Martedì Rai: ultima puntata di Superquark e Bob Dylan

Riceviamo e pubblichiamo
Domani, martedì 1° settembre, sui canali Rai vi suggeriamo l’ultima puntata di Suprequark su Rai1 e Bob Dylan su Rai5.

Ultima puntata di Superquark: il doc della Bbc sull’Africa e, con Alberto Angela, ad Aosta
Nell’ultima puntata della stagione di Superquark, in onda martedì 1 settembre alle 21.25 su Rai1, le splendide immagini del documentario della BBC alla scoperta dell’Africa. È lì che si verificano i più grandi ritrovi di animali di tutto il mondo, tra le grandi savane dove vivono “i big five” e le foreste pluviali. Alcuni giovani scimpanzé con astuzia riescono a trasformare in utensili le risorse che la giungla mette loro a disposizione; mentre nel Serengeti vivono mandrie di antilopi, gnu, zebre, ghepardi che cacciano in gruppo e iene brune alla ricerca di cibo. Il doc mostra un continente in cui gli animali vivono in perfetto equilibrio tra loro, la natura regna sovrana e la minaccia più grande è costituita dall’uomo. La puntata prosegue con la storia di un’intera regione che deve il suo nome alla fondazione di una città romana: Aosta. Alberto Angela percorre il territorio ai piedi delle vette d’Europa esplorando un patrimonio poco conosciuto. A seguire, un servizio sui virus: invisibili nemici che sanno come infilarsi nelle nostre cellule, come ci ha insegnato l’epidemia Covid 19. Ma se li “riprogrammiamo” in laboratorio, possono diventare straordinari alleati contro le malattie genetiche, come spiega Barbara BernardiniMarco Visalberghi racconta invece come dopo trent’anni di osservazioni, un team internazionale di astrofisici abbia pubblicato una nuova, strabiliante, conferma della teoria della relatività di Einstein. Rinfrescano l’aria, la ripuliscono, fermano la pioggia: gli alberi in città. Oggi è possibile misurare questi effetti camminando per una grande città. Paolo Magliocco con Francesca Marcelli esplorano scientificamente quello che succede. Un’arca di Noè subacquea, per salvare le gorgonie, nel racconto di Cristina Scardovi e dell’operatore subacqueo Roberto Rinaldi. Infine, per la rubrica “Scienza in cucina” la dottoressa Elisabetta Bernardi spiega come rafforzare nuovi studi per combattere l’obesità infantile. Ospiti di Piero Angela in studio per le rubriche: “Dietro le quinte della storia”: il professor Alessandro Barbero racconterà una battaglia quasi sconosciuta che ha Massimo Polidoro cambiato la storia del mondo, la battaglia di Québec. “Psicologia di una bufala” con spiegherà come si distinguono le fonti attendibili da quelle che non lo sono, per difendersi dalle fake news. “Tecnologia”: il professor Roberto Cingolani spiegherà perché il digitale non è proprio ecologico.

Prima visione di “The Bob Dylan Phenomenon” per il ciclo “Ghiaccio Bollente”
Non è stato semplicemente di un artista di talento, ma un autore unico che ha colto lo spirito del tempo, senza restare prigioniero del suo tempo. Non ha parlato di una generazione, ma è diventato la voce di una generazione. A Bob Dylan è dedicato il doc in prima visione “The Bob Dylan Phenomenon” in onda martedì 1 settembre alle 22.45 su Rai5, disponibile anche in ligua originale. Attraverso immagini live, dichiarazioni del cantautore e il racconto di giornalisti, esperti del settore e musicisti, si traccia la storia discografica e personale di Bob Dylan.

Olivo Barbieri. Mountains and Parks. Al Centro Saint-Bénin di Aosta

Riceviamo e pubblichiamo
Dal 16 Novembre 2019 al 19 Aprile 2020, il Centro Saint-Bénin di Aosta ospiterà la personale dedicata a uno dei maggiori fotografi contemporanei, Olivo Barbieri.

M27-The-Waterfall-Project-Iguazu-Argentina-Brasil-2007.Olivo Barbieri. Mountains and Parks è la personale dedicata ad uno dei maggiori fotografi contemporanei che verrà inaugurata al Centro Saint-Bénin di Aosta venerdì 15 novembre 2019 alle ore 18 e rimarrà aperta fino a domenica 19 aprile 2020. L’esposizione, curata da Alberto Fiz, è organizzata dalla struttura Attività espositive dell’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Sono oltre 50 i lavori esposti in un percorso ventennale che comprende, tra le altre, una serie di grandi immagini fotografiche inedite sulle montagne della Valle d’Aosta realizzate per l’occasione. Per la prima volta, poi, viene presentata la produzione scultorea dell’artista attraverso tre imponenti lavori plastici che occupano l’ala centrale del Centro Saint-Bénin. Le opere in mostra ripercorrono la ricerca compiuta da Barbieri dal 2002 al 2019 sottolineando l’attenzione verso le tematiche connesse con il paesaggio e l’ambiente. Non manca un ciclo d’immagini dedicato alla storia dell’arte antica e moderna e la proiezione di un video del 2005 realizzato in Cina.
M30-Dolomites-Project-2010.Progetto ideato per il Centro Saint-Bénin di Aosta, Mountains and Parks propone l’indagine di Olivo Barbieri sui parchi naturali, siano essi le Alpi (già nel 2012 la Valle d’Aosta era stata oggetto di una specifica indagine), le Dolomiti, Capri rivisitata con i colori della memoria o le cascate più importanti del pianeta che, come afferma l’artista, “sopravvivono intatte ad uso del turismo o come luoghi fisici museali dove ammirare come potrebbe essere una natura incontaminata”.
Si tratta di una rassegna spettacolare quanto problematica che affronta questioni di fondamentale importanza come l’esigenza di un rinnovato equilibrio naturale associato al turismo di massa che, se da un lato “consuma” i luoghi, dall’altra ne garantisce la sopravvivenza.
2-Alps-Geographies-and-People-2019.Le sue immagini viste dall’alto, riprese con la tecnica della messa a fuoco selettiva che evidenzia solo alcuni elementi lasciando volontariamente sfocato il resto della scena, hanno inaugurato un nuovo modo di percepire il paesaggio che, grazie all’introduzione consapevole di alcuni “errori” fotografici, ci appare in modo inedito, più simile a un modellino in scala (non manca nemmeno l’uso della pittura digitale) che a un contesto reale. E sebbene nulla di ciò che vediamo appaia contraffatto, l’indagine di Barbieri decreta l’ambiguità di ogni rappresentazione. Sono immagini che non nascono dalla volontà di ottenere effetti speciali (la forma dei soggetti rappresentati non è alterata), ma dalla curiosità di verificare il comportamento del mezzo fotografico in condizioni non-idonee; è un approccio che rivela l’interesse per il mondo, ma anche per gli strumenti ottici attraverso cui possiamo leggerlo: “Ciò che mi ha sempre coinvolto nella fotografia è il rapporto di scarto tra la visione dell’occhio e le abilità del mezzo”, precisa Olivo Barbieri.
Insieme ai parchi dei ghiacci e dell’acqua, il suo sguardo si estende ai Landfills, le quattro grandi discariche abitate da migliaia di persone e animali del Sud Est asiatico in Thailandia, Indonesia e Malesia. Sono i parchi tematici in negativo, la coscienza sporca dell’Occidente dove si gioca l’equilibrio del pianeta.
M22-Alps-Geographies-and-People-2012.Il paesaggio si estende anche all’universo della storia dell’arte dove la messa a fuoco selettiva modifica la percezione di opere ormai metabolizzate con un atteggiamento ironico e dissacrante. E se nel Paradiso Terreste di Nicolas Poussin sembra di vedere il Creatore che si allontana appoggiato ad un drone di controllo, il mito di Mark Rothko appare connesso con i simboli del fast food americano, gli hamburger. Il dialogo con i maestri del passato coinvolge anche Paolo Uccello, Caravaggio e Canaletto. Quest’ultimo, attraverso l’uso della camera ottica, sembra anticipare gli esiti della fotografia contemporanea.
Per la prima volta, poi, viene presentata la produzione plastica di Barbieri e vengono esposte tre grandi sculture in legno realizzate per l’occasione che fanno riferimento alla mappatura simbolica dei codici Hobo, ai vagabondi americani e ai Rom. Ne emerge una geografia errante che crea un paesaggio segreto, accessibile solo ai membri della tribù. A completamento della rassegna, viene proiettato il video Seascape#Night, China Shenzhen 05 del 2005 che fa parte di un progetto artistico in divenire. In questo caso tutto parte da Shenzhen, in Cina, una delle nuove aree economiche vicino ad Hong Kong dove un’intera generazione di cinesi sta per concedersi, per la prima volta da cinquant’anni, un divertimento di massa: fare il bagno in mare al chiaro di luna.
M28-Dolomites-Project-2010.Nell’epoca del digitale e dei social, dunque, Mountains and Parks si configura come un’occasione particolarmente stimolante per verificare la nostra relazione con la realtà colta nelle sue differenti e contraddittorie sfaccettature, tra ironia e dramma sociale.
Il catalogo della mostra, in italiano e francese, con la pubblicazione di tutte le opere esposte, è edito da Magonza. Insieme ai saggi di Alberto Fiz e di Daria Jorioz, contiene, un intervento inedito dello scrittore Paolo Cognetti e un testo sull’estetica della montagna dell’alpinista Giovanni Battista Rossi. Non manca, poi, un’intervista con Olivo Barbieri presente nel volume anche con una sua testimonianza.

Cenni biografici
Olivo Barbieri è nato a Carpi (Modena) nel 1954. Frequenta Pedagogia e il DAMS all’Università di Bologna e dal 1971 intensifica il suo interesse per il linguaggio fotografico. Realizza Flippers 1977-1978, una serie di immagini sul ritrovamento di un deposito di flipper abbandonato, che custodiscono l’immaginario di un’intera epoca. Nei primi anni Ottanta inizia a scattare la serie di immagini sull’illuminazione artificiale nelle città europee e orientali. Dal 1989 viaggia costantemente in Oriente, soprattutto in Cina, sviluppando una ricerca – ancora in corso – sui temi dei grandi cambiamenti in atto e sulla loro rappresentazione. Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica la prima retrospettiva. Dalla metà degli anni Novanta adotta una tecnica fotografica che gli permette di mantenere a fuoco solo alcuni punti dell’immagine. Nel 2003 inizia il progetto site specific_ che coinvolge 40 città nel mondo e prosegue ancora oggi. Le serie site specific (2003-2013), Parks (2006-2015), Real Words (2008-2013), Images (1978-2007), Virtual Truths (1996–2002) e Artificial Illuminations (1980-2014) hanno in comune la riflessione sulla quantità di realtà presente nel nostro sistema di vita, e su quanto la nostra percezione sia in grado di comprenderla.
Nel 2015 continua la serie Parks iniziata nel 2006, e realizza il progetto Adriatic (staged) Dancing people. Nel 2017 ha dedicato un progetto all’impianto solare di Ivanpah nel deserto della California, la più grande centrale termica a concentrazione solare del mondo. Noto a livello internazionale, Olivo Barbieri inizia ad esporre nel 1978 alla Galleria Civica di Modena. Da allora le sue opere sono state presentate da istituzioni prestigiose quali: Folkwang Museum di Essen, Museum of Contemporary Art di Cleveland, Moma di San Francisco, Cca di Montréal e Bund 18 di Shanghai. Tra le sedi pubbliche italiane che hanno ospitato le sue personali vi sono la Triennale di Milano, il Mart di Rovereto, il Madre di Napoli e il Maxxi di Roma. E’ stato invitato cinque volte alla Biennale di Venezia e le sue opere si trovano al Moma di New York, all’International Center of Photography di New York, alla Deutsche Bank, all’UBS Art Collection. Alcune sue immagini sono presenti nella collezione privata di Elton John.

Per informazioni:
Regione autonoma Valle d’Aosta
Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali
Soprintendenza per i beni e le attività culturali
Struttura attività espositive
tel. +39.0165.275902 e 0165.275937

Aosta: la mostra “Carlo Fornara e il Divisionismo” dal  26 Ottobre 2019 al Museo Archeologico Regionale

Riceviamo e pubblichiamo
Aosta ospiterà dal 26 ottobre 2019 al 15 Marzo 2020, nei locali del Museo Archeologico Regionale, la mostra “Carlo Fornara e il divisionismo” che verrà inaugurata ufficialmente il 25 ottobre. Si tratta di un ricco percorso espositivo: tra disegni e dipinti saranno esposte ottanta opere. La mostra è curata da Annie-Paule Quinsac e diretta da Daria Jorioz.

FOT 47L’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta comunica che, venerdì 25 ottobre 2019, alle ore 18, al Museo Archeologico Regionale di Aosta, verrà inaugurata la mostra Carlo Fornara e il Divisionismo. L’esposizione, curata da Annie-Paule Quinsac e diretta da Daria Jorioz, presenta nelle sale del Museo Archeologico Regionale di Aosta un ricco percorso espositivo di 80 opere tra disegni e dipinti.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 26 ottobre 2019 al 15 marzo 2020.
Carlo Fornara (1871-1968) sta riacquistando il ruolo di primissimo piano che ebbe nell’arte italiana ed europea a cavallo tra Otto e Novecento e la grande monografica aostana lo evidenzia al di là di ogni dubbio, sciogliendo ogni riserva e preconcetto. Riserve e preconcetti nati dalla percezione di Carlo Fornara nella riduttiva veste di erede e imitatore di Giovanni Segantini. Certo, fu il suo assistente nell’estate 1898, e imparò profondamente la lezione del grande maestro che doveva scomparire tredici mesi più tardi, ma questo non spiega né la sua adesione al Divisionismo né l’evoluzione del suo complesso e originale percorso di artista. Non a caso, l’esposizione di Aosta giunge a completamento delle celebrazioni per il cinquantenario dalla morte di Fornara, aperte lo scorso settembre a Milano con una selezione degli autoritratti e proseguite nella storica Casa de Rodis a Domodossola. Le manifestazioni hanno offerto occasione per una rilettura dell’artista alla luce delle radici della sua pittura, il suo mondo vigezzino in primis, poi il Divisionismo, per concludere con la posizione in bilico negli scenari del Novecento.
3.-Il-seminatore.La mostra Carlo Fornara e il Divisionismo, prima rassegna monografica in Valle d’Aosta dedicata al pittore piemontese, amplia e consolida le conclusioni sin qui acquisite. L’esposizione è focalizzata sui due decenni cruciali della parabola di Fornara, l’ultimo dell’Ottocento e il primo del Novecento, ed esamina la stagione più intensa della sua produzione, in parallelo alla genesi e all’apice del Divisionismo in Italia.
Il periodo simbolista di Fornara, oltre al capolavoro L’Aquilone, è qui rappresentato da La leggenda alpina e da due studi a olio testimoni dell’evolversi dell’immagine, mentre nella sezione dei disegni, alcuni fogli di grande formato, quali quello per il manifesto stradale del Sempione e Allegoria dei monti, raccontano di un’esperienza che più tardi l’autore preferì occultare. Chiusa la parentesi simbolista, il primo decennio del Novecento è segnato da una ricerca di obiettività verso la natura, spoglia dell’espressionismo che aveva dominato le stagioni tra la fine dell’apprendistato vigezzino e la maturazione divisionista che, con En plein air, anticipa di alcuni mesi l’incontro con Segantini. Sono anni dedicati alla sua terra, fonte iconografica primaria, la Val Vigezzo, a cui prova a ridare volto in una sintesi di lente elaborazioni che nasce, come in Angelo Morbelli, da scatti fotografici e numerosi studi. A riprova si sono voluti esporre anche dipinti meno sviluppati come Il grano saraceno in fiore.
Rare sono le esplorazioni di Fornara fuori dal proprio mondo. La trilogia di Valle Maggia, nella vicina Svizzera, frutto del soggiorno del 1908, presentata in mostra, testimonia una ricerca mirata a un assoluto naturalismo, in cui le modifiche tecniche apprese da Segantini nell’estate 1898 sono mirate a una visione realista che per nulla rimanda al panteismo del maestro.
4.-Fine-autunno-in-Valle-Maggia.Come si evidenzia dal breve carteggio con Pellizza da Volpedo e dalle lettere di Morbelli, Carlo Fornara, malgrado anagraficamente più giovane, fu un Divisionista della prima ora. La sua tecnica rivela un’empirica divisione del tono, anteriore al fondamentale incontro con Segantini per il Panorama di Saint-Moritz. Dopo di che, l’uso dei colori puri o semi-puri e delle pennellate giustapposte si arricchisce con la pratica segantiniana dell’aggiunta di metalli, oro e argento fusi all’impasto fresco, per ottenere barlumi che accentrino la luminosità dell’ambiente. La mostra ambisce a far comprendere tale evoluzione operativa e il legame con l’iconografia che la giustifica.
Sempre a proposito dello studio sulla tecnica e sul modus operandi di Fornara, la mostra segna un passo avanti anche dal punto di vista delle indagini scientifiche: il complesso modus di Fornara era infatti rimasto unico fra quelli dei colleghi divisionisti a non essere stato oggetto di una diagnostica completa, sino ad oggi.
Grazie alla collaborazione e al sostegno della Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C., che da circa due anni porta avanti un progetto di studio diagnostico di artisti italiani fra il XVI e il XIX secolo, la mostra di Aosta ha dato l’occasione per l’analisi di cinque opere chiave: Le lavandaie, L’Aquilone, Chiara pace, Luce e ombre, Fine d’autunno in Valle Maggia. Il rilevamento dei dati diagnostici è stato affidato a Thierry Radelet, esperto di fama internazionale, e i risultati sono presentati in un apposito apparato del catalogo della mostra, che vuole così essere anche il punto di partenza per futuri approfondimenti scientifici e studi comparativi.
Completa il catalogo un contributo di Filippo Timo che indaga e ricostruisce la storia della partecipazione di Carlo Fornara alla Biennale di Venezia, anche grazie al reperimento di materiali d’archivio inediti.
5.-Laquilone.L’itinerario espositivo del Museo Archeologico Regionale di Aosta si apre con l’autoritratto, perché per Fornara, formato alla professione di ritrattista alla Scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore e per indole portato all’introspezione, il proprio volto, con il mutare nel tempo, è rimasto fonte imprescindibile d’ispirazione. E si conclude con una sala dedicata ai sopracitati esiti della diagnostica. È stato possibile includere una cospicua sezione di opere su carta, per offrire una visione più ampia della grafica, con chine, anteriori al 1900, e disegni. Tale scelta consente di illustrare la storia di un artista convinto che il disegno fosse il nerbo del dipinto e che, lungo tutto l’arco di una lunga vita, è rimasto instancabile disegnatore.
La mostra di Aosta è corredata da un catalogo bilingue italiano-francese contenente i testi di Annie-Paule Quinsac, Daria Jorioz, Filippo Timo, pubblicato da Silvana Editoriale, in vendita in mostra al prezzo di 36 euro.

CARLO FORNARA E IL DIVISIONISMO
Aosta, Museo Archeologico Regionale
26 ottobre 2019 – 15 marzo 2020
Orario: dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18 - Chiuso il lunedì
Biglietto: Intero 6 euro, ridotto 4 euro, gratuito per i minori di 18 anni.
Abbonamento con la mostra Olivo Barbieri. Mountains and Parks in programma al Centro Saint-Bénin di Aosta dal 15 novembre 2019 al 19 aprile 2020: 10 euro intero, 6 euro ridotto.
Per informazioni
Regione autonoma Valle d’Aosta
Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali
Soprintendenza per i beni e le attività culturali - Struttura Attività espositive
Tel. 0165275937 - u-mostre@regione.vda.it
Museo Archeologico Regionale
Tel. 0165275902 - www.regione.vda.it
Didascalia foto in ordine di pubblicazione
Carlo Fornara, Le lavandaie, olio su tavola, 27 x 57 cm, 1898
Carlo Fornara, Il seminatore, olio su tela, 26.5 x 34.5 cm, 1895
Carlo Fornara, Fine d’autunno in Valle Maggia (Ottobre in Valle Maggia), olio su tela, 153 x 173 cm, 1908
Carlo Fornara, L’aquilone, olio su tela, 135 x 154 cm, 1902-1903

Arvier (Ao): la solidarietà passa dalla cruna di un ago

Riceviamo e pubblichiamo
Il 7 settembre è la Giornata mondiale per la distrofia muscolare di Duchenne. Ad Arvier, in provincia di Aosta, dal piazzale dell’ex scuola elementare alla piazza della Chiesa, dalle ore 16.30, si terrà una raccolta fondi sulla scia degli incontri “Taglia, passa, vola via”. In programma: catena umana dal borgo alla chiesa, installazione artistica, mostra fotografica e merenda.

ArvierDallo scorso inverno, la solidarietà passa dalla “cruna di un ago”. Accade ad Arvier, in provincia di Aosta, dove un’intera comunità si è stretta attorno alla famiglia di Manuela, il cui figlio combatte contro la distrofia muscolare di Duchenne, patologia neuromuscolare a trasmissione recessiva, caratterizzata da una degenerazione progressiva dei muscoli scheletrici che conduce, nel tempo, alla completa immobilità.
Nella giornata mondiale, indetta il 7 Settembre, ed organizzata in Italia dall’associazione Parent Project APS, si svolgerà proprio ad Arvier un pomeriggio di sensibilizzazione sul tema che si concluderà con una raccolta fondi. Il filo conduttore sono delle “presine” fatte a mano durante gli incontri “Taglia, passa e vola via” create per aiutare a finanziare la ricerca e che saranno protagoniste di una catena umana che dal piazzale dell’ex scuola elementare correranno di mano in mano fino alla piazza della Chiesa dove saranno appese ad una gigantesca installazione a forma di palloncino (simbolo della giornata mondiale). Sempre nella piazza della Chiesa sarà allestita una Arvier_glise_Saint-Sulpicemostra fotografica con gli scatti realizzati durante gli incontri. La giornata si concluderà con una merenda in piazza offerta a tutti i presenti.
La Comunità di Arvier
Ago, filo e stoffa hanno fatto sì che donne e bambini, di età varie, con vissuti ed esperienze diverse, si siano ritrovati (e tuttora si ritrovino) per cucire le presine con amore e pazienza. Ognuna di loro ha dato ciò che poteva, ciò di cui era capace, avvicinandosi l’un l’altra senza timore di essere giudicata per un punto troppo largo o troppo stretto, con il solo scopo di fare qualcosa assieme e condividere pensieri, momenti e parole. Il tutto in un’atmosfera surreale, che rievoca scene di altri tempi. Quasi nessuna di loro è sarta, proprio questo rende uniche e speciali queste presine. Anche i bambini aspettavano con trepidazione gli incontri e proprio loro sono i fantastici fautori di tutte le treccine presenti nelle presine, che legano il palloncino rosso, e che cela un messaggio di speranza.
Taglia, passa e vola via
Lo slogan scelto per le serate è “Taglia, passa e vola via” dove il “taglio” del tessuto è il riferimento agli studi preclinici sul fronte dell’editing genomico con il sistema CRISPR – un’innovativa tecnologia che permette di modificare e “correggere” il DNA in maniera Immagine presinemolto precisa e sulla quale si hanno grandi aspettative nel panorama delle malattie genetiche; dove il “passa” rappresenta il veicolare del messaggio di speranza; e il “vola via” come un palloncino liberato che vola in alto nel cielo anche la malattia volerà via grazie alla ricerca.
I palloncini da ricamare sono realizzati dai sarti del laboratorio occupazionale Labeau della cooperativa L’Esprit à l’envers, che ha messo a disposizione non solo le proprie competenze, ma anche parte del materiale utilizzato per la realizzazione delle presine.

Appuntamenti di Sabato 7 settembre
dalle ore 16.30: catena umana dall’area delle ex scuole fino alla piazza della Chiesa di Arvier. Le presine verranno passate di mano in mano fino a raggiungere la piazza della chiesa dove sarà installata una struttura a forma di palloncino di grandi dimensioni, realizzata dai volontari dell’associazione Parent Project, sulla quale verranno appese tutte le presine, a comporre una grande opera d’arte collettiva, frutto dell’impegno di tutta la comunità di Arvier, coinvolta dall’iniziativa. 
Successivamente sarà possibile portare a casa una o più delle presine, a fronte di un’offerta a Parent Project.
Inaugurazione mostra fotografica “Taglia, passa, vola via”: con immagini di momenti di creazione, convivialità e amicizia condivisi dai piccoli e grandi partecipanti. A decorare e rendere ancora più “calda” la piazza saranno presenti dei teli di stoffa decorati a mano, che riporteranno i pensieri di alcune delle volontarie, a spiegare perché è così importante partecipare alla Giornata e sostenere l’operato di Parent Project. 
Seguirà una merenda sinoira, organizzata dalla Pro Loco di Arvier. 
Ore 18.00 Celebrazione della Santa Messa.
Per partecipare a “Taglia, passa e vola via”: Manuela Monticone - Tel. 3392039855 – manumonticone@gmail.com

FAI – Luoghi del Cuore: Valle d’Aosta, Ayas e Saint Rhemy

a cura della Redazione

Oggi per i Luoghi del Cuore 2018 FAI si va in Valle d’Aosta.

Vallone di Cime Bianche, Ayas (Aosta) – 648° posto con 38 voti
7859_vallone-di-cime-biancheIl Vallone di Cortot o delle Cime Bianche delimita a ovest il versante sud del Massiccio del Monte Rosa. Riveste notevole importanza storica (antica via di comunicazione), paesaggistica, naturalistica (fauna e flora alpine, ambiente subglaciale ancora quasi intatto), oltre che turistica (è percorso dal Tour del Monte Rosa) e archeologica (presenza di antiche cave di pietra ollare e depositi di resti di lavorazione). È attualmente seriamente minacciato dal progetto di collegamento sciistico Cervinia – Monterosa Ski, che lo devasterebbe irrimediabilmente.

Colle del Gran San Bernardo, Saint Rhemy (Aosta) – 591° posto con 95 voti
colle gran san bernardoSituato a 2472 metri di altitudine, il colle è dominato a nord dalla Chenalette, a sud dal Mont Mort, ad occidente dal Pain de Sucre. Il valico, a causa della sua posizione, è esposto a venti quasi incessanti e ad una temperatura che oscilla tra un minimo di -30°C ed un massimo di +19°C. La caduta di neve annuale raggiunge, e a volte supera, i venti metri. Agli inizi, per salire al colle, esisteva solo un piccolo sentiero che fiancheggiava il bordo del lago. Fin dai tempi dell‘Impero Romano, quando sul colle si edificò il tempio dedicato a Giove Pennino, il valico costituì un importante via di comunicazione attraverso le Alpi. Intorno al tempio romano sono stati scoperti degli edifici risalenti alla stessa epoca, sito archeologico noto come Plan de Jupiter. Nel 1045, ad opera di San Bernardo di Mentone, si costruì sul colle un Ospizio gestito da una congregazione di canonici regolari, allo scopo di ricoverare, assistere e proteggere i numerosi viaggiatori, tra i quali i pellegrini che percorrevano la Via Francigena. A partire almeno dal XVI secolo, i canonici dell‘ospizio allevavano grossi cani molossoidi, per la guardia e protezione dell‘Ospizio, ma anche per numerosi altri impieghi. L’utilizzo che li rese celebri nel mondo fu quello di ausiliari dei canonici nel tracciare la pista nella neve fresca, prevedere la caduta di valanghe, e ritrovare i viaggiatori dispersi col maltempo, o addirittura sepolti dalle slavine. A partire dall‘800, da questi cani si selezionò la razza oggi nota come Cane di San Bernardo.

Fatoumata Diawara: stanotte ai Grammy Awards e poi tre date del tour in Italia

rubrica a cura di Fabrizio Capra

Fatoumata Diawara2 @ Aida MulunehDomani, 10 febbraio, alle ore 17, (alle 2 dell’11 febbraio in Italia), Fatoumata Diawara si esibirà dal vivo sul palco dello Staples Center di Los Angeles per la cerimonia ufficiale dei Grammy Awards 2019. La cantante e attrice maliana è tra i finalisti nella categoria “Miglior album world music” e “Miglior Album Dance”, grazie alla sua collaborazione con Disclosure.
Il tour in tutta Italia, targato Musicalista Produzioni, continua ad avere grandi riscontri di pubblico tanto che il concerto di venerdì 22 febbraio al Locomotiv di Bologna ha avuto un successo tale da dover essere spostato all’Estragon Club (ore 21.30 – via Stalingrado, 83 – ingresso 20 euro + d.p.).
Dal vivo Fatoumata Diawara propone tutto il suo repertorio e i brani del suo nuovo disco “Fenfo” (Wagram/Audioglobe), disponibile dal 25 maggio scorso, prodotto Matthieu Chedid e registrato tra Mali, Burkina Faso, Barcelona e Parigi.
Ad accompagnare la cantautrice maliana ci saranno Yacouba Kone, alla chitarra, Arecio Smith, alle tastiere, Sekou Bah, al basso, e Jean Baptiste Gbadoe, alla batteria.
Ecco le prossime date del tour:
21 febbraio – Teatro Nuovo – Verona – Live at Teatro Nuovo
22 febbraio – Estragon Club – Bologna
23 febbraio – Teatro Splendor – Aosta – Saison Culturelle
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Fatoumata Diawara @ Aida MulunehStatuaria, superba, elegante; dotata di un sorriso radioso e naturale, Fatoumata Diawara reinventa i ritmi veloci e le melodie blues della sua ancestrale tradizione Wassoulou attraverso una sensibilità istintivamente pop. C’è qualcosa di speciale nell’idea di una giovane donna che canta con la sua chitarra. Non solo Fatoumata Diawara si riappropria di questa immagine in maniera forte e personale, ma la colloca letteralmente in una nuova era, in un’altra cultura; conferendo una prospettiva decisamente africana al concetto di cantautrice. Fatoumata Diawara era una ragazza energica e testarda quando all’età di dodici anni rifiuta di andare a scuola. I suoi genitori decidono di mandarla a vivere da una zia a Bamako per disciplinarla un po’ (storia di cui canta in Sowa). Quella zia lavora nel mondo dello spettacolo e, attraverso di lei, nel 2002 il direttore della compagnia teatrale francese Royale de Luxe, rimane colpito da Fatou e le offre una parte nella sua nuova produzione. Una donna non sposata è considerata come un minore nella società maliana, così è necessario chiedere il permesso della sua famiglia. Che però rifiuta. Dopo un lungo esame di coscienza Fatou decide infine di scappare e in modo rocambolesco riesce a salire su un aereo per Parigi, sfuggendo all’inseguimento della polizia che era stata avvertita del ‘sequestro’ della ragazza. Con Royal de Luxe Fatou si esibisce in tutto il mondo, dal Vietnam al Messico e in tutta Europa. Durante le prove e i momenti di tranquillità si ritrova spesso a cantare dietro le quinte per il proprio divertimento. Il direttore si accorge presto di questo suo altro talento e in un attimo le dà anche ruoli da voce solista negli spettacoli della compagnia. Incoraggiata dalla risposta del pubblico, inizia a cantare nei caffè e club parigini durante le pause della tournèe. Qui incontra Cheikh Tidiane Seck il celebre musicista e produttore maliano che la invita a viaggiare con lui di nuovo in Mali, per lavorare come corista su due progetti; “Seya”, album della stella del Mali Oumou Sangare nominato ai Grammy e “Red Earth” progetto sul Mali della cantante jazz americana Dee Dee Bridgewater (vincitore di un Grammy Award). Quando gli album vengono pubblicati Fatou è già tour in tutto il mondo come cantante e ballerina di entrambi i progetti. È in quel momento che prende la decisione di dedicarsi a tempo pieno alla sua passione, la musica. Lavora alacremente per completare un numero di canzoni sufficienti per un album, canzoni tutte rigorosamente scritte e arrangiate da lei. Grazie ad Oumou Sangare si aprono le porte per un contratto discografico con la World Circuit e la registrazione del suo album di debutto. Durante le registrazioni trova anche il tempo per collaborare con il progetto “Africa Express” di Damon Albarn e contribuire con la sua voce agli album di Cheikh Lô, AfroCubism, il progetto “Imagine” di Herbie Hancock e il clamoroso ritorno dell’Orchestra Poly-Rythmo de Cotonou. Dopo l’uscita dell’acclamato disco di debutto “Fatou” (19 settembre 2011) Fatoumata Diawara gira a lungo con la sua band e con Damon Albarn, Tony Allen e Flea come parte del progetto “Rocket Juice & The Moon”. Più recentemente, l’abbiamo apprezzata dal vivo al fianco del celebre pianista cubano Roberto Fonseca (con cui realizza anche uno splendido disco dal vivo, “At Home”) e soprattutto nella sua ultima apparizione in veste d’attrice, quel “Timbuktu” del regista Abderrahmane Sissako, che ha riportato al centro dell’attenzione internazionale il carisma e la determinazione di un’artista unica nel suo genere.