di Giulia Quaranta Provenzano
Oggi vi proponiamo una doppia intervista a Riccardo Riccio e Miriam Santangelo, che sono una coppia sia nella musica che nella vita di tutti i giorni. Occasione per fare alcune chiacchiere con questi due giovani è stata l’uscita del loro nuovo singolo, intitolato “Primo Giorno”. A seguire l’intervista che hanno rilasciato alla nostra collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano.
Ciao! È uscito ieri, 4 luglio, in anteprima nazionale su ALL MUSIC ITALIA il videoclip del vostro brano “PRIMO GIORNO”. Da oggi il vostro singolo, pubblicato dall’etichetta Terzo Millennio Records, è in radio e disponibile su tutti i digital stores. Ebbene, da quale esigenza o comunque sentire interiore nasce il testo? “RICCARDO & MIRIAM – Era un periodo molto particolare per entrambi quando abbiamo scritto “PRIMO GIORNO”e ciò che ci ha accumunato è stato proprio il desiderio di esternare quante più emozioni possibili. Lo abbiamo fatto, racchiudendole ed indirizzandole tutte verso ciò che in quel momento ci ha fatto sentire e stare meglio: noi due, questo brano e le sue note”.

Il testo e la base della canzone “PRIMO GIORNO” sono stati interamente scritti e prodotti da voi due, musica che si avvicina al genere Future Chill Pop che vorreste presentare e portare in Italia così da arricchire sempre di più il mondo della musica nel nostro Paese …il mondo musicale italiano da cosa lo vedete caratterizzato e come mai pensate sia tale e non maggiormente ricco di rami? “RICCARDO – A mio parere, l’Italia è decisamente troppo ancorata alle mode e purtroppo la musica è diventata una di esse. Molte persone ascoltano un determinato genere giusto perché “fa figo”, alienandosi da ciò che è realmente il mondo della musica. Io ascolto anche musica classica se mi gira, e non mi vergogno di dirlo bensì ne vado fiero, e a volte la produco pure. Se non rilascio brani del genere è solo ed unicamente perché non è uno dei generi che mi sento in grado di rappresentare. Cosa contraria invece per il genere Future Pop e Future Chill Pop. MIRIAM – Al giorno d’oggi tutti possono “fare musica” e purtroppo, a mio avviso, oramai, non le si attribuisce più il giusto valore. Si ascolta quell’“artista X” per semplice moda, ché se non conosci quella “canzone X” che tutti cantano e conoscono a memoria sei uno “sfigato”. Io e Riccardo sentiamo il bisogno di farci conoscere perché vicendevolmente crediamo nelle qualità che ciascuno di noi possiede. Abbiamo sfumature diverse, ma vissuti simili ed entrambi abbiamo tanta voglia di esternare ciò che sinora abbiamo tenuto dentro. L’intento è quello di emozionare ed arrivare al cuore della gente”.
Come descrivereste il genere Future Chill Pop? “RICCARDO – Come una sorta di Pop puramente elettronico alternativo, con vocal chops sempre presenti. MIRIAM – …e nel nostro caso, talvolta, con qualche richiamo o sfumatura Jazz o Rock. Ve ne renderete conto più avanti, ve lo assicuro”.
In “PRIMO GIORNO” tu, Riccardo, esordisci con l’interiezione «Ehy» che serve ad attirare l’attenzione di qualcuno (in tono di confidenziale saluto) o come risposta al saluto di una persona familiare o ancora, come in questo caso, sembra fungere da energico richiamo. E a riguardo proprio di richiami e sollecitazioni, cosa trovi invitante e che esercita su di te attrazione intesa come spinta all’accostamento o al contatto? “Beh, in questo caso fanno tanto gli sguardi e i sorrisi, le parole non dette e quelle appena abbozzate ma nella maniera più giusta… io mi lascio molto trascinare da queste cose. Appunto un “Ehy” in un momento difficile o sentito, se detto col giusto calore e seguito da una carezza, penso possa far rinvigorire chiunque”.
Nella canzone “PRIMO GIORNO” sempre tu, Riccardo, subito dopo canti «(…) Sei stata vicina col niente/ Ma so che lo sarai per sempre/ Ti vivo vicino anche da lontano/ Ora sono vivo ora sono insano (…)». Qui hai utilizzato «niente» come avverbio di quantità, per dire “in nessuna quantità”, ad anticipare il concetto di mancanza che viene subito dopo reso dalla locuzione avverbiale «da lontano»? Personalmente cosa ti fa sentire vicina e vicino ad una persona (e, per affinità tematica, ti domando qual è il tuo punto di vista sulle relazioni a distanza)? “Rispondendo molto semplicemente è il cuore, seguito dal cervello, che mi fa sentire vicino ad una persona. Ossia, sentimento più complicità. Non a caso, anche se le odio, qualora si dovesse presentare la necessità per casi di forza maggiore, sarei pronto ad affrontare con tutta la serenità possibile una relazione a distanza.
I versi di “PRIMO GIORNO” che recitano «(…) Alle stelle no non si mente/ Ora sarai mia per sempre/ Vivremo da Dei se mi prendi la mano/ Su baby fallo che adesso voliamo (…)» stanno a significare che il desiderio (rappresentato dalle «stelle») non lo si può ingannare, cioè che mentire a se stessi non è possibile perché – pur negando la verità agli altri – ognuno di noi dentro di sé sa quali sono le proprie speranze ed autentici desii? “RICCARDO – Assolutamente sì, io sento che soltanto le stelle percepiscono e comprendono appieno i miei obbiettivi e desideri, e per questo motivo ho messo in ballo loro …ma tutto ciò è in rapporto alla propria indole e coscienza. Si possono celare ed omettere le cose agli altri, tuttavia non a se stessi o, nel mio caso, non alle stelle…”.

Cos’è e quali sono i connotati dell’Amare, per quello che vi riguarda? E cosa ne pensate della monogamia? “RICCARDO & MIRIAM – Per amare bisogna essere affini, bisogna sapersi comprendere e supportare. È necessario volersi bene, da amici e da amanti… e c’è bisogno di dialogo, sempre, che questo non può mai mancare. Se la persona che si ha a fianco completa il proprio mondo, non serve nessun altro/altra”.
Miriam, tu canti «(…) Baby non è ancora tempo per le lacrime/ Ti asciugherò il dolore per il resto delle pagine/ Se questo è un sogno vorrei soltanto rimanere/ Ancora fra le mie parti/ Non mi dispiace (…)». Vi è qualcosa/qualcuno per cui, nel tuo vissuto sino ad oggi, ti sei trovata a provare un dolore intenso e non facilmente passeggero tanto da averti “segnata” o comunque cambiata nettamente rispetto al passato? “Con la frase «(…) Baby non è ancora tempo per le lacrime/ Ti asciugherò il dolore per il resto delle pagine (…)» ho voluto dire che il dolore del passato è ormai andato via e se dovesse succedere qualcosa di brutto al mio lui ci sarò io al suo fianco. Ci sono state sicuramente molte vicende che mi hanno cambiata, mi hanno “segnata“ e fortificata tanto da rendermi la persona che oggi sono diventata”.
In un rapporto di coppia cosa cerchi e cosa ti ferisce al punto tale da non riuscire a perdonarlo (e, di conseguenza, al punto da non riuscire a perdonare il tuo compagno)? “MIRIAM – In un rapporto di coppia quello che, secondo me, non deve mai mancare è il dialogo e la spontaneità con la quale affrontare qualsiasi genere o tipo di discorso. Ciò sta alla base di una relazione. Mi piace instaurare un certo feeling sin dall’inizio, fondare solide radici e, se ne vale la pena, costruirci sopra tante cose belle. Non riuscirei a perdonare le molteplici menzogne, le frasi fatte e il tradimento”.

E sempre in “PRIMO GIORNO” poi tu, Riccardo, canti «(…) Come uno strano dejavu/ Ti ho avuta ma non lo ricordo più/ Ho paura di te che sarai per me/ Ma comunque ti voglio sempre di più/ Scrivo una storia di nuvole/ Scrivo per te perché sai che/ Tu sei me io son te/ Sei droga mi drogo solo di te (…)». La parola «dejavu», che è un fenomeno psichico rientrante nelle forme di alterazione dei ricordi, letteralmente significa “già visto” e consiste in fatti totalmente casuali di cose, animali o persone che entrano in contatto col soggetto, provocando la sensazione di un’esperienza precedentemente vissuta tanto da venir chiamato pure «falso riconoscimento». Il forte senso di famigliarità che si prova nell’esperienza “precedente” del dejavu viene perlopiù attribuita ad un sogno. Tu concordi con la psicologia e la scienza oppure sei dell’idea che la sensazione di aver già vissuto una situazione sia collegata a vite passate o magari al futuro? “Onestamente credo ad entrambe le cose. Il dejavu, secondo me, può essere il ricordo di un sogno …come anche la similarità con una situazione vissuta in un’altra vita passata. Appunto per questo nel videoclip del brano è raccontato un parallelismo tra le nostre vite, mia e di Miriam”.
Il fatto che tu abbia paragonato la lei di “PRIMO GIORNO” alla «droga» è per sottolineare che questa ragazza “aggiunge sapore alla vita” così come alcune sostanze vegetali secche, aromatiche (spezie), danno maggior sapore alle bevande o ai cibi (infatti il termine “dròga” probabilmente deriva dall’olandese droog, secco/cosa secca)? Oppure la parola «droga» allude ad una tua concezione del rapporto di coppia come potenziale produttore, come rischio, di una dipendenza tale da portare all’alterazione/modificazione di sé? “RICCARDO – Decisamente il secondo significato, ma in un senso ancora un po’ più metaforico ovvero ho pronunciato le parole «(…) Sei droga mi drogo solo di te (…)» come se fosse una dichiarazione …Un po’ come dire «Sono dipendente da te, voglio e vorrò sempre e solo te»”.
Riccardo, in “PRIMO GIORNO” canti inoltre «(…) Ricordo il primo giorno con te/ Io presa da te tu impaurita di me/ Non conoscevi un quarto di ciò son io/ Nessuno ci divide nemmeno il tuo Dio// So che lo vuoi ma mordi piano/ So che mi senti non mi allontano/ Non ho niente da perdere/ È tutto da prendere lasciati sorprendere// Dicevi che non mi sentivi sincero/ Dicevi sembrava copiato da un film/ Si davvero sì per davvero/ Come quando sei stata lontana ma c’ero/ Il mio sangue circola per te sul serio/ Sì sul serio/ Sì sul serio (…)» …E per ciò che concerne Dio, per quanto immagino tu lo abbia qui nominato più che altro poeticamente, credi nel destino quale necessità che sembra determinare gli eventi e che appare esterna e superiore alla volontà dell’uomo o piuttosto sei del parere che siamo soltanto noi gli artefici della nostra vicenda personale? “Nulla, dal mio punto di vista, accade per caso e questo è poco ma sicuro. Credo che ci siano persone destinate a fare grandi cose, eppure ciò solo perché la loro determinazione nel compiere queste “cose” non morirà nemmeno quando loro stessi passeranno a miglior vita. D’altro canto, non va mai dimenticato che siamo sempre in tempo e in grado di mutare facilmente la nostra esistenza”.

Miriam, tu prosegui poi cantando «(…) No non importa se domani accadrà/ Non mi importa se domani sarà/ Sfiderò i mostri perché in testa ci sei tu/ No non voglio ripetertelo più/ Non voglio soffrire/ Non voglio morire è lì accanto che voglio dormire (…)». Quando una persona ti entra “in testa”? “Una persona mi entra in testa nel momento in cui inizio a pensarla molteplici volte in un giorno. Dopo il resto viene da sé. E me ne rendo conto pian piano …cerco di capire se mi piace davvero, faccio alcune domande e tento così di comprendere se [quella persona] fa per me”.
Quali sono invece gli aspetti per cui può capitare che tu ti senta timorosa ed insicura nell’iniziare a condividere il tuo tempo e spazio con un partner – e dunque quali sono “i mostri” contro cui, in tal caso, sai che devi combattere? “MIRIAM – Prima di cominciare un “qualcosa”, mi piace assicurarmi che tutto sia affine e che ci possa essere dialogo e comprensione. Non ho, invece, alcun tipo di timore a tal riguardo [vale a dire prima di iniziare e all’inizio di una relazione]”.
Infine, il sopracitato verbo «mordi» e il vocabolo «sangue» mi hanno fatto venire in mente la figura del vampiro e “Les métamorphoses su vampire” di Charles Baudelaire ma altresì il film “Il Violinista del diavolo” [https://youtu.be/76AH4hmLnRE]: dal vostro punto di vista in che rapporti stanno la carne, la morte e il diavolo (anche e proprio in relazione ai sogni eroici ed erotici)?“RICCARDO & MIRIAM – La carne, la morte e il diavolo sono tre elementi accomunati tra loro e che ci accomunano. Siamo fatti di carne; la morte può essere intesa anche come senso di rinascita; tutti i giorni noi siamo stuzzicati dal diavolo che ci pone dinanzi a delle scelte, quali «prendere o lasciare».