Riceviamo e pubblichiamo
Tra i programmi Rai di domani, domenica 1° novembre, segnaliamo per “Paesi che vai” il culto della Madonna Nera tra Italia e Svizzera, “Linea Verde” torna in Romagna” mentre per “Di là dal fiume e tra gli alberi” si va sulla Majella.

Speciale “Paesi che vai… luoghi, detti, Comuni”: tra Italia e Svizzera il culto della Madonna Nera
Domenica 1 novembre, alle 9.40 su Rai 1, “Paesi che vai…” supera i confini italiani, sulle tracce della Madonna Nera. La bellezza anche spirituale delle Alpi ha creato nel tempo le condizioni ideali per la nascita dei Sacri Monti, percorsi devozionali dedicati a differenti aspetti della fede cristiana. Situati in angoli incontaminati, essi vivono il legame con la natura che li circonda, costituendo un tesoro unico al mondo, che l’UNESCO ha riconosciuto “Patrimonio dell’Umanità”.
Dal Sacro Monte di Varese fino al Sacro Monte della Madonna del Sasso di Orselina, comune facente parte del distretto di Locarno, nel Canton Ticino, il racconto porterà a conoscere, tra storia, leggenda, devozione, fede, le raffigurazioni iconiche, statue lignee e dipinti, della Madonna Nera, e a raggiungere l’imponente abbazia benedettina della Madonna Nera di Einsiedeln, uno dei santuari più famosi d’Europa, situato a sud di Zurigo tra le pennellate paesaggistiche delle Prealpi, a ben 910 metri di altitudine.

Linea Verde torna in Romagna: viaggio nella terra dell’ospitalità
Si muove attorno a Bertinoro, in provincia di Forlì, la puntata di “Linea Verde” di domenica 1 novembre, alle 12.20, su Rai1. Beppe Convertini e Ingrid Muccitelli, con la partecipazione di Peppone Calabrese, metteranno in evidenza la gustosa ricchezza del territorio e la sua lunga storia. Da queste parti l’ospitalità è una tradizione antica di cui beneficiò Dante Alighieri, che morì a Ravenna esattamente 700 anni fa. Diversi servizi, all’interno della puntata, ricorderanno il proficuo rapporto tra Dante e la Romagna. A Bertinoro una rievocazione storica in costume porterà i conduttori in un vero e proprio viaggio nel medioevo. Da Bertinoro — sede anche di un Museo interreligioso — si potranno conoscere i prodotti tipici romagnoli, come il vino: attorno al borgo si estendono circa un migliaio di ettari di vite, soprattutto i vitigni Sangiovese e Albana, ma anche Refosco e Bombino bianco, e i due autoctoni Cagnina e Pagadebit. Si assisterà anche alla raccolta del profumatissimo tartufo bianco, con l’aiuto dei fedeli cani di razza “lagotto romagnolo”. Peppone visiterà un grande allevamento di galline per la produzione di uova proponendo, per questo alimento, diverse declinazioni “nuove” o tradizionali in cucina. Non poteva mancare uno spazio sulla piadina, “il cibo nazionale dei Romagnoli” e, nel giorno di Ognissanti, un breve focus sulle tradizioni dolciarie di novembre, con particolare attenzione ai derivati dal mosto e anche con il cioccolato, in questo caso sposato agli ingredienti di Romagna, come il sale dolce di Cervia. Infine, largo alla musica, con gli Extraliscio, un progetto che ripropone il folk romagnolo in chiave accattivante e moderna.

Di là dal fiume e tra gli alberi: “Majella, montagna madre”
La Majella è ricca di antiche suggestioni legate a pastori, briganti, partigiani. Ma è anche terra di sentieri escursionistici, faunistici, letterari, religiosi. Tra grotte e cammini della Libertà e del Silenzio, il documentario di Lucrezia Lo Bianco proposto per la serie “Di là dal fiume e tra gli alberi”, in onda domenica 1 novembre alle 22.10 su Rai5, racconta paesaggi, animali, persone di questi luoghi, ognuno con una sua storia da raccontare. Tra i massicci dell’Appennino centrale quello della Majella è il più solenne e il più selvaggio. Separata dal Gran Sasso solo dalla valle del Pescara e dalle gole di Popoli, la “montagna madre” prende il nome dalla leggenda della ninfa Maja e di suo figlio Ermes, che fuggirono sui monti d’Abruzzo per cercare un’erba magica che potesse guarire il giovane e dove entrambi, invece, trovarono la morte. Ancor oggi i pastori dicono di udire il pianto di Maja nelle giornate di vento, quando i boschi e i valloni sembrano rimandare il lamento di una madre in lacrime. La Majella è ricca di antiche suggestioni: nelle grotte gli archeologi hanno trovato iscrizioni nella roccia e capanni di pietra che ricordano la millenaria storia dei pastori. Fortini in rovina riportano alla memoria gli scontri tra i bersaglieri del Regno d’Italia e i briganti. Memoriali ricordano le eroiche gesta della Brigata Majella e della guerra di Liberazione. La Majella è terra di sentieri. Escursionistici, faunistici, culturali, letterari, religiosi, storici. C’è il sentiero che collega gli eremi celestiniani, costruiti ancor prima dell’anno mille, famosi e visitatissimi; c’è il Cammino della Libertà, che percorre la via di fuga di migliaia di prigionieri alleati e di giovani italiani che lottavano per la liberazione dell’Italia. E ancora, strade percorse dai briganti, sentieri che portano alle vette, altri che conducono alle grotte dove si veneravano le dee della fertilità. Persino un Cammino del Silenzio per liberarsi dallo stress della vita moderna.