Martedì Rai: ultima puntata di Superquark e Bob Dylan

Riceviamo e pubblichiamo
Domani, martedì 1° settembre, sui canali Rai vi suggeriamo l’ultima puntata di Suprequark su Rai1 e Bob Dylan su Rai5.

Ultima puntata di Superquark: il doc della Bbc sull’Africa e, con Alberto Angela, ad Aosta
Nell’ultima puntata della stagione di Superquark, in onda martedì 1 settembre alle 21.25 su Rai1, le splendide immagini del documentario della BBC alla scoperta dell’Africa. È lì che si verificano i più grandi ritrovi di animali di tutto il mondo, tra le grandi savane dove vivono “i big five” e le foreste pluviali. Alcuni giovani scimpanzé con astuzia riescono a trasformare in utensili le risorse che la giungla mette loro a disposizione; mentre nel Serengeti vivono mandrie di antilopi, gnu, zebre, ghepardi che cacciano in gruppo e iene brune alla ricerca di cibo. Il doc mostra un continente in cui gli animali vivono in perfetto equilibrio tra loro, la natura regna sovrana e la minaccia più grande è costituita dall’uomo. La puntata prosegue con la storia di un’intera regione che deve il suo nome alla fondazione di una città romana: Aosta. Alberto Angela percorre il territorio ai piedi delle vette d’Europa esplorando un patrimonio poco conosciuto. A seguire, un servizio sui virus: invisibili nemici che sanno come infilarsi nelle nostre cellule, come ci ha insegnato l’epidemia Covid 19. Ma se li “riprogrammiamo” in laboratorio, possono diventare straordinari alleati contro le malattie genetiche, come spiega Barbara BernardiniMarco Visalberghi racconta invece come dopo trent’anni di osservazioni, un team internazionale di astrofisici abbia pubblicato una nuova, strabiliante, conferma della teoria della relatività di Einstein. Rinfrescano l’aria, la ripuliscono, fermano la pioggia: gli alberi in città. Oggi è possibile misurare questi effetti camminando per una grande città. Paolo Magliocco con Francesca Marcelli esplorano scientificamente quello che succede. Un’arca di Noè subacquea, per salvare le gorgonie, nel racconto di Cristina Scardovi e dell’operatore subacqueo Roberto Rinaldi. Infine, per la rubrica “Scienza in cucina” la dottoressa Elisabetta Bernardi spiega come rafforzare nuovi studi per combattere l’obesità infantile. Ospiti di Piero Angela in studio per le rubriche: “Dietro le quinte della storia”: il professor Alessandro Barbero racconterà una battaglia quasi sconosciuta che ha Massimo Polidoro cambiato la storia del mondo, la battaglia di Québec. “Psicologia di una bufala” con spiegherà come si distinguono le fonti attendibili da quelle che non lo sono, per difendersi dalle fake news. “Tecnologia”: il professor Roberto Cingolani spiegherà perché il digitale non è proprio ecologico.

Prima visione di “The Bob Dylan Phenomenon” per il ciclo “Ghiaccio Bollente”
Non è stato semplicemente di un artista di talento, ma un autore unico che ha colto lo spirito del tempo, senza restare prigioniero del suo tempo. Non ha parlato di una generazione, ma è diventato la voce di una generazione. A Bob Dylan è dedicato il doc in prima visione “The Bob Dylan Phenomenon” in onda martedì 1 settembre alle 22.45 su Rai5, disponibile anche in ligua originale. Attraverso immagini live, dichiarazioni del cantautore e il racconto di giornalisti, esperti del settore e musicisti, si traccia la storia discografica e personale di Bob Dylan.

Un Natale iconico con la Desert Boot di Clarks

Riceviamo e pubblichiamo
Regala e regalati una scarpa seasonless e di culto con la Desert Boot di Clarks.

I classici sono sempre di moda e, quando sono anche di tendenza, il risultato è assicurato. Sempre e soprattutto a Natale.
unnamedCome la Desert Boot di Clarks: l’iconico polacchino del brand inglese che, da oltre 65 anni, conquista milioni di generazioni in tutto il mondo e che diventa il regalo perfetto, da fare e da farsi, per rendere le festività natalizie ancora più uniche.
Più che una scarpa, un must unisex, per tutte le età e per tutte le occasioni, indossate da outsider di tendenza come Bob Dylan e Steve McQueen allora e Alexander Skarsgard oggi, nel 2009 sono state annoverate tra le cinquanta scarpe che hanno cambiato il mondo dal Museo del Design.
Una calzatura timeless, non soggetta alle tendenze e sempre identica a sé stessa: realizzata con i materiali migliori, utilizza da sempre una pelle scamosciata di qualità trattata per essere resa ancora più morbida e liscia come il velluto.
Clarks loves Christmas: per lui e per lei, una scarpa che alle sue caratteristiche storiche e al suo dna unisce il fascino di uno spirito sempre libero e contemporaneo per creare un’icona dello stile capace di rendere il Natale indimenticabile.
unnamedIl Desert Boot originale: nato al Cairo, prodotto in Gran Bretagna da Clarks nel 1950 Il fascino senza tempo di Clarks Desert Boot ha resistito per oltre 65 anni. E in Clarks sono orgogliosi di sottolineare che sono stati loro i primi ad averlo ideato. Indossato dai militari WWII fuori servizio e notato in un bazar del Cairo da Nathan Clark, la prima apparizione del Desert Boot risale al 1949 presso l’head quarter di Clarks nel Somerset. Fu modellato utilizzando l’autentico suede britannico Charles F. Stead e rifinito con la suola in gomma crepe ricavata dall’albero di Pará. I primi modelli di Nathan furono lanciati in occasione della Fiera delle Calzature di Chicago nel 1950. E il resto, come si suol dire, è storia.

 

“Mr Tambourine Man” è il singolo di Leo Meconi

rubrica a cura di Fabrizio Capra
foto Ermes Tazzari
Da ieri è disponibile il singolo di Leo Meconi tratto dal suo album “I’ll fly away”. Online anche il video di “Mr Tambourine Man” con il cameo di Dodi Battaglia.

Leo-Meconi-5-Ph-Ermes-TazzariDa ieri, venerdì 29 novembre, è disponibile in radio, sulle piattaforme streaming e in digital download “MR. TAMBOURINE MAN” il nuovo singolo di LEO MECONI, estratto dal primo disco di inediti  “I’LL FLY AWAY”. Con questo brano, il giovane cantautore bolognese, rende omaggio a Bob Dylan, padre della musica folk americana.
Mr. Tambourine Man di Bob Dylan è da sempre una delle mie canzoni preferite. Ho un video di me piccolo, con  la chitarra elettrica ed un tamburello elettronico, mentre canto questa canzone che è una delle prime che ho imparato – afferma Leo  – Questa versione è stata riarrangiata in studio da me, con l’aiuto di Dodi Battaglia. Io suono la chitarra acustica, la chitarra semiacustica e l’armonica a bocca, mentre lui ha suonato la chitarra elettrica nella parte centrale (assolo) e finale”.
copertina-L’album “I’LL FLY AWAY” uscito anche lui ieri, venerdì 29 novembre, è un viaggio attraverso storie che il cantautore ha scritto a partire dal 2016. Un disco pop, con influenze e sonorità folk e rock, che sono da sempre i generi di riferimento di Leo Meconi. Tutte le canzoni sono nate per voce, chitarra acustica e in alcuni casi per armonica o loop station con arrangiamenti pensati per i live.
La title track è il simbolo di questo viaggio e rappresenta il desiderio di realizzare i propri sogni. Le altre storie raccontate nelle canzoni trattano di amicizia e amore, ma anche di esperienze personali vissute, come in The Sea o in The Homeless Man. – racconta il cantautore – Ci sono le paure adolescenziali di Satan’s Street, le storie di amicizia di I’m Calling You o di Soul Chains, ma anche le storie adulte di Your Eyes o Behind This Mask, che è l’ultima canzone scritta per l’album ad agosto 2019, ed è forse la canzone più pop dell’album. In Tears Are Falling Down il protagonista è un soldato che racconta le proprie paure, mentre Guitar Man è il racconto di una serata molto speciale, unica…” – conclude – “L’album si chiude con due 7I3A0973-Ph-Ermes-Tazzaribonus tracks: la prima è un omaggio ad uno dei fondatori del folk americano, arricchito dalla chitarra elettrica di Dodi Battaglia, la seconda è la versione acustica di Satan’s Street nella tonalità originaria in cui l’ho scritta”.
Questa la tracklist di “I’LL FLY AWAY”: I’ll Fly Away, The Sea, Satan’s Street, The Homeless Man, Soul Chains, Tears Are Falling Down, Guitar Man, Your Eyes, I’m Calling You, Behind This Mask, Mr. Tambourine Man, Satan’s Street (Acoustic).
Il video del singolo “MR. TAMBOURINE MAN” per la regia di Federico Rettondini e le riprese di Franco Lanfredi, è stato girato presso il Lago di Tovel e a Bologna e vede il cameo di Dodi Battaglia.
Per questo video ci siamo divertiti a giocare con le diverse chiavi di lettura che questo classico folk rock. Non è una vera e propria narrazione, piuttosto un suggerire le atmosfere emotive tra “inferno” e “paradiso” che la canzone propone. – dichiara il regista – Il cameo di Dodi Battaglia, che suona anche nel brano, è una sorta di allegoria di un futuro radioso, forse non in linea con l’atmosfera della canzone, ma più vicino alla positiva determinazione di Leo Meconi”.

Leo Meconi nasce a Bologna il 13 maggio 2004 e mostra sin da bambino una grande 7I3A1103-Ph-Ermes-Tazzaripassione per la musica, specialmente per quella folk/rock americana. Inizia a prendere lezioni di chitarra all’età di 7 anni e comporre le sue prime canzoni all’età di 12 anni. Nonostante la sua giovane età, Leo si è già esibito diverse volte dal vivo e partecipato a diversi festival e concorsi. Finalista nel 2017 a “Vocine Nuove Castrocaro”, nel 2018 ha vinto il “Festival Incanto” di Ravenna, secondo classificato  ad “Un Voce per l’Europa” e primo classificato al “Punto Radio Talent a Bologna”. Il 5 luglio è una data fondamentale per Leo: il 5 luglio 2016 Bruce Springsteen lo ha invitato a salire sul palco di San Siro per un duetto alla chitarra su Dancing in the Dark, e da Leo-Meconi-1-Ph-Ermes-Tazzariquella serata è nata l’ispirazione per la prima canzone scritta da Leo, “Guitar Man”, come lo ha ribattezzato Springsteen quella sera. Il 5 luglio 2019 Leo Meconi pubblica il suo primo album It’s Just Me  prodotto da Azzurra Music con la supervisione di Dodi Battaglia, per il quale Leo ha aperto a febbraio il concerto al Teatro delle Celebrazioni a Bologna. Quel disco contiene complessivamente 20 brani che riassumono la sua passione per artisti come Bruce Springsteen, Bob Dylan, Eagles,  Bob Marley e Stevie Wonder, oltre a  “Satan’s Street” e “Guitar Man” che sono invece due inediti scritti e interpretati da Leo in questa sua opera prima.

Nando Rizzo e Gianni Alba: quando due artisti si incontrano e generano emozioni

di Fabrizio Capra - foto di Erica Testa
Quello di Nando Rizzo e Gianni Alba, musica e pittura, è risultato un recital al di fuori dai classici spettacoli. Un vero (e sempre più raro) esempio di coinvolgimento del pubblico, cape di incollare alla sedia lo spettatore. 

IMG_3661Se Elisa Garipoli, presidente del Real Music Institute di Asti, quando mi ha invitato alla performance di Nando Rizzo e Gianni Alba mi avesse avvertito dell’immensa genialità dell’evento organizzato domenica scorsa ad Asti (12 maggio) mi sarei approcciato con maggior rispetto riverenziale.
IMG_3557Credevo che ad attendermi, in una enorme e suggestiva cantina di un palazzo dell’Ottocento situata nel centro storico della città del Palio, ci fosse un classico recital che abbinava due arti, musica e pittura,ed allora mi sono lasciato andare a immediata confidenza con l’artista, qualche battuta ma…
… ma quello a cui ho assistito mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta.
Credo che solo poche altre situazioni mi hanno coinvolto come questo evento, un qualcosa che ben pochi altri artisti, ma molto pochi, sono ancora in grado di fare senza usare effetti speciali.
IMG_3706Nando Rizzo ha saputo trasmettermi le emozioni di ascoltare musica e parole che arrivano al cuore e possono arrivare solo se si canta con sentimento e trasporto, capace di coinvolgermi anche quando ha cantato alcuni mostri sacri internazionali che apprezzo ma che non rappresentano la mia passione musicale.
E cosa dire dei quadri di Gianni Alba che raffigurano gli artisti protagonisti delle canzoni cantate da Nando erano presenze reali, così vere, che dalla tela in cui sono stati raffigurati parevano osservarti mentre lo spettacolo andava avanti, personaggi ritratti con espressioni cosi reali che parevano essere loro stessi pubblico.
IMG_3666I quadri esposti dietro (e anche un po’ anche ai lati) si presentavano alla spettatore coperti e numerati al fine di coinvolgere il pubblico, spettatori che indicando il numero dell’opera da scoprire andava a determinare la scaletta.
Così si è passati da Fabrizio De Andrè a Paolo Conte, dai Beatles a Freddy Mercury, da Renato Zero a Gianmaria Testa e Giorgio Conte, da Jimi Hendrix (eseguito con la partecipazione straordinaria di Steve Lallo) a Luis Armstrong, dai Pink Floyd a David Bowie e Bruce Springsteen, e molti altri per arrivare all’ultimo brano dell’esibizione, quello di Bob Dylan passando per un brano di un bravo cantautore contemporaneo vivente, Nando Rizzo, brano che nulla ha da invidiare ai quelli dei nomi che ho enunciato prima.
IMG_3687Poi, a stupirmi, anche la passione e il coinvolgimento con cui Nando Rizzo è in grado di far “parlare” le chitarre, com’è un tutt’uno con loro, capace di trasmettere al pubblico forti vibrazioni e emozioni ma non sono mancati simpatici siparietti tra i due artisti nel momento in cui veniva si doveva scoprire un nuovo quadro e ci si accingeva a vivere un’altra canzone.
E così il tempo è volato e le vecchie mura della cantina astigiana sono tornate silenziose ma intrise d’arte.

Alessandria: il “sessantotto” parlato e cantato giovedì a Cultura e Sviluppo

a cura della Redazione

i nuovi trovieri

i Nuovi Trovieri

Giovedì prossimo, 22 novembre, l’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria (piazza Fabrizio De André 76), dalle 19 alle 23 (con una pausa alle ore 20,30), ospita un interessante incontro dal titolo “Il movimento del sessantotto – riflessioni, parole, musica”.
Il Sessantotto, a distanza di cinquant’anni, rimane un momento altamente simbolico, soprattutto grazie alle manifestazioni studentesche (e poi operaie) che ebbero luogo in moltissimi Paesi. Anche l’Associazione Cultura e Sviluppo ha pensato di riflettere su quello snodo fondamentale con un appuntamento dei Giovedì culturali articolato in due momenti distinti.
Nella prima parte, a partire dalle ore 19, il professor Bruno Cartosio (Università di Bergamo) rifletterà su ciò che il movimento del ’68 ha rappresentato, e sulla sua eredità, con particolare attenzione per gli Stati Uniti. Con lui interverrà Pier Paolo Poggio (Fondazione Luigi Micheletti), con uno sguardo più orientato all’Italia e all’Europa.
locandina sessantotto acsalNella seconda parte della serata, si esibiranno invece due gruppi musicali, i Suoni Ribelli (Gianluca Bianchi, fisarmonica, flauto, voce; Mimma Caldirola, voce; Enzo Macrì, voce, regia; Dino Porcu, chitarra; Otello Vanni, chitarra e voce) e i Nuovi Trovieri (Gianni Ghè, Gianfranco Calorio e Giancarlo Monfredini), che insieme proporranno uno spettacolo dal titolo Come un tram senza freni. La musica del ’68 e dintorni.
Gli anni Sessanta non furono solo il decennio dei diritti civili e della guerra del Vietnam, delle rivolte di strada e degli assassinii politici, ma anche dei Beatles e dei Rolling Stones, di Bob Dylan e Joan Baez. La musica e il suo linguaggio universale furono gli elementi che unirono i ragazzi di tutte le nazionalità. I Rockes, I Nomadi, Guccini, L’Equipe 84, e tanti altri, inserirono nel contesto musicale italiano oltre ai capelli lunghi, ai jeans e all’abbigliamento stravagante, anche i temi della rivolta sociale. Nei testi, spesso tradotti dall’inglese, si raccontava oltre al disagio esistenziale della condizione giovanile, la speranza di un mondo nuovo e la contrarietà alla guerra. E poi c’era la canzone politica. Esclusa dai media, aveva tuttavia i suoi canali di diffusione nel “movimento”. Ogni occasione era buona per tirare fuori la chitarra e intonare “Contessa” o “Cara Moglie”. La musica del “Nuovo canzoniere italiano” con Ivan Della Mea, Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Paolo Ciarchi, Rudi Assuntino, Gualtiero Bertelli costituiva la vera colonna sonora della contestazione. “Come un tram senza freni” è un viaggio nella musica che ha accompagnato la generazione dei “sognatori”, con brevi testi e inserti multimediali dell’epoca.