per Dior un rinoceronte e molti altri ancora.

Il WWF Italia ringrazia Alessandro Malossi per questo importante sostegno, che aiuterà l’associazione a continuare la collaborazione con i partner che operano nel campo della conservazione nelle aree colpite dagli incendi, indirizzando i fondi verso le aree più critiche.
Quando gli incendi si placheranno, il WWF contribuirà a ripristinare gli habitat per i koala e altri animali selvatici attraverso il piano “Due miliardi di alberi per l’Australia” per piantare o salvare dai tagli due miliardi di alberi entro il 2030. Questo progetto inizierà con la piantumazione dei primi 10.000 alberi in habitat critici per il koala, una tra le specie più drammaticamente colpite.

WWF: l’inquinamento va limitato in tutti i settori. Ricercare una strategia ormai indifferibile

Riceviamo e pubblichiamo
Raramente come rivista ci occupiamo di quel settore che in termine generico si potrebbe chiamare cronaca ma le tematiche dell’inquinamento e, di conseguente, della ricerca del poter vivere meglio ci sta a cuore pertanto pubblichiamo questa interessante riflessione inviata dal WWF Italia.

Con i limiti alla circolazione dei veicoli diesel imposto dal Comune di Roma, così come da altri comuni soprattutto del Nord, a seguito dei livelli allarmanti di inquinamento è tubo scappamentoricominciata la polemica sui blocchi del traffico che sono stati disposti. Si è poi aperto un dibattito sul fatto che inquinano molto più il riscaldamento che non i diesel e dunque i blocchi del traffico sarebbero inutili.
Che i veicoli diesel inquinino, anche gli euro 6, lo hanno dimostrato i test effettuati a livello europeo da Transport&Environment. Per di più gli stessi test hanno dimostrato che i livelli di emissioni delle polveri ultrafini, più dannose per la salute anche se attualmente non regolamentate, sono aumentati in modo esponenziale nei nuovi veicoli. È ovvio che occorre dettare regole anche per i riscaldamenti, altra importantissima fonte di inquinamento, ma una scelta non esclude l’altra.
Che i blocchi del traffico non siano una soluzione è vero perché rientrare nei parametri di legge per un breve periodo non è certo una soluzione, ma non per questo non devono essere fatti. Hanno il merito di indicare ai cittadini che abbiamo raggiunto e superato i livelli di guardia ricordando quanto stretto sia il legame tra  le patologie e l’inquinamento specie nel nostro Paese che in questo settore è spesso in testa alle classifiche UE.
In molti Paesi si stanno proponendo misure per la messa al bando della vendita dei veicoli diesel ed anche in Italia occorrerebbe prevedere scadenze precise rivedendo il modello dei trasporti nella sua interezza, favorendo e diversificando l’offerta di trasporto pubblico pulito e dando un impulso straordinario alle infrastrutture per l’elettrificazione del trasporto. Il blocco del traffico da parte dei Sindaci in caso di superamento dei limiti delle polveri sottili è comunque un atto dovuto. I parametri sono fissati per legge ed applicano una precisa direttiva comunitaria finalizzata alla tutela della salute dei cittadini.
Ha fatto bene Gianfranco Amendola (noto magistrato e caposcuola del diritto ambientale) ad evidenziare come lo smog nella capitale sia in stretta relazione con il GAS: BERLUSCONI, SUGGERIREMO RIDUZIONE DUE GRADI RISCALDAMENTOtraffico veicolare e come sia urgente una soluzione strutturale che attraverso il potenziamento dei trasporti pubblici porti alla costruzione di una città a misura delle persone e non di autoveicolo: una direzione sulla quale bisogna investire subito e con determinazione per migliorare la qualità della vita e la salute dei cittadini.
Insieme al tema degli investimenti strutturali che non sono rimandabili ci sono tre questioni spinose che vanno affrontate: il numero abnorme dei veicoli circolanti in Italia, soprattutto all’interno delle città; l’effetto “monito” dei blocchi del traffico e la necessità ed efficacia dei controlli; il rapporto che esiste tra emissioni e velocità dei veicoli.
In Italia si stimano circa oltre 62 auto ogni 100 abitanti, contro le circa 56 della Germania, le 50 della Spagna, le 48 della Francia e del Regno Unito. Sono troppe e le nostre città (non solo quelle storiche) non sono state né pensate, né costruite per un traffico veicolare di questa portata.
Così come non è pensabile aggiungere acqua ad una vasca da bagno straboccante, non è pensabile poter aggiungere altre auto alle nostre città. Non è solo una questione di inquinamento ma di spazio, di vivibilità.
Il blocco del traffico, motivato dalle polveri sottili, diminuendo i veicoli produce sprazzi di “normalità” nella circolazione e richiama tutti alle proprie responsabilità rispetto inquinamentoalle modalità con cui scegliamo di muoverci.
L’inquinamento da traffico delle aree metropolitane (specie quelle del Nord) non è determinato solo dal traffico veicolare metropolitano, ma anche da quello di attraversamento che interessa tangenziali, raccordi ed autostrade in prossimità dei grandi centri urbani. Questo incide direttamente sulla qualità dell’aria. In Olanda, per diminuire le emissioni la velocità sulle autostrade il limite di velocità è stato ridotto a 100km/h durante il giorno. Da noi è un tema che, semplicemente, non si affronta.
In conclusione, non sarà mai un solo intervento a migliorare la situazione, ma una strategia in cui l’effetto sarà ottenuto dalla sommatoria di più misure. Una strategia che ormai è indifferibile visto i livelli di inquinamento a cui sono sottoposte le nostre città.

 

Milano: “Sud Sudan. Un popolo in fuga” fino al 10 febbraio a “Oasi 2030”

Riceviamo e pubblichiamo
Milano,  a “Oasi 2030”, lo spazio gestito dall’Università di Pavia e dal WWF e dedicato ai temi dello sviluppo sostenibile mostra fotografica “Sud Sudan. Un popolo in fuga”. Maria Sassi, docente di Economia e gestione del sistema agroindustriale, documenta con le immagini un paese dilaniato dalla guerra. Da oggi fino al 10 febbraio.

Inaugura oggi, domenica 12 gennaio, a Milano, presso “Oasi 2030” (Giardini di Via Tommaso da Cazzaniga), lo spazio gestito dall’Università di Pavia e dal WWF e dedicato mostraSudSudanai temi dello sviluppo sostenibile, la mostra “Sud Sudan. Un popolo in fuga”, con fotografie di Maria Sassi, e organizzata in collaborazione con il Centro Internazionale Cooperazione per lo Sviluppo.
«Il mio lavoro è straordinario. Mi porta dove gli eventi accadono. Per tre anni sarò in Sud Sudan come partner di un progetto di cooperazione allo sviluppo finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e coordinato dall’organismo non governativo Vides. Ho già svolto alcune missioni in Sud Sudan. In solitudine ho lasciato l’Italia per raggiungere il paese più giovane e tra i più poveri al mondo per studiarne le ragioni dell’insicurezza alimentare».
Sono parole della professoressa Maria Sassi, docente di Economia e gestione del sistema agroindustriale, presso l’Università di Pavia, da sempre impegnata sui temi umanitari e di cooperazione, in particolare legati all’insicurezza alimentare nell’area Sub-Sahariana. Ma questa volta la professoressa Sassi si presenta a Milano, nello spazio di “Oasi 2030”, come fotografa, con la mostra “Sud Sudan. Un popolo in fuga”.
La mostra – che resterà aperta gratuitamente fino al 10 febbraio 2020, ore 10-17 – si articola attorno a tre principali tematiche che hanno come filo conduttore il cibo, per un totale di 33 scatti della docente pavese, con editing di Susanna Sassi.
Il cibo, uno dei diritti umani fondamentali, deve trovare un’adeguata disponibilità, accesso e utilizzo anche da parte delle popolazioni più vulnerabili come gli sfollati, per realizzare l’obiettivo dell’eliminazione dell’insicurezza alimentare come fissato dell’Agenda 2030.
Il punto di partenza della mostra è rappresentato dalle materie prime (acqua, legna, carbone e alimenti da acquistare) per poi passare alla preparazione del cibo e ai modi e condizioni in cui viene consumato, specialmente dai più vulnerabili.
«Ho trovato un paese dilaniato da una guerra per la liberazione e da violenze interne di maria sassinatura etnica – prosegue Maria Sassi – che rendono difficile la costruzione di un’identità nazionale tra le 64 comunità etniche e le oltre 80 lingue parlate. Ho trovato un paese senza uno stato, senza istituzioni che ne garantiscano la sicurezza interna e in emergenza umanitaria. Ho trovato un popolo pronto a scappare in ogni momento per ricercare la sicurezza attorno alle missioni delle Nazioni Unite o alle chiese. Sono i così detti sfollati interni, circa 2 milioni di persone che vivono in situazioni economiche drammatiche, deprivate da ogni mezzo di sussistenza, della terra, della casa, del bestiame e di ogni altra attività. Nell’area del progetto in cui sono impegnata, ho visitato alcuni dei campi in cui si rifugiano. Mi ha commosso la disperata resistenza di queste persone, l’accesa speranza di pace dei più anziani, il sorriso spontaneo dei bambini e il loro pianto inconsolabile. Li ho fotografati per averli sempre con me e con questa mostra voglio condividere il mio ricordo nella speranza che questa loro immeritata tragedia possa finire».

Maria Sassi è un economista agrario che lavora presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Pavia. È esperta di insicurezza alimentare nell’Africa Sub-Sahariana. La fotografia è una delle sue grandi passioni, è il mezzo per fissare i suoi ricordi più importanti durante le missioni di lavoro nei paesi in via di sviluppo.

Susanna Sassi è studentessa e ha la passione per la fotografia e l’editing. È vincitrice di diversi concorsi fotografici su temi sociali e ha realizzato mostre fotografiche per valorizzare l’ambiente naturale dell’Oltrepò pavese.

Apocalisse in Australia. WWF: più di un miliardo di animali uccisi dalle fiamme

Riceviamo e pubblichiamo
Solitamente come rivista non ci occupiamo di cronaca ma il disastro che sta colpendo l’Australia non ci può lasciare indifferenti e raccogliamo il grido d’allarme lanciato proprio oggi dal WWF. Secondo le stime raccolte dal WWF più di un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi dalle fiamme mentre risulterebbero bruciati 8,4 milioni di ettari in tutto il paese. Anche il WWF Italia si mobilita con una raccolta fondi.

Arriva un nuovo terribile aggiornamento dalla situazione incendi in Australia. Secondo le ultime stime del WWF Australia, infatti, oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi che downloadhanno bruciato 8,4 milioni di ettari in tutta l’Australia, una superficie equivalente all’intera Austria. Un bilancio che può essere descritto con una sola parola: apocalisse.
Queste cifre sono state calcolate utilizzando una metodologia che stima l’impatto del disboscamento sulla fauna australiana ed estrapolate dagli studi del Prof. Chris Dickman dell’Università di Sydney. Si tratta di una perdita straziante, che comprende migliaia di preziosi koala della costa centro-nord del New South Wales, insieme ad altre specie iconiche come canguri, wallaby, petauri, cacatua, potoroo e uccelli melifagi.
Il WWF-Australia è molto addolorato per la perdita di vite umane nella tragedia degli incendi che sta attanagliando il Paese – ha dichiarato il CEO del WWF Australia, Dermot O’Gorman -. Il nostro affetto e sostegno va alle famiglie che hanno perso i loro cari e alle comunità che hanno perso la casa e i loro averi”.
Gli incendi sono stati devastanti anche per la fauna e tanti luoghi selvaggi e incontaminati del Paese, dato che sono state bruciate enormi aree di foreste e parchi. Molte aree forestali impiegheranno decenni per riprendersi e alcune specie potrebbero essere sull’orlo dell’estinzione. Fino a quando i roghi non si placheranno, l’entità dei danni reali rimarrà ancora incerta.
Il WWF Australia è sconvolto dall’entità della distruzione, ma sa bene che la scienza ci stava avvertendo già da un decennio del fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici koala-simbolo-dell-australia-rischia-estinzione2stavano diventando sempre più gravi – aggiunge Dermot O’Gorman -. Siamo davanti a incendi senza precedenti, aggravati notevolmente dal riscaldamento globale. Il WWF Australia sta dando una risposta immediata a questa crisi e si sta assicurando che ci siano piani a lungo termine per ripristinare ciò che è andato perduto. Stiamo, inoltre, collaborando con le organizzazioni per il salvataggio e la cura della fauna selvatica negli stati colpiti e stiamo indirizzando i fondi in modo che possano rispondere su larga scala”.
Il WWF Australia produrrà e pubblicherà anche una valutazione scientifica delle perdite di fauna selvatica e chiederà al governo australiano di condurre una rapida valutazione delle specie minacciate nelle aree colpite dagli incendi, orientando i fondi verso le aree critiche non appena ci saranno le condizioni per intervenire.
Quando gli incendi saranno stati domati, il WWF contribuirà a ripristinare gli habitat per i koala e altri animali selvatici attraverso il progetto “Verso due miliardi di alberi” per piantare e far crescere due miliardi di alberi entro il 2030. Ciò avverrà con la messa a dimora dei primi 10.000 alberi di cui c’è urgente bisogno in fiamme-1habitat critici per i koala. Il WWF Australia lavorerà anche per garantire che il fondo nazionale di recupero di 2 miliardi di dollari previsto dal governo federale supporti il ripristino naturale delle aree devastate dal fuoco. Un’emergenza che rischia di essere il più grande disastro provocato da incendi dell’ultimo secolo.
Anche il WWF Italia si è attivato con una raccolta fondi a supporto delle azioni di intervento contro gli incendi in Australia e per partecipare è possibile fare una donazione al link http://bit.ly/DonaperilKoala o adottare simbolicamente un koala attraverso il link http://bit.ly/AdozioneKoala.

Clicca Qui per donare e aiutare il WWF a salvare l’Australia dalle fiamme

Lipu e WWF: “Passo avanti di grande rilievo nella tutela della biodiversità”

Riceviamo e pubblichiamo
Biodiversità: pubblicate le nuove linee guida per la tutela della rete Natura 2000. Il commento di Lipu e WWF Italia: “Ora applicarle rigorosamente in tutte le regioni, per fermare il declino di specie e habitat”.

L’Italia si è finalmente dotata di uno strumento indispensabile per la conservazione della biodiversità, troppo a lungo danneggiata da incuria e cattiva programmazione. Ora natura2000vigileremo attentamente sull’applicazione regionale”.
Lo dichiarano Lipu e WWF a proposito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 28 dicembre scorso in seguito all’intesa raggiunta tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, delle Linee guida nazionali per la Valutazione di incidenza, finalizzate alla messa in sicurezza dei siti della rete Natura 2000.
La Valutazione di incidenza (Vinca) è la procedura, che garantisce che i piani, i progetti e le attività umane siano compatibili con la tutela di habitat e specie di interesse comunitario presenti nei siti di Natura 2000, la rete europea delle aree protette. Nel corso degli anni, la cattiva applicazione regionale della Vinca ha portato al degrado di numerosi siti, tanto che nel marzo 2013 la Lipu e il WWF avevano inviato a Bruxelles un corposo dossier di denuncia sui danni subiti da ben 37 aree sparse in tutto il Paese, inducendo la Commissione europea ad avviare una procedura istruttoria per violazione delle norme comunitarie (EU Pilot 6730/14/ENVI).
Il lungo confronto che ne è seguito, tra Ministero dell’Ambiente, Regioni e Province wwfautonome, oltre che la stessa Commissione europea, ha finalmente condotto all’adozione delle Linee guida, sancita in Conferenza Stato Regioni, che permetteranno un’applicazione piena, uniforme e corretta della normativa comunitaria su tutto il nostro territorio nazionale.
È un passo avanti di grande rilievo – dichiarano Lipu e WWF – per la gestione della rete Natura 2000, che si basa sull’attenta sinergia tra conservazione della biodiversità e attività umane. Se sino ad oggi la tutela di habitat e specie è stata messa in secondo piano, la corretta applicazione della Valutazione di incidenza correggerà questa grave mancanza e contribuirà a fermare la perdita di biodiversità provocata da piani, programmi e progetti sbagliati. Le Linee guida nazionali sono il risultato di un approfondito lavoro di concertazione che speriamo diventi la norma logo-lipuper il presente e il futuro. Ora tuttavia occorre che le Regioni e le Province autonome recepiscano rapidamente ed applichino le nuove regole in modo pieno e uniforme, così da dare valore sostanziale a questo importantissimo atto formale. Per tale ragione chiediamo al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione europea di continuare a seguire il processo in corso, al quale a nostra volta dedicheremo il massimo della vigilanza. Troppo seria la crisi della biodiversità, in Italia, in Europa e nel mondo, perché la sua tutela non diventi un dovere primario dei governi, delle amministrazioni e dell’intera società”.