Secondo Aristotele l’amicizia è una virtù indispensabile all’uomo: nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se possedesse tutti gli altri beni. Gli amici sono necessari nella prosperità come nel bisogno, nella giovinezza come nella vecchiaia, nella vita privata come nella vita pubblica. Gli amici sono il più grande dei beni esterni. L’uomo è portato per natura a vivere con gli altri e a crearsi amici. All’uomo felice non servono amici utili o piacevoli, perchè ha già i beni che da questi potrebbero venire.
E se l’amicizia fosse solo una questione d’affetto? Perché interrogarsi troppo sulla sua natura, su ciò che la rende diversa dalle altre relazioni? E perché pretendere che si tratti di un sentimento complesso? Non è in fondo l’esperienza più semplice, la più immediata, quella che conosciamo sin da bambini? Del resto, quand’anche si trattasse solo di un volersi bene, sarebbe comunque un legame prezioso, irrinunciabile. Un sentimento simile, infatti, riesce ancora ad aprire qualche crepa in quel muro invisibile che troppo spesso ci divide rendendoci indifferenti gli uni agli altri.
L’amicizia così intesa è un sentimento caldo, prezioso per sopravvivere in un mondo freddo, dove le emozioni circolano, ma sono per lo più superficiali, poco articolate, incapaci di fare da ponte tra noi e gli altri.
L’amicizia perfetta è solo quella tra persone buone, simili nella loro virtù. In questo genere di amicizia, ognuno dei due vuole il bene dell’altro. L’uomo virtuoso è anche utile e piacevole, però l’utilità è il piacere non sono il fondamento dell’amicizia. L’amicizia fondata sulla virtù è stabile, permanente, è tuttavia molto più rara degli altri generi di amicizia, perchè gli uomini virtuosi, gli uomini buoni, non sono tanti.
Moltissime possono essere le amicizie fondate sul piacere e sull’utile, poche invece quelle fondate sul bene, perchè pochi uomini sono virtuosi. L’amicizia fondata sul piacere è tipica dei giovani, l’amicizia fondata sull’utile è tipica dei mercanti, l’amicizia fondata sul bene è tipica degli uomini virtuosi. Con poche persone si può trascorrere la vita in comune. L’amore coniugale è possibile per una sola persona, una forte amicizia è possibile solo verso pochi.
Gli amici ci forniscono un forte senso di compagnia, mitigano i sentimenti di solitudine e contribuiscono alla nostra autostima e soddisfazione all’interno delle esperienze quotidiane. La conferma arriva da studi che affermano che percepire un maggiore sostegno da parte degli amici è associato a un maggiore senso di stabilità nella propria vita.
Il grado in cui le persone apprezzano e traggono vantaggio dall’amicizia può variare a seconda delle culture.
In altre parole, diversi fattori potrebbero prevedere quanto le persone apprezzano le amicizie e, a loro volta, i benefici che le persone ottengono dalle amicizie.
Oggi vi raccontiamo di Alexander Moore, giovane e talentoso fotografo di Milano, da molti considerato il fotografo dei Vip.
Alex, in arte “Alexander Moore” è fotografo siciliano che vive a Milano.La passione per la macchina fotografica l’ha eredità da suo padre. Nella sua carriera lavorativa, anche se è molto giovane, ha realizzato progetti fotografici per agenzie di moda, aziende, privati e personaggi famosi. Molti. Infatti è considerato “Il fotografo dei Vip”. Nel suo curriculum possiamo cogliere anche lavori con Cecilia Rodriguez, Giulia Salemi, Fabrizio Corona, Sfera Ebbasta, solo per citarne alcuni, definendo il suo percorso artistico in una professione che lo ha portato ad avere più di 30.000 follower e accolto positivamente dalla critica. Ho avuto il piacere d’intervistarlo, qualche giorno addietro.
Ho sempre usato la fotografia per esprimere
me stesso e le mie emozioni
Quando e come ha scoperto la fotografia? “Fin da piccolo sono sempre stato legato al mondo artistico grazie a mio padre. A dire il vero volevo fare il regista! Scoprì la fotografia per caso con una vecchia Canon analogica di mio padre e da lì iniziai a mischiare le due cose creando storie e fotografandole.”
Ci racconti il tuo primo approccio a quest’arte? “Ho sempre usato la fotografia per esprimere me stesso e le mie emozioni. Da piccolo ma anche adesso sono sempre stato una persona molto chiusa. Tendevo a tenermi tutto dentro e usavo le foto per parlare realmente. Quello che ricordo di più è uno shooting a due mie amiche e la storia parlava di due ragazze lesbiche che scappavano dalla polizia. Questo perché mio padre era un carabiniere e ho sempre avuto paura della sua reazione al mio coming out essendo una persona molto autoritaria.”
Cosa rappresenta per te la fotografia in termini emotivi? “Come dicevo appunto volendo fare il regista ho sempre cercato di costruire le mie visioni. Per me tutto deve essere come dico io e come ho immaginato oppure impazzisco.
Sei stato aiutato all’inizio del tuo percorso? “Nel campo fotografico personalmente non ho mai trovato qualcuno che volesse davvero aiutarmi. Solo un paio di anni fa ho finalmente conosciuto un fotografo che poi è diventato anche mio amico, Lorenzo. Poco più grande di me che nonostante la sua carriera e tantissimi impegni ha sempre risposto con ottimi consigli alle mie domande e più di una volta mi ha anche aiutato a livello lavorativo.”
Ricordi la tua prima foto? “Ho sempre voluto lavorare nel mondo della moda più che celebrities. Poco prima di trasferirmi a Milano feci per la prima in vita mia volta una serata in discoteca. Si, in 17 anni non ero mai andato in discoteca! E incontrai per puro caso un personaggio uscito dal Grande Fratello. Non sapevo chi fosse perché non seguivo il programma ma dopo qualche chiacchiera mi chiese Instagram e il giorno dopo il suo agente mi scrisse chiedendomi di farle un servizio fotografico. Da li tramite Instagram e un truccatore presente allo shooting tutti i personaggi televisivi che la seguivano mi scrissero per collaborare.”
Il cammino verso la creatività è solitario. Parlare di arte nella fotografia, è un discorso soggettivo, personale e quasi intimo. La fotografia è un racconto. Un’immagine ben realizzata può riuscire a trasmettere sentimenti e sensazioni; allora parliamo di una realtà del mondo e della vita ben filtrata dal modo di essere di chi fotografa. Un procedimento che non funziona sempre ma quando un fotografo ci riesce vuol dire che vive e crea. Analizza, ci mette l’animo e sintetizza creando immagini che emozionano. Questa affermazione può essere una risposta alla domanda su cos’è l’arte. Ed Alex incarna tutto questo.
Raccontaci di te. Chi è Alex? “Sono sempre stato una persona molto timida con gli estranei. Non si direbbe perché vado in giro con look che non passano inosservati e faccio parte di un mondo dove fare contatto con le persone è importante.”
Hai cominciato a fare dei reel fotogrando sconosciuti in giro. Come mai? E come li scegli? “Avendo dovuto ricreare un profilo Instagram da 0 poteva essere un’ottima occasione per ottenere crescita del profilo e diminuzione della mia timidezza e così è stato! Per mettermi alla prova e cambiare questa parte di me decisi di seguire un trend già presente in America dove un fotografo ferma appunto estranei a caso e fa loro delle foto. Non vedevo foto come le mie quindi mi dissi “perché no?” La gente pensa sia tutto organizzato ma per come sono fatto il non avere il controllo della situazione luci, abiti, make up ecc mi fa impazzire. Ho la fortuna di abitare a Milano dove in giro oltre a migliaia di turisti ogni giorno ci sono tantissim* modell* quindi diciamo che parto avvantaggiato anche se ci sono volte in cui non becco proprio nessuno o tutti mi dicono no”.
Come vedi il tuo futuro? “Il mio futuro lo vedo continuamente in giro per il mondo per il mio lavoro, spero già da quest’anno”.
Cos’è per te la “diversità”? “La diversità è quella cosa che rende unica e preziosa tutto. Ognuno di noi pur essendo diverso e una persona a se fa parte di un tutt’uno. Siamo come tantissimi pezzi dello stesso puzzle. perché non contemplare la diversità piuttosto che usarla come mezzo d’odio?”
Nelle fotografie di Alex c’è sempre un’identificazione con i suoi soggetti, sentimentale e affettiva. È la manifestazione figurativa di una prossimità soprattutto umana. Ciò che interessa al fotografo è rendere visibili i legami, le “situazioni” emotive, dandone una versione complice e senza dubbio idealizzata: il suo scopo non è solo documentare ma suscitare un sentimento di adesione istintiva.
Torna l’appuntamento che ci racconta il programma che va in onda il giovedì su RadioVertigo1.
Buongiorno cari amici del web, anche questa settimana non è mancato l’appuntamento con la mia trasmissione Roby Sing & Song in diretta al giovedì dalle 16,00 alle 17,00.
Chi mi segue sa che la playlist prevede un viaggio musicale dagli anni 70 sino ai giorni nostri ma questa volta la scaletta è stata scelta dei nostri amici ascoltatori, io mi sono limitata a decidere solo quale brano avrebbe dato il via al tutto e nella fattispecie la prima della lista è stata “Material girl“ di Madonna, al seguito Fabrizio da Roma ci ha richiesto “ Una storia importante “ di Eros Ramazzotti che non ha dedicato a nessuno in particolare bensì alla sua città natale , Roma per l’appunto , dato che anche il cantante ne è originario .
Il nostro fan numero uno Zio Beppe ci ha richiesto un brano sei Police perché, mi ha spiegato , che gli ricorda il periodo del militare quando era spensierato e come si dice adesso con zero sbatti , dando spazio all’amore è stata la volta di Cristina che ha dedicato al suo fidanzato Luca “ Come nelle favole “ di Vasco Rossi , per Gioele che ha compiuto gli anni la mamma ed il papà hanno richiesto “Guerriero “ di Marco Mengoni e poi ancora da Napoli Gennaro ha dedicato ad una donna speciale “ Tu si na cosa grande pe me “ di Domenico Modugno.
Abbiamo fatto un saliscendi di emozioni tra ricordi di gioventù , amori ormai finiti e legami di famiglia indissolubili spaziando dai Doors , Whitney Houston, i Bon Jovi ed infine una girl band russa che ci ha richiesto una ragazza che direttamente da Mosca aperto un ristorante tipico russo in quel di Milano e nel messaggio mi ha scritto che le mancano tantissimo le sorelle e le amiche per cui siamo arrivati anche nel profondo est.
L’appuntamento è sempre per la prossima settimana stesso posto stessa ora, un abbraccio dalla vostra Roby .
Dal 17 al 19 marzo 2023 l’Associazione I love cercamica presenta la prima edizione di Ars artis con l’iniziativaGattomondo, un’esposizione corale di ceramisti ed illustratori che condividono la comune passione per il “gatto”, animale esoterico, elastico, elegante, simbolo del femminile, ma anche tenero e pigro, buffo e insieme magnetico e seducente, uno degli animali magici per eccellenza.
Le ceramiste: Maria Flora Clementelli, Emanuela Fabozzi, Francesca Fenu, Maria Grazia Morsella, Luisa Raggi. Le illustratrici: Giulia Amato, Claudia Melotti, Raha Tavallali
Inaugurazione 17 marzo 2023 dalle ore 16.00 alle ore 20.00. Il 18 marzo alle ore 16.30 si svolgerà il Salotto Culturale “I gatti nell’arte” a cura di Maria Grazia Morsella, mentre il 19 marzo alle ore 16.30 la presentazione del libro “Artemicia” con il testo di Vincenzo Valentino, le illustrazioni di Loredana Palamà, edizioni Espera.
Maria Flora Clementelli: “Io credo nelle emozioni.E quando devi attraversare quelle più dure, più profonde, capisci che devi andare sino in fondo, lasciarti cadere nel pozzo di Alice, con fede. Capisci che solo annullandoti puoi risorgere.Il cammino della mia arte va di pari passo con quello della mia consapevolezza. Andare al di là di ogni sapere, oltre la mente razionale, per ritrovarmi immersa nelle emozioni, l’istinto, i sensi sottili. Fare arte per me vuol dire dialogare con l’invisibile, far emergere la percezione e la simbiosi con il pianeta, in un dialogo profondo con l’Anima Mundi. Ritrovare l’equilibrio nella gioia che l’unione con la natura può donare.”
Emanuela Fabozzi nasce a Roma, dopo la maturità artistica si diploma in scultura all’Accademia delle Belle Arti di Roma con il maestro Pericle Fazzini. Dal 1984 insegna Arte e immagine alle medie, ha lavorato come scenografa e costumista per cinema, teatro e televisione. Si è occupata di allestimenti per eventi e fiere, ha disegnato moda. Negli anni, ha partecipato a mostre ed eventi. La ceramica è per lei un legame tra la scultura e la pittura. Affronta i suoi lavori con un attento riferimento allo studio accademico, che attraverso le esperienze conosciute e sperimentate come l’acquaforte e da non sottovalutare l’insegnamento la porta ad essere critica e giocosa. Il suo messaggio espressivo è fondato sull’ironia nella quale confluiscono i fantasmi dell’arte del ‘900.
Francesca Fenu, dopo il diploma al Liceo Artistico, frequenta a Parigi il corsi di modelage all’Ecole des Beaux-Arts. I temi principali sono le sculture di donne in stile anni ’20, gli animali e soprattutto i gatti. L’arte antica greca e romano e quella moderna, in particolare gli scultori Arturo Martini e Marino Marini, sono fonte di grande ispirazione e sono i suoi punti di riferimento.
Maria Grazia Morsella è pittrice e ceramista autodidatta. La sua ricerca tende ad astrarre e sottrarre dalla materia per arrivare ad una “forma concettuale” del soggetto rappresentato. Il tentativo è quello di catturare l’essenza delle cose. Ultimamente la sua ricerca è ‘ispirata a temi sociali legati al femminile, alla percezione del corpo, alla condizione del ruolo della donna nella società.
Luisa Raggi: “La storia, almeno a leggere il Genesi, sembra iniziare dall’argilla, dalla terra con cui l’Altissimo plasma il primo uomo e la prima donna. L’atto creativo, prima esercitato con la sola parola, diventa fisico. E’ la creatività, non solo un’azione anche un’emozione ed è sempre così intensa ogni volta che inizio un pezzo, un processo in cui – dalla progettazione fino all’uscita dal forno – senza soluzione di continuità si pensa con le mani che, restituiscono un pensiero, un sentimento in una forma solida, tridimensionale, lavorata a partire dalla terra informe.”
Giulia Amato: “Mi sono da sempre approcciata al disegno e al mondo artistico da quando ero piccola, e c’è lo “zampino” della mia famiglia che mi ha sempre spronato a seguire le mie inclinazioni, iniziando con i fumetti alle scuole medie fino ad arrivare al mondo del digitale nell’età adulta. In questo mio percorso ho avuto molti alti e bassi (non lo diciamo troppo forte ma in realtà faccio la grafica come professione) ma ho sempre continuato a portare avanti la mia vena artistica e l’ho trasformata anche grazie alla tecnologia che mi ha permesso di esprimermi meglio. Mi sono immersa nella pittura digitale, un mondo un po’ stravagante ma nell’arte direi che non c’è un limite.”
Claudia Melotti è illustratrice e artista. Curiosa e continuamente attratta dalla comunicazione tra culture e linguaggi espressivi, sempre alla ricerca di un linguaggio interattivo e al mantenimento dell’aspetto ludico, spazia tra suggestioni urbane e contaminazioni culturali. Nella sua attività di artista crea comunicazioni tra linguaggi e utilizza diversi materiali e tecniche miste. Padroneggia pienamente le tecniche pittoriche e di illustrazione compreso l’uso dei materiali, anche di riciclo, che diventano al tempo stesso messaggio e sperimentazione. L’impegno sociale, la vena ludica, la sperimentazione, l’interattività e l’instancabile ricerca sono elementi ricorrenti e caratterizzanti nel suo lavoro. Ha pubblicato libri per bambini e ragazzi con importanti case editrici e collaborato con affermate agenzie pubblicitarie. Artista costantemente proiettata verso la ricerca, nel senso più ampio del termine, non perde mai di vista l’umano vivere e il suo rapporto con la Natura e se ne fa narratrice usando spesso la metafora. Nel suo lavoro ha sempre perseguito il valore positivo della contaminazione, nella valorizzazione delle identità, del cambiamento e della sinergia.
Raha Tavallali nata in Shiraz (Iran) e trasferita a Londra nel 1968. Studia a Londra e dopo il diploma in Art & Environmental Design cambia direzione e studia all’ Institute of Family Therapy e Women’s Therapy Center e diventa counsellor/ terapista. Lavora a Londra per più di quindici anni come Counsellor e Direttrice nel un centro di cura pazienti con problemi mentali, usando arte e talking cure .Ha continuato la sua creatività sperimentando performance art, istallazione, fotografia, video, argilla e tecniche miste. Attualmente vive tra Londra e Roma.
Dopo una abbondante colazione preparata da noi all’ Hostel Hakuna Matata , partiamo alla volta di Odeceixe.
Era prevista pioggia, per fortuna, almeno sinora, non piove, sono le 9.40 ora locale, il cielo è coperto ma non c’è vento.
Una ripida discesa sulla scogliera ci ha condotto in una vasta spiaggia dove confluiva la foce di un fiume.
Vediamo una ragazza correre sulla spiaggia in direzione del mare, si ferma sulla riva, si spoglia e nuda, senza alcuna esitazione, si tuffa nell’oceano. Due tre bracciate, poi torna indietro e, impassibile, si riveste e torna a riva. It’s warm ? le chiedo, very warm mi risponde e sorridente sale in macchina e si allontana. Abbiamo avuto freddo per lei, indossiamo la felpa e la giacca a vento e lei fa il bagno.
Proseguiamo il cammino sulle scogliere in compagnia di numerose cicogne ferme nei nidi o in volo sulle onde, ci inoltriamo poi nell’entroterra, attraversiamo distese di campi coltivati a insalata, sotto teloni da serra.
Ci fermiamo in un paesino Azhena do mar, dove mangiamo un panino e beviamo un caffè. Si è alzato di nuovo il vento, ci tocca rivestirci, giacca, cappellino e copri zaino perché arriva qualche goccia di pioggia. Alle 14.00 avvistiamo la spiaggia di Odeceixe, amata dai surfisti per le onde spettacolari. Il mio pensiero va a te Abana, tu amavi le onde.
Scendiamo in spiaggia, tolgo le scarpe e le calze e, attraversato il fiume, metto finalmente le gambe a bagno nell’oceano Atlantico. Arriviamo a Odeceixe alle 15.00 alloggiamo al Sudoeste Hostel, le foto che allego rendono di più delle parole.
Cena al ristorante Chaparro, zuppa di legumi e cozze gratinate con peperoni e cipolle, acqua birra e tè: 17 euro, il costo della vita in Portogallo è molto più basso che in Italia, il caffè lo paghiamo 70 cent, la benzina costa 1,50,: come mai questo divario, mi chiedo? Boa viagem
Il nostro redattore ha iniziato il cammino in Portogallo, ed giornalmente ci racconta i km che percorre e le emozioni che prova.
PrimoGiorno: siamo a ovest, e come a Santiago, le prime luci dell’alba spuntano intorno alle 8.00. I sentieri del Fisherman Trail non permettono una partenza con il buio, perciò dopo un’ottima colazione, mio fratello Silvio e io ci incamminiamo sul percorso ben segnalato.
Sole alternato a nuvole, giacca a vento alternata a pile leggero. Il vento la fa da padrona nelle prime ore, poi ci lascia tranquilli. È un trekking spettacolare e unico.
Alloggiamo al Selina hostel, consigliatissimo, vicino all’imbarco per il passaggio all’altra riva del fiume Mira, se vi portate un costume c’è la possibilità di immergersi in una vasca con acqua a 37 gradi.
Se volete mangiare pesce andate al Fateixa oppure al Tasca do celso, carne e pesce.
A domani per la tappa Vila Nova de Milfontes- Almograve.
Desiderare, sperare, progettare e battere territori sconosciuti: unica terapia per la paura dell'avvenire: ecco una riflessione del nostro Caporedattore.
“Alla ricerca della felicità” è il famoso film con Will Smith. Profondo, ben costruito, a tratti geniale, sicuramente emozionante. Alla ricerca della felicità, però, non è solo un film. Per molti è una missione, un obiettivo che, almeno nelle intenzioni, è perseguito da tutti
Cos’è la felicità? La parola è talmente semplice da essere estremamente ricca di significato. La felicità è uno stato di emozioni positive e potenti, da farci dimenticare ogni pensiero negativo, ogni preoccupazione e darci una forza che fino a quel momento, forse, credevamo inesistente. La felicità è quando ripensi al passato con entusiasmo e non con rammarico, è quando le tue scelte, anche se fallimentari, ti hanno portato in seguito al successo.
La domanda, però, è: la felicità è un momento o un periodo? Un secondo o una vita? Per qualcuno è un secondo che valga una vita, per altri una vita da vivere a pieno. Il tempo stesso è fatto di piccoli attimi, inesorabilmente veloci e fugaci, continui. Allora è l’attimo che fugge ad avere più valore di un intero tempo che è passato, perché in quell’attimo e nella soddisfazione di esso è racchiusa la verità che vale la pena essere vissuta, perché nella soddisfazione di un attimo non si desidera altro che il perdurare di quella sensazione di potenza e pienezza.
Un bacio, un abbraccio, una carezza, il sorriso di un bambino, lo scarto di un regalo, la vittoria al tiro alla fune, due cuori vicini che si amano. Questi non sono attimi di felicità? Piccole mete raggiunte passo dopo passo? Felicità non è forse anche quell’immenso lucente attimo di una pausa della propria mente, quando gli occhi sono chiusi, gli odori sono profondi, le orecchie sono tese e in piena armonia senti il brivido e il sussurro del vento? E lì capisci che l’attimo è stato vissuto, che in tanto tempo sprecato, c’è stato un momento in cui con certezza hai potuto affermare: ho vissuto.
Allora, cosa deve esserci in una vita piena e felice? La realizzazione di tutti i sogni? Se tutti i sogni sono realizzati, però, non si sogna più e cos’è la vita senza sogni? Allora, forse è la realizzazione della maggior parte di questi sogni, quelli più importanti? E cosa resta dopo se non piccoli effimeri desideri di avidità? Una volta raggiunto il massimo come ci si può accontentare del minimo?
Forse è l’amore? L’amore per cosa? O per chi? Una ragazza? Una donna? La madre? La famiglia? Gli amici? Il lavoro? Amore di sé? Potrebbe avere un senso, se ami te stesso evidentemente sei felice. E allora felicità vuol dire amare se stessi? E come si può amare ciò che è imperfetto e incompleto? Il mito della mela di Platone non si basa proprio sulla ricerca di completezza? Sulla ricerca di quella persona che ti cambi la vita? Allora cos’è l’amore? Chi bisogna amare e perché per essere felici?
Felicità, ma l’uomo può essere felice? Penso che si chiami “ricerca della felicità” per un motivo ben preciso: è uno stato per qualcuno prossimo al compimento per altri perenne e parallelo alla vita evidentemente non vissuta.
E allora la felicità è un mito o una meta? lo credo che esistano delle persone che si possano definire felici, per cui la felicità non è un mito. Penso, però, che le persone felici siano quelle che non hanno fatto della ricerca della felicità il loro obiettivo, la loro meta, ma abbiano semplicemente colto l’attimo, i piccoli momenti di gioia vissuti con serenità. Poi, semplicemente ripensando al passato e ai bei ricordi, si sono rese conto di aver vissuto bene e felicemente.
Tutta la redazione di RPFashion & GlamourNews augura un buon Anno nuovo ai nostri lettori, con la speranza che il 2023 sia veramente un anno migliore.
“ Non so se anche voi provate la stessa sensazione, ma a me il Capodanno fa sempre un po’ impressione, perché è allo stesso tempo la fine e l’inizio di un ciclo. È difficile lasciarsi qualcosa alle spalle: è un’azione che prevede un salto nel buio, un tuffo a occhi chiusi verso nuove esperienze, che potranno rivelarsi positive o negative. È un’occasione per ricominciare da zero o per continuare quel che abbiamo iniziato e vale la pena portare avanti. È un modo – scrive il Caporedattore Jacopo Scafaro – per stabilire nuovi obiettivi o per rivalutare quelli vecchi, cercando di capire se ci stanno portando proprio dove vogliamo arrivare. È anche una sfida con noi stessi, il momento giusto per metterci in discussione e capire cosa ci piace di noi e cosa vogliamo cambiare. A tutti auguri per un anno spettacolare”.
Roberta Pelizer, Direttore Editoriale del nostro giornale ci dice: “Eccoci qui, alla fine di questo lungo e complicato 2022, come sempre accade il 31 dicembre tiriamo sempre le somme di quello che è successo nei 365 giorni appena trascorsi, alla famiglia, il lavoro, i soldi, gli amici, alle occasioni perse e a quelle colte. Per ognuno di noi c’è qualcosa che non vorremmo più ritrovare mentre per altri la speranza è che resti tutto così com’è, siamo tanti e tutti diversi ma l’augurio che ci accomuna tutti e’ quello che sia più bello per tutti sotto tutti i punti di vista. Abbiamo lottato contro una pandemia che ci ha colpiti tutti per vari motivi, ad alcuni ha causato danni ingenti ad altri un po’ meno ma questo non ci deve abbattere, ma rafforzare. Il mio augurio è quello di poterci affacciare al 2023 con la forza e la speranza, la grinta e la giusta cattiveria per realizzare i nostri desideri e sogni.”
“La vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza” diceva Papa Benedetto XVI. Buona vita e buon anno e tutti.
Quante volte hai avuto occasione di dirlo o di sentirlo dire? Tante, ne sono sicuro.
Ogni grande festività porta con se profumi, colori e sapori che ci riportano alle tradizioni. Le tradizioni infatti rendono speciali le festività. Alcune perché da anni rendono divertenti giornate come il Natale, altre perché vengono tramandate da generazione a generazione.
C’è chi cena durante la notte della veglia natalizia, chi pranza con la famiglia il giorno di natale a casa o nel solito ristorante, chi gioca a tombola o alle carte, chi balla e chi canta. Le tradizioni ci fanno sentire parte del nostro branco, la nostra famiglia. Ognuno di noi ne ha una, anche tu ne hai una.
Noi di RPFashion & Glamour News ogni anno dedichiamo tramite il Direttore Editoriale ed il Caporedettore gli auguri a tutti coloro che durante l’anno ci leggono, seguono e supportano.
Il Natale è la festività che porta sempre tante emozioni, la famiglia si riunisce, le tavole si bandiscono, i bambini fanno le ore piccole per aspettare Babbo Natale ed aprire i regali. Per quest’anno il regalo più bello che ci possiamo fare è quello di essere tutti sereni ed in salute, di poter stare in compagnia delle persone che amiamo. La fine dell’anno determina immancabilmente il fatto di tirare le somme inerenti ai dodici mesi appena trascorsi e la promessa di mantenere i buoni propositi per l’anno che verrà. Il mio augurio per tutti noi – scrive Roberta Pelizer – che tutto ciò appena descritto accada, ad ognuno di voi.
Ed ancora: “Il Santo Natale è la storia di un bimbo appena nato che salva il mondo, redimendolo. A pensarci bene è un immenso e straordinario segnale di speranza di cui non sempre ci accorgiamo, ma che forse, in questi tempi, cogliamo meglio – racconta Jacopo Scafaro -. E come tanti pastori, essendo da 2022 anni passato il tempo dell’evento, ci accontentiamo di ammirare i prodigi di cui è stato capace e di come gli uomini, grazie a Lui, siano migliorati, consapevoli che ancora ci darà tanta forza nel superare le nostre povere situazioni. Sono, ancora una volta, i Suoi auguri alla nostra umana limitatezza. Che fare se non ricambiarseli e guardare con fiducia al nuovo anno del Signore?
Auguri di Buon Natale da parte di RPFashion & Glamour News.
Vi raccontiamo di Nicoló e di Matteo, che attraverso i social raccontano curiosità e storia di Venezia e nel contempo anche di loro stessi.
Che cos’è l’amore? Tutti parlano dell’amore. Nessuno sostanzialmente ha definito questo sentimento. Questa coinvolgente emozione.
L’amore è scelta. È agire seguendo il cuore. Sono le nostre azioni cariche d’amore che portano ad amare l’Altro. L’amore è dono. L’amore non pretende. L’amore è esserci per l’Altro di là da qualsiasi attesa. L’amore è anche e soprattutto sopportarsi ogni giorno. L’amore è vivere la quotidianità e perché no, l’amore è anche il mezzo per poter parlare di se stessi, del modo in cui si vive e del posto in cui si vive, facendolo conoscere anche agli altri.
Niko e Teo (Nicoló Guerra e Matteo Ogniben per l’esattezza) sono due ragazzi (l’età non la riveliamo, un’alone di mistero è sempre interessante) che vivono e convivono (con un rapporto alla Sandra e Raimondo) a Venezia. Già Venezia (Johann Wolfgang von Goethe la descriveva così “Venezia non può esser paragonata che a se stessa”) la città dei Dogi, dei ponti, delle gondole, di Piazza San Marco e poi ?!
Già e poi? Molto spesso di una città sappiamo il minimo indispensabile, ma quante cose e particolarità non sappiamo? Molte direi. Bene, questi due “fioi” hanno trovato il modo, anche grazie ad Instagram (è così che mi sono imbattuto casualmente in loro) di raccontare la sempre splendida Venezia con video molto belli e dettagliati che raccontano storia e aneddoti ai più sconosciuti, perciò ho deciso di contattarli ed intervistarli.
Com’è nata l’idea di realizzare questi video su Venezia? Durante la zona rossa per il Covid, parliamo dell’inverno 2020, Teo ha convinto Niko a fare qualche video su TikTok per passare il tempo. Da lì abbiamo iniziato assieme a raccontare qualche aneddoto sulla nostra città, principalmente storie raccontate dai nostri nonni e curiosità che ci hanno sempre affascinato. A noi piaceva raccontarle, a chi ci guarda piaceva ascoltarle, da qui abbiamo iniziato una vera e propria esplorazione della nostra città che condividiamo con il nostro pubblico.
Sono video davvero ben fatti, fate tutto voi le riprese il montaggio o avete un aiuto esterno? Grazie! Facciamo tutto noi: Niko ha studiato informatica all’università ed è sempre stato affascinato dalle sue applicazioni in campo creativo e multimediale. Per le riprese utilizziamo i nostri iPhone, per il montaggio Final Cut, un programma che lavora in sintonia proprio con iPhone. Con una buona dose di pratica e un pizzico di pazienza non è stato difficile imparare a sfruttare bene le loro potenzialità.
Nico e Teo – foto tratta da Instagram
Cos’è per voi raccontare la vostra città alle persone e se avete riscontro in giro del lavoro che fate. Venezia è un luogo straordinario per noi. È una città di meraviglie dove numerose culture si incontrano, a volte un po’ caotica. Ci sono davvero un sacco di cose da vedere e da fare. Per noi raccontare la nostra città significa anche proporre una chiave di lettura della vita veneziana e aiutare residenti e visitatori a godersi appieno Venezia. Chi ci segue e chi ci inizia a seguire spesso esprime un grande interesse verso quello che raccontiamo, questo ci fa un enorme piacere e ci incoraggia ogni giorno a scavare nei libri e nella memoria per trovare una nuova storia da ricordare e raccontare. Ci capita spesso di incrociare per strada qualcuno che ci guarda e altrettanto spesso ci fermiamo a bere un caffè o un aperitivo per conoscersi di persona: è molto bello vedere come le connessioni “virtuali” possono diventare reali. Per noi è anche un viaggio nel tempo perché ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo, e anche il nostro modo per impegnarci civicamente e dare il nostro contributo alla nostra città.
Come dicevo all’inizio tutto parte dell’amore: l’amore non ha forma, non ha età, non ha distinzione. L’amore è bello in ogni suo aspetto, sopratutto se vissuto spontaneamente e allegramente come fanno appunto Sandra e Raimon.. pardon, Niko e Teo.
Essere una coppia di fatto, vi ha creato problemi nella vita quotidiana? E cosa ha rappresentato per voi poter dichiarare apertamente il vostro amore? Quando condividiamo la nostra quotidianità sul web lo facciamo raccontando e condividendo esperienze con la speranza di portare un sorriso a chi ci guarda e di poter essere di ispirazione e supporto a chiunque è vittima di stereotipi sociali o discriminazioni. Il nostro motto, “L’amor no pol star sconto”, è un antico proverbio veneziano che significa “l’amore non può stare nascosto”. Il messaggio che vogliamo far passare è che non solo siamo liberi di amare chi vogliamo, ma siamo liberi anche di amare noi stessi per chi siamo e chi ci sentiamo di essere. La propria unicità è un valore, come la propria diversità, non una piaga. Prima vivendo alla luce del sole, e poi esponendoci pubblicamente, abbiamo fatto fronte a una serie di spiacevoli episodi (tra cui un’aggressione da cui fortunatamente siamo usciti illesi, numerosi insulti verbali e una miriade di messaggi d’odio sul web). Eravamo coscienti di cosa andavamo incontro, abbiamo sempre affrontato queste situazioni a testa alta, anche se certe situazioni che non auguriamo a nessuno fanno davvero paura. Raccontare la nostra vita assieme per noi è una liberazione e il nostro modo per combattere gli stereotipi sociali.
The last question: che consiglio dareste ai ragazzi o alle persone che vorrebbero da una parte provare a raccontare la propria città e dell’altra raccontare il proprio amore verso un’altra persona? In entrambi i casi, se l’idea vi piace, fatelo. Non pensateci due volte! Spesso siamo vittime dell’autocritica, dei giudizi altrui e dalla paura di non essere compresi, ascoltati, “followati”, o di non essere all’altezza di fare qualcosa. Ma il web è un mondo libero e siete voi a decidere come volete fare le cose. Non esistono standard di qualità, non esistono canoni da seguire: siete voi a definirli per voi stessi. Non avete bisogno d’altro che di uno smartphone che possa fare foto e video e di un pizzico di coraggio. Chiedete consigli, accogliete le critiche, interpretate quelle più dure. I social network possono essere uno strumento di connessione potentissimo, creare contenuti su queste piattaforme può diventare un modo stupendo per esprimere la vostra creatività, coltivarla e svilupparla, condividere le vostre passioni e connettervi in svariati modi con altre persone.
Possiamo dire in conclusione che Niko e Teo con la loro complicità e simpatia hanno trovato un modo geniale per far conoscere Venezia, le sue particolarità anche quelle più piccole a molte persone e che, in una relazione, l’amore è l’ingrediente essenziale per poter vincere le difficoltà del tempo, della vita. A questo si aggiunge la scelta individuale di voler esserci l’un per l’altro. La capacità di sintonizzarsi e guardare insieme verso lo stesso orizzonte.
Questa favola poteva nascere solo a Venezia, considerata una delle città più romantiche al mondo, simbolo di amore e bellezza.
Ps: Ma alla fine, oltre a raccontaci Venezia, Niko avrà imparata a fare le lavatrici e Teo a svegliarsi meno incazzato di Hulk?