Torino: visita animata a Palazzo Cisterna

Riceviamo e pubblichiamo
Sabato 19 giugno ospite il Gruppo storico della Fenice della Città di Pianezza.
foto Santo Zòccali

Tornano a giugno, dopo il successo del mese scorso, le visite gratuite animate dai Gruppi storiciPalazzo dal Pozzo della Cisterna a Torino.  L’appuntamento alla scoperta dell’antica dimora dei Savoia Aosta è previsto sabato 19 giugno a partire dalle ore 10.
Ad accogliere il pubblico ed ad animare la visita ci sarà una nuova realtà culturale che  recentemente è entrata a far parte dell’Albo dei Gruppi Storici della Città metropolitana di Torino. Si tratta del Gruppo storico della Fenice della Città di Pianezza, un insieme di persone con ventennale esperienza nell’ambito delle rievocazioni storiche, nel teatro e nella danza in costume. Con abiti, dialoghi, usi e atteggiamenti ricostruiti nel pieno rispetto dell’epoca, il gruppo accoglierà i visitatori nel cortile d’onore con una breve narrazione, ambientata del Settecento, sul cioccolato, alternando storia, aneddoti curiosi e divertenti scenette tra nobili amanti di questa dolce e voluttuosa bevanda che insieme ai pizzi, ai minuetti e ai ventagli, approda nelle corti europee in modo prepotente nei suoi svariati e pittoreschi utilizzi.

La visita è gratuita con prenotazione obbligatoria dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 al numero 011-8612644 e all’indirizzo email urp@cittametropolitana.torino.it
Per quanto riguarda le prescrizioni di sicurezza necessarie per partecipare alla visita sarà in vigore l’obbligo di indossare la propria mascherina e di igienizzarsi le mani con il gel posto all’ingresso.
Per il rispetto della distanza fisica sono previsti due gruppi di visita da 10 persone: uno alle ore 10 e uno alle ore 11.
La prossima visita animata si svolgerà sabato 17 luglio alle ore 10 e alle ore 11.

“Restauri d’Arte”: il nuovo reportage dedicato a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna

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Protagonista del nuovo reportage della serie “Restauri d’Arte” la sede aulica della Città Metropolitana di Torino.

La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino  dedica ai “Restauri d’Arte”  prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla sede aulica della Città MetropolitanaPalazzo Dal Pozzo della Cisterna.
I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.
Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino (cliccare qui).

Palazzo Dal Pozzo della Cisterna è iniziato un importante intervento di risanamento conservativo della facciata sul giardino:  un cantiere da tempo atteso e che ora entra nel vivo con un lavoro accurato su intonaci, cornicioni, cornici, altorilievi, timpani e altri elementi architettonici, nel pieno rispetto del valore storico e artistico dell’edificio. Il nucleo originario del palazzo, di proprietà del conte Flaminio Ripa di Giaglione, risale al 1675. Tre anni dopo, per desiderio della secondaMadama Reale, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, venne allestito il giardino interno. Nel 1685 il Palazzo passò alla famiglia Dal Pozzo della Cisterna, che diede avvio a grandiosi restauri.  Risalgono alla seconda metà del Settecento la ristrutturazione e  l’ampliamento, svolti per volontà del principe-mecenate Giuseppe Alfonso, con il coordinamento dall’architetto regio.
Venne ampliata la manica di ponente, furono costruiti gli appartamenti,  fu  risistemata la facciata, vennero costruite le scuderie e le divisioni murarie.  Vennero inoltre eseguite decorazioni in legno, stucco e ferro. Il barocco piemontese finì per convivere con il neoclassicismo, soprattutto negli interni.

Seguì un periodo di interruzione delle opere di decoro, che ripresero  solo nella seconda metà dell’Ottocento, in vista e a seguito del  matrimonio  tra  Maria Vittoria – figlia di Carlo Emanuele della Cisterna e ultima discendente della famiglia – e Amedeo di Savoia Duca d’Aosta,  celebrato il  30 maggio 1867. Il Palazzo diventò una vera e propria casa di rappresentanza, molto sfarzosa: vennero aggiunte nuove sale, i soffitti a cassettoni, le vetrate, le dorature, le tappezzerie in seta e le decorazioni delle stanze ad opera del pittore Augusto Ferri. Dopo la morte della principessa Maria Vittoria, Amedeo d’Aosta volle comunque completare il Palazzo.
Venne approvato il progetto per la costruzione della cancellata che circonda il giardino sulla via Carlo Alberto (che sostituì il vecchio muro di cinta) e quello per la ricostruzione dello scalone d’onore. Sempre a quel periodo risalgono alcune migliorie tecnologiche, come l’illuminazione a gas nell’ingresso e la sopraelevazione del terrazzo fra il cortile principale e il giardino. Negli anni successivi agli inizi del ‘900 furono effettuati solo interventi minori e nel 1940 i Savoia-Aosta vendettero l’edificio, ormai scarsamente utilizzato, alla Provincia di Torino, che ne fece la sua sede ufficiale a partire dal 1945. 

Gli architetti Claudio Schiari e Laura Garavoglia, rispettivamente dirigente e responsabile del procedimento del Dipartimento Territorio Edilizia e Viabilità della Città Metropolitana, stanno seguendo i lavori di restauro, che dovrebbero concludersi nel prossimo mese di ottobre.
Le fasi dell’intervento consistono in: analisi e rilievi preliminari degli intonaci e delle cromie originali, mappatura del degrado, razionalizzazione di tutte le canalizzazioni degli impianti,  realizzazione di protezioni di vetri, serramenti e pavimenti,  demolizione di intonaci, ricucitura delle murature, pulitura di tutte le superfici,  ripristino di tutti gli intonaci, iniezioni di maltine consolidanti, sostituzione di davanzali ammalorati, revisione di serramenti esterni e gelosie,  revisione di  parapetti e grigliati in ghisa, impermeabilizzazione e risanamento delle balaustre in conglomerato cementizio del terrazzo e del balcone.

Fondo Dragone: online il catalogo della ricchissima collezione

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È online il calalogo del Fondo Dragone, ricchissima collezione custodita nella Biblioteca storica a Palazzo Cisterna di Torino.
Casorati

Opere di circa 180 pittori e incisori della scena nazionale e internazionale, in prevalenza del XX secolo, tra cui Picasso, Chagall, Carol Rama, Casorati, MastroianniCarrà e Treccani.
È il prezioso contenuto del Fondo di arti grafiche “Jolanda e Angelo Dragone”, conservato nella Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso”, di proprietà della Città metropolitana di Torino, che ha sede nel Palazzo dal Pozzo della Cisterna.
Il ricchissimo catalogo del Fondo Dragone è ora pubblicato (clicca qui) nella sezione denominata “Raccolte particolari”.
Si tratta di un fondo di opere formato da calcografie, disegni, acquerelli, serigrafie, xilografie e litografie su supporto cartaceo messo insieme negli anni ’50 e ’60 del Novecento da un’affiatata coppia di studiosi e collezionisti di eccezione, il critico d’arte Angelo Dragone (1921-2004) e sua moglie Jolanda.

Matta

Si scoprono antiche predilezioni – si legge nella presentazione online del catalogo – per un mondo torinese e piemontese sviluppatosi un po’ sottotraccia in anni di avanguardie e postavanguardie (Cino Bozzetti, Ercole Dogliani, Piero Solavaggione), ma anche felici aperture verso il mondo in bilico tra figurazione ed astrattismo, di cui gli esempi migliori sono forse gli esperimenti giapponesi di Franco Garelli, le carte impresse e dipinte di Mastroianni, il vertiginoso groviglio cromatico di Pinot Gallizio, e un occhio verso tematiche espressioniste, di cui la serie delle stampe di prova di Lorenzo Viani è forse l’esempio più toccante.

Carletti

Ma la rassegna è assai ampia, e nel suo insieme tratteggia un’immagine a tutto campo degli sviluppi della grafica d’autore in un periodo cronologicamente centrale per il Novecento, costituendone anche un non secondario campionario di tecniche, spesso tradizionali, come le acqueforti, le incisioni dirette, le puntesecche, ma anche, in molti casi, sperimentali”.
La collezione fu ceduta alla metà degli anni ’60 dalla famiglia Dragone alla Cassa di Risparmio di Torino, che a sua volta la cedette alla Provincia di Torino, con l’esplicito suggerimento di depositarla presso la Biblioteca “Giuseppe Grosso”.