Il tempo dei Chiostri tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia

Riceviamo e pubblichiamo
Un tour alla scoperta dei luoghi di meditazione e d’arte  nel cuore spirituale di Visit Emilia.
Chiostro piccolo
Chiostri di San Pietro
Reggio Emilia credit Visit Emilia

A volte, si può andare oltre l’evidenza di una facciata strabiliante per scoprire i gioielli più intimi e da quelli partire per poi tornare in superficie e lasciarsi incantare dalla meraviglia che investe lo sguardo. Adottando questa filosofia, è possibile approcciarsi ad abbazie, chiese, complessi monastici e borghi di cui il territorio compreso tra le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia è ricchissimo, iniziando dai chiostri. Cuore di strutture dall’ingegnosa progettazione che offrono allo stesso tempo nutrimento per occhi distratti dagli infiniti tic del paesaggio urbano, sono spazi segreti ma aperti a chiunque intenda la spiritualità in senso neutro, come momento intimo e personale, e a quanti, molto semplicemente, vogliano passeggiare con lo sguardo e con i piedi in gioielli architettonici che hanno ospitato nei secoli autentiche maratone dialettiche e meditative. Visit Emilia (www.visitemilia.com) propone di seguito una ristretta ma essenziale selezione dei più affascinanti chiostri in campionario (in attesa che l’emergenza sanitaria ci consenta nuovamente di viaggiare lungo la nostra affascinante penisola, n.d.r.).

Monastero di San Giovanni Evangelista
Parma primo chiostro
credit Visit Emilia

Parma 
Assieme alla Cattedrale di Parma, il Monastero di San Giovanni Evangelista è uno scrigno di arte e di storia che non conserva solamente la splendida cupola affrescata dal Correggio e la Storica Spezieria. Tra i segreti meglio custoditi dalle possenti mura del complesso benedettino risalente al X secolo, ci sono ben tre chiostri, un’autentica oasi di pace nel centro storico della città, accessibili sulla destra dell’uscita della chiesa. Appena entrati, ciò che colpisce è il silenzio. La regola benedettina accoglie i visitatori: “Ora et labora” leggiamo lungo la parete del primo chiostro, detto di San Giovanni o della Porta, che è in realtà il più recente. Edificato tra il 1537 e il 1538, presenta un porticato a colonne ioniche, una fontana centrale inaugurata nel 1589 e resti di affreschi del tardo ‘500, come quelli di Leonardo da Monchio ed Ercole Pio, datati 1579. Una porta sulla destra ci fa accedere alla Biblioteca Monumentale, divisa in tre navate, con due file di cinque colonne ioniche che reggono, coi muri perimetrali, il soffitto composto di diciotto volte a tutto sesto. Strabiliante il programma pittorico dall’Abate Stefano Cattaneo da Novara, che comprende 5 carte geografiche, la genealogia di Cristo e 3 cronologie, 4 spazi con illustrazioni delle costruzioni archetipiche dell’Antico Testamento, la celebrazione della vittoria di Lepanto, la decorazione delle volte a grottesche e quella delle lunette sopra le due porte. Sotto la loggia del chiostro successivo, il più antico e non a caso detto del Capitolo, si apre la sala capitolare. Il più grande dei tre è però il Chiostro di San Benedetto, costruito tra il 1508 e il 1512 e caratterizzato da un’elegantissima linea che dà un senso di leggerezza al portico di 36 colonne, ognuna delle quali separata dalla successiva da 26 tondini con figure di santi realizzate Giovanni Battista Merano e Tommaso Aldovrandini a fine ‘600. 

Chiostro di Santa Maria delle Neve
Torrechiara (PR)
foto di Guido Barbi – credit Visit Emilia

Per una gita fuori porta, sempre alla ricerca dei chiostri più suggestivi, si può raggiungere, la Badia di Santa Maria della Neve, fondata da Pier Maria Rossi a Torrechiara nel 1471 attorno alla preesistente chiesa dedicata alla Madonna della Neve. I capitelli del chiostro quattrocentesco richiamano quelli presenti nel cortile d’onore del vicino castello, mentre la campana originaria di “magister Antonius” e una formella in cotto con la Flagellazione, tratta da un marmo dell’Amedeo (1481-84), offrono piacevoli inquadrature tra le armoniose arcate del perimetro quadrangolare.  Qui, un passo dopo l’altro, si può sbirciare negli ambienti che le pareti lasciano intuire: tra essi, un piccolo oratorio impreziosito con affresco raffigurante la Madonna col Bambino in Mandorla.

Abbazia di Chiaravalle della Colomba
foto Perazzoli – credit Visit Emilia

Piacenza 
I 700 anni dalla morte di Dante forniscono lo spunto per una visita all’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, inserita nei due Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa “Via Francigena” e  “Route  Européenne des Abbayes Cicterciennes” e fondata all’incirca nel 1136 nei pressi di Alseno dallo stesso San Bernardo, che del Sommo Poeta fu l’ultima guida in Paradiso. L’integrità  mantenuta dal trecentesco chiostro quadrato che costituisce il cuore della struttura – il cui nome deriva dalla leggenda secondo la quale fu una bianca colomba a delineare con delle pagliuzze depositate davanti ai monaci il perimetro della futura costruzione – permette di apprezzarne la qualità architettonica, decorativa e mistico-simbolica tipica del medioevo e soprattutto l’affascinante armonia delle parti. Magistrali sono i raccordi e i ritmi contrappuntati di elementi che si moltiplicano per combinarsi in un tutt’uno di sublime coerenza: le simbologie cifrate si insinuano nelle 24 partizioni a quadrifora, così come nelle 96 arcatelle ogivali, nelle 130 colonnine binate in marmo rosa di Verona, nei 20 speroni a contrafforte avanzati e nella cornice ad archetti e tortiglione. Specie alla luce di alcune precise ore del giorno, una passeggiata lungo i 40 metri dell’anello claustrale evoca un passato di meditazione monastica favorita dal contrasto tra rigore esistenziale e splendore artistico, qui sintetizzato in dettagli come le colonne ofitiche, i capitelli figurati o le figure telamoniche agli angoli interni del portico. 

Chiesa di San Sisto a Piacenza
foto di Dassoni – credit Visit Emilia

In questo itinerario alla ricerca dei luoghi del raccoglimento, una menzione meritano poi i chiostri della Chiesa di San Sisto a Piacenza – carissima ai Farnese e custode tra l’altro del monumento funebre a Margherita d’Austria e di una copia della celeberrima Madonna Sistina di Raffaello, il cui originale venne venduto nel 1754 ad Augusto III re di Polonia. Insigne tempio rinascimentale e opera prima di Alessio Tramello, il chiostro  si  presenta allo sguardo dei visitatori che attraversano  il portone di ingresso  come un ampio triportico con ventuno arcate a pieno centro sostenute da colonne in granito; sopra le arcate sono ancora visibili antichi medaglioni affrescati, che raffigurano diciotto immagini di imperatori e abati. 

Abbazia di San Colombano a
Bobbio – Piacenza
credit Visit Emilia

Addentrandosi in Val Trebbia merita poi una visita il complesso dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio, nota soprattutto come fonte d’ispirazione – con il suo Scriptorium, oggi purtroppo in gran parte disperso – per “Il nome della Rosa” di Umberto Eco. Fu uno dei più importanti centri monastici d’Europa  durante il Medioevo, l’ultimo fondato in Italia da San Colombano nel 614 e  ancora oggi cuore pulsante, dal punto di vista culturale, del borgo.  

Chiostro grande
Chiostri di San Pietro
Reggio Emilia – credit Visit Emilia

Reggio Emilia 
C’è la mano inconfondibile di Giulio Romano in quel meraviglioso esempio di complesso monumentale del Rinascimento che sono i Chiostri di San Pietro, nel centro storico di Reggio Emilia. Nel cuore dell’antico monastero, colpiscono per la complessità progettuale e l’eterogeneità del disegno. Dei due chiostri, recentemente  magistralmente restaurati, attorno ai quali si articola la struttura, il più piccolo – forse ideato da Alessio Tramello – è un trionfo di volte a botte e cupolette angolari, bifore, timpani e lesene scanalate. Le colonnine binate in marmo rosso e bianco del Clemente e le decorazioni murarie del Moresino completano il colpo d’occhio di questa oasi di pace che favorisce un senso di estrema lontananza dall’incombente caos cittadino. Alla sua raffinatezza da miniatura emiliana, si contrappone armoniosamente l’imponenza scultorea tardo manierista del chiostro grande. La cifra stilistica di Giulio Romano permea un ambiente perimetrato popolato da colonne ioniche alternate da aperture  archivoltate a bugnato, finestre timpanate e nicchie con statue secentesche di santi dell’ordine benedettino. Oggi un percorso poliedrico, uno spazio espositivo, un centro culturale di rilievo internazionale e luogo di partecipazione e confronto, di socialità e innovazione aperta; luogo anche di co-Work con comode postazioni progettate per fornire spazio e servizi informatici, tecnologici e momenti di pause con uno spazio food e caffetteria. 

Chiostri di San Domenico
Reggio Emilia
foto di Riccardo Varini – credit Visit Emilia

Tra i più antichi luoghi di devozione della città, il convento di San Domenico venne  costruito tra il 1233 e il 1236 sull’onda dell’entusiasmo suscitato nella popolazione dalla predicazione di fra Giacomino da Reggio.  Adibito già nel tempo a caserma, poi a  Deposito  Stalloni,  e a  istituto per l’incremento ippico dell’esercito, il complesso cela nel proprio ventre due chiostri che conservano nel loro aspetto l’aura di una storia originalissima. Sul più grande, edificato nel corso del XVI secolo, si affacciavano le celle dei frati, mentre nel chiostro piccolo, dominato dalla fiancata dell’antica chiesa dominicana, il passato si incontra col contemporaneo della scultura “Less Than” di Robert Morris. Nel passaggio fra il primo e il secondo cortile, due lunette lasciano intuire la presenza di dipinti a fresco seicenteschi raffiguranti  “Cristo e una santa Domenicana” e “la Madonna con alcune Domenicane”. L’ala sud dei chiostri è oggi adibita a spazio espositivo, mentre il primo piano è sede dell’Istituto Musicale A. Peri, le cui note rendono ancora più suggestiva l’atmosfera che accoglie chi entra nel chiostro.  

Visit Emilia
E-mail: info@visitemilia.com
Sito web: www.visitemilia.com

Statue en plein air: l’Emilia è una galleria d’arte a cielo aperto

Riceviamo e pubblichiamo
Dai cavalli di Piacenza ai monumenti parlanti di Parma, fino a Don Camillo e Peppone a Brescello (RE), le sculture sotto il cielo di Visit Emilia.
Statue Parlanti a Parma, Giuseppe Verdi, foto di Edoardo Fornaciari

Come se non bastassero la natura, i castelli, i teatri e l’arte della cucina che invade ogni angolo della sua superficie una e trina, a identificare Visit Emilia come un autentico museo a cielo aperto partecipano anche statue e sculture di svariato genere, collocate in sontuosi spazi pubblici e in luoghi insospettabili, uniti dall’assenza di pareti e da quel soffitto intangibile eppure imponente che è il cielo. Parma, Piacenza e Reggio Emilia danno vita allora a un’eclettica esposizione della creatività e dell’ingegno che può essere serenamente ammirata in tempi che rendono quantomeno imprevedibile o incerta la possibilità di accedere a mostre e musei. Se vederle per la prima volta è un’esperienza unica, perfino chi è abituato alla loro presenza può cogliere l’occasione per scoprirne nuovi dettagli o ritrovarle inserite in un contesto inedito.

Statue Parlanti a Parma
Correggio – credit Visit Emilia

Le Statue Parlanti e il Sentiero d’Arte
Nel maggio del 2019, a Parma, le statue hanno cominciato a parlare. Dal Gruppo del Sileno situato a Parco Ducale, fino al Verdi seduto che presidia la Casa della Musica in Piazzale San Francesco, sono 16 le sculture alle quali il progetto TalkingTeens ha dato voce. Realizzata con il coinvolgimento di 350 studenti delle scuole superiori, l’iniziativa permette alle opere di comunicare direttamente con turisti e passanti grazie a QR Code, app e smartphone: le istruzioni collocate nei pressi del monumento spiegano come ricevere dal personaggio raffigurato una telefonata esplicativa rispetto alla sua realizzazione, con tanto di dettagli storici, aneddoti e vicende biografiche. Le indicazioni sono presenti anche in braille per non vedenti o ipovedenti, mentre le chiamate possono essere ascoltate in italiano, inglese o, a volte, in dialetto parmigiano.

Sentiero dell’Arte, Giovanni Sala Presenze, 2020 – foto
Michele Riccomini e Alessandro Violi

Uscendo da Parma, il Sentiero d’Arte è pensato per valorizzare il territorio di Langhirano.
Partendo dalla Badia Benedettina verso il rinascimentale Castello di Torrechiara di Pier Maria Rossi, fino a raggiungere il paese di Langhirano, il museo diffuso si integra in un paesaggio intatto e segnato dal corso ondeggiante dell’antico Canale di San Michele. Gli artisti contemporanei selezionati per il progetto hanno realizzato opere di forte valenza intellettuale e poetica che, nel rispetto della specifica situazione ambientale, ne interpretano luci e atmosfere.

Paladino Piacenza, veduta dell’installazione, Piazza Cavalli (Piacenza) ©️Lorenzo Palmieri 2020

I cavalli del Mochi e Mimmo Paladino
Tra i simboli più noti della città di Piacenza, i due monumenti equestri in bronzo realizzati nel ‘600 dallo scultore Francesco Mochi da Montevarchi sono talmente considerati da aver determinato il nome di Piazza dei Cavalli. Poggiate su basamenti in marmo bianco di Carrara, le statue di Alessandro e Ranuccio I Farnese sono capolavori assoluti dell’arte barocca, impreziositi da elementi come le targhe, i 16 armoniosi putti, le decorazioni, gli stemmi e, soprattutto, i bassorilievi raffiguranti le Allegorie della pace e del Buon Governo o le scene tratte dalla guerra combattuta da Alessandro stesso nelle Fiandre.

Installazione Mimmo Paladino, foto Comune di Piacenza, Credit Visit Emilia

Fino al 28 febbraio 2021, le due opere residenti dialogheranno con l’installazione monumentale realizzata da Mimmo Paladino, composta da 18 cavalli in vetroresina, ispirati a modelli funerari di origine etrusca. Contenute da e in una base quadrangolare di dodici metri per lato, le sculture contemporanee dell’artista campano sembrano emergere da una dimensione effimera per illuminare con la loro apparizione temporanea due strabilianti esempi della creatività umana.

Statua di Don Camillo a Brescello (RE), foto
di Mario Rebeschini

Dall’arte funeraria romana alle danze contemporanee
Sarebbero monumenti anche se non fossero statue ma rimane comunque il fatto che Don Camillo e Peppone, o meglio le loro versioni in bronzo, sono protagonisti dell’ennesimo e infinito incontro in Piazza Matteotti a Brescello, paese in cui Giovannino Guareschi ha ambientato tutte le vicende della strana coppia. Dalla parte del municipio il sindaco, dalla parte della chiesa il parroco, le due sculture realizzate da Andrea Zangani hanno fatto la loro comparsa nel 2001, a ricordo dei 50 anni dal primo film della saga.
Tra le più interessanti espressioni del rilievo funerario romano di tutta l’Italia settentrionale, il Monumento ai Concordi è un recinto rettangolare rinvenuto a Boretto del 1929 e riposizionato nei Giardini di Reggio Emilia l’anno successivo, per volere dell’allora soprintendente: realizzata in marmo di botticino, l’opera è presumibilmente un reperto del I secolo d.C. e intendeva sottolineare il prestigio di alcuni illustri cittadini della comunità di Brescello. Sempre a Reggio Emilia, sono imperdibili l’Araba Fenice di Luciano Fabro e la Danza di Astri e di stelle di Eliseo Mattiacci, entrambe – rispettivamente collocate nel cortile dell’Università e nella distesa verde della Fondazione Aterballetto – inserite nel progetto “Invito a…”, che ha portato quattro artisti contemporanei di fama internazionale a dialogare con gli spazi della città.

Monumento a Ferrante Gonzaga a Guastalla (RE)
foto di Mario Rebeschini

Dal Palazzo Ducale di Rivalta, dove era parte del complesso ornamentale della Villa, arriva invece la Statua del Crostolo, che dal 1802 fa bella mostra di sé nella centralissima Piazza Prampolini.
Risale infine al 12 novembre del 1888 l’inaugurazione della statua in marmo di Carrara di Lazzaro Spallanzani a Scandiano, nella piazza che, da quel momento, prese il nome dell’illustre scienziato.
Opera di Guglielmo Fornaciari, la scultura mostra lo studioso intento a osservare con la lente d’ingrandimento una rana, realizzata da Vasco Montecchi. Nato nel 1729, il naturalista è il più celebre cittadino del comune ed è considerato anche un precursore della virologia. Fatto che, oggi come oggi, rende quantomeno di buon auspicio una visita al monumento.
Visit Emilia
E-mail: info@visitemilia.com
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Visit Emilia a due passi dal cielo: cupole e affreschi delle chiese di Reggio Emilia

Riceviamo e pubblichiamo
Oggi completiamo il viaggio tra le cupole e gli affreschi delle più straordinarie chiese di Parma, Piacenza e Reggio Emilia: in questa terza e ultima parte andiamo a Reggio Emilia.

Le chiese sono da sempre custodi di eccezionali opere d’arte. E spesso è proprio guardando in alto, nell’immensità delle loro cupole che si svelano capolavori meravigliosi, affreschi realizzati da grandi artisti del passato. Questo è il periodo ideale per scoprire tali espressioni del genio umano racchiuse nelle più belle chiese di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, avvicinandosi all’anima creativa e spirituale di Visit Emilia. Oggi andiamo alla scoperta delle chiese di Reggio Emilia.

Tempio della Beata
Vergine della Ghiara
cupola, credit Visit Emilia

La cupola di Lionello Spada nel Tempio della Beata Vergine della Ghiara di Reggio Emilia
Tra i più artistici santuari mariani d’Italia, monumento di fede eretto a seguito di un prodigioso miracolo, il Tempio della Beata Vergine della Ghiara di Reggio Emilia vanta una maestosa decorazione figlia del lavoro di una élite di artisti emiliani della prima metà del Seicento. Il progetto dell’architetto ferrarese Alessandro Balbo fu poi eseguito dal reggiano Francesco Pacchioni, coadiuvato per la costruzione della cupola da Cosimo Pugliani. Affrescata nel 1614 da Lionello Spada, allievo del Carracci, che si ispirò alle scritture dell’Antico Testamento ed ebbe modo di mostrare grandi qualità prospettiche, soprattutto nella realizzazione degli angeli, il ciclo decorativo degli affreschi che orna le volte, le cupolette, la cupola e l’abside in ricchissime cornici, decorazioni e stucchi dorati, amplifica e commenta come in una sacra rappresentazione l’immagine della Beata Vergine della Ghiara presentata dal motto “Quem genuit adoravit”. È l’esaltazione di Maria, che riassume il mistero dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. È invece opera del Guercino il capolavoro “la Crocifissione di Cristo, con ai piedi la  Madonna e i Santi Maria Maddalena, San Giovanni e S. Prospero” che rende la pala dell’Altare della Città il lavoro di maggior impegno dell’artista al suo rientro da Roma. Per personalizzare la visita è disponibile l’applicazione “Arte e biblica nella Basilica della Ghiara” che dialoga con i codici QR all’interno della basilica, fornendo approfondimenti storici, artistici e teologici dell’opera.

Basilica di San Prospero
credit Visit Emilia

Il Giudizio Universale nella Basilica di San Prospero di Reggio Emilia
Per ammirare “Il Giudizio Universale” di Camillo Procaccini (1558ca –1629) bisogna varcare la porta della Basilica di San Prospero di Reggio Emilia e rivolgere lo sguardo sul ciclo pittorico del presbiterio e dell’abside. L’artista bolognese raffigura con maestria nella chiesa dedicata al patrono della città (di cui conserva le spoglie) e situata nel cuore del centro storico, il giorno del supremo giudizio di Cristo, collocato nel punto più alto della conca absidale, il quale in modo risoluto, ma carico di umana pietà, invita le anime a salire, circondato da angeli e santi del paradiso. Non mancano gli apostoli Andrea e Pietro e poi disposti secondo precise gerarchie gli evangelisti, i santi protettori della città e altre figure. Poi i risorti, che emergono dalle sepolture rivolti verso il cielo. L’atmosfera cambia nella rappresentazione dei dannati che sprofondano nelle fiamme dell’inferno, tra bagliori accecanti, controluce, vapori, e la grande figura del diavolo. Altre scene caratterizzano l’opera, come la rappresentazione del Cristo morto nel sepolcro e poi nella volta del presbiterio la creazione di Eva e dell’Apocalisse. A completare il ciclo di affreschi del catino absidale, le due storie bibliche: la caduta di Jetzabel e la resurrezione del figlio della vedova a Naim. L’opera segna la fine del Manierismo a Reggio Emilia e l’arrivo delle innovazioni della pittura dei Caracci.

Cupola della Chiesa di San Giovannino
credit Visit Emilia

Nella Piccola Ghiara di Reggio Emilia, la cupola ispirata dal Correggio
Chiamata la “Piccola Ghiara”, la Chiesa di San Giovannino di Reggio Emilia custodisce opere prestigiose e una splendida cupola realizzata dal Sisto Badalocchio, che si ispirò all’Ascensione dipinta dal Correggio nell’Abbazia di San Giovanni Evangelista a Parma. La struttura attuale risale al XVI secolo, anche se le prime notizie della chiesa risalgono al XII secolo. Nei primi anni del Seicento diversi artisti, che poi hanno arricchito di opere la Basilica della Ghiara di Reggio Emilia, affrescarono la Chiesa di San Giovannino rendendola preziosa. La cupola è dotata di quattro finestroni e di statue in terracotta. Gli affreschi realizzati nel 1613 rappresentano un volteggiare di figure e nuvole che guardano verso l’alto, verso il “Ritorno di Cristo”. La volta della navata centrale presenta, racchiuse in ardite prospettive illusionistiche del bresciano Tommaso Sandrini, affreschi di Lorenzo Franchi, rappresentanti San Giovanni che scrive l’Apocalisse.
Destinazione Turistica Emilia
Parma – Piacenza – Reggio Emilia
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Fondazione Palazzo Magnani: il nuovo calendario di appuntamenti digitali

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La Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia presenta il nuovo calendario di appuntamenti digitali dedicati alla mostra “True Fictions, Fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi”. In attesa di riaprire gli spazi espositivi, le mostre “True Fictions, Fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi” e “Atlanti, ritratti e altre storie”sono prorogate fino al 28 marzo 2021. Tre cicli di appuntamenti: le VISITE VIRTUALI con lo staff della Fondazione in diretta; le OPERE AL TELEFONO con un esperto che risponde a dubbi e curiosità sull’immagine scelta e i FACCIA A FACCIA con l’opera d’arte fotografica in cui ogni singolo visitatore è parte attiva.
Alison Jackson, Diana Finger Up

In attesa di riaprire gli spazi espositivi e accogliere il pubblico in tutta sicurezza, la Fondazione Palazzo Magnani continua a progettare e proporre nuove attività dedicate al suo pubblico, e annuncia fino al 28 marzo 2021, un nuovo calendario di appuntamenti – naturalmente digitali o “a distanza” – per raccontare la mostra True Fictions, Fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi.
Il nuovo programma, composto da tre diversi cicli di appuntamenti alternativi e divertenti, è anche l’occasione per annunciare la proroga fino al 28 marzo 2021, non solo di True Fictions ma anche di Atlanti, ritratti e altre storie, entrambe promosse dalla Fondazione Magnani in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia.

Paolo Ventura, dalle serie Winter Stories e War Souvenir, 2005 Courtesy the artist

Dopo lo strepitoso successo ottenuto dalla prima edizione conclusa lo scorso 23 dicembre torna, ogni mercoledì pomeriggio e con un nuovo catalogo di opere selezionate tra quelle esposte in mostra, OPERE AL TELEFONO, il progetto gratuito che sulla scia delle fiabe che Gianni Rodari raccontava al telefono alla figlia lontana, da la possibilità ai visitatori di “entrare nell’opera”, chiamando al numero 0522/444446 e chiacchierando con uno degli esperti della Fondazione.
Da sabato 23 gennaio, ogni sabato, con le VISITE VIRTUALI si può passeggiare virtualmente in mostra con lo staff della Fondazione che guida il visitatore attraverso le oltre cento opere che la compongono.
Da giovedì 28 gennaio, per due giovedì al mese (11 e 25 febbraio – 11 e 25 marzo) le visite guidate di FACCIA A FACCIA, permettono ai partecipanti di fare un’esperienza unica e particolare a tu per tu con un’opera d’arte: ogni visitatore è parte attiva della visita e può entrare davvero in relazione con l’opera selezionata, scoprendola dal proprio punto di vista.
PROGRAMMA

Sandy Skoglund, Fox Games, 1989
Courtesy Paci contemporary gallery
(Brescia – Porto Cervo, IT)
Mercoledì 20 e 27 gennaio | 3, 10, 17, 24 febbraio | 3, 10, 17, 24 marzo 2021
OPERE AL TELEFONO Dalle 17.00 alle 19.00 chiamando il numero 0522/444446 - GRATUITO
Tutti i mercoledì dalle 17 alle 19 sarà attivo Opere al telefono, un progetto che, sulla scia delle fiabe che il celebre Gianni Rodari raccontava al telefono alla figlia lontana, darà la possibilità ai visitatori di entrare nell’opera chiacchierando liberamente con uno degli esperti della Fondazione, a cui potrà porre domande sulle tecniche utilizzate, sulla vita degli artisti, sui progetti da loro realizzati, parlando degli aneddoti legati alle immagini, delle idee che sottendono ogni progetto e su tutte le verità e le finzioni che queste particolari immagini nascondono. Basterà sfogliare il catalogo presente sul sito, scegliere l’immagine che più incuriosisce e chiamare il numero 0522/444446 nella certezza che dall’altra parte una voce amica potrà portarvi in una realtà altra, appunto, quella dell’opera scelta.Una chiacchierata per restare in contatto, nell’attesa che l’emergenza si concluda, per restare attivi, per restare in quella comfort zone che in questo momento solo la fantasia ci può dare.
Emily Allchurch, Tower of London
(after Bruegel), 2005 © Emily Allchurch
Sabato 23 e 30 gennaio | 6, 13, 20, 27 febbraio | 6, 13, 20, 27 marzo 2021
VISITA GUIDATA VIRTUALE di True Fictions. Fotografia visionaria dagli anni '70 a oggi
ore 16.30 - 4 € - POSTI LIMITATI
Ogni sabato pomeriggio alle 16.30 potrete visitare insieme a noi la mostra "True Fictions. Fotografia visionaria dagli anni ’70 ad oggi" attualmente allestita a Palazzo Magnani. Naturalmente sarà una visita virtuale, in diretta su Zoom, insieme al nostro staff, che vi guiderà attraverso le oltre cento opere in mostra, mostrandovi storie affascinanti, inquietanti e divertenti. La partecipazione alla visita guidata è a pagamento (i posti a disposizione sono limitati).
Per informazioni: Tel. 0522444446 | info@palazzomagnani.it|palazzomagnani.it
Biglietti acquistabili su https://www.palazzomagnani.it/event/visita-guidata-virtuale/
Lori Nix, Museum of Art, 2005
from “The City”.
Courtesy Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT)
Giovedì 28 gennaio | 11 e 25 febbraio | 11 e 25 marzo 2021
FACCIA A FACCIA Visita guidata alle opere di True Fictions. Fotografia visionaria dagli anni '70 a oggi
2€ - POSTI LIMITATI
Hai mai parlato con un’opera d’arte?Due giovedì al mese le visite guidate della mostra True Fictions si trasformano e diventano “Faccia a Faccia”! La visita guidata “Faccia a Faccia” è un’esperienza unica e particolare, in cui si ha l’occasione di prendersi del tempo per sé ed entrare in relazione con l’opera d’arte, scoprirla attraverso i propri occhi e il proprio punto di vista. Naturalmente questa attività sarà in modalità virtuale, in diretta su Zoom; la partecipazione alla visita guidata è a pagamento (posti limitati).
Per informazioni: Tel. 0522444446 | info@palazzomagnani.it|palazzomagnani.it
Biglietti acquistabili su https://www.palazzomagnani.it/event/faccia-a-faccia/

2021: Guastalla entra nel circuito Castelli del Ducato

Riceviamo e pubblichiamo
Rinasce e si completa turisticamente il “Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla”. Da gennaio l'ingresso del Comune reggiano sul Po con Palazzo Ducale fa crescere la rete di qualità che dall'Emilia arriva fino a Pontremoli in Toscana. Dopo 207 anni rinasce, e si completa "turisticamente", il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. 

È appena entrato a inizio 2021 il Comune di Guastalla in provincia di Reggio Emilia con Palazzo Ducale nel circuito Castelli del Ducato. Un passo avanti di speranza!

Guastalla piazza Mazzini
archivio arteas

La storia inizia dal Trattato di Fontainebleau, l’11 aprile 1814, ratificato dal Congresso di Vienna nel 1815, proprio da una donna, Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, conosciuta in Emilia Romagna come l’Imperatrice Maria Luigia d’Austria, già moglie di Napoleone Bonaparte, Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla.
207 anni dopo, nel 2021, quel Ducato rinasce sotto il profilo turistico-culturale-enogastronomico grazie all’ingresso del Comune di Guastalla – importante amministrazione nel territorio di Reggio Emilia guidato dalla Sindaca Camilla Verona – a pieno titolo, come Sostenitore, nel circuito “Castelli del Ducato”.
Si chiude il cerchio, anzi si apre una nuova e più ampia visione di progetto territoriale, con la effettiva rinascita del “Ducato di Parma, Piacenza, Pontremoli e Guastalla” con itinerari verso Reggio Emilia, la Lunigiana e la Lombardia. Il Ducato con futuri Stati Annessi vide l’ingresso di Pontremoli, con uno scambio proprio con Guastalla, quando alla morte di Maria Luigia i Borbone rinegoziarono alcune porzioni territoriali.
A fine 2020, in tempo di pandemia, è un gruppo di persone – dopo una serie di incontri per conoscersi e individuare insieme obiettivi propositivi – ad aver lavorato per questa alleanza: il Presidente Orazio Zanardi Landi, il Principe Corrado Gonzaga del Vodice di Vescovato, il Direttore Maurizio Pavesi con lo staff Castelli del Ducato Francesca Maffini e Antonella Fava, la Sindaca Camilla Verona con l’Assessore Ivano Pavesi ed il dirigente Fiorello Tagliavini.
Ed è ancora una volta la Storia ad andare di pari passo con una idea di turismo-culturale: perché è anche grazie ad un discendente di Ferrante I Gonzaga – di cui spicca la statua in piazza a Guastalla – se si riallaccia l’antico filo tra Guastalla, le terre gonzaghesche del Po con i Castelli del Ducato e poi su fin verso Piacenza dove si trova la dimora del Principe Corrado Gonzaga, il Castello e la Rocca di Agazzano in Val Luretta.

Palazzo Ducale – Guastalla
foto Raffele Peulli

La Sindaca di Guastalla Camilla Verona: “Matilde di Canossa, Ludovica Torelli, Maria Luigia, tre donne che lasciarono tracce significative a Guastalla. Matilde con due concili, 1095 con Papa Urbano II e 1106 con Papa Pasquale II , tenuti nella millenaria Basilica di Pieve; Ludovica Torelli con la vendita di Guastalla a Ferrante Gonzaga e poi la fondazione del Collegio della Guastalla ancora  esistente a Monza; Maria Luigia suo è il finanziamento per il restauro del Teatro Comunale nel 1846, la donazione di ferri chirurgici  per l’ospedale e il sostegno alle Istituzione rivolte agli orfani e bisognosi. Certo che la presenza gonzaghesca per Guastalla è la più rilevante con la costruzione degli edifici  più importanti  e il disegno urbanistico  unico nei nostri territori; città ideale , città militare come militari erano i Gonzaga. ll Palazzo Ducale è punto di eccellenza per la nostra città, pur ampiamente modificato sul finire dell’ottocento, tuttavia è ancora in grado di offrire la visione delle antiche prestigiose vestigia dell’epoca gonzaghesca; inserito in una rete monumentale  fa di Guastalla un polo di attrazione , dal Duomo alla Chiesa della Beata Vergine della Porta, alla Chiesa dei Serviti, per passare all’incrocio urbanistico della quattro chiese realizzato dall’architetto Francesco Capriani da Volterra., e non ultima, alla Biblioteca “Maldotti” scrigno di sapere, con i suoi oltre 100.000 volumi, è tra le Biblioteche di conservazione più importanti della Regiione. Una visita  a Guastalla quindi  non mancherà di stupire”.
L’Assessore al Turismo Ivano Pavesi: “Il Po a Guastalla è una presenza costante, nel suo toponimo, “Posto di guardia”, ne fa comprendere la collocazione e la funzione; controllo dei transiti economici e militari da nord a sud in uno dei punti guadabili del fiume, grazie alle isole di San Simeone di cui rimangono ora alcune sabbiaie. Tutto questo evidenzia la ricchezza dei percorsi cicloturistici e di trekking che costeggiano le rive del Po, addentrandosi pure nel parmense e giù verso San Benedetto , coniugando i borghi con l’ambiente, in quel grande progetto promosso dal MAB Unesco che vede convivere uomo e  territorio in perfetta sinergia, fondendo storia, natura e cultura ,in cui il turismo è punto di forza in grado di produrre frutti preziosi”.
A fare chiarezza sui passaggi storici relativi al Ducato, in sintesi, è il Principe Gonzaga: “A ripercorrere, tutta la storia, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla fu uno Stato preunitario italiano esistito dal 1545 al tempo di Maria Luigia e poi fino al 1859, con una pausa dal 1808 al 1814 quando fu annesso al Primo impero francese e trasformato in un dipartimento. Il Ducato fu governato quindi, dapprima dalla dinastia dei Farnese e, dal 1731, da quella dei Borbone-Parma. Nel 1859 i territori ducali furono incorporati alle Province Unite del Centro Italia e successivamente annessi al Regno di Sardegna tramite il plebiscito del 12 marzo 1860”.

Orazio Zanardi Landi-
Castelli Ducato Emilia Romagna

Il Comune di Guastalla ha scelto come monumento per entrare nella rete turistica-culturale Palazzo Ducale, in stile rinascimentale, in centro storico: “Diamo il benvenuto al Comune di Guastalla con Palazzo Ducale e tutte le bellezze culturali e naturalistiche del suo territorio – spiega il Presidente Zanardi LandiÈ dal 2018 che con lo staff dei Castelli del Ducato partecipiamo a riunioni organizzate da DTE con alcuni enti reggiani dove sia presente un Castello o un Palazzo importante, aperti al pubblico e significativi turisticamente. E questo ci ha permesso di fare conoscere il nostro modo di lavorare. In alcuni casi, come per Guastalla, per Casina e per Scandiano ci siamo invece mossi in autonomia come circuito e attraverso incontri mirati con alcuni amministratori abbiamo creato una sinergia tra le loro realtà ed i Castelli del Ducato”.
Palazzo Ducale: è il monumento più rappresentativo di Guastalla, a lungo sede della corte signorile, e ospita diversi servizi privati e pubblici. Il Palazzo fu abitato prima dai conti Torello, poi dai Gonzaga, signori di Guastalla dal 1539, quando divenne sede di una vera e propria corte. La sua edificazione è legata a Francesco Capriani, detto il Volterra, che ne definì l’assetto a corte quadrata porticata, ma sarà l’architetto Tommaso Filippi a completarne i lavori nel 1570, con l’aggiunta del giardino all’italiana, della Galleria dei marmi e delle decorazioni compiute da Bernardino Campi. Accolse poeti e artisti come il Tasso, il Guarini, il Guercino e i Campi.

Palazzo Ducale – Guastalla
Balcone interno

Non è semplice risalire all’aspetto originario del Palazzo, a causa dei lavori di consolidamento avvenuti nel XIX secolo e i rimaneggiamenti del secolo scorso, necessari per adattare l’edificio a diversi usi. Il Palazzo divenne residenza privata della famiglia Mossina nel 1908.
Recentemente passato a proprietà pubblica, dopo importanti lavori di consolidamento strutturale e restauro post-sisma ospita al primo piano spazi espositivi per mostre temporanee, al pianterreno è sede dell’Atelier di Palazzo Ducale, dell’Ufficio Informazioni Turistiche, dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico e servizi privati.
Dopo il Castello di Bianello a Quattro Castella, la Torre di Rossenella nel Comune di Canossa, il Castello di Sarzano a Casina, la Rocca dei Boiardo a Scandiano, Palazzo Ducale di Guastalla è il quarto monumento reggiano ad entrare ufficialmente sul website www.castellidelducato.it
LE DICHIARAZIONI

La Sindaca di Guastalla Camilla Verona
È con orgoglio che entriamo come Comune di Guastalla in questo prestigioso circuito storico-turistico, ci sentiamo in “famiglia” in quanto storicamente l’appartenenza di

Guastalla a questi territori ha avuto un suo peso; territorio di confine città fortificata a ridosso del fiume, sarà per noi un momento di grande soddisfazione lavorare con i Castelli del Ducato”.
L’Assessore al Turismo Ivano Pavesi
Non solo storia ma natura e ambiente, le ciclabili sul fiume, l’attracco fluviale, le zone umide di rispetto ambientale e trekking tra le vie alzaie. Poi la gastronomia, ricchezza

delle nostre terre. È  motivo di grande soddisfazione entrare  nel circuito dei Castelli ed esprimiamo un sentito ringraziamento”.
Orazio Zanardi Landi, Presidente dei Castelli del Ducato: ”Benvenuto al Comune di

Guastalla per lavorare insieme su storia, identità, comunicazione e marketing turistico-culturale: con la marca d’area ventennale Castelli del Ducato si rafforza l’alleanza dell’asse Piacenza, Parma, Reggio Emilia, e poi dall’Appennino Tosco Emiliano al Grande Fiume Po, dalla Lunigiana, attraverso le valli, fino al Cremonese grazie ai Castelli del Ducato”.
Il Principe Corrado Gonzaga del Vodice di Vescovato: ”Per me Guastalla significa casa: i Gonzaga furono signori di Guastalla dal 1539: è una gioia che il Comune sia entrato nel circuito Castelli del Ducato”.

In sella, dal Grande Fiume all’Alta Via delle Sorgenti

Riceviamo e pubblichiamo
Tre itinerari tra pianura, collina e montagna per scoprire l’area di Visit Emilia su due ruote.

È inutile dire che, per esplorare la ricchezza e la varietà paesaggistica e culturale di un territorio di borghi e parchi naturali come quello compreso tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia, che passa dalla pianura alla collina, fino alla montagna – con conseguente e radicale cambiamento di panorami e orizzonti – il mezzo più consigliato è la bicicletta.

Che si muovano grazie alla spinta dei muscoli, come nel caso della mountain bike, o facendo affidamento sull’aiutino garantito dall’E-bike, le due ruote sembrano immaginate allo scopo di andare alla scoperta di Visit Emilia (http://www.visitemilia.com) sfilando lungo il Po, tra le opere d’arte o in mezzo ai boschi alla volta dei passi appenninici. Scese dal sellino delle bici, le gambe meglio metterle sotto alla tavola. E che tavola, in Emilia siamo nel cuore della Food Valley italiana, con prodotti gastronomici di eccellenza, conosciuti in tutto il mondo. Qualche nome sol per farsi venire l’acquolina in bocca? Coppa Piacentina, Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Aceto balsamico di Reggio Emilia, ma l’elenco è ancora lungo…e ghiotto. 

Isola Giarola
Villanova sull’Arda (Piacenza)

In pianura
La Via Po è un percorso ciclo-turistico di 110 Km che, nel Piacentino, segue l’argine maestro di destra del Grande Fiume, lambendo la città dei Farnese e regalando uno sguardo differente sulla realtà della Bassa. Tappa da non perdere è il Parco di Isola Giarola (PC), dove il lago artificiale, circondato dai pioppi, ospita la fauna e la flora tipiche del territorio. Lungo il fiume, merita una sosta Isola Serafini (PC), l’unica abitata del Po, dove la conca consente alle imbarcazioni di proseguire la navigazione fino al delta.

Isola Giarola
Villanova sull’Arda (Piacenza)

Oltre che in bicicletta, è possibile immergersi nel paesaggio fluviale anche tramite escursioni a piedi o in barca e grazie ad attività organizzate in collaborazione con il Parco Adda Sud. L’itinerario favorisce poi l’incontro con sapori tipici, come quelli del cacio del Po e dei formaggi DOP Piacentini, e con gioielli come il Castello di San Pietro in Cerro, che al suo interno conserva tesori antichi e moderni, custoditi nella Sala delle Armi e nel MIM, Museum in Motion, collezione in costante evoluzione di oltre 1500 opere di maestri contemporanei.

Torrechiara (PR)
ph Roberto Martini

In collina
Tra Langhirano e Torrechiara
(PR) – dove chi volesse ha la possibilità di investire sul relax totale noleggiando una E-Bike – il Sentiero d’Arte è una boccata d’aria e di cultura che consente di tuffarsi su due ruote in un percorso abbracciato da colline e vigneti che segue il Canale di San Michele, dalla Badia di Santa Maria della Neve al Castello di Torrechiara. Montati in sella, si parte proprio dalla Badia benedettina, perla d’architettura voluta da Pier Maria Rossi che ha attraversato indenne i secoli con i suoi affreschi barocchi, il refettorio, il belvedere e il chiostro.

Torrechiara (PR)

Avventurarsi nell’itinerario significa sfilare in uno scenario naturale arricchito negli anni con un’implementazione della presenza di varietà autoctone, tra le quali si susseguono opere di artisti contemporanei che ridefiniscono il significato del paesaggio che incornicia il Canale. Le vigne, i campi e tutti quei simboli del lavoro in un territorio che è davvero la terra del fare sono segnalibri in una storia che ha, in questo caso, il gran finale a Langhirano, sede del Museo del Prosciutto. Un’applicazione permette di approfondire vari aspetti dei luoghi attraversati, grazie a strumenti tecnologici e di realtà aumentata disseminati lungo l’itinerario.

Appennino Reggiano

In montagna
Anello composto da strade forestali e sentieri all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano per un totale di circa 60 km di pedalate, l’Alta Via delle Sorgenti unisce otto passi appenninici al di sopra dei 1200 metri e può essere considerato il regalo della provincia di Reggio Emilia agli appassionati di mountain bike. La precisione di una segnaletica leggibile, la cartina e l’applicazione Sentieri Appennino mettono chiunque in condizione di muoversi agilmente o di programmare un’escursione a tappe adatta alla propria preparazione.

Appennino Reggiano

La prospettiva di attraversare faggeti e castagneti senza staccarsi dal sellino e vedendo le sorgenti svilupparsi in corsi d’acqua che sfociano in laghetti o formano torbiere è la splendida realtà di una terra che offre agli occhi meravigliosi paesaggi e borghi antichi e al palato sapori immortali. A Cerreto Laghi, è disponibile un noleggio attrezzato E-bike ed è possibile prenotare escursioni al seguito di guide diplomate e certificate.

Teatri Aperti tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia

Riceviamo e pubblichiamo
Tra il 24 e il 25 ottobre e dal 5 all’8 dicembre 2020, Visit Emilia apre il sipario sulle visite guidate a sale e teatri storici dell’area compresa tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia.

Con quello spirito agguerrito che si respira proprio nelle grandi imprese descritte ed esaltate da drammaturghi e commediografi, Visit Emilia lancia un’iniziativa culturale volta a promuovere i luoghi sacri dell’arte e dello spettacolo nell’area compresa tra le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Grazie a Teatri Aperti, ideato da Natalia Maramotti, presidente di Destinazione Turistica Emilia, il concetto di stagione teatrale per l’autunno/inverno 2020 cambia allora forma, diventando innanzitutto un’occasione per invogliare turisti e viaggiatori all’esperienza inconsueta di addentrarsi nel cuore dei teatri storici nei due periodi compresi tra il 24 e il 25 ottobre e dal 5 all’8 dicembre. Quelli che si spalancheranno ai partecipanti saranno universi segreti e normalmente accessibili solo al pubblico delle rappresentazioni e che ora diventano essi stessi protagonisti nel desiderio di affermare l’esistenza di un patrimonio unico e generoso. Gratuite o a pagamento a seconda dei casi, le visite al seguito di una guida saranno effettuabili solo su prenotazione. Per info: Visit Emilia www.visitemiliia.com

Teatro Regio Parma
foto Luca Fregoso

Parma
A Parma, il Teatro Regio apre molto più del sipario il 24 e il 25 ottobre, con ingresso ogni ora. Poi il 6, 7 e 8 dicembre. Considerato uno dei templi italiani della lirica, è un vero monumento dell’opera costruito in stile neoclassico a partire dal 1821 per volere della duchessa Maria Luigia d’Asburgo Lorena, moglie di Napoleone. Dal foyer alla platea decorata da Magnani e sovrastata dal lampadario in bronzo dorato forgiato dalle officine Lacarrière di Parigi, fino all’eccezionale sipario dipinto e alla Sala del Ridotto, ogni angolo è parte di una storia che merita di essere illustrata e conosciuta da appassionati di musica e amanti del bello. I visitatori potranno inoltre accedere a luoghi normalmente non aperti al pubblico, come i laboratori di sartoria, la sala di scenografia, la sala prove dell’orchestra, i camerini e il palcoscenico. È inoltre possibile richiedere la partecipazione a una visita guidata della città, gestita autonomamente dall’Ufficio Turistico del Comune di Parma.

Teatro Farnese Parma
foto Cosimo Filippini

Anche il “Farnese”, all’interno del Complesso della Pilotta,  si aggiunge al prestigioso elenco di “Teatri Aperti” (24, 25 ottobre e 5, 6 e 8 dicembre). Si sa il Teatro Farnese, costruito interamente in legno (1618), regala un’inconfondibile armonia.  Sino al 14 febbraio 2021 si può poi godere anche di un tocco di sofisticata eleganza, quella delle opere di Fornasetti, che vanno in scena con la mostra “Theatrum Mundi”. 

Teatro Giuseppe Verdi Busseto

Nella rocca di Busseto, il Teatro Giuseppe Verdi può vantare alcune esibizioni giovanili del Maestro, al quale è ora intitolato ma che curiosamente col teatro stesso ebbe sempre un rapporto complicato. Attraversando il portico e salendo lo scalone, si viene accolti da decorazioni di Giuseppe Baisi e Alessandro Malpeli e dai medaglioni di Gioacchino Levi raffiguranti la Commedia, la Tragedia, il Melodramma e il Dramma romantico. La visita è prevista il 24 e 25 ottobre.

Teatro Magnani Fidenza

L’elegante sala degli spettacoli, a tre ordini di palchi, con un boccascena arricchito da oro e stucchi bianchi, è uno dei fiori all’occhiello del Teatro Magnani di Fidenza, tra i 77 storici dell’Emilia Romagna ancora in attività. La struttura porta il nome dell’artista fidentino autore di decine di scenografie verdiane, che ne curò tutta la decorazione, compresa quella della Sala del Ridotto. La visita, gratuita, è in programma nei pomeriggi del 24 ottobre, del 5 e del 6 dicembre.<

Anche se molto più recente rispetto ai gioielli storici finora descritti, l’Arena del Sole di Roccabianca, inaugurata solo nel 1946, ha una caratteristica unica nella presenza, all’interno, delle nove statue un tempo parte del monumento di Ettore Ximenes eretto in onore di Giuseppe Verdi nel piazzale della stazione di Parma. Danneggiate durante la Seconda Guerra Mondiale, le raffigurazioni delle opere del Maestro sono state ricollocate in sala. È possibile ammirarle nel corso delle visite guidate gratuite previste tra il 5 e l’8 dicembre 2020. Esiste inoltre l’opportunità di arricchire la giornata con un tour guidato al Castello di Roccabianca.
Piccola sala all’italiana nel cuore della bassa parmense, il Teatro Pallavicino di Polesine Zibello è l’evoluzione della spartana sala voluta originariamente dal Marchese Antonio Pallavicino nel 1804. Nelle mattinate del 6 e dell’8 dicembre, sarà possibile ammirare gratuitamente nel corso di una visita guidata questa miniatura spettacolare, dotata di 12 palchetti e decorata da Pietro Piazza e Giovanni Azzi (del quale si conserva ancora il sipario a tendone con fantasie floreali).

Teatro Municipale Piacenza
foto Roberto Ricci

Piacenza
Fu Stendhal a definire il Teatro Municipale di Piacenza, inaugurato nel 1804, il più bel teatro d’Italia. La forma a tre quarti d’ellisse della sala è l’innovazione di Lotario Tomba che rivoluzionò i principi della canonica architettura teatrale europea, dando alla città una struttura all’avanguardia e di grande eleganza, impreziosita nel tempo dalle opere di Alessandro Sanquirico e dei suoi allievi. Nel 1895 divenne il primo teatro del Paese a essere interamente illuminato da lampade a energia elettrica. Straordinario il Secondino di scena di Domenico Menozzi, restituito alla vista nel 2007, dopo un attento restauro.

Teatro San Matteo Piacenza

In un vicolo tra via Castello e via Taverna, il Teatro San Matteo rivela nella propria architettura le origini sacre di tempietto protoromanico. Divenuto sala cinematografica tra le due guerre e caduto in rovina, venne restaurato negli anni ’80 del secolo scorso e presenta oggi una platea di 200 posti.

Teatro dei Filodrammatici
Piacenza

Costruito nel ‘500, il Teatro dei Filodrammatici nasce come chiesa a pianta basilicale costruita per ospitare le spoglie della patrona delle monache cistercensi di Santa Franca. Destinato a usi militari dopo la soppressione del convento, l’edificio divenne sede di una scuola di musica e di una tipografia, fino a quando nei primi anni del ‘900 fu convertito in teatro con l’aggiunta di una platea con loggiato e di un ampio palcoscenico. La facciata, in stile Liberty, è opera dell’ingegner Gazzola.

Teatro Gioia Piacenza

Simile la vicenda del Teatro Gioia, anticamente chiesa intitolata al Sacro Cuore e sede dell’Ordine dei Gesuiti, col tempo convertito nel teatro Romagnosi, smantellato e finalmente destinato all’attuale funzione intorno al 1990.
I quattro teatri piacentini saranno visitabili a pagamento con guida nella mattinata e nel pomeriggio del 24 e del 25 ottobre e nei giorni compresi tra il 5 e l’8 dicembre.

Teatro Serra Pontenure

A Pontenure si entra gratuitamente nel Teatro Serra di Parco Raggio, accanto alla dimora,  denominata “Villa Fortunata”, che fu fatta edificare da Armando Raggio, tra il 1882 e il 1885. In questo teatrino “bomboniera” c’è un palcoscenico in muratura, il cui arcoscenico conserva tracce di decorazioni floreali. Spettacolare è la modanatura curvilinea che separa le due aree di copertura: in ferro la platea, in tegole il palcoscenico, suggerendo col suo andamento curvilineo il periodo di edificazione che va collocato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Si visita il 24 e il 25 ottobre e il 5, 7 e 8 dicembre.
Inaugurato nel 1823, il Teatro Verdi di Castel San Giovanni vide nel 1841 il debutto Anna Maria “Marietta” Baderna, perla della danza famosa in tutto il mondo, e venne ampliato nel 1919. Il foyer consente oggi di ammirare le antiche volte a crociera, mentre per la sala è stato recuperato, per quanto possibile, l’aspetto della chiesa originaria. La visita guidata gratuita è prevista nel pomeriggio del 5 dicembre e nella mattina e nel pomeriggio dell’8 dicembre.
Intitolato nei primi del Novecento alla leggendaria attrice che ne aveva calcato il palco a soli 10 anni, il Teatro Eleonora Duse di Cortemaggiore affonda le proprie radici nel 1826, quando Maria Luigia d’Austria consente i lavori per la trasformazione del convento. Due ordini di palchi dominano una piccola platea a ferro di cavallo in una sala decorata in stile rinascimentale a fiori e ghirlande. La visita gratuita alla platea è in programma per il 25 ottobre e il 6 dicembre.

Teatro Verdi Fiorenzuola d’Arda
foto Leonardo Arrisi

Ancora Maria Luigia d’Austria e ancora un edificio religioso si legano alla storia del Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda, inaugurato nella forma contenuta progettata da Giannantonio Perreau – platea con pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi e un loggione – nel 1853. La visita guidata gratuita è prevista in 4 turni del 25 ottobre.
Probabilmente tra i più piccoli al mondo, il Teatrino del Castello di Vigoleno si trova in una sala rettangolare del complesso fortificato medievale e prevede posti a sedere per 12 spettatori. Realizzata intorno agli anni ’20 del Novecento dal pittore russo Alexandre Jacovleff con curioso gusto esotico e ricco di simbolismi, la sala è un trionfo di suggestioni e dettagli raccordati da una fitta vegetazione che presenta anche rimandi al realismo magico di Severini.
Le visite guidate a pagamento sono in programma per il pomeriggio del 24 ottobre, il mattino e il pomeriggio del 25 ottobre, il pomeriggio del 5 dicembre, il mattino del 6 e il pomeriggio del 7 e in entrambi i momento della giornata l’8 dicembre. Su richiesta, è possibile anche estendere la visita al borgo.

Teatro Romolo Valli
Reggio Emilia

Reggio Emilia
Specchio della passione per il palcoscenico di una città che già dalla seconda metà del Seicento non poteva concepire un palazzo nobiliare senza uno spazio adibito alle recite, il Teatro Municipale Romolo Valli venne inaugurato nella sua forma attuale nel 1857. Edificato nell’area occupata anticamente dalla piazza d’armi della Cittadella, il Municipale accoglie il pubblico con un trionfale porticato dominato da un cornicione decorato con 14 statue. La grandiosità di palco – sul quale è installato un organo del 1815 – e l’ampiezza del retropalco rendono l’idea dell’importanza attribuita da Reggio Emilia all’arte della rappresentazione.

Teatro Asioli Correggio

Costruito nel punto in cui Niccolò Postumo fece erigere il proprio palazzo sul finire del XV secolo, il Teatro Comunale Bonifazio Asioli di Correggio è il frutto di una vivacissima storia di rappresentazioni, incendi e ricostruzioni. Nonostante questo, si riconosce ancora il disegno originario dell’architetto Forti con pianta a ferro di cavallo, 60 palchi ordinati su tre ordini, un loggione e un palco reale: la forma in cui la sala venne inaugurata nel 1852. La visita guidata gratuita è prevista per la mattina e il pomeriggio del 24 e del 25 ottobre e dei giorni tra il 5 e l’8 dicembre.

Teatro Ruggero Ruggeri Guastalla

Tra i dieci più antichi d’Italia, il Teatro Ruggero Ruggeri venne costruito nel 1671 su progetto di Antonio Vasconi per ordine di Ferrante III, duca di Guastalla. Nonostante gli interventi di restauro subiti nel corso dei secoli, la veste attuale mantiene la pianta a ferro di cavallo e l’originale assetto della facciata. È possibile tuffarsi nella sua storia con le visite guidate gratuite in programma nei pomeriggi del 25 ottobre, del 6 e dell’8 dicembre. È inoltre previsto anche un tour della città.

Teatro Taglivini
Novellara

Erede della sala per spettacoli esistente fin dal Cinquecento nella rocca dei Gonzaga, il Teatro Franco Tagliavini di Novellara ripropone in miniatura la struttura del Municipale di Reggio Emilia con pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi con loggione e ampia scena sormontata da orologio. Progettato da Antonio Tegani – che non a caso aveva collaborato alla realizzazione del ‘fratello maggiore’ – e finemente decorato da Cesare Cervi, il teatro venne inaugurato nel 1868 e solo nel 2012 intitolato al grande tenore novellarese. Le visite guidate gratuite avranno luogo nella mattinata del 5 e nel pomeriggio del 6 dicembre.

Teatro Herberia Rubiera

Con un nome che richiama l’antico toponimo di Rubiera, il Teatro Herberia aprì il sipario nel 1926, mostrandosi in una struttura tardo Liberty ideata da Antonio Panizzi e Italo Costa. Molto attivo anche come cinema, venne chiuso e poi riattivato, previo restauro, a fine anni ’80. È possibile visitarlo gratuitamente con guida nei pomeriggi del 24 e del 25 ottobre e del 5 e 6 dicembre.

Ricostruzione in grande scala del piccolo teatro barocco in legno realizzato da Giovan Battista Fattori nel 1775 all’interno della cinquecentesca fortezza-palazzo voluta dai Bentivoglio, il Teatro Sociale di Gualtieri nasce nel 1907 con platea a ferro di cavallo sul quale si elevano due ordini di palchi e una galleria sostenuti da colonnine in ghisa. Inondato dalla piena del Po nel 1951, resiste ma cade in disuso fino alla riapertura nel 2009. Visitabile con guida su offerta libera il pomeriggio del 25 ottobre e anche la mattina il 6 dicembre.
Il 24 ottobre e il 5 dicembre, sia nel corso della mattinata che durante il pomeriggio, sarà infine possibile visitare gratuitamente al seguito di una guida il Teatro Comunale di Rio Saliceto, originale esempio di convivenza tra edilizia privata ed edilizia pubblica, inaugurato nel 1911 per volere, pare, di Clina Sacchetti, che in esso decise di investire il denaro inviatole per acquistare terreni dal marito Pietro Montanari, allora effettivo proprietario della struttura.
Visit Emilia
E-mail: info@visitemilia.com
Sito web: www.visitemilia.com

Tenuta Roncolo 1888: una location da sogno per il giorno del “Sì”

Riceviamo e pubblichiamo
Uno Chateau nel cuore della provincia di Reggio Emilia, una villa del ‘500, un parco fiabesco, un’atmosfera d’incanto: ecco il luogo perfetto dove festeggiare il giuramento d’amore.

Il vestito, le fedi, i confetti, la lista degli invitati. Ma la scelta fondamentale è dove festeggiare il giorno del sì.

Per chi ama le atmosfere sofisticate, i luoghi pieni di magia, immersi in una natura d’incanto, perfetta è la Tenuta RONCOLO 1888 di Venturini Baldini, storica realtà nel cuore della provincia di Reggio Emilia, a Quattro Castella. Qui, immersa in un parco che fa invidia a quelli delle favole, si ergono una villa del 500, un resort appena ristrutturato – 11 camere eleganti e raffinate -, un’acetaia storica, una limonaia e vigne a perdita d’occhio. La cornice ideale per sentirsi una principessa e un principe azzurro, per un giorno e per sempre, nei ricordi e negli splendidi scatti realizzati per fermare il momento. 

Immersa tra le dolci colline nella campagna emiliana, Roncolo 1888 è situato all’interno della proprietà Venturini Baldini. Il Relais che si trova all’interno della proprietà è stato oggetto di una recente ristrutturazione che l’ha portato ai suoi antichi splendori. La struttura dall’architettura rigorosa e dal design contemporaneo – all’interno di un meraviglioso parco e attorniata da 130 ettari di terreno di cui 32 vitati dove si assapora l’incanto dei rigogliosi vigneti da cui nasce il celebre Lambrusco e non solo – è divenuta oggi la perla della Tenuta, fondata nel 1976 da Carlo Venturini e Beatrice Baldini di cui porta ancora i nomi e dal 2015 di proprietà di Julia e Giuseppe Prestia.
Ambientazione perfetta anche per chi sceglie il matrimonio eco-friendly
: la Tenuta è stata tra le prima realtà della Regione a convertirsi alle coltivazione biologiche e produce vini biologici dai primi anni ‘80. Non solo. Il progetto di ristrutturazione è caratterizzato da una visione innovativa dove estetica, funzionalità, elevate prestazioni, ecosostenibilità e risparmio energetico si fondono. 

La Tenuta di Roncolo è un posto speciale dove onorare il giorno più importante. Sfoggia un’anima poliedrica: eleganti e suggestive – shabby chic, bohèmien o Country Chic – e accoglie gli ospiti in un’atmosfera unica, fuori e dentro, estate ed inverno: all’interno della villa, nella splendida veranda, all’aperto godendo della natura che circonda la struttura.
Roncolo1888 è il posto ideale dove festeggiare le ricorrenze più importanti. La struttura collabora con wedding planner e catering approvati che sono i partner perfetti per organizzare un evento nei minimi dettagli. 

“Il nostro obiettivo è offrire agli sposi un evento ricercato in ogni minimo dettaglio – spiega Julia Prestia, proprietaria della tenuta, insieme al marito Giuseppe – Ogni coppia che ci sceglie diventa parte della nostra famiglia e i nostri sforzi sono tesi a renderli felici. Il fil rouge della nostra attività è l’eccellenza: ogni elemento è per noi espressione di bellezza, ogni piccolezza è stato studiata con attenta minuziosità, in totale armonia con le richieste dei nostri sposi. Per questo collaboriamo con Wedding Planner e Catering in linea con la  nostra visione”.
Per maggiori informazioni:
https://venturinibaldini.it
http://acetaiadicanossa.it


Credits foto: Wedding Planner: Oro Rosa Wedding Design – Ph. Daniela Nizzoli Photography

Uno, due, Trekking… tra i laghi emiliani

Riceviamo e pubblichiamo
Da Visit Emilia, un dedalo di itinerari per escursioni estive verso i deliziosi laghi dell’area di Parma, Piacenza e Reggio, tra i colli Piacentini e l’Appennino Tosco Emiliano.
foto Meridiana Immagini

Per chi, in quest’epoca di incertezza vacanziera, è alla ricerca di gioielli naturalistici lontani dal turismo convenzionale ma destinati a entrare di diritto nella segreta lista dei luoghi del cuore, l’area compresa tra le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia può rappresentare una piacevole sorpresa. Gambe in spalla e occhi fissi su panorami straordinari e inconsueti sono tutto ciò che serve per dedicarsi a un trekking a tema lacustre, che toglie il velo ad alcuni degli angoli più incantevoli di questo spicchio di Appennino contrassegnato dall’invisibile marchio di Visit Emilia.

Lago Verde – foto Marco Rossi

Laghi del Sillara (PR)
Immediatamente sotto la cima più alta dell’Appennino Parmense che presta loro il nome, i Laghi del Sillara sono la meta ideale per un’esperienza di trekking estivo di una giornata alla scoperta dei gioielli “glaciali” tra Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e Parco Regionale dei Cento Laghi. Come spesso accade, a rendere unica l’escursione è in realtà la camminata nel suo insieme che, partendo da Pratospilla, incontra in sequenza una serie di specchi d’acqua di origine glaciale, come il lago Ballano e il lago Verde (1500 m s.l.m), dove i faggi sono il preludio alla suggestiva alternanza cromatica di boschi e prati di mirtilli che accarezza gli occhi fino ai veri e propri Laghi gemelli del Sillara, a 1730 metri di altitudine. Da qui, è possibile salire fino alla vetta per godere di una vista che spazia dalla Lunigiana alle Alpi Apuane, fino al mare. Da non perdere le specialità a base di funghi porcini.

Lago Nero – foto Natacha Fiorani

Lago Bino e Moo, Lago Nero, Lago di Trebecco e Diga del Molato (PC)
I piedi sono il mezzo di locomozione tradizionale per percorrere il Sentiero del Tidone, nell’area dei Colli Piacentini. Quando il Po si allontana, a diventare protagonista è il torrente che dà il nome alla valle: risalendolo in direzione della sorgente, ci si imbatte nella Diga del Molato, imponente opera terminata nel 1928 che ha generato il Lago di Trebecco, bacino artificiale lungo 2,5 km. Tra le camminate da prendere in considerazione per una giornata di trekking targata Piacenza, meritano una menzione quelle in Val Nure verso il verdissimo Lago Nero – di origine glaciale – e alla volta del piccolo ma affascinante Lago Moo e del Lago Bino, straordinaria opera della natura, che lo ha diviso in due, decorando in estate la più grande delle porzioni con una meravigliosa pennellata di ninfee gialle. La camminata tra i meravigliosi specchi d’acqua aumenta l’appetito, che può essere soddisfatto assaporando i gustosi salumi DOP piacentini (coppa, pancetta e salame) e altre prelibatezze norcine come la mariola, presidio Slow Food.

Lago Calamone – foto Meridiana Immagini

Lago Calamone e Lago della Bargetana (RE)
Il trekking nel reggiano non può prescindere dalla gita al Lago di Calamone, autentica perla d’acqua in un’area oltre i 1300 metri di quota, punteggiata da gigli, orchidee e primule e dominata dal Monte Ventasso e dalla sua corte di faggi e conifere. Creato da esarazione glaciale e conosciuto fino al XIX secolo col nome della vetta che lo sovrasta, il lago fu per centinaia di anni al centro della leggenda – facilmente sfatata nel 1762 niente meno che dal biologo Lazzaro Spallanzani – che lo voleva comunicante con gli abissi marini. Nella conca del Monte Prado, vale invece la pena di dedicare un giorno al Lago della Bargetana, silenziosa attrazione principale di un luogo incontaminato e circondato da uno degli angoli panoramici più suggestivi del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, con vista sul Monte Cusna. Da non perdere i piatti a base di funghi porcini – cucinati dalla maggior parte dei ristoratori e rifugi della zona – di cui è possibile assaporare tutte le sfumature.
Visit Emilia
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sito web: www.visitemilia.com

Venturini Baldini: estate in vigna. Pic-nic, brunch e aperitivi

Riceviamo e pubblichiamo
Nella storica tenuta, in provincia di Reggio Emilio, l’estate è l’occasione per usufruire di un ricco calendario di eventi. 

La primavera è volata via senza potersi godere i primi soli, i pomeriggi liberi, la voglia di evadere che porta con sé. Con l’arrivo dell’estate – e la possibilità di uscire e ritagliarsi, con le giuste cautele, momenti di condivisione – si corre ai ripari.
Ecco un’agenda di appuntamenti pensati per stare in compagnia all’aperto, in un luogo d’incanto come la Tenuta Venturini Baldini, storica realtà vitivinicola nel cuore della Provincia di Reggio Emilia

Qui tra i prati e le vigne, ci si potrà rilassare all’ombra dei cipressi, in un’atmosfera rilassata e shabby chic.
Quest’estate vi aspetta un ampio programma di appuntamenti, a numero chiuso per garantire la sicurezza e il giusto distanziamento, è quindi necessario prenotare.
La domenica è possibile prenotare un Brunch o un Picnic per assaporare in tutta tranquillità la natura e la compagnia.
Si alterneranno proposte culinarie di partner locali per offrire le prelibatezze del territorio.

Non mancherà anche un abbinamento “spavaldo”, pizza e bollicine!
Per chi preferisce spezzare la settimana, l’appuntamento è con i #MercoledìRosé: ogni mercoledì dell’estate a partire dalle ore 19 e fine mezzanotte, con musica dal vivo e sfiziose offerte culinarie dello street food, si potrà fare un aperitivo in vigna.
Infine, per i più tradizionalisti che scelgono il venerdì e il sabato per uscire, perfetto è l’happy hour nel giardino del Wine shop! L’appuntamento è dalle 18:00 fine le 21:00.
Tutti eventi sono prenotabili su Eventbrite
https://venturinibaldini.ithttp://acetaiadicanossa.it